Il sogno Ikea era un grande bluff
Il grande bluff di legno massello. C’erano cascati tutti: il sindaco, la giunta comunale, la soprintendenza ai beni culturali, i tifosi che già immaginavano la scritta Ikea sulle magliette della Torres e i disoccupati sassaresi che sognavano uno dei 600 posti di lavoro promessi. Tutta una bufala. A svelarlo è una lettera firmata da Raffaele Labonia, dirigente del colosso svedese in Italia, che ha voluto far sapere agli enti locali, nell’ordine, il Comune, la Provincia e la Regione Sardegna, di non darsi troppo da fare, perché Ikea a Sassari non ci metterà piede, non per ora. «Ikea Italia non ha pianificato di insediare, ad oggi, una propria unità di vendita in provincia di Sassari». E già che c’è, poco prima dei saluti, la società precisa che «Ikea non dà mandato a persone o società per farsi rappresentare presso le Amministrazioni o gli Enti». Ecco svelato il mistero. A presentare le richieste per aprire una sede di Ikea in città sono state altre persone, di un’altra azienda che si è spacciata per un’intermediaria delle trattative tra i padri della mobilia a basso costo e le amministrazione locali. La pratica Ikea ha sbaragliato tutti: pochi giorni dopo la proposta di aprire a Truncu Reale per realizzare un capannone da sei ettari, con annessi altri sei ettari di parcheggi, è arrivata l’unanimità di consensi da parte degli amministratori, che si sono impegnati a fare la loro parte pur di non perdere un’occasione del genere. Ikea è al primo punto nell’ordine del giorno del consiglio comunale, al termine della seduta fuori dal Municipio, sono tutti soddisfatti. L’Ikea made in Sassari sembra cosa certa, ma serve il benestare del Soprintendenza ai beni culturali e architettonici. Detto fatto. Il progetto preliminare presentato ai tecnici viene approvato. Sembra un sogno, quasi un miracolo per i molti sassaresi che già si immaginano dietro una cassa o nei magazzini, pronti ad acciuffare uno dei seicento posti di lavoro in palio. Ma manca ancora qualcosa: per l’apertura di Ikea ci vuole il permesso di Cagliari. A questo punto, prima di colmare gli animi di speranze e di scomodare anche il consiglio regionale, però, Ikea decide di placare gli entusiasmi. Come un ospite tanto atteso, la società svedese declina l’invito e delude tutti. Le pratiche presentate negli uffici tecnici del Comune di Sassari non avevano il marchio aziendale, si tratta di una società che, a quanto dice il dirigente Raffaele Labonia, non ha nulla a che fare con loro, che mai avrebbero dato incarico a terzi per ottenere permessi in vista di una nuova apertura. Ora, a meno che Ikea non ci ripensi, tenendo conto di tutto il trambusto che ha provocato anche solo l’annuncio del suo arrivo, l’arredamento di alta qualità a basso costo resterà un miraggio, così come quelle centinaia di posti di lavoro promessi, sognati e ora svaniti di nuovo. MARIELLA CAREDDU