1. Il progetto
Quando nel 1997, l’architetto inglese Norman Foster iniziò la progettazione del World Trade Center San Marino, a Dogana, nelle immediate vicinanze del confine di Stato, si trovò davanti ad un obiettivo per lui nuovo: l’idea di base era quella di creare un complesso che per la sua permeabilità architettonica svolgesse la funzione di filtro, di spazio di attraversamento e luogo di scambi, nonché fulcro sia per la popolazione locale che per il turismo internazionale, in questo lembo significativo di territorio al confine tra la Repubblica di San Marino e l’Italia. (Fig.1)
Fig.1: Le Torri del WTC San Marino
Foster infatti fino ad allora si era cimentato con complessi edilizi monotematici (banche, centri uffici, centri commerciali, aeroporti), ma non aveva mai affrontato le problematiche legate ad un centro polifunzionale, situato oltretutto in una zona di cerniera.
L’invito quindi della Committenza fu quindi accolto con entusiasmo e la progettazione effettiva iniziò dopo una attenta analisi di carattere urbanistico legata alle complesse realtà di viabilità, caratteristiche del sito, impatto ambientale per la prima volta affrontate unitariamente in territorio sammarinese, proponendo la creazione di un polo di attrazione nel tessuto urbano e sociale di Dogana qualificando un’area collocata in un punto particolare del territorio.
Nella conferenza tenuta a San Marino il 17 giugno 1999, lo stesso Foster sottolineava che “Il World Trade Center di San Marino unisce molti concetti principali dell’architettura firmata Foster and Partners, in particolare il rinnovamento urbanistico e la realizzazione di un nuovo ambiente pubblico. Negli ultimi anni si è potuto vedere come un unico edificio possa esercitare una così grande influenza sulla città che lo ospita.
Un progetto non può essere visualizzato separatamente, ma deve essere considerato come un tutt’uno con il contesto urbanistico in cui si trova. Con la sua combinazione di uffici, appartamenti, locali commerciali e aree di ricreazione, il WTC di San Marino creerà un nuovo punto di ritrovo nella città e rappresenterà una grande attrazione per sviluppi futuri. L’edificio del nuovo WTC diventerà un’importante icona moderna nella zona ed un investimento chiave nel futuro dell’economia locale”.
2. L’edificio
Il complesso edilizio principale è articolato in tre volumi: uno zoccolo di base e due torri che volumetricamente possiamo definire “settori cilindrici” disposte perpendicolarmente fra loro e ravvicinate in un vertice dello zoccolo stesso.
Si viene quindi a delimitare una zona centrale destinata a luogo di raccolta per il pubblico, una vera e propria “piazza”, un’occasione di aggregazione, con il monte Titano, simbolo della Repubblica, come fondale naturale.
Lo zoccolo centrale, organizzato su tre livelli, è un grosso “contenitore” che permette di ubicare, con grande flessibilità, attività commerciali, sale conferenze e altre destinazioni d’uso, tutte caratterizzate da grande utenza.
Il livello più basso, interrato, è destinato a parcheggio per i titolari delle attività ospitate nel WTC. Al livello piazza, dalla quale si elevano i due volumi isolati, trovano spazio una serie di servizi quali negozi, bar, ristorante, banche e attività del terziario. I piani superiori (8 livelli) ospitano unità immobiliari destinate ad uffici e residenze. Ognuna delle due torri è dotata di due vani scala, realizzati completamente in cemento armato e di una serie di vani ascensori, sempre in c.a., collocati fra i vani scala.
Gli spazi interni sono stati suddivisi in modo da garantire la più ampia flessibilità di utilizzo e per soddisfare le più ampie esigenze nell’ottica della filosofia di progetto.
Il complesso edilizio è caratterizzato da una grande forza espressiva, svelando la sua forma solo dopo essere stato osservato e percorso a 360 gradi, usando in questo la viabilità esistente e un tratto di strada di nuova costruzione.
Chi infatti proviene dall’Italia ha l’impressione di trovarsi davanti a due edifici monolitici a pianta quadrata.
Avvicinandosi invece alle torri provenendo da San Marino si scopre la curvatura di esse e i due volumi che abbracciano la piazza, aperta invece verso il monte.
3. Il parcheggio
Adiacente al complesso del WTC è stato realizzato un ampio parcheggio che permetterà la sosta di circa 650 autoveicoli (vedi Fig. 2).
Fig. 2 : Il parcheggio
Seguendo l’andamento naturale del terreno, la struttura si articola su quattro livelli, disposti a gradoni. Tali livelli sono fra loro collegati da due rampe semicircolari per la circolazione degli autoveicoli, da un vano scala e da due ascensori per i collegamenti pedonali.
