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VERONA

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#1 · (Edited by Moderator)
Verona: archivio

VERONA​

"Magna Verona vale, valeas per secula semper, et celebrent gentes nomen in orbe tuum".​
Raterio [890, 974] Vescovo di Verona



Progetti / Projects

Infrastrutture e trasporti / Infrastructures and mobility

Foto / Pictures

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Riporto qui alcune notizie su Verona.
Queste sono un pò vecchie...ma dovrebbero esserci altre novità interessanti a breve (almeno spero!).
Rogers, il Rinascimento della città Verona sud e grandi opere.
L’edificio di 100 metri è destinato a diventare un «simbolo»
«Non si può pensare all’architettura senza le persone»
«Spazi urbani da rivitalizzare per stimolare la gente a viverli»
L’intervento fa parte dei piani di recupero delle aree dimesse

Il celebre architetto inglese autore con Renzo Piano del Beaubourg ha realizzato il progetto di recupero delle ex Officine Adige a Verona Sud.
Seguendo una filosofia che è il suo marchio di fabbrica: al posto dell’area industriale un grattacielo, abitazioni, uffici, negozi e un parco «Non si può pensare all’architettura senza la gente». È da questo punto fermo che parte l’impegno di Richard Rogers, il baronetto di Riverside (ma è nato a Firenze) che guida, nel suo grande studio - un edificio in mattoni rossi - affacciato sul Tamigi, un esercito di giovani collaboratori, addestrati alla sua arte (oggi espressa anche con l’utilizzo dei più
sofisticati mezzi tecnologici e informatici), ma anche al suo modo d’intendere l’architettura.
Del suo «credo». Un «credo» che Rogers aveva diffuso anche tra i professionisti veronesi, l’anno scorso, quando era stato ospite, al Banco Popolare di Verona e Novara in Zai, dei Giovani architetti. Quello era stato un primo approccio con Verona e per Verona Sud (la nuova frontiera della città), denso di attese e di significati. Perché quella di Rogers (inizia l’attività nel 1963, fondando con Norman Foster «Team 4») è una delle grandi firme che stanno contribuendo - affiancando il lavoro «storico» e attuale degli architetti veronesi – a dare un volto nuovo, più internazionale alla Verona del domani.
Mario Bellini con l’ex Foro Boario e Caccia Dominioni con il recupero ad uso residenziale di una grande area in zona Stadio sono altri esempi di quanto il privato sappia oggi affiancare il pubblico (in questo secondo caso la firma più significativa è quella di David Chippperfield per l’Arsenale) per portare nuovi mattoni, anche culturali, quindi non solo materiali, alla costruzione della nuova Verona.
Rogers, tra l’altro, sarà a Venezia per la Biennale, per presentare due suoi progetti: Las Arenas di Barcellona e la 4th Grace di Liverpool. Verona Sud, con il progetto di recupero delle ex Officine Adige, sarà certamente un’opera prestigiosa per la grande firma italo-inglese (la madre era triestina) e diventerà sicuramente una testimonianza, una «firma» nel ridisegnare Verona Sud.
Una riscrittura che passa anche attraverso la realizzazione di un grattacielo, intorno ai 100 metri di altezza, destinato a diventare il simbolo della nuova Verona Sud, come lo è stato il Bauli negli anni ’70, come la Torre dei Lamberti nella storia medioevale o, nel primo dopoguerra, il «grattacielo» di piazza Simoni. Nulla di nuovo, in verità, rispetto a una lettura delle città che vede i periodi storici, quelli dei nuovi «messaggi», caratterizzati da edifici che si proiettano in alto: Milano, ad esempio, con la torre Velasca prima e il grattacielo Pirelli poi e, nel futuro, con tre alti edifici firmati da altrettanti grandi architetti (una irachena, un giapponese e un polacco newyorchese), mentre anche Brescia guarda in alto per il suo nuovo polo commerciale-finanziario.
Quello di Verona Sud è un progetto che si affianca a quelli firmati da Rogers per la sede dei Lloyd’s a Londra, per la Miami Yamashiro School di Kyoto, al nuovo aeroporto Barajas di Madrid o all’Heathrow di Londra o a quello di Marsiglia, al complesso residenziale Daimler Chrysler di Berlino fino alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, al Tribunale di Bordeaux, all’Assemblea del Galles a Cardiff. E poi, per fare mente locale e capire che cosa significhi parlare di Rogers, basterebbe ricordare il Centro Pompidou di Parigi (il celebre Beaubourg progettato insieme a Renzo Piano all’inizio della carriera di entrambi) o il Millennium Dome di Londra.
Anche Rogers, poi, come Bellini e come l’altro grande italiano Rossi (che ha firmato, poco prima di una morte assurda, un complesso al Saval e stava per progettare un grande fabbricato per VeronaFiere) è sensibile alle esigenze del pubblico, delle istituzioni anche se «politicamente trasversale». È così il principale consulente del sindaco di Londra per architettura e urbanistica , e componente dell’Uk Government Task Force, il gruppo di consulenza urbanistica del governo Blair.
La sua Richard Rogers Partnership, con sedi a Londra, Barcellona e Tokio e oltre 130 collaboratori, non conosce frontiere. Progetta stabilimenti industriali, laboratori ad alta tecnologia, centri culturali, uffici, aeroporti (il nuovo terminal di Shanghai è l’ultimo impegno) e lavori di restauro, prevalentemente in Spagna, Olanda, Estremo Oriente e Italia.
Professionista poliedrico, con connotati da artista «razionale», Rogers considera importante anche il suo impegno di Verona, nel recupero delle ex Officine Adige, con spazi per uffici, hotel, spazi residenziali e commerciali, una piazza, una scuola, una chiesa che si affaccia su una grande piazza e un grande parco. Una visione progettuale pensata per una nuova città policentrica e compatta, una città ricca di diversità, dove un’ampia varietà di funzioni sovrapposte crea animazione, ispirazione per i cittadini e dà vita allo spazio pubblico durante il giorno e la notte. Un intervento per la cui definizione urbanistica Rogers ha applicato il suo «credo» dell’architettura pensata per la gente e per una città sostenibile. La riqualificazione delle ex Adige è uno dei piani di recupero di ex aree industriali che la giunta di Palazzo Barbieri deve approvare entro il 23 ottobre. Dare il via libera definitivo toccherà poi al Consiglio comunale.
Rogers contribuirà a rigenerare Verona e, in particolare, Verona Sud, secondo lo spirito già individuato per Barcellona. «La città catalana» ha recentemente raccontato Rogers in un’intervista a Stefano Bucci per il Corriere della Sera - dove si commentava la sua doppia presenza a Venezia - «è secondo me il modello più riuscito di città rigenerata, il miglior esempio di come si possa dare un futuro ai nostri centri storici, per quanto degradati». E Verona, come Barcellona, ha l’acqua, che Rogers considera un elemento fondamentale di rigenerazione.
Privato e istituzionale, quindi, sono i due terminali compatibili del pensiero progettuale di Rogers, che mira a creare, tra l’altro, grandi spazi destinati alla gente (non li chiama pubblici, anche se lo sono) come le piazze e a considerare la città come momento cruciale per ogni possibile sviluppo. «Ma la città», ha ricordato a Bucci, «bisogna ripensarla su tutti i fronti: bisogna potenziare l’efficienza dei mezzi pubblici, bisogna scegliere nuove forme di energia pulita. Bisogna arrivare a tassare chi va a vivere fuori. Così si obbliga a scegliere la città, piuttosto che la periferia, un centro vivo e vitale dove i vecchi negozi riescono a sopravvivere nonostante i grandi shopping centre».
«Una città bella», sostiene Rogers nel presentare il suo progetto a Verona Sud, «in cui arte, architettura e paesaggio stimolano l’immaginazione, una città in cui ci si incontra e ci si sposta facilmente, in cui i cittadini si muovono utilizzando i mezzi pubblici e le informazioni si scambiano incontrandosi faccia a faccia». Una sfida attraverso il Rinascimento urbano che potrà infondere nuova vitalità nella città e ricreare una «città per la gente».
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#84 ·
marketpress.info - 17.03.2005 - 97 Hits

