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CATANIA | Fontane ed arredi urbani

23K views 32 replies 10 participants last post by  Euplio 
#1 ·
Questa è la prima volta che apro un thread su questo forum.
Credo di violare una mezza dozzina di regolamenti, ma poco fa mi sono accorto che manca una discussione sulle fontane di Catania, elemento di arredo urbano spesso sottovalutato.

Chiedo all'anima pia di Sampei di inserire il thread nell'elenco in prima pagina del thread principale.

A questo proposito, per rendere la discussione ancora più ampia, concedo al titolo la possibilità di altri arredi urbani, non necessariamente fontane (ci si può sbizzarrire ampiamente), ma che come le fontane hanno il prevalente scopo di rendere più piacevole (o no?) spazi altrimenti vuoti. Esistono anche le peschiere o le fontane asciutte, rimanendo in tema, ma si può strizzare l'occhio alle statue o agli spartitraffico artistici. L'argomento è ricco, purché si mantenga il tema dell'arredo urbano, se poi si rimane nell'areale di fontane e sfruttamento dell'acqua è anche meglio.

Lo scopo del thread è ritrovare questi angoli che nascono per la bellezza, ma che talora celano lo spettro del degrado. Ne può uscire una Catania a tinte varie, passando da fontane di elevatissimo valore artistico e storico (Fontana dell'elefante, Fontana dei sette canali, Fontana Lanaria, 'Tapallara etc) a veri mostri dell'abbandono o del ridicolo (la fontana degli uccelli in ferro arruggiato di Villa Bellini etc).

Sarebbe piacevole se non si riducesse a un semplice thread fotografico, ma che si aprisse il dibattito sullo stato delle fontane di Catania (e non solo), problematiche, prospettive, ipotesi per una migliore fruizione, scopi e finalità, valore o potenziale turistico, laddove si conosca un po' di storia (o persino ricostruirla, come in un recente scambio di post sul thread principale), ma ovviamente - e quasi imprescindibilmente - un minimo di descrizione.

Inizio con un sistema di fontane sconosciuto ai più, per via del fatto che si trova in un posto di solo passaggio.







Maps: https://goo.gl/maps/tD8ch

Siamo in piazza Bovio, ex piano di Santa Maria degli Ammalati (quella è la chiesa degli Ammalati, in cui è stato trasferito l'altare di San Berillo, durante lo sventramento dell'omonimo quartiere). La fontana in foto si trova nell'angolo nord della piazza, all'interno di un sistema di arredo urbano costituito da aiuole e panchine disposto in maniera speculare. Anche la fontana in foto ha una sua gemella sul lato sud.
Credo sia l'unica piazza di Catania ad avere una coppia di fontane.

Entrambe identiche, mi limito a descrivere questa.

Si tratta di un sistema piuttosto diffuso e relativamente semplice, di vasca ampia e pilastro centrale da cui sgorga il flusso principale.

Qui abbiamo una vasca poligonale (ottagono) adagiata su uno scalino di pietra lavica che ne segue il disegno, da cui emerge un pilastrino con capitello pseudo-papiriforme (la sezione è la medesima, ma al posto di una simulazione delle foglie della pianta acquatica abbiamo dei semplici ricci) i quali spigoli si trovano ad essere ruotati rispetto all'asse del resto della fontana, creando un piacevole gioco geometrico. Al di sopra di questo è una vasca, ottagonale anch'essa, da cui dovrebbe zampillare il getto primario, il quale riempirebbe la vasca più alta e - per caduta - la vasca maggiore. L'ottagono è ripreso a sua volta dalla disposizione delle aiuole che generano una piazzetta di simile disegno. Il materiale della fontana pare in travertino e granito bianco, non ho controllato.
Altezza complessiva circa 2 metri.

Periodo di costruzione, seconda metà del Novecento. Apparentemente anni '60 o '70, ma non ne conosco la storia di costruzione, mi limito a congetturarlo dalla foggia e dallo stile.

L'acqua ha un suo ristagno e non è clorata, vista la presenza di alghe. Apparentemente inattive, in realtà entrambe hanno un flusso molto debole che permette un minimo di ricambio (si percepisce sul lato nord una cascatella abbastanza debole da aver causato le macchie di umidità e l'alimentazione delle alghe su questa parte della costruzione). Appare evidente un certo interesse a mantenerle pulite: non c'è traccia di spazzatura nella vasca, come non c'è segno di vandalismo (il più comune in questi casi dovuto a pennarelli e bombolette).

Complessivamente si può dire che ricoprono il loro ruolo di decoro urbano, si inseriscono perfettamente nel disegno complessivo della piazza la quale invece - purtroppo - sente i segni del tempo, sono ben tenute, ma sarebbero più valorizzate con una pressione dell'acqua maggiore.
Sarebbe interessante qualche faretto subacqueo per valorizzare i riflessi sulla superficie anche di sera.
 
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#4 · (Edited)
La fontana dell'Amenano dopo il restauro
Catania, svelata la Fontana dell'Amenano
«I catanesi siano paladini del patrimonio»

CASSANDRA DI GIACOMO 4 LUGLIO 2015
CRONACA – I lavori di restauro del celebre monumento sono completi. A riconsegnarlo alla città, durante una cerimonia, sono stati il sindaco Enzo Bianco, il direttore dell'Accademia di Belle Arti etnea Virgilio Piccari e la soprintendente ai Beni Culturali Fulvia Caffo. «Il dio Amenano non ne poteva più di essere coperto dal lenzuolo»
http://catania.meridionews.it/artic...ano-i-catanesi-siano-paladini-del-patrimonio/

___

^^
La Fontana dell'Amenano, costruita nel 1867 dal maestro napoletano Tito Angelini in marmo di Carrara, rappresenta il fiume Amenano come un giovane che tiene una cornucopia dalla quale fuoriesce dell'acqua che si versa in una vasca dal bordo bombato. L'acqua, tracimando da questa vasca, produce un effetto cascata che dà la sensazione di un lenzuolo. Da qui la denominazione "acqua o linzolu" per indicare la fontana.
L'acqua che cade dalla vasca si riversa nel fiume sottostante, che scorre ad un livello di circa due metri sotto la piazza.

Ci tengo a regalarVi una sorta di cronistoria fotografica:

2010:







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2011:





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2014:





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2015:









Chi vuole, può cimentarsi a fare un "trova le differenze"! :)

Aggiungo, chi avesse un programma di morphing potrebbe ricavarne una bella gif animata...
 
#3 ·
^^












La Fontana dell'Amenano, costruita nel 1867 dal maestro napoletano Tito Angelini in marmo di Carrara, rappresenta il fiume Amenano come un giovane che tiene una cornucopia dalla quale fuoriesce dell'acqua che si versa in una vasca dal bordo bombato. L'acqua, tracimando da questa vasca, produce un effetto cascata che dà la sensazione di un lenzuolo. Da qui la denominazione "acqua o linzolu" per indicare la fontana.
L'acqua che cade dalla vasca si riversa nel fiume sottostante, che scorre ad un livello di circa due metri sotto la piazza.
 
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#5 · (Edited)
Fontana del Centro cittadino

Perdonate, questo thread "di nicchia" mi obbliga a doppi post.


Maps: https://goo.gl/maps/geVuT
Bizzarra nelle forme e nel titolo, per alcuni si chiama pure Fontana dell'Amenano, omonima all'opera di Angelini e aiuti, poiché da esso sarebbe alimentata. Opera dello scultore Dino Caruso (Caltagirone, 1921-1985) venne inaugurata nel 1956.

