di Marco Signori
L'AQUILA - "Per il comune dell'Aquila gli interventi di ricostruzione privata prevedono un importo globale di circa 8 miliardi di euro, di cui oggi sono circa 2 quelli delle pratiche che devono essere ancora trattate. Sostanzialmente la percentuale di esecuzione dei cantieri è intorno al 60-65 per cento, quindi l'obiettivo che da tempo perseguiamo è quello del 2023 per il completamento della ricostruzione privata, quindi a 14-15 anni dal terremoto".
Il titolare dell'Ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila (Usra), Raniero Fabrizi, traccia un bilancio dello stato di avanzamento dei lavori privati post-sisma, avanti rispetto alla ricostruzione pubblica, che resta invece il vero cono d'ombra, a pochi giorni dal nono anniversario del terremoto del 6 aprile 2009.
Fabrizi, dialogando con AbruzzoWeb, spiega anche i motivi per i quali gli ultimi elenchi di progetti approvati e ammessi a contributo siano stati meno corposi del passato.
"Siccome sono centinaia e centinaia le pratiche che devono essere trattate e altrettanti i cantieri, e siccome sono tanti i soggetti che seguono le singole pratiche, è chiaro che ci sono degli aspetti che vanno continuamente presi in considerazione - fa osservare - Non parliamo solo di Ufficio speciale, di Comune o di Genio Civile, ma anche di soggetti attuatori degli interventi; è chiaro che c'è una delicatezza del sistema, quindi si rappresentano dei ritardi che vanno continuamente risolti. Per questo si cerca di adottare dei provvedimenti accelerativi, come anche gli ultimi che sono stati adottati dall'Ufficio speciale. Dei problemi si rappresentano sempre, l'obiettivo è quello di risolverli".
"Fino ad oggi dei risultati si sono ottenuti - dice Fabrizi - ma è chiaro che per ultimare la ricostruzione del centro storico, che è quella che serve per far ripartire anche l'economia, bisogna spingere per raggiungere il risultato nel giro di pochi anni".
L'Usra, insieme alla Soprintendenza e al Comune, è chiamato anche a valutare la qualità architettonica ed estetica dei progetti proposti: l'organo deputato è la cosiddetta Commissione pareri, istituita dalla legge Barca del 2012 e costituitasi effettivamente nel 2014.
"Al suo interno i tre profili istituzionali lavorano in una stretta sinergia anche con i tecnici esterni che sono anche i responsabili delle progettazioni - spiega il coordinatore della Commissione, Giovanni Francesco Lucarelli - e sostanzialmente è un presidio posto al controllo e alla sorveglianza della qualità architettonica ed estetica della ricostruzione".
"È un lavoro di squadra che portiamo avanti e abbiamo smaltito negli anni circa 1.000 progettazioni istruite. L'Aquila ha un forte connotato storico, l'identità della città è legata ad aspetti monumentali e artistici e la Commissione pareri svolge proprio la funzione di raccordo tra la ricostruzione e l'identità profonda del tessuto e dell'organismo urbano della città", fa osservare.
Alla domanda se a nove anni dal terremoto, alla fine, abbia prevalso o meno la logica del "dov'era e com'era" professata nell'immediato post-sisma, Lucarelli spiega che "ci vuole un approccio molto misurato all'intervento di ricostruzione, c'è una dialettica tra l'estro creativo del progettista e un approccio costruttivo, c'è una dialettica tra l'innovazione e la conservazione".
"Non siamo dalla parte di un approccio statico nei confronti dell'antico e della storicità della città - continua - però indubbiamente ci sono dei valori paesaggistici che vanno tutelati. Fermo restando che attraverso la categoria dell''incongruo' che noi utilizziamo per mandare in demolizione manufatti che non si inseriscono nel contesto circostante, abbiamo l'opportunità di far sì che la città cresca stratificandosi anche negli stili e avendo una componente moderna e antica che possono tra loro sviluppare un gioco di interfaccia molto positivo senza alterare l'integrità dei contesti".
"La categoria dell''incongruo' serve proprio ad eliminare quei manufatti che non si inserivano in origine nel sistema urbano della città - dice Lucarelli - lì si va a sostituire l'immobile e la sostituzione è qualcosa che dà valore al contesto circostante. Noi da questo punto di vista poniamo dei vincoli, d'altra parte come insegna Le Corbusier, progettare senza vincoli non è progettare. C'è una corrente neoliberista del pensiero architettonico contemporaneo, ne abbiamo molti esempi, siamo però favorevoli ad una mediazione tra una visione troppo spinta sulla conservazione e una troppo spinta sull'innovazione".
"C'è però sicuramente un dato identitario molto forte rispetto al quale la Commissione ha un atteggiamento di grande collaborazione con i progettisti - conclude Lucarelli - Lo stile aquilano va salvaguardato perché è un bene, il patrimonio immobiliare e urbanistico della città non va trattato come merce ma come bene. Come qualcosa finalizzato anche a favorire le relazioni tra le persone e la fruizione dello spazio".
Le attenzioni della ricostruzione, si sono concentrate, o almeno avrebbero dovuto, sul raggiungimento di elevati standard di sicurezza del patrimonio immobiliare. "Quello che si sta facendo all'Aquila ha un livello di sicurezza molto alto - ragiona Fabrizi - sappiamo tutti che quello che viene richiesto per gli edifici non vincolati è il raggiungimento del livello minimo del 60 per cento di sicurezza sismica, a parte l'adeguamento sismico per la ricostruzione. Di fatto, dai dati in nostro possesso anche per gli edifici vincolati, che non hanno questo limite, la media è superiore al 60 per cento per il miglioramento sismico".
"I controlli? In primis si effettuano sulla progettazione, poi da quando c'è il meccanismo dell'autorizzazione da parte del Genio Civile questi controlli vengono fatti anche dal Genio Civile. Poi ci sono i controlli di cantiere, controlli diretti su quello che si sta realizzando", chiosa il titolare dell'Usra.