A Expo Real Italia Estate Milano Cis Presenta Tre Progetti Firmati Bellini, Fuksas, Rogers

Milano - Cis -Compagnia Investimenti e Sviluppo di Villafranca di Verona è presente alla prima manifestazione fieristica italiana dedicata allo sviluppo del mercato immobiliare italiano: Expo Italia Real Estate che si terrà a Milano dal 30 marzo al 2 aprile 2005 presso il nuovo polo fieristico di Rho-pero, inaugurato in occasione di questa manifestazione. Cis, holding finanziaria che, con i suoi oltre 100 azionisti, è espressione dell'imprenditoria e del sistema finanziario del Nordest Italiano, spazia operativamente e strategicamente nella valorizzazione dell'intero Triveneto per proporre 'spinte'innovative nel settore partecipativo, real estate e industriale. A Expo Italia Real Estate Cis (padiglione 4 -porta Est - L32-l40, M31-m39) si presenta unitamente a sei aziende dell' area nord-est, protagoniste nel campo dell'edilizia e attente alla valorizzazione del territorio come segno del potenziale della proposta produttiva e urbanistica che proviene dal Veneto e dal Trentino Alto Adige.
Le aziende presenti nello stand Cis sono: Cordioli & C. Spa di Villafranca di Verona (costruzione di capannoni industriali, strutture per edifici monopiano e multipiano, tettoie e travi composte, ponti per viadotti ferroviari e stradali, passerelle e parcheggi); Manens Intertecnica Srl di Verona (consulenza e progettazione di impianti tecnici); Officine Tosoni Lino Spa di Villafranca di Verona (costruzione di facciate continue leggere e rivestimenti per edifici direzionali, civili e industriali); Prefabbricati Pretecno Spa di Villafranca di Verona (realizzazione di edifici in cemento armato e cemento armato precompresso a destinazione industriale e commerciale di varie tipologie strutturali, con soluzioni monopilano e pluripiano); Simar Spa (unico produttore italiano del laminato zintek per applicazioni di coperture e facciate); Gruppo Rubner di Bolzano (una cinquantina di società che operano nell'industria del legno, porte e finestre, travi e lamellari, case prefabbricate etc). In occasione di Expo Italia Real Estate, Cis presenterà tre grandi progetti per la riqualificazione di Verona Sud, cuore pulsante della città scaligera e porta sud dell'Europa.
A Verona Sud Cis punta a dare un contributo essenziale a tre filoni di attività: la logistica, i servizi finanziari e, nel suo più ampio sviluppo, il marketing territoriale. I tre progetti sono firmati dagli architetti Mario Bellini, Massimiliano Fuksas e Richard Rogers e sono rivolti a tre siti strategici del quadrante sud di Verona. Mario Bellini firma l'intervento di riqualificazione dell'ex foro Boario, rinominato Verona Forum: la scelta dell'architetto è stata quella di individuare per l'area le destinazioni funzionali, con scelte direzionali e alberghiera, riservando due terzi della superficie disponibile metà a verde pubblico e metà a parcheggi pubblici. Massimiliano Fuksas è l'autore di un progetto per la creazione della 'Città del cibo e del vino': un parco a tema sul vino e sul cibo made in Italy aperto tutto l'anno, un luogo di sensibilizzazione al cibo italiano per i nuovi turismi internazionali, collocato proprio di fronte all'aeroporto Catullo. Richard Rogers, nella sua ottica di un'architettura pensata per la gente, ha sviluppato un progetto legato al recupero delle ex officine Adige, nelle vicinanze del casello autostradale Verona sud dove ha studiato un grattacielo di oltre 150 metri d'altezza chiamato a divenire il simbolo della Nuova Verona, punto di riferimento di un progetto che prevede ampie aree verdi, spazi per uffici, un hotel e sistemazioni residenziali e commerciali.
 