L'opera si trova al centro della scalinata di largo Paisiello, dividendola a metà, creando un insolito spartiacque sfruttato nel film La Matassa (2009):



[nel medesimo film si vedono anche altre fontane, tra cui quella scomparsa, poiché svenduta, dei quattro canti di Paternò... :eek:hno:]

Si tratta di un complesso monumentale costituito da una cascata artificiale condotta su una parete di roccia lavica lavorata al naturale che conclude in una vasca (molto più simile ad una piscina, in realtà) in cui sono adagiati diversi pannelli forati rivestiti di ceramica variopinta.
La tettoia che la copre non riesce ad evitare il formarsi di alghe sul fondo della stessa.







Personalmente trovo questa struttura interessante, nel suo anticipare l'edilizia del decennio seguente, a metà tra spirito modernista e orridi mostri di fine Novecento.

Posta in un complesso edilizio fatto realizzare tra gli anni '50 e '60 dalla INA assicurazioni (la stessa che fece fare il Grattacielo, Palazzo Generali), la fontana vuole in un certo senso riprendere concettualmente l'idea del Lago di Nicito, alimentato dal fiume Amenano e coperto dalle lave dell'eruzione del 1669. Si inserisce alle sue spalle una piccola galleria che, insieme al grande spiazzo chiamato in gergo Squib dai ragazzi-ini che lo frequentano, appare oggi vittima di degrado e di vandalismi (vetri rotti, sporcizia, orine etc).



L'intero sistema architettonico sostituisce le arene Pacini e Gangi, edilizia certamente preferibile, ma all'epoca la INA preferì sostituire tutto con un aspetto freddo, moderno e ordinatamente confuso. Di questa fontana amo l'effetto cascata sulla roccia lavica e la sensazione insolita che crea il riflesso della luce sulla superficie dell'acqua nella piscina. La cascata mi ricorda qualcosa della Quarara di Manganelli, sul Simeto.

Nel 2011 ha ricevuto un'opera di pulizia, chiaramente durata poco, mancando i controlli.
 
#6 ·
Provocato da MadeinFrance, ho pubblicato altre tre fontane sul thread delle fontane contemporanee:

Sì, ce ne sono tantissime di fontane contemporanee a Catania, ma ancora non ho pubblicato un granché su quel thread. Anzi, mi pare poco frequentato.

Già che ne hai chieste di migliori, ecco un paio di foto:



Fontana di Proserpna (1904), ricorda la tradizione che vuole l'accesso agli inferi presso la collina di Cibali, dov'erano una grotta indicata come androne dell'Ade e un tempio con dei famosissimi cani ammaestrati (secondo alcuni, antenati del cirneco).



Fontana delle Conchiglie (primi anni '50), sita in piazza Cutelli dove sostituisce una precedente ottocentesca. Pare che nel cambio - leggendo le cronache del tempo - ci abbiamo perso.



Fontana dei Malavoglia (1956). Opera che molti giudicano bellissima, a me fa schifo.
 
#7 ·
La Fontana dei Malavoglia, quand'è pienamente in funzione, trasmette un pathos straordinario. Una volta rimasi a contemplarla e, estraniato da tutto il resto e dai rumori della città, mi sono davvero emozionato.
 
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#8 ·
La prima volta che la vidi ero un bambino piccolo piccolo...mi ci portò il mio caro nonno il quale mi raccontò la storia dei "Malavoglia"...e rimasi anch'io a contemplarla...mi colpì moltissimo...e da quel giorno, ogni volta che da bambino uscivo con mio nonno, gli chiedevo di portarmi lì...negli ultimi anni avevo notato, con mio enorme rammarico, che il getto d'acqua era "diverso"... e si perdeva buona parte di quel fascino...adesso non so com'è la situazione...dovrei tornare a Catania per Ferragosto...spero di ritrovarla come quando la ammiravo da bambino...
 
#9 ·
Bah. A me non è mai piaciuta. Non mi piace la fontana, non mi piace il tema, non mi piace lo scenario della piazza. Ma De gustibus non est disputandum.


Questa è una bella fontana:


Coordinate: 37°30'15.6"N 15°05'04.0"E
A proposito, boicottiamo GoogleMaps, sempre più idiota e rincoglionente: hanno tolto le funzioni più importanti e utili, tra cui la condivisione delle coordinate, per sostituirle con le bimbominkiate bestia. :eek:hno:

Siamo all'interno del primo chiostro dell'ex Collegio dei Gesuiti, l'area scholarum, ossia la parte preposta alla schola nel collegio, quella usata per l'insegnamento (gli studi erano fondamentalmente quelli teologici, ma non mancavano altre discipline).

Questa magnifica opera risale al 1750, opera dello scultore catanese Giovanni Battista Marino, omonimo dello scrittore napoletano vissuto il secolo precedente, autore tra l'altro di quella magnifica processione plastica sulla facciata del San Sebastiano di Acireale. Di lui in realtà non sappiamo un granché se non che fu anche architetto.

L'opera fortunatamente è ben documentata (Archivio di Stato, Palermo, Ex case gesuitiche, volume 45 MM, folio 98, 30 giugno 1750), tuttavia ne viene descritta un'altra posizione. Riporta infatti il testo d'archivio che essa si trovava "nella prospettiva del nuovo corridore", ossia il corridoio nord al primo piano, che connetteva lo scalone monumentale alla prima rustica o corte dei carri. Verosimilmente cioè si trovava all'apice della medesima scalinata (realizzata in marmo di Trapani nel 1721; vedi: Archivio di Stato, Catania, 2° vers. not., notaio Vincenzo Russo di Catania, busta 1263, 8 giugno 1721, carta 665), poiché a lato dell'ingresso al corridoio vi è ancora un incavo attraversato da una tubatura metallica il quale evidentemente dovette alloggiare qualcosa.

La cosa singolare è che pur essendo in piena vista, tale fontana viene data per dispersa (Giuseppe Dato, Il Collegio dei Gesuiti nella struttura urbana settecentesca, in G. Dato-Giuseppe Pagnano, L'architettura dei Gesuiti a Catania, Milano 1991, p. 46) sebbene la descrizione fornita palesa si tratti della medesima opera: "Contemporaneamente comincia a montarsi una fontana di marmo di Taormina con un puttino e pesci in pietra di Siracusa".

Passiamo alla descrizione.

La fontana è alloggiata in una sorta di nicchia monumentale, culminante con una finestra che si presenta murata. Appare evidente un suo ricollocamento per via dell'adattamento della struttura al disegno della nicchia, che presenta vistose incongruenze formali, nonché per la presenza di malta legante a vista.
La fontana vera e propria è costituita da un corpo centrale a due vasche rette da un pilastrino attorniato da un sistema di tre gradoni rococò in marmo rosso. Il pilastrino si presenta con estrosi e voluttuosi disegni ad andamenti curvilinei tipici del barocco, i quali celano nella parte bombata centrale il tubo di scolo, perfettamente a piombo. La muratura che sorregge la facciata del pilastrino e la vasca grande segue esattamente il profilo delle volute.
Al pilastrino si appoggia direttamente una vasca dal profilo mistilineo, la maggiore delle due costituenti la fontana, realizzata in marmo chiaro ma molto sporco, forse un tempo fu rosato (stando alle fonti d'archivio, proverrebbe da Taormina). Questa era la "peschiera", la vasca che raccoglie il gioco d'acqua prima del suo deflusso. All'interno il fondo è vistosamente logorato dall'attività dell'acqua. Da questa vasca emerge, sul lato addossato alla parete, il putto realizzato dal Marino, vistosamente monco degli arti e delle ali: mancano anche i pesci, segno che l'opera subì un pesante danneggiamento (vedi sotto).
Il puttino regge il peso della vasca più piccola, a guisa di telamone, piegando le gambe nello sforzo. La vasca che regge non sporge di molto dalla superficie che occupa la piccola statua e si presenta in una elegante curva ellittica avente per bordo due tori che stringono una scozia. Sulla superficie della vaschetta si aprono tre fori da cui fuoriuscivano i tre zampilli della fontana, di cui quello centrale è posto più in alto dei due laterali i quali sono invece allineati. I fori erano rivestiti da bocche credo in piombo, visto che l'ossidazione parrebbe sul bianco.