Un elemento architettonico di grande pregio è la grande scala esterna, costituita da una successione di rampe a gradoni, interrotte da piani di sosta orizzontali, disposta fra l’area destinata a parcheggio e il WTC che raccoglie, smista ed indirizza il flusso degli utenti, vera arteria pedonale, che permette anzi garantisce l’integrazione e la compenetrazione tra la funzione di sosta dei veicoli e tutte le altre funzioni presenti.
In prossimità del bordo dei solai del parcheggio, separate solo da un largo marciapiede, affacciate verso i livelli inferiori, sono state realizzate le aiuole che ospiteranno alcune specie vegetali di tipo arbustivo e rampicante le quali si eleveranno dal rispettivo piano di parcheggio e, seguendo i cavi facenti parte di una struttura metallica di grande luce, creeranno una zona d’ombra per gli autoveicoli in sosta, integrandosi negli elementi strutturali metallici e dando vita ad un importante elemento mitigatore dell’impatto ambientale che una zona a parcheggio inevitabilmente viene a creare.
4. La struttura
Sia le due torri del WTC che il parcheggio a gradoni, hanno la stessa impostazione strutturale. Gli elementi verticali, pilastri e nuclei irrigidenti (vani scala, vani ascensore e cavedi), sono in calcestruzzo armato gettato in opera. Le membrature orizzontali (solai ed elementi a sbalzo costituenti i terrazzi) sono realizzate mediante solette piene in calcestruzzo armato gettate in opera, armate con barre di acciaio FEB44K e cavi post tesi.
In questo modo si sono potuti realizzare per i solaio, come richiesto dall’Arch. Foster, solai con luci superiori a 7 metri mantenendo una bassa incidenza di elementi verticali portanti rispetto ai metri quadrati di solaio portato (circa 1 su 60 mq). Il progetto prevedeva la presenza di ampi terrazzi a sbalzo che circondano entrambe le torri e, sul bordo di essi una serie continua di elementi schermanti a lamelle di alluminio anodizzato, con funzione di parapetto e di frangisole, composti in telai in parte fissi ed in parti scorrevoli.
E’ questo la “vera” facciata dell’edificio, elemento di separazione fra ambiente esterno ed interno che qualifica e nobilita la funzione dal balcone, separato poi dai locali interni mediante pareti completamente vetrate.
La particolare maglia strutturale delle torri in cui i nodi sono ubicati all’intersezione fra linee circonferenziali e linee radiali e le dimensioni importanti dei balconi continui (2,30 m) hanno condotto il dover realizzare, nell’intersezione del fronte circolare con il retro lineare, degli sbalzi di luce fino a 6,85 m., sempre utilizzando una struttura orizzontale di spessore variabile tra i 22 e i 30 c.m..
La soluzione adottata di soletta in c.a. a cavi post-tesi ha permesso di raggiungere questo risultato, ottenendo quell’effetto di trasparenza e leggerezza voluto da Foster.
L’altro obiettivo che l’Architetto inglese pose ai progettisti strutturali fu quello di realizzare dei pilastri che potessero essere inglobati nelle pareti divisorie poste fra le varie unità immobiliari, realizzate in cartongesso, in modo da nasconderli quindi alla vista degli utilizzatori degli ambienti.
Fu presa subito in considerazione l’idea di utilizzare calcestruzzi ad elevata resistenza, ancora di difficile utilizzo in Italia ma non osteggiati nella Repubblica di San Marino dove è comunque il progettista a rispondere di tutte le scelte utilizzate sia staticamente che tecnologicamente, materiali compresi.
Furono quindi prese in considerazione le Normative Europee e Statunitensi e fu verificata la possibilità di produrre un calcestruzzo ad alta resistenza da parte della più importante centrale di betonaggio sammarinese il cui nuovo impianto, certificato ISO9001, consentiva un controllo costante del prodotto.
Lo studio per la messa a punto della miscela cementizia fu affidato ad una società di servizi di primaria importanza ed in poco tempo si poté dare inizio ad una campagna di sperimentazione, prima in laboratorio su provini, poi realizzando i pilastri di un edificio, sempre a San Marino.
La classe richiesta per il nuovo calcestruzzo era Rbk 60 MPa ma l’obiettivo era il raggiungimento dell’ Rbk 80 Mpa necessario per i pilastri del World Trade Center.
I risultati dell’analisi strutturale del WTC e le ferme decisioni dello studio Foster portarono alla conclusione che l’uso del solo calcestruzzo Rbk80 non era sufficiente a mantenere le dimensioni dei pilastri entro i limiti assegnati. Si arrivò quindi per le due torri alla soluzione poi adottata: pilastri in struttura mista acciaio – calcestruzzo costituiti da due lamiere in acciaio Fe510 di grosso spessore che confinano un nucleo in calcestruzzo Rbk800