#85 ·
Stranfiér said:
... Richard Rogers, nella sua ottica di un'architettura pensata per la gente, ha sviluppato un progetto legato al recupero delle ex officine Adige, nelle vicinanze del casello autostradale Verona sud dove ha studiato un grattacielo di oltre 150 metri d'altezza chiamato a divenire il simbolo della Nuova Verona, punto di riferimento di un progetto che prevede ampie aree verdi, spazi per uffici, un hotel e sistemazioni residenziali e commerciali. [/I]
OLTRE 150m. :eek2: :eek2: :eek2: :cheers: seriamo!!! Stranfièr questa notizia merita il forum principale se vuoi la posto io :)
 
#86 ·
Alter-Ego said:
OLTRE 150m. :eek2: :eek2: :eek2: :cheers: seriamo!!! Stranfièr questa notizia merita il forum principale se vuoi la posto io :)
Se vuoi...sei un uomo LIBERO! (O no?)

Per quanto mi riguarda, volevo aspettare di avere qualche rendering...

Alla fiera di Milano saranno esposti, allo stand della CIS, i progetti per Verona Sud.
Io sarò via...se tu (o qualche altro forumista) riesci ad andarci potresti scattare qualche foto... :)
 
#87 ·
bello!!! Speriamo bene dai! Però oggi ci sono anche notizie abbastanza bruttine:


Bnl, pronta l'offerta del Bilbao
Il Cda decisivo tra dieci giorni. In stallo il negoziato tra Verona e Ricucci.
di Laura Serafini


Due colossi bancari europei rompono gli indugi e muovono sulle banche italiane: le Opa degli spagnoli del Bbva su Bnl e degli olandesi di Abn Amro su Antonventa hanno preso forma. Per ora come informativa preliminare, che in base alla legge bancaria italiana va fornita alla Banca d'Italia almeno sette giorni prima che l'operazione possa essere approvata dal cda di chi lancia l'operazione.
Ma se ieri Abn Amro si è tenuta sulla generali, trincerandosi dietro decisioni non ancora prese e scenari aperti, il Bbva non ha lesinato i particolari dell'offerta. La banca iberica propone un'offerta di scambio sul 100% del capitale di Bnl — di cui possiede il 14,9% sindacato in accordo parasociale sul 28% del capitale con Generali e Della Valle — offrendo un'azione Bbva ogni cinque del gruppo italiano. Le due banche estere si sono mosse con una manovra concordata che fa seguito all'intervento della Commissione europea sulla Banca d'Italia per fare chiarezza sui motivi che ostacolano la crescita delle banche estere nei gruppi italiani. Una presa di posizione che può costituire l'avallo normativo comunitario alle due offerte d'acquisto che sicuramente Bankitalia — che si è schierata a difesa dell'italianità delle banche nazionali — contrasterà.
La scintilla è stata accesa dal caso Bnl. Proprio ieri infatti andava in scena l'atto finale della trattativa tra il contropatto guidato da Francesco Gaetano Caltagirone per cedere al Banco popolare di Verona e Novara parte del pacchetto detenuto in Bnl. Bpvn, poi, avrebbe lanciato un'Opa sul gruppo di via Veneto. La prospettiva dell'Ops del Bbva ha contribuito a sparigliare le carte: il fatto curioso è che in ogni caso l'intesa con Bpvn si trova sul punto di saltare. Ieri si è tenuta una riunione del contropatto: dopo le divergenze sul prezzo dei giorni scorsi, i sette soci che possiedono il 24% di Bnl hanno deciso di dare mandato a Lazard Vitale Borghesi per trattare con Bpvn. Un equilibrio tra i soci è stato raggiunto sul prezzo minimo per azione accettabile, pare tra 2,4 e 2,5 euro. Le richieste più insistenti per alzare il prezzo erano state fatte da Stefano Ricucci: rispetto a Danilo Coppola e Giuseppe Statuto, che cederebbero solo la metà della quota a Bpvn, Ricucci intende vendere l'intero pacchetto e per questo vuole monetizzare il massimo. Durante la riunione del patto ieri è giunto il presidente del Banco popolare, Carlo Fratta Pasini: nel corso di un colloquio separato con Caltagirone avrebbe però preso tempo prima di formalizzare l'offerta definitiva. A quanto risulta la banca non è disposta a offrire più di 2,4 euro.
A maggior ragione, dunque, la manovra del Bbva spiazza i veronesi. La banca iberica ha dovuto rivelare la sua strategia su esplicita richiesta della Cvnm, la Consob spagnola, che dopo aver saputo della conferma di Bankitalia sul deposito dell'informativa preliminare per l'Opa ha obbligato il Bbva a rendere trasparenti in Spagna i suoi progetti. Gli spagnoli hanno convocato una riunione del cda nella settimana tra il 28 marzo e il primo aprile per decidere sull'eventuale lancio dell'Ops. Bbva capitalizza 43 miliardi di euro, ogni titolo ne vale 12,6; Bnl ne capitalizza 7 e ogni titolo vale 2,35 euro. Tradotta in cash l'offerta è leggermente a premio, pari a 2,52 euro per ogni titolo Bnl. Le prime reazioni all'offerta spagnola sono in ordine sparso. Diego Della Valle, azionista di Bnl con il 4,9% e consigliere di amministrazione, ha detto che l'Ops « sarà utile a rafforzare sempre di più lo sviluppo della banca. È un'operazione ottima, trasparente e rivolta a tutti gli azionisti, grandi e piccoli tutelandoli allo stesso modo » . C'è da scommettere che sia Della Valle sia le Generali, l'altro socio del patto, si preparano ad aderire all'offerta. Dello stesso avviso sembra Mps, azionista di Bnl con 4,4% e fino a ieri candidato a scendere a fianco di Caltagirone per prendere il posto del Bbva come socio di riferimento di Bnl. Fonti della banca senese hanno spiegato alle agenzie di stampa che il convertibile lanciato sui titoli Bnl in loro possesso non sarebbe un ostacolo in caso di adesione all'Ops. La Popolare di Vicenza, legata a Mps da un patto di consultazione, invece mastica amaro: il presidente Gianni Zonin nei giorni scorsi non aveva esitato a definire Bpvn « una banca amica » . Ieri invece ha commentato: « Ho sempre sentito vicino la Bnl, la ritengo una banca con potenzialità straordinarie e quindi mi lascia un pò di rammarico questa soluzione che non vede coinvolti istituti italiani, anche se gli spagnoli sono molto capaci e lo stanno dimostrando » . Fonti riconducibili a Caltagirone hanno definito insoddisfacente l'Ops, perché è carta contro carta: se l'imprenditore aderisse avrebbe in cambio solo lo 0,3% del capitale del Bbva. Se si pensa che Caltagirone era arrivato, nei giorni scorsi, a proporre agli spagnoli di aderire a una eventuale offerta cash per poi reinvestire nel capitale del Bbva si capisce il perché della delusione. Ieri intanto è passato ai blocchi l' 1,2% del capitale Bnl a un prezzo di 2,32 euro. Il titolo ha chiuso in rialzo del 2,3% a 2,35 euro.
 