Chiude la composizione un elemento di riutilizzo, posizionato qui senza apparente motivo: esso stona vistosamente con il resto della composizione. Si tratta di una bella formella marmorea in gusto tardo-manierista o proto-barocca, verosimilmente appartenuta al vecchio collegio, quello cinquecentesco abbandonato a partire dal 1621 per va del trasloco dei padri presso la Strata Luminaria. Rappresenta il monogramma dell'Ave Maria circondato da ricci e cartigli di gusto di primo Seicento. Realizzato in marmo trasparente quasi quarzato, venne ricoperto in periodo non risaputo da una orribile patina di vernice ocra che ne altera la percezione cromatica originale della bella superficie. In genere questo orripilante colore lo troviamo diffusissimo nella Catania tra Otto e Novecento.

Ipotesi plausibile in merito alla ricollocazione e alle pessime condizioni della statuina: il sisma del 1818, che danneggiò in varie parti il Collegio (al tempo "delle Arti", essendo i Gesuiti già espulsi dalla Sicilia), tra cui la vecchia cantina cui fu necessario rifare la copertura, per un totale di danno ammontante a 500 onze (Dante Mariotti e Cecilia Ciuccarelli, § 6. Catania nell'Ottocento: i terremoti del 20 febbraio, 1 marzo 1818 e 11 gennaio 1848, sez. "Edifici danneggiati a Catania - Edifici civili", in Enzo Boschi-Emanuela Guidoboni, Catania terremoti e lave - dal mondo antico alla fine del Novecento, Bologna 2001, p. 199), dovette abbattere la fontana settecentesca e farla ruzzolare per la scalinata; il putto perse le braccia e i pesci furono irrecuperabili, il restauro venne ad essere troppo oneroso per la "casa di istruzione per la bassa gente" e si limitarono a rimontare i pezzi principali nella loro collocazione attuale.

La fontana è liberamente accessibile e visibile ogni giorno, negli orari stabiliti, a seguito dell'intelligente apertura del chiostro operata dalla Soprintendenza, per effettuare le visite alla chiesa di San Francesco Borgia attraverso il portale di accesso che utilizzavano gli studenti del Collegio nel Settecento.
 
#10 ·
Fontana dei Delfini - piazza Vincenzo Bellini

Come scrivevo in precedenza, questo thread è piuttosto di nicchia e costringe a doppi post.
Mi spiace.

Ecco una fontana nota, di cui abbiamo parlato già in precedenza:







Maps: https://goo.gl/maps/bNK4n6zt9XB2 (ebbene sì, la funzione genera link c'è ancora, è nel menù a scomparsa)

Come già avevamo detto si tratta di una fontana settecentesca originariamente situata nell'ex convento della Trinità (dove è oggi una copia), spostata presso la Stazione (come testimoniano diverse foto d'epoca) e quindi nella sua sede attuale. O meglio, era un po' più spostata verso la facciata del Teatro, ma a seguito della pedonalizzazione e della ripavimentazione della piazza è stata definita la collocazione odierna, attorniata da panchine e fioriere. Una riqualificazione che tutto sommato funziona.

La fontana era anche il soggetto principale della foto che venne scelta come banner del forum nell'ormai lontano 16 aprile 2013: http://xl.skyscrapercity.com/?page=banner&bannerday=20130416

Chissà se dopodomani, in occasione del 180° anniversario di Bellini verrà rispolverato e riproposto? :nuts:

___

Ma ad ogni modo, pochi sanno dell'esistenza in passato di un'altra fontana a pochissimi metri di distanza, nel primissimo Ottocento:



Maps: https://goo.gl/maps/5i8isWi1VHr

Della fontana non resta che questo basamento sporgente dalla facciata e il tubo metallico - opportunamente tappato - da cui presumo scaricava l'acqua.

Siamo in via Leonardi, dove una volta c'era l'Iguana Pub e ora c'è un albergo.

Che tipo di fontana fosse non è facilissimo da dire, in assenza di tracce concrete.

Mi limito a supporre che si dovette trattare di una fontana a vasca, disposta lungo la parete. Forse l'aspetto era quello di una conchiglia, retta da quella sorta di parallelepipedo che sporge appena, giusto sotto il tubo (la curvatura che questo subisce potrebbe indicare una vaschetta a conca).

Spero che esistano foto o illustrazioni d'epoca dello stabile, che possano restituire l'aspetto originale della fontana.

Non è un granché, non rimane pressoché nulla, ma è un intrigante mistero per gli amanti di Catania: la fontana sparita. Il nostro Hermann1871 sicuramente apprezzerebbe e si metterebbe subito alla ricerca di documenti d'archivio che la riguardino.

Sul periodo di realizzazione mi baso analizzando il palazzo su cui si addossava, databile certamente al XIX secolo e, essendo palesemente nobiliare (da notare la cornice marcapiano), quasi certamente realizzato nel primo decennio.
 
#11 ·
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#12 ·
Fontane settecentesche Palazzo della Cultura - Fontana piazza Jolanda

^^

A proposito della Fontana dei Delfini, so che ques'estate era stata ripulita, quindi spero che la scritta che l'imbratta sia solo in foto "di repertorio".
Assolutamente sì. Devo chiedere perdono per essermi dimenticato di specificare che la foto è vecchiotta (2013, due anni fa).

Per farmi perdonare, ecco un paio di bellissime fontane settecentesche, situate dentro il Palazzo della Cultura, già convento benedettino di San Placido, già Palazzo Platamone:





Maps: https://goo.gl/maps/XCNTWH9seJP2
Questa elegante fontanella, costituita da un pilastrino a riccio che fa da base ad una vasca concava, si integra magnificamente all'intera balaustra, costituendone il centro esatto sul lato est.
In realtà è probabile che la definizione di fontana sia impropria, dacché apparentemente l'acqua non veniva portata in alcun modo. Il sistema di scolo - integrato con maestria ad una delle gargolle (una sorta di maialino dalle lunghe orecchie, il cui naso fa da scarico) che scola nel cortile - palesa il fatto che comunque la vasca venisse allagata e pertanto ne esclude l'uso quale, per esempio, fioriera. Allora, che tipo di fontana fu?
Probabilmente, e qui i condizionali sono d'obbligo, abbiamo due scenari possibili:
la vasca serviva alla madre superiora per lavare le mani con una brocca che portava al seguito (ma tale ipotesi è piuttosto instabile: a cosa serve lavare le mani all'aperto?);
la vasca serviva da abbeveratoio per gli uccelletti che qui trovavano ristoro.

Una ultima ipotesi è che l'acqua venisse portata da un tubo di piombo andato perduto, ma l'assenza di elementi che potessero mascherarlo (di conseguenza avere una bruttura a vista sarebbe illogica) induce a concludere sulla inconsistenza di tale ipotesi. Un altro mistero quindi per gli amanti di Catania.

Lo stesso edificio offre un'altra ben più complessa fontana, decisamente uno dei capolavori qui presenti:





Maps: https://goo.gl/maps/NUFVufyuT1M2
Fontana in pietra calcarea costituita da tre vasche sporgenti dalla parete e sovrastate da un timpano baroccheggiante.
L'ubicazione quasi certamente non è quella originaria, considerata la maestosità della fontana che appare penalizzata dalla posizione e dalla vicinanza alla porta.
Tra l'altro l'aspetto è da fontana da esterno, utile a riempire otri e abbeverare cavalli, mentre l'aula in cui si trova oggi fu nel Settecento "cappella di casa". Una fontana in una cappella non è molto funzionale.

Tre mensoloni mistilinei reggono la grande peschiera che capta l'acqua dalle vasche soprastanti. Questa poggia su una elegante cornice che suggerisce l'idea di una tavola e presenta spioventi interni molto obliqui, un bordo bombato la chiude. Da questa vasca si diparte il vistoso tubo di scolo mascherato dalla muratura, forse un tempo a perdere sul pavimento (il che incrementa l'ipotesi che la fontana fosse un tempo esterna). Al di sopra sono incassate sulla parete due eleganti vasche gemelle mistilinee e lunghe la metà della vasca sottostante. Alla base, lungo la bombatura della conca, su entrambe si aprono due fori da cui uscivano altrettanti tubicini metallici (dall'ossidazione parrebbe ferro). Chiude la composizione un elemento triangolare con cornice a doppia voluta sulla cui apice sporge una calotta retta da un parallelepipedo.

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Infine, come da titolo, una grande peschiera semplice che decora il giardinetto di piazza Iolanda:



Maps: https://goo.gl/maps/PRJf7G1o7tp
Non è un granché, si tratta giusto di una vasca circolare dal robusto e massiccio bordo bombato, al cui centro svetta uno "sghiccio" verticale.
In realtà il gioco d'acqua dovrebbe essere più complesso di così, guardando bene infatti si notano i tubicini radiali lungo il bordo che dovrebbero spruzzare verso il centro, creando un gioco d'acqua valorizzato dal faretto presente.
 
#13 ·
Assolutamente sì. Devo chiedere perdono per essermi dimenticato di specificare che la foto è vecchiotta (2013, due anni fa).

Per farmi perdonare…

Perdonato! :D

La vasca semplice di piazza Iolanda ha il suo perché, è gradevole.
Mi ha fatto pensare a quella di piazza Europa (intendo quella all'interno della rotatoria al termine di corso Italia) e alla "Vela" di Ognina.
 
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#19 · (Edited)
Come dicevo, un thread così scarsamente frequentato mi costringe ai post multipli.

Mi piacerebbe una maggiore presenza di contributori, vista l'ampia scelta che abbiamo in merito al tema in una città come Catania.

In questo post illustrerò brevemente l'abbeveratoio di Largo Barriera del Bosco.









Maps: https://goo.gl/maps/pJdiTuojU6Q2

Si tratta di un elemento che abbiamo visionato tempo fa sul thread della Catania sparita, puntualmente riportata nel pregevole profilo omonimo curato dal nostro Hermann1871.



Piange il cuore a fare i confronti tra ieri e oggi, quando Barriera del Bosco era ancora una barriera del bosco...

Semisconosciuto, questo abbeveratoio-fontana è balzato ogni tanto sulle pagine del quotidiano locale e su testate on line per via dell'incuria in cui verte; un esempio del 2013: http://www.cataniatoday.it/cronaca/barriera-due-obelischi-abbeveratoio-900-diventa-pattumiera-.html

Le condizioni odierne sono ancora pietose, ma direi che tutta l'area fa letteralmente schifo.
Due monumenti del passato - la fontana-abbeveratoio e i due obelischi commemorativi - che hanno un elevato valore architettonico, storico, culturale e che rappresentano un notevole potenziale per il turismo tanto catanese quanto di Battiati, si trovano all'incuria e perdono ogni giorno un pezzo della loro esistenza.
In particolare mi soffermo sulle condizioni dei Due Obelischi, penalizzati dal discutibilissimo ponte che venne realizzato due amministrazioni fa, il quale soffoca e pone a lato il monumento, senza valorizzarlo, quanto piuttosto denigrarlo più di quanto non abbia già fatto il tempo.

Ma vediamo un po' in cosa consiste la nostra fontana.
Essa appare presente in una foto del 1928, pertanto è antecedente a tale data. Non più di un decennio, a dire della foggia.

Si addossa alla parete di un edificio tardo ottocentesco, riempiendola quasi per l'intera larghezza. A giudicare dalla foto d'epoca, l'accostamento alla parete è successivo, quindi nasce in un secondo momento rispetto al caseggiato di due piani su cui si apre.
Si tratta di un lungo abbeveratoio costituito da lastre in lava poste in verticale, tenute insieme da poca malta e rivestite da intonaco idraulico. L'acqua giunge(va) alla vasca mediante due canalette in metallo (ferro) che si aprono da altrettanti pilastrini che serrano la composizione ai lati. I pilastrini erano originariamente rivestiti con pietra lavica, mentre oggi sono semplicemente intonacati e reggono una cornice in lava che prosegue formando un timpano triangolare verso il centro della parete; al di sopra due calotte in marmo impreziosivano la composizione, oggi però si presentano vistosamente spaccate. All'interno del timpano trovano posto due epigrafi, di cui la maggiore posta esattamente al centro, è parecchio lesionata e necessiterebbe di un serio restauro (questa epigrafe era presente nella foto del '28 e lo studio del carattere può fornire altri utili elementi per una corretta datazione dell'abbeveratoio, a momenti secolare). Ai quattro angoli vi erano altrettante borchie ornamentali, di cui una (angolo destro in basso) è andata perduta. Essa recita semplicemente:

è proibito/
attingere acqua con botti/
i contravventori sono puniti/
--- dalla legge​
Alla destra si legge una seconda epigrafe, fissata nella malta senza borchie:

amministrazione provinciale/
Catania/
_____
Abbeveratoio Barriera del Bosco
 
#20 ·
Post multiplo.
Di nuovo.
Mi spiace.

Oggi parliamo di un'altra fontana insolita.
Tanto insolita quanto famosa. E sconosciuta.

Ecco qua:



Esatto, il Monumento al Cardinale Dusmet.
Forse non tutti sanno che alle sue spalle si cela una delle fontane a spruzzo più singolari di Catania.

Eccoci di dietro:



Maps: https://goo.gl/maps/5hv1d8qFQpm
La lunga epigrafe recita:

Sin quando avremo un panettello/
noi lo divideremo col povero/
la nostra porta per ogni misero/
che soffra sarà sempre aperta/
l'orario che ordineremo affiggersi/
all'ingresso dell'episcopio sarà/
che gli ingenti a preferenza/
entrino in tutte l'ore/
un soccorso ed ove i mezzi ci manchino
un conforto una parola di affetto/
l'avranno tutti e sempre/

AF Anno Domini MCMXXXV

* R. Leone arch. progettò e diresse * scult. S. Cuffaro modellò la statua * scult. M. Lazzaro modellò gli altorilievi *​


All'interno di una esedra ricavata nel grande basamento per la statua del cardinale, vi sono due bassi gradini dal profilo curvo che anticipano una vasca ad anello che raccoglie lo scolo della vasca principale, la quale si alza dal centro della prima. Questa vasca è un tronco di cono capovolto nel cui centro si alza una colonnina in pietre grezze tenute da malta, che cela il tubo dello spruzzo della fontana. L'intera struttura è in pietra lavica lavorata.

Come funzionava?
Si tratta di uno spruzzo centrale che doveva decorare questa esedra, creando una decorazione urbana che non siamo abituati a vedere. L'acqua, per caduta, riempiva la vasca fino ad un certo livello.


Sulla parte alta del fianco della vasca principale vi sono due fori in cui sono alloggiati altrettanti tubicini di bronzo.
Dai tubicini l'acqua superflua, per caduta, creava un ulteriore gioco, mantenendo pulita quella della vasca e al livello voluto.



Infine, la vaschetta anulare raccoglie e fa defluire il quanto.

Che aspetto doveva avere?
Mi sono passato un po' di tempo e ho simulato il gioco d'acqua:



Al tempo doveva essere bella.
A mio parere non ci dovrebbe volere molto per ripristinarla, piuttosto che vederla insozzata da acqua piovana e spazzatura varia che, in casi di fontane abbandonate, non manca mai...
 
#22 ·
Post multiplo.
Di nuovo.
Mi spiace.

Oggi parliamo di un'altra fontana insolita.
Tanto insolita quanto famosa. E sconosciuta.

Ecco qua:



Esatto, il Monumento al Cardinale Dusmet.
Forse non tutti sanno che alle sue spalle si cela una delle fontane a spruzzo più singolari di Catania.