#88 ·
E’ la settimana decisiva per il Polo finanziario

Oggi l’incontro con i partiti, da domani la delibera torna in aula

Per il Polo finanziario è la settimana decisiva in Consiglio comunale. Non solo per il Polo finanziario, ma per l’intera operazione patrimoniale fra Comune e Fondazione Cariverona alla quale è agganciata la realizzazione della city delle banche e delle assicurazioni (Popolare e Cattolica) su parte dell’area dell’ex Mercato ortofrutticolo, davanti alla Fiera. Secondo l’impianto della delibera, all’istituto di via Forti il Comune cede, oltre all’area dell’ex Mercato, Castel San Pietro e i palazzi Pompei e Gobetti, le due attuali sedi del Museo di Storia Naturale. L’accordo alla base delle delibera prevede anche che rimanga al Comune la parte di caserma Passalacqua che doveva essere alienata alla Fondazione per coprire il debito acceso anni fa per acquistare il compendio dai militari.
Quali sono gli obiettivi perseguiti da questa «partita» immobiliare? La nascita del Polo finanziario, l’impegno della Fondazione a mantenere la destinazione pubblica di Castel San Pietro trasformandolo in museo di Arte moderna, l’entrata di risorse dalla vendita dei due palazzi - circa 25 milioni è la cifra che rimarrà «in tasca» al Comune - per la sistemazione dell’Arsenale, la possibilità di veder sorgere alla Passalacqua un campus universitario «integrato» con servizi e strutture a beneficio di Veronetta. Sempre ammesso che la delibera riesca a passare l’esame del Consiglio comunale, ovviamente.
L’accordo siglato fra Comune e Cariverona pone la condizione del 30 marzo come data ultima del voto a Palazzo Barbieri. In caso di ritardo, i contraenti sono sciolti dagli obblighi reciproci. Ma di mezzo ci sono Pasqua e la pausa elettorale dei lavori in aula, per cui l’amministrazione intende chiudere la partita questa settimana, nelle sedute in programma martedì e mercoledì. Sarà difficile. E oggi l’ufficio di presidenza dei capigruppo valuterà se sia il caso di mettere in calendario un paio di Consigli «salvagente» il 20 e 30 marzo, a costo di interrompere la pausa elettorale.
Prima del ritorno in aula, la delibera sarà oggetto di un vertice convocato dal sindaco Zanotto per stasera a Palazzo Barbieri. Sono stati invitati segretari e capigruppo di tutte le forze politiche del Consiglio comunale, con uno spirito di condivisione che nasce da una constatazione: i contenuti della delibera affondano le radici nelle precedenti amministrazioni e troveranno compimento ben oltre il mandato di Zanotto. Ecco perchè il sindaco desidera che attorno al tavolo ci siano tutti: l’importanza e gli sviluppi della delibera consigliano un confronto aperto anche fuori dal Consiglio a tutte le forze politiche, quelle che hanno hanno governato prima, che governano ora e che governeranno in futuro.
Resta da vedere quale sarà l’atteggiamento della minoranza. Venerdì sera, le categorie economiche hanno lanciato un segnale preciso, al centrodestra: è da apprezzare il vostro ruolo di controllo e il contributo a migliorare la delibera, ma questa è per Verona un’occasione troppo grande, non va mandata all’aria. (b.pi.)
 