Eccoci di dietro:



Maps: https://goo.gl/maps/5hv1d8qFQpm
La lunga epigrafe recita:





All'interno di una esedra ricavata nel grande basamento per la statua del cardinale, vi sono due bassi gradini dal profilo curvo che anticipano una vasca ad anello che raccoglie lo scolo della vasca principale, la quale si alza dal centro della prima. Questa vasca è un tronco di cono capovolto nel cui centro si alza una colonnina in pietre grezze tenute da malta, che cela il tubo dello spruzzo della fontana. L'intera struttura è in pietra lavica lavorata.

Come funzionava?
Si tratta di uno spruzzo centrale che doveva decorare questa esedra, creando una decorazione urbana che non siamo abituati a vedere. L'acqua, per caduta, riempiva la vasca fino ad un certo livello.


Sulla parte alta del fianco della vasca principale vi sono due fori in cui sono alloggiati altrettanti tubicini di bronzo.
Dai tubicini l'acqua superflua, per caduta, creava un ulteriore gioco, mantenendo pulita quella della vasca e al livello voluto.



Infine, la vaschetta anulare raccoglie e fa defluire il quanto.

Che aspetto doveva avere?
Mi sono passato un po' di tempo e ho simulato il gioco d'acqua:



Al tempo doveva essere bella.
A mio parere non ci dovrebbe volere molto per ripristinarla, piuttosto che vederla insozzata da acqua piovana e spazzatura varia che, in casi di fontane abbandonate, non manca mai...

Non l'avevo mai notato, molto interessante! Come dimostra il tuo "rendering" sarebbe bello se fosse in funzione...
 
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#23 ·
dalla pagina Facebook del Comune di Catania:

https://www.facebook.com/Comune-di-Catania-439675602754310/?fref=nf


Manutenzioni: partita sistemazione fontana piazza Europa
Dureranno una decina giorni e al getto centrale sarà aggiunto un anello con sessanta piccoli spruzzi parabolici diretti verso il centro della vasca e colorati da un impianto a led. Il getto centrale e quelli del perimetro saranno controllati da un sistema elettronico per la variazione degli spruzzi e dell'intensità e del colore dell'illuminazione

Dureranno una decina giorni i lavori per la sistemazione della fontana di piazza Europa, cominciati questa mattina su indicazione del sindaco di Catania Enzo Bianco e con il coordinamento del geom. Rosario Marino. La fontana, costituita da una vasca circolare di sei metri di diametro con una profondità di ottanta centimetri, aveva dei problemi legati al getto dell'acqua dell'ugello centrale, che si innalza di tre metri sopra il livello dell'acqua ed è illuminato da un proiettore sommerso.
I lavori - realizzati dal Servizio Manutenzioni strade e dalla Sims, che si occupa della manutenzione delle fontane ornamentali per il Comune - riguardano il ripristino del livello dell'acqua con l'installazione di una seconda elettropompa e la sostituzione del proiettore con l'integrazione dell'illuminazione che sarà costituita da cinque led a luce variabile per intensità e di colore. Sarà inoltre creato un anello con sessanta piccoli getti parabolici diretti verso il centro della vasca. Il getto centrale e quelli del perimetro saranno controllati da un sistema elettronico per la variazione degli spruzzi e dell'intensità e del colore dell'illuminazione.
Al termine degli interventi di sistemazione della fontana, l'area a verde che la circonda sarà sistemata con l'inserimento di nuovi cespugli e piantine.

 
#24 ·
Molto bene per la sistemazione e forse anche per gli anelli con getti parabolici, devo dire che la fontana vechia maniera mi è sempre piaciuta, molto meno i led colorati che a mio avviso sono di un pacchiano pazzesco.
A Pedara c'è già qualcosa di simile e l'effetto non è dei migliori..de gustibus
 
#26 ·
Fontane del Giardino Bellini - parte prima

A Pedara c'è già qualcosa di simile e l'effetto non è dei migliori..de gustibus
La fontana di Pedara tra l'altro sostituisce un giardinetto ed un albero molto grande che certamente erano ben più utili, costavano meno e avevano certamente un impatto estetico migliore.

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Il Giardino Comunale "Vincenzo Bellini" è un monumento e un patrimonio di Catania, tra i più deteriorati e i peggio restaurati. Al suo interno un ricco repertorio di fontane artistiche le quali non seguono un gusto unitario, ma sembrano riflettere l'estro dell'architetto di turno.
Tuttavia non contrastano tra loro e sembrano far parte del tessuto verde come fossero sempre state lì.
Le epoche di realizzazione sono varie e si va dal Settecento agli anni '70, fino ai nostri tempi con una discutibilissima e orrenda fontana di cui parlerò in questa sede.

Iniziamo un percorso virtuale dall'ingresso di via Etnea, monumentale accesso urbano di epoca fascista che ne sostituisce uno più modesto di fine Ottocento rivoluzionandone il disegno. A termine dello scalone si giunge su un piazzale ai quali angoli si disegna una quinta di archi e colonne, tre per angolo, su cui sono allegorie di Arti e mestieri degli anni '30. sui due lati, affacciate sulla via Sant'Euplio - che dagli anni '70 passa sotto il piazzale - si scorgono due fontane tra loro eguali, entrambe inattive.



Maps: https://goo.gl/maps/prRjbjctHjK2
Da una grande vasca in pietra lavica, in pianta ellittica, si erge una seconda vasca circolare in pietra calcarea da cui a sua volta fuoriesce un complesso basamento per la statua di tre putti telamoni che reggono un vaso entro cui vi è un bocciolo (troppo stilizzato per capire di quale pianta). Dalla cima del bocciolo doveva partire un getto d'acqua verticale, il quale riempiva la vasca calcarea, la quale a sua volta scaricava nella vasca grande.
Il gusto è una sorta di Art Decò o più propriamente quella sorta di "Neo-Romano" di impostazione fascista, imperante tra i '30 e i '40.
L'idea che mi sono fatto è che le due fontane siano inattive in quanto rischiano di gettare acqua al di sotto, dov'è via Sant'Euplio. Lì di sotto, poi, vi sono altre fontane, ma ne parlerei in altra occasione.

Proseguiamo il nostro tour a raggiungere quella che forse è la fontana più famosa che c'è nella Villa Bellini. La Vasca dei Cigni.



Maps: https://goo.gl/maps/buUnFxRFmJr
Ne abbiamo già parlato tempo fa. Si tratta di una vasca semplice, con getto centrale e ripari per gli eleganti palmipedi. Me li ricordo negli anni '80, non furono mai più reintrodotti. Al loro posto, quasi uno sfottò, nei lavori recenti avevano posizionato un airone(!!!) in ferro arrugginito(!!!!!) che non saprei se abbia ceduto e qualche mano pietosa ne abbia gettati i resti, oppure è stato asportato da un vandalo o un ladro di metallo, oppure se qualche attivista particolarmente turbato dalla vista di quell'offensivo gesto abbia pensato di togliere definitivamente quel brutto uccello logorato in tempi rapidissimi dagli agenti atmosferici.
Alle sue spalle si alzava la collina del Laberinto Biscari, artistico giardino privato aperto sovente al pubblico, terrazzata da un giardino di agrumi tagliato a metà da un canale, una cascata artificiale e dalle scalette, eco dei magnifici giardini di età islamica. Oggi vi si aprono il calendario verde (una delle più gustose attrazioni del Giardino) e il grande orologio che al mezzodì rintoccava le note di Casta Diva.

Del Laberinto rimane ancora la cascata artificiale.



Maps: https://goo.gl/maps/vHvrB3rjSPw
Si tratta di un semicerchio scavato nel fianco della collina e rivestito in pietra lavica che è chiuso da uno zoccolo in muratura sulla cui superficie vi è una lingua di marmo, la quale viene accarezzata da un flusso costante di acqua, proveniente da una vasca in cui regnano i papiri. L'acqua giunge quindi in una vasca che la raccoglie e la incanala altrove. Vi si affaccia da un parapetto basso in lastroni di pietra lavica che serrano al centro una elegante balaustra in ferro, verosimilmente disegnata da Filadelfo Fichera, retta da due pilastrini quadrati.

Da qui il nostro percorso raggiunge il chiostrino della musica, su cui ci sarebbe da scrivere tanto in merito alle condizioni di degrado in cui verte.
Alle sue spalle si apre un disegno che molti avranno interpretato come una fantasia dell'architetto che ha "curato" il restauro della Villa, con al centro una base di colonna. In realtà di tratta della perduta fontana ottagonale, prezioso elemento del fu Laberinto Biscari.



Maps: https://goo.gl/maps/teWsMVqnkTn
Si trattava di una fontana di gusto rinascimentale che replicava i giardini all'italiana, il quale aspetto non doveva essere dissimile da questa, di cui parlerò meglio in altra occasione:

Da una vasca - del tutto perduta, forse in lastre di marmo - di forma ottagonale, emergeva questo basamento di lava che reggeva un pilastrino o una colonna cava all'interno che portava l'acqua alla vasca terminale. La vasca è stata ritrovata in occasione dei lavori che hanno condotto alla riapertura della Villa, ma è stata collocata acriticamente e a muzzo in un punto reinventato per l'occasione, di cui tra un po' tratteremo. La vasca rinvenuta è del tipo circolare a lobi, tipica del gusto con cui venne realizzato il monumento benedettino della foto qui sopra.

Dove si trova quindi questa vasca?
Eccola qui, in un contesto completamente diverso e... boh. Fontana degli uccelli zombie.



Maps: https://goo.gl/maps/ccE7YPZWCRF2
Questa è la più recente (2007) delle fontane della Villa. Ritrovata una grande fossa circolare, lì dove una volta ci stava il recinto dell'elefante Toni, non sapendo che altro piazzarci gli hanno messo una fontana. Così, a muzzo.
La fossa sottostante è del Settecento, si tratta di parte del Laberinto vero e proprio, una galleria artificiale scavata nella collina argillosa e rivestita di pietra lavica per creare l'atmosfera di una grotta naturale. Una sorta di "Villa dei Misteri etnea". Al centro si ergeva un maestoso cilindro che faceva da base ad uno sciotere, documentato nei rilievi di Landolina e forse precedenti, il quale finì poi da un'altra parte (tra un po' leggerete dove). Al posto della complessa opera gnomonica oggi vediamo la vasca appartenuta alla fontana ottagonale, orribilmente riempita di cemento (ma sì!) da cui fuoriesce un tubicino metallico per il getto dell'acqua che... cade nel nulla. Così, tanto per.
Non contento della porcata fin lì prodotta, l'artista che ha progettato il nuovo volto della Villa Bellini ha pensato bene di circondare il suo genio creativo dal suo estro più riuscito: una serie di riproduzioni in ferro arrugginito di uccelli (quaglie e aironi...) destinati a sgretolarsi orribilmente causando i più nefasti incubi nei bambini che li hanno visti senza testa o con aberranti mutilazioni, insieme a farfalle, passeri e pettirossi anch'essi nel vil metallo, impalati come nelle peggiori torture note.
Che dire? Una delle fontane "artistiche" più assurde mai concepite da essere umano. Peggiore persino della celebre caccona nella rotonda di Gravina.

A cosa era invece destinato questo spazio nel Settecento? Come scrivevo prima ad ospitare uno sciotere molto particolare, un dodecaedro che funzionava da quadrante solare:



Ancora oggi esistente e situato nel Giardino (Maps: https://goo.gl/maps/WqXiVUGhMWr), esso venne privato degli gnomoni e posto in uno slargo della Villa, senza capirne l'orientamento, pertanto non è funzionante. Tempo fa venne smontato e portato in una delle torri del Castello Ursino per preservarlo dai vandali nel periodo in cui la Villa rimase chiusa. Dietro insistenza del fu Luigi Prestinenza, sostenuto pubblicamente dall'Associazione Stelle e Ambiente da lui fondata e dall'esperto di gnomonica Michele Trobia, la colonnina e il quadrante solare vennero ricollocati nel Giardino, ma - avendo sostenuto il trasloco senza consultare nessun tecnico, si continuò a ignorarne il corretto orientamento. Sarebbe bello si collocasse meglio, si restaurasse e fosse di nuovo in funzione. :eek:hno:
Alcuni l'hanno attribuito a Peters, autore insieme a Sartorius della meridiana di San Nicolò, ma ciò è sostenuto senza basarsi su documento alcuno e ignorando la possibilità della manifattura settecentesca dell'opera (cosa a mio dire più che probabile, visti i caratteri usati per i numeri).

Quest'ultima chicca Ve l'ho regalata pur essendo fuori tema giusto per completezza e per lasciarvi comunque un regalino sotto l'albero. :)

Buon Natale a tutti!
 
#29 ·
Fontane del Giardino Bellini - parte terza



^^
Lo è e l'avevo scritto. :)

... Ho giocato un pochetto ipotizzando che la casina di Biscari, demolita per realizzare il Giardino Pubblico, avesse le fattezze del casino di caccia borbonico al Bosco della Ficuzza, presumibilmente molto vicino stilisticamente e per epoca di realizzazione. :D
...
Dove oggi c'è il chiostrino della musica - pietosamente abbandonato - era il centro di un giardino all'italiana, perfettamente quadrato e deliziosamente composto, tecnicamente un "laberinto". Ad esso vi si giungeva dalle spalle di un piccolo edificio, credo a due piani, che prendeva il nome di "villa Biscari", di cui non mi risulta esistano riproduzioni. Il suo aspetto dovette essere con una buona probabilità Neoclassico negli esterni, per legare il barocco delle fontane sul lato est con lo pseudorinascimentale del lato ovest. Mi è subito balzata in mente la facciata della Ficuzza, che si sposa tanto per gusto (ipotetico) quanto per periodo di realizzazione, sebbene il caso catanese dovette essere precedente. Considera che i Borbone tenevano in gran considerazione le posizioni del Principe al punto che la prima sovrintendenza per i beni archeologici fu organizzata su sue specifiche direttive. E di contro il Principe era uno di quei nobili fortemente legati alla corona partenopea, tanto da appoggiarla talora platealmente con gesti di altri tempi, quali ad esempio il matrimonio con Anna Maria Morso e Bonanno dei principi del PoggioReale la quale, pur appartenendo ai nobili feudatari del trapanese (Poggioreale è la celebre "città fantasma" nella valle del Belice), fu cortigiana a Napoli. Quindi non è difficile che le architetture della "villa" e del casino di caccia alla Ficuzza si somigliassero.
Chiaramente, con un po' più di impegno avrei dovuto rendere più "catanese" perlomeno nei materiali la facciata del palazzo, ma visto che si tratta di rendering senza grosse pretese, ho preferito non impegnarmi più di tanto. ;)

___

Chiudiamo la nostra piacevole - almeno, per me lo è stata - passeggiata nel principale polmone verde del centro storico.


Iniziamo da fuori. Anziché entrare da Via Etnea, facciamo un giro dalle stradine laterali che raggiungono via Sant'Euplio. Qui notiamo immediatamente il sottopasso che venne realizzato negli anni '60, mi pare, rinforzando la scenografia di età fascista. Qui, ai due angoli sud dell'elegante galleria, si aprono altrettante fontanelle con putti, quasi a voler reggere la fontana ellittica vista nella parte prima.