#90 ·
INCHIESTA: LA VERONA DEL FUTURO/4. Si conclude il viaggio tra i sedici progetti adottati dalla Giunta
Piru, ora la parola passa al Consiglio
A Borgo Roma, tra via Palazzina e via Legnago, due interventi gemelli con impianti sportivi



La nostra inchiesta per illustrare i sedici Progetti di riqualificazione urbanistica che sono stati adottati dalla Giunta il 28 febbraio si conclude. Gli ultimi tre Piru che prendiamo in considerazione riguardano interventi di recupero di aree abbandonate a Borgo Roma e a Cadidavid; i privati, proprietari, hanno presentato le loro proposte concordandole con la Quinta Circoscrizione e il Comune prevedono la realizzazione di fabbricati ma anche la creazione di aree verdi, impianti sportivi e piste ciclabili di uso pubblico. Si tratta quindi di interventi nei quartieri, di recupero di spazi abbandonati e ricucitura del tessuto urbano nel rispetto della filosofia dei Piru che prevede per il privato la possibilità di realizzare rapidamente l’intervento in cambio della cessione di opere pubbliche al Comune e di una quota di alloggi da destinare a edilizia residenziale pubblica.
Termina così il nostro viaggio tra i Piru che ci ha consentito di far conoscere i luoghi della città che saranno al centro delle operazioni di riqualificazione e scoprire che a volte si tratta anche di «ritagli» urbanistici che non sono tutti i giorni agli onori delle cronache ma rivestono ugualmente grande importanza per la vita e la qualità dei quartieri.
Dal Centro servizi di Unicredit all’ex Centrale del latte (dove il previsto albergo sarà invece trasformato in residenza), dall’Accademia per il Circo al deposito Amt da trasformare, dalle vecchie zone industriali da riqualificare agli storici cinema che diventeranno edifici commerciali, i Piru possono contribuire a cambiare il volto della città.
A questi vanno aggiunti altri sette Piru in lista d’attesa e da approvare entro il 31 dicembre: saranno ancora oggetto di trattativa tra il Comune e i proprietari per alcune modifiche e approfondimenti, vedi il caso delle ex Cartiere.
Ma il passaggio vero, adesso, per questi Piru è quello del Consiglio comunale che nei prossimi mesi dovrà cominciare a esaminarli uno per uno. E lì si capirà se questo strumento urbanistico si rivelerà utile e affidabile o se decine di studi professionali hanno lavorato per nulla. (m. batt.)
(4-fine. Le precedenti puntate sono state pubblicate l’11, il 14 e il 19 marzo)



In Borgo Roma, tra via Legnago e via Cesena e poi tra via Cesena e via Palazzina si sviluppano due Piru gemelli che prevedono palazzine e impianti sportivi.
Si tratta di due aree molto simili, con progetti speculari, divisi da via Cesena sulla quale secondo i progetti concordati tra privati e Comune, si affacceranno in totale quattro palazzine, due per lato. Poi, verso via Legnago da una parte e verso via Palazzina dall’altro si sviluppano impianti sportivi con spogliatoi e piastre polivalenti.
Ma vediamo il dettaglio.
La proprietà rappresentata da Immobiliare Giuliari e Zambelli costruzioni propone di intervenire su un’area di 11.480 metri quadrati, in parte di proprietà privata, in parte invece comunale. La destinazione secondo il Prg di tutta quest’area è a servizi pubblici di interesse locale, ma tutti i vincoli sono decaduti. Attualmente è in stato di degrado e abbandono, libera da edifici.
Il Piru comprende anche il rifacimento delle opere di urbanizzazione incompiute relative a via Romagna, via Cesena e via Ferrara.
La riqualificazione urbanistica prevede tre diverse destinazioni: verde pubblico o sportivo, una parte a parcheggi e una parte come zona residenziale, il tutto in accordo con la quinta Circoscrizione.
Sono previste due palazzine per 47 abitanti e 7 mila metri cubi di edificato (3.500 per due edifici) con due palazzine che si affacciano su via Cesena per garantire una sufficiente distanza dai rumori del traffico di via Palazzina. Tra via Palazzina e i due edifici nascerà un’area verde sportiva e una zona a parcheggi , sul lato di via Romagna per una quarantina di posti auto.
Tra gli impianti sportivi sono previsti una piastra polifunzionale che ospiterà pallacanestro e pallavolo, una pista ciclo-pedonale per collegare via Palazzina con via Cesena e un ampio giardino per i residenti.
Il secondo Piru, gemello e speculare, comprende un’area che da via Cesena arriva a via Legnago, confinando sempre con via Romagna sul lato più lungo.
Su quest’area, di 14.760 metri quadrati e quindi leggermente più grande dell’altra, sono previste due palazzine che si affacciano sempre sul lato rivolto su via Cesena, così da garantire una residenza lontana dal traffico di via Legnago. L’impresa Rimini, di Sandro Bonizzato, è proprietaria di 3.718 metri quadrati, mentre gli altri 11 mila sono del Comune. Anche quest’area è in degrado e libera da edifici.
La proposta di progetto prevede la costruzione di un impianto sportivo costituito da due campi di calcio a cinque, con spogliatoi e relativi parcheggi, il tutto concordato con la Circoscrizione e secondo standard omologati che consentiranno lo svolgimento di veri e propri tornei.
Anche in questo caso il volume di edificato si aggira sui 7 mila metri cubi, con due palazzine da circa 3.500 metri cubi ciascuna e complessivi 46 abitanti. È previsto un passaggio ciclo-pedonale su via Cesena per collegarsi con l’area gemella di fronte e in questo modo è garantito un collegamento completo da via Legnago a via Palazzina attraverso aree verdi.
 