Maps: https://goo.gl/maps/LUKr9YxQ9422

Quanto mi piacciono queste fontane.
Non è ben chiaro se siano del Giardino o se siano della città, se la strada sia parte integrante dell'estetica, se anche i passanti non siano stati pensati per questa quinta in cui interno, esterno, natura, antropico, piante, macchine, acqua e pietra si mescolano creando uno di quei luoghi unici nel loro genere.
Si tratta di due fontane pressoché uguali, pertanto ne descrivo una, bastevole per le altre.
All'interno di una nicchia ricavata nella parete di terrazzamento del Giardino, realizzato in fasce di lava e pietra calcarea, si affaccia la nostra composizione costituita da una bocca a scudo o medaglione da cui fuoriesce il primo flusso che alimenta il resto della composizione lapidea. L'acqua infatti raggiunge una vasca (simulacro di un canestro o un cesto) retta due telamoni nudi a ovest e due putti coperti all'inguine dalla riproduzione di un lembo di tessuto nell'angolo a est (le quattro figure differiscono per l'età, per abito, per resa - segno che si parla di mani diverse? - e per la posizione delle rispettive gambe). La fattura è ben diversa dai putti soprastanti (che dovrebbero essere firmati da Lazzaro), segno di un gusto e un'epoca differenti. Forse si tratta di gruppi statuari riciclati, ma ammetto la mia ignoranza su queste quattro fontane e non mi sbilancio più di tanto.
La vasca, una volta riempita, sversa attraverso un tubicino metallico l'acqua in una seconda vasca semianulare ai piedi dei telamoni. Questa si presenta in pietra lavica, dal bordo arrotondato ed evidenziato da un piccolo rilievo.
Le due fontane sono degli elementi davvero deliziosi che però si trovano penalizzate dal trovarsi in una strada di elevato traffico. Non sempre si trovano in funzione, spesso sono vittime di cafoni e vandali.



Il nostro cammino riprende seguendo via Cimarosa, per raggiungere l'ingresso su via Salvatore Tomaselli, detto anche ingresso sud. Qui ci accoglie la fontana ottagonale, eco o forse riciclo della fontana appartenuta a Biscari. Devo controllare meglio le planimetrie dell'epoca, per sapere se coesistessero o se ce ne fosse una sola, al momento non rammento.



Maps: https://goo.gl/maps/hQRTixtSgrn
La descrizione credo possiamo sintetizzarla parecchio.
Si tratta di un elemento elegante e piuttosto semplice. Da una vasca ottagonale, decorata da una superficie a pseudo-gradini e chiusa da una modanatura liscia, si erge una colonnina decorata da tori e scozie la quale regge una vasca polilobata dall'aspetto quadrangolare. Da qui fuoriesce l'acqua che raggiunge la vasca di terra, proveniente da uno zampillo scaturito da un ulteriore elemento potremmo dire a pigna che si trova al centro della vasca polilobata.
Siamo davanti ad un elemento semplice nelle forme, ma eclettico nel gusto. Mi ricorda davvero tanto la fontana dei Benedettini, pur nelle palesi diversità. Il materiale credo sia un tipo di travertino o comunque una pietra dura. Solo la superficie dello scalino alla base della fontana sembra essere di pietra lavica.

Continuando la nostra virtuale passeggiata ritroviamo il nostro statere di cui abbiamo trattato in precedenza.



Maps: https://goo.gl/maps/tiR8hviqauw
Fattura e materiale della colonna - nonché l'ipotesi di provenienza dal sistema del Laberinto di Biscari - mi possono indurre a crederne una sua provenienza archeologica, probabilmente dal Teatro, indagato negli anni '70 del XVIII secolo dal celebre Principe.
Da qui percorriamo uno dei due vialetti circolari che creano un piacevole disegno alla base dell'orologio solare.



Maps: https://goo.gl/maps/tiR8hviqauw
All'interno di begli archetti disegnati con pietre laviche sulla superficie della parete, si trovano tre allegorie femminili, probabilmente parte di quattro - le stagioni - o forse la triade femminile venerata dai Greci, riprodotta nel Laberinto settecentesco e ricollocate in questo punto.
Continuiamo a scendere, perché non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo la fontana del putto fluviale.



Maps: https://goo.gl/maps/tiR8hviqauw
Seminascosta dalla vegetazione si apre infatti un'altra fontanella.
Presumo che, viste le premesse Romantiche volute nella realizzazione del Giardino, l'effetto della copertura da parte delle piante sia voluto.
Un arco a blocchi di pietra lavica si apre su una nicchia all'interno della quale vi è la vasca maggiore, chiusa verso fuori da un recinto in pietre laviche al grezzo. Intorno e ad anticipare la fontana, vi è un grazioso pavimento mosaicato in ciottoli di fiume e mattoni in terracotta (non visibile in foto). All'interno della vasca maggiore, aderente alla parete della nicchia, è situato un basamento rivestito di lava al grezzo o di malta che ne simula l'effetto. Sul pilastrino vi è una statua di riciclo (dal tema direi proveniente dalla vasca del Simeto, situata un tempo dove oggi è la Vasca dei Cigni) rappresentante un puttino telamone che regge una conchiglia. Il gioco d'acqua doveva essere costituito da un flusso d'acqua continuo che cadeva dalle scanalature del bivalve. La presenza della conchiglia rimarca l'idea del mare, dove appunto sfocia il Simeto.
L'impostazione Romantica della fontana stravolge il significato della figura, probabilmente scelta più per l'estro che per significato allegorico, ponendo il piccolo telamone in un ambiente che simula una grotta lavica.

Non è diverso il processo estetico dietro a quest'altra fontana, la fontana della Ninfa.



Maps: https://goo.gl/maps/9Q7WLmxiUgP2
Grazioso elemento della passeggiata pubblica, ridotto tristemente al silenzio. Anche qui avevamo i palmipedi (mi ci ricordo i germani reali), sostituiti da orribili esseri in ferro arrugginito.
La fontana vera e propria è costituita dalla statua di una fanciulla che reca un'anfora (quasi una hydria, non fosse per il puntale) da cui fuoriusciva copiosa l'acqua. Anche qui potrebbe trattarsi di una figura originariamente posta altrove.
La vasca, insolita curva semilunare che circonda la ninfa, è in cemento (un tempo sommerso), mentre i bordi sono rivestiti da pietre laviche al grezzo. Nelle due punte della vasca si aprono le casette un tempo tane per i palmipedi che, se non ricordo male, sono tra loro comunicanti. In loro corrispondenza il bordo in pietra lavica si fa più alto, creando un gioco scenico di onde di pietra piuttosto delizioso, reso ancora più affascinante dalla vegetazione.

Chiudiamo la nostra rassegna, saltando le fontanelle per l'acqua potabile, delle opere idrauliche del Giardino Bellini con questo deliziosissimo elemento, ritratto in due immagini che spero ne colgano al meglio i dettagli, la fontana dei leoni.





Maps: https://goo.gl/maps/DjXY89vSPq42
A quanto mi è stato riferito, pare sia quanto rimane della fontana che decorava piazza Stesicoro prima del monumento a Vincenzo Bellini, la celebre "Sculapasta", rappresentata in alcune rarissime immagini raccolte dalla splendida pagina facebook Catania sparita: https://www.facebook.com/lostcatani...7915658576/217351921795508/?type=3&permPage=1

Tuttavia risulta piuttosto problematico capire tanto l'aspetto originale della fontana "sculapasta" (e non aiuta certo il quadro che la rappresenta assieme al perduto Palazzo di Villermosa, https://www.facebook.com/lostcatani...827/?type=3&size=977,730&fbid=217782065085827, credo di Renzo Di Salvatore), né che parte occupasse questo frammento nel complesso originale.

Si tratta di una vasca marmorea inglobata in un parapetto rivestito di pietra lavica al grezzo, la cui forma è rettangolare sulla fronte, ma ciclica nella parte posteriore.

L'odierno aspetto si deve al recente restauro, che ha creato un gioco discutibile per questo contesto: una cascata rettangolare di tipo moderno incapace di valorizzare, né di essere valorizzata dal contesto marmoreo in cui si trova. Questa cascata riempie la vasca, mentre un foro - bruttamente ricavato sulla superficie originale - impedisce all'acqua di superare il livello voluto.

Prima del restauro, invece, vi era un tubo disposto per il senso della lunghezza da cui zampillava acqua potabile.

Originariamente l'acqua defluiva dalle due figure scolpite in basso. Si tratta di due protomi leonine le cui bocche fungevano da scolo, come nei classici gorgonei.

La vasca è decorata da una bella modanatura, bombata alla base e interrotta al centro della fronte da un cartiglio baroccheggiante coperto da un festone. Il gusto sembra appartenere al bel barocco secentesco, ma in assenza di elementi più precisi di datazione non mi sento di spingermi in congetture particolari. Solo metto in evidenza come la resa dei leoncini, piuttosto ancorata al gusto tardo-manierista, mi induca a non inquadrare il manufatto nell'orbita tardo-settecentesca, più prettamente influenzata da certi sapori naturalistici propri del Neoclassico. Vero pure che non possiamo confrontare con le figure plastiche di notevoli dimensioni, quanto dovremmo guardare a figure quasi simili, come per esempio i mensoloni. Lì allora il discorso cambia e potremmo orientarci anche verso datazioni più tarde.
 
#30 ·
Castiglione di Sicilia

Con questo mio post esco finalmente dai confini della città-capoluogo (ex provincia, ora fantomatica area metropolitana) e mi spingo piuttosto lontano, a Castiglione di Sicilia.

L'altro giorno, a seguito di una piacevole escursione nella vicina Francavilla, mi trovavo a meriggiare in quel di Castiglione, dove ho incontrato per caso questa bella fontana.



Maps: https://goo.gl/maps/FKVDZSmokpR2
La chiamerei Fontana fascista, per via del gusto, periodo di realizzazione e per la presenza di due fasci littori in bassorilievo nei rispettivi lati.
La committenza è tra le più spregevoli abbiano mai insozzato il nostro territorio, ben peggiore ed infima di quanto non sia stato il primo regime sabaudo, ma l'architetto che la disegnò rivela una forte ascendenza dell'avanguardia futurista nell'opera, che sembra voler riprodurre in piccolo la città ideale che disegnava negli stessi anni Antonio Sant'Elia:


Nella colonna centrale, caratteri latini tipici del gusto imperante sotto il ventennio ricordano la purezza dell'acqua ancora oggi garantita dai bacini idrici che alimentano la pittoresca cittadina:





Insomma, una preziosa e piccola opera futurista, figlia di un artista al momento a me ignoto - ma si potrebbe probabilmente dargli un nome con relativa facilità - e nel contempo anche specchio di uno dei periodi più disastrosi bui e orribili della Storia di Sicilia.
 
#31 · (Edited)
Tempo fa illustravo la fontana-abbeveratoio situata ai Due Obelischi:



Mi pare opportuno rimanere ancora fuori città, perché in questi giorni mi è capitato di incontrarne altre, davvero molto belle, che stilisticamente non sono dissimili.

Abbeveratoio entro la Masseria Primosole, Comune di Catania.
Maps: 37.3860928 N, 15.0511035 E





La descrizione, se si eccettua il materiale usato per la sua realizzazione (calcare, pietra giurgulena), si può quasi copincollare da quella della sua omologa ai Due Obelischi. Si trova in una proprietà privata, la Masseria Primosole, adattata a ristorante rustico. Il proprietario è sempre disponibile ad accompagnare i clienti in giro per il fondo, di cui si rende piacevole cicerone. La masseria e la chiesetta annessa sono state descritte anche con dovizia di particolari da Giovanni Verga, nelle varie stesure che hanno anticipato la versione definitiva del Mastro Don Gesualdo.

Non dissimile, un abbeveratoio lungo la SP44 Biancavilla-Centuripe.
Maps: 37.6033356 N, 14.8325029 E





Stavolta in pietra lavica e senza alcun elemento architettonico di rilievo, se non per un'umile targhetta, resa elegante da piacevoli ricci che incorniciano nientemeno che la data di realizzazione: 1912.





I caratteri e la colorazione effetto intarsio appena appena leggibili suggeriscono l'appartenenza all'Art Nouveau, per nulla richiamata dal resto dell'opera, forse - mia personale ipotesi - stiamo vedendo un elemento di riciclo.

Un ultimo salto in giro per i dintorni catanesi ci porta a scoprire due elementi di Misterbianco. Siamo un po' fuori tema, perché si tratta in entrambi i casi di fontanelle di acqua potabile, ma entrambi gli elementi costituiscono forme di arredo urbano ed extraurbano, quindi mi pare che ci stiano col tema del thread.

La Fontana Bocca della Verità ai Quattro Canti è quella certamente più di rilievo.
Maps: 37.5182965 N, 15.0086761 E







Datata al 1998, essa riproduce un po' rozzamente la celebre "Bocca della Verità" romana, ritengo uno dei volti più famosi al mondo, inquadrata in un arco. Fontanella pubblica, interamente in pietra lavica, dalla bocca del bassorilievo esce un rubinetto che scarica su una conchiglia, retta dallo stesso pilastrino sagomato ad erma da cui emerge il bassorilievo. Elemento fuori luogo, lo scarico. Si sarebbero potuti ingegnare una soluzione più dignitosa. Tuttavia la fontanella aggiunge un elemento di pregio al grazioso ottagono della piazza, ai cui angoli sono comode panche in pietra lavica e a ritagliare lo spazio al traffico cittadino sono eleganti fioriere, ad arricchire l'arredo urbano.

Fuori paese, al piano degli Ammalati, c'è la cappella di Sant'Antonio Romito, al cui cospetto è un'altra fontanella pubblica, molto semplice.
Maps: 37.5472473 N, 15.020651 E



Si tratta di un pilastrino pentagonale in pietra lavica appena sbozzata, scavato sull'apice a conca, da cui emerge lo zampillo (mai vista in funzione). Il posto è particolarmente suggestivo per il senso di solitudine che trasmette.

Prossimamente vedrò di pubblicare un altro paio di fontane che ho addocchiato in giro per l'hinterland. Sempre, se fate i bravi. ;)
 
#32 ·
Adrano - Fontana dei Mille

Proseguo le visite fuori porta andando ad Adrano.
Maps: 37.66487N 14.82624E

La bellissima fontana-abbeveratoio barocca di Adrano, oggi chiamata Fontana dei Mille a seguito della tradizione che vuole i garibaldini essersi fermati qui ad abbeverarsi. Praticamente come tanti porci! :lol:

Caratterizzata da un vistoso delfino al centro, è costituita da tre bocche: due canali ai lati e il delfino centrale. Alle due estremità, due pilastrini serrano il muro dell'abbeveratoio e sopra di essi altrettanti vasi in pietra lavica.

La fontana è costantemente a rischio di degrado, è di novembre 2015 la notizia di un frigorifero abbandonato a lato della stessa... http://obbiettivoadrano.it/incivilta-senza-fine-adesso-ce-anche-il-frigorifero-dei-mille/







 
#33 ·
Scusate, so che è tanto che non mi faccio vivo qui sul forum e sono certo che il mio prossimo intervento sarà tra molto tempo.

Fontana di Ognina, detta anche la Vela, della Rotonda di Ognina, del Porto Ulisse.







Si tratta di una vasca riempita dal gioco d'acqua dei getti che vorrebbero imitare la vela di un peschereccio, vista l'ubicazione.
Come molte fontane di questo genere, è posta a decoro di una aiuola startitraffico/rotatoria/invertitore di marcia.

In attesa dell'opera che decorerà il Tondo Gioeni, è al momento la maggiore opera decorativa - e mi pare l'unica ad essere di tipo idraulico - lungo i viali che costituiscono la Circonvallazione di Catania.

Per il nome del villino alle spalle chiedo al nostro mitico Hermann :D
 
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