#91 ·
Incontro politico con i partiti per l’operazione Comune-Fondazione, che stasera torna all’esame del Consiglio comunale

«Avanti solo il Polo finanziario»

Il centrodestra: «Ok, se si fa così». Zanotto: «E Arsenale e Castel San Pietro?»

Torna stasera in discussione a Palazzo Barbieri la delibera con cui l’amministrazione propone al Consiglio l’operazione patrimoniale fra Comune e Fondazione Cariverona che prelude alla realizzazione del Polo finanziario nell’area dell’ex Mercato, al recupero e trasformazione in museo di Castel San Pietro una volta ceduto alla Fondazione, al reperimento di risorse per la ristrutturazione dell’Arsenale attraverso l’alienazione dei palazzi Pompei e Gobetti.
Ma come tornerà in discussione, la delibera? C’era grande attesa per l’incontro convocato ieri sera a Palazzo Barbieri dal sindaco Zanotto. Attorno al tavolo di sala Arazzi segretari e capigruppo dei partiti di maggioranza e minoranza, ma la chiave di volta della serata era capire la posizione del centrodestra. Posizione che non è unitaria ma che ha ricomposto parecchie sfrangiature nella sintesi del segretario di Forza Italia Gianfranco Carbognin: «Sul Polo finanziario c’è la nostra disponibilità all’approvazione entro il termine del 30 marzo. Ma è necessario lo scorporo dal resto dell’operazione. Non si possono approvare al buio, senza approfondimenti progettuali, alienazioni così importanti e del resto non vincolate al Polo. Credo che buona parte della minoranza comunale sia su questa posizione».
Insomma: sì al Polo finanziario, no per il momento alla vendita di Castel San Pietro e palazzi Pompei e Gobetti. Un’ipotesi che ha trovato il favore anche di Matteo Bragantini, segretario della Lega. «Scorporiamo il Polo finanziario dagli altri immobili, che in seguito avremo il tempo di valutare meglio». E lo stesso deputato dell’Udc Ettore Peretti, intervenuto al posto del segretario Anna Maria Leone, su quella stessa linea s’è dimostrato possibilista: «Non esiste il problema del Polo finanziario, al quale siamo favorevoli. È rispetto al resto dell’operazione immobiliare che vanno dati chiarimenti. Siamo lontani dal capire se viene fatta in trasparenza e nell’interesse dei cittadini, e se siano corrette le valutazioni dei beni. A questo punto è meglio isolare il Polo finanziario. Anche perché mi spiace vedere che un’iniziativa così importante per la nuova economia e l’eccellenza dei servizi venga messa insieme a un’operazione immobiliare che merita altre valutazioni».
Ma nella stessa Udc resta l’incognita del capogruppo Marchesini, anche ieri sera durissimo nel sospettare che il Polo sia una bufala per nascondere una semplice operazione immobiliare. E in An il presidente provinciale e consigliere comunale Bajona è firmatario di una valanga di emendamenti di sbarramento.
Tuttavia è innegabile che per la prima volta ieri sera sia emersa una posizione politica condivisa da buona parte del centrodestra e con la quale l’amministrazione dovrà fare i conti. Il sindaco Zanotto ha commentato: «L’ipotesi di scorporo? Tecnicamente è difficile, politicamente bisogna vedere qual è l’impegno della minoranza su Castel San Pietro e Arsenale. Noi abbiamo proposto di destinare tutto quanto rimane al Comune il questa operazione (circa 25 milioni, ndr) per sistemare l’Arsenale. Ci dicano se invece vogliono che sia lasciato al degrado. In Consiglio aspetto proposte alternative della minoranza».
L’assessore Poli aggiunge: «È semplicistico dire: facciamo solo il Polo finanziario. Bisogna che mi si spieghi come si intende affrontare la questione del recupero di Arsenale e Castel San Pietro. È comunque positivo che sul Polo finanziario si sia manifestata, se non l’unanimità, comunque una larghissima maggioranza di consensi».
È da qui che riparte stasera il dibattito in aula. È prevista una seduta anche domani, mentre giovedì i capigruppo decideranno come programmare ulteriori lavori se la delibera non fosse stata ancora approvata. Secondo l’accordo preliminare siglato da Comune e Fondazione, la validità degli impegni reciproci è legata alla condizione che la delibera abbia il via libera in aula entro il 30 marzo.

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#92 ·
Inaugurato dal sindaco il cantiere della Biblioteca, i lavori dureranno due anni

Non solo libri, la Civica si sdoppia per offrire anche musica e video
L’intervento costerà oltre 15 milioni di euro ed è finanziato quasi tutto dalla Fondazione Cariverona

Tempo due anni e Verona avrà una Biblioteca all’avanguardia. È partito infatti il cantiere per il restauro della Civica, aperto ufficialmente ieri mattina dal sindaco Zanotto, dall’assessore alla Cultura Pedrazza Gorlero e da quello ai Lavori pubblici Pozzerle.
Un cantiere destinato, come quello dei Palazzi Scaligeri, a essere vissuto e non subìto dai cittadini grazie a un progetto innovativo inserito nel Piano degli orari e degli spazi della città. Un altro «cantiere evento» insomma, una soluzione che consente da un lato di contenere i disagi e dall’altro di rendere i cittadini partecipi di quanto si sta realizzando.
In particolare, saranno organizzate visite guidate e laboratori per le scuole e convegni tecnici destinati ai professionisti, dal momento che la Biblioteca sarà interessata da un importante recupero strutturale. Inoltre, visitando il sito internet del Comune sarà possibile conoscere gli aggiornamenti sullo stato di avanzamento dei lavori.
Il progetto si articola in due fasi: il restauro della parte antica, mirato a conservare quanto più possibile i caratteri storicamente consolidati degli edifici storici, e l’allargamento della biblioteca con nuovi spazi al piano terra e al primo piano.
Questi nuovi spazi sono destinati a un’utenza non specializzata, ossia a un pubblico attirato da un’offerta diversa (lettura infantile, internet, videoteca, musica, romanzi, giornali e riviste). L’obiettivo non è quindi una semplice ristrutturazione della parte storica, quanto la creazione di un moderno e variegato servizio destinato all’intera cittadinanza e non solo ai fruitori professionali della biblioteca.
Il costo dell’intervento per il restauro e il recupero conservativo della Biblioteca Civica raggiunge un importo lavori di 12.102.000 euro, per un costo globale di 15.216.000 euro, finanziato per 14.700.000 euro dalla Fondazione Cariverona e per 516.000 euro dalla Regione Veneto.
Il progetto esecutivo, coordinato dall’architetto Costanzo Tovo, dirigente del settore Lavori pubblici del Comune, è stato redatto dal gruppo di progettazione formato dall’architetto Ugo Camerino, in qualità di progettista architettonico e capo gruppo, dagli ingegneri Giorgio Croci e Giuseppe Carluccio per le opere strutturali, e dall’ingegner Mauro Strada per gli interventi impiantistici.
La Biblioteca, aperta al pubblico nel 1802, ha un patrimonio librario e documentario di circa 700 mila volumi e opuscoli sciolti a stampa, 750 periodici correnti, 6 mila periodici storici oltre a fondi speciali quali 3.500 manoscritti in volume, 100 mila manoscritti sciolti, documenti e carteggi, 1.200 edizioni del XV secolo, 8 mila edizioni del XVI secolo, 55 mila edizioni a stampa dei secoli XVII e XVIII (libri a stampa antichi), 1.200 volumi di raccolte particolari, 10 mila materiali iconografici e 200 mila libri a stampa fino al 1950.
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#93 ·
Il Consiglio comunale non ha raggiunto un accordo, ma proseguono i tentativi di mediazione di Zanotto
Polo finanziario in cerca d’intesa
Centro-destra diviso: Fi e An più disponibili, Udc e Lega critici



di Ferruccio Pinotti



Nonostante il presidente della Fondazione Cariverona, Paolo Biasi, abbia con una nuova lettera di intenti al sindaco Paolo Zanotto non solo confermato la propria determinazione a realizzare il Polo Finanziario a Verona Sud, ma abbia dato la propria disponibilità a scorporare l’operazione, rimandando a fine giugno la contestuale vendita di palazzo Pompei, palazzo Gobetti e Castel San Pietro, l’opposizione di centro-destra non ha ancora consentito al consiglio comunale di raggiungere il voto sulla delibera.
La novità, tuttavia, è che all’interno della Casa della libertà si sta aprendo un’ampia riflessione che crea una distinzione tra la posizione del gruppo di Forza Italia da un lato (disponibile a trattare, purché il progetto venga articolato su due delibere e con tempi diversi), mentre Lega e Udc sembrano avere assunto una posizione più dura, con richieste che appaiono difficili da soddisfare a meno di non fare a pezzi la «filosofia» del progetto voluto, oltre che dal Comune, da Fondazione, Banco Popolare, Cattolica Assicurazione.
Più silente la posizione di An (molti suoi esponenti ieri erano assenti), che sembra meditare sulla linea da tenere riguardo a una tematica di enorme importanza per la città. Si tratta infatti di creare non solo una «city» che muterà in meglio il volto di Verona Sud (aprendo magari la via a scenari bancari di grande interesse), ma di risolvere allo stesso tempo, a costo zero (e anzi con un introito notevole per le casse comunali), il problema del recupero di palazzi e siti storici (castel San Pietro in primis) di enorme impegno finanziario e progettuale, lanciando al tempo stesso l’Arsenale come grande realtà museale.
I lavori si sono aperti con una lunga riunione dei capigruppo, che non ha raggiunto un esito concreto. Flavio Tosi (Lega) ha chiesto un approccio diverso all’operazione, «valorizzando di più l’area dell’ex mercato ortofrutticolo, dando vita ad un’asta aperta. L’interesse è far partecipare più soggetti, per ricavare un introito più elevato».
Alberto Benetti e Roberto Marchesini (Udc) hanno osservato che l’area dell’ex mercato non può essere immediatamente alienata, in assenza di uno strumento pianificatorio appropriato che ne regoli il futuro. «Quindi va stralciata, non c’è dubbio», ha insistito Benetti.
Per Giovanni Luca Darbi (An), «Il polo finanziario può essere deliberato entro il 31 marzo, i palazzi entro il 28 giugno».
Per Remo Zanella (Sinistra Europea), «An sta rivedendo la sua posizione, ma c’è il rischio che Lega e Udc facciano saltare tutto». Edoardo Tisato (lista Zanotto) in un lungo intervento ha sottolineato l’importanza di collegare la piena acquisizione della caserma Pasalacqua, «germe di un grande campus scaligero», alla nascita del Polo Finanzario («Se andiamo a un’asta per l’area, rischiamo di perdere un’occasione storica») e al recupero di palazzi storici, «oggi lasciati deperire come depositi».
Il sindaco Paolo Zanotto si è adoperato alla ricerca di un accordo, dando la propria disponibilità a scorporare l’operazione in due delibere e inserendo in esse le ulteriori garanzie offerte dai partner finanziari.
Ma c’è stato chi, a margine della seduta, ha osservato che lo scorporo è già di per sè - su un piano tecnico - un cedimento inappropriato che rischia di snaturare l’operazione e indebolirla. L’avvocato Paolo Simeoni, membro del cda della Fiera, ha osservato: «Sono totalmente contrario allo scorporo della delibera in due parti e periodi diversi. Chi afferma che la Fondazione Cariverona vuol fare una speculazione immobiliare offende se stesso e la propria intelligenza».
Critico anche Angelo Marangoni, l’assessore al bilancio e ai tributi che ha appena lasciato in segno di protesta: «Sono mortificato e preoccupato ancor più di prima per il futuro della nostra città. Verona non può sprofondare così, per un’opposizione pregiudiziale a progetti che fanno il bene comune. Lo scorporo delle delibere è pensato solo per ostacolare Zanotto».
 
#94 ·
Fissate due sedute dell’assemblea comunale, martedì 29 e mercoledì 30 marzo, nel tentativo di approvare la «city» finanziaria
Maxiemendamento per il Polo
Maggioranza e Forza Italia: «Carte scoperte, è ora di dire chi ci sta o no»



di Bonifacio Pignatti



La suspence durerà probabilmente fino all’ultimo. Il Polo finanziario torna in Consiglio comunale martedì 29 (ore 17-23) e mercoledì 30 marzo (17- a oltranza) per il tentativo finale di approvare le delibera entro il termine fissato dall’accordo fra Comune e Fondazione Cariverona sull’operazione immobiliare che prevede la vendita all’istituto di via Forti della parte di ex Mercato ortofrutticolo dove sorgerà la city di banche e assicurazioni, l’alienazione di Castel San Pietro (che Cariverona trasformerà in museo) e dei palazzi Pompei e Gobetti.
Ieri nella riunione dei capigruppo che ha fissato la programmazione del Consiglio sono nuovamente emerse le tensioni che finora hanno impedito un accordo sul provvedimento. Accordo necessario da quando il Consiglio è ricattato dall’ostruzionismo, per cui o si arriva a un voto condiviso o non si arriva nemmeno a votare. Udc, Lega e An hanno chiesto invano di rinviare la scadenza del contratto con Fondazione al 9 o 11 aprile e il ritorno in aula a dopo il voto delle regionali. Marchesini (Udc) vorrebbe verificare se «la Fondazione è disponibile a rivedere i valori dei beni e tutta l’operazione, confermando l’impegno a suo tempo dato per sistemare l’Arsenale».
Con l’Udc, è la Lega l’altra forza politica restia a imboccare la strada di un’intesa. An potrebbe defilarsi dall’opposizione a ogni costo, mentre Forza Italia si conferma nel tentativo di trainare tutta la minoranza sulla sua posizione fatta di richieste già «legittimate» dall’amministrazione. Forza Italia (non senza qualche malumore espresso dai consiglieri Polato, Bertelli e Gruberio) fin dai mesi scorsi ha sempre insistito nella richiesta di svincolare il Polo finanziario, che è favorevole ad approvare, dalla vendita degli altri immobili. E ha presentato un emendamento che formalizza questa posizione. Il sindaco e l’assessore Poli su questo terreno hanno aperto la trattativa, disposti non a eliminare Castel San Pietro e palazzi ma a diluire la delibera in due tempi: il Polo subito, il resto dopo l’estate.
Ieri l’assessore ai rapporti con il Consiglio, Ivan Zerbato, ha proposto che tutti i gruppi consiliari nominino un gruppo di lavoro ristretto in grado di formulare entro martedì un «maxi-emendamento del Consiglio» proprio sulla base del documento di Forza Italia e dunque della condivisione fin da subito del Polo. Proposta che ha incontrato il favore anche del leghista Tosato, peraltro fermo nella richiesta di pretendere soldi e non la caserma Passalacqua in cambio dell’area dell’ex Mercato. Vito Giacino di Forza Italia dice: «Il gruppo di lavoro è un buon sistema per far giocare tutti a carte scoperte. Certo che se uno fa una proposta per far cadere il Polo finanziario (l’allusione è a Tosato, ndr), noi saremo contrari. La politica deve accettare le grandi scommesse, come nel dopoguerra è stata la creazione della Zai. Qui le garanzie ci sono: il secondo polo bancario d’Italia che vuole svilupparsi con l’impegno di personaggi la cui credibilità è data dalla loro storia».
Remo Zanella della Sinistra Europea: «Il ruolo della politica è assecondare i settori di ecellenza per lo sviluppo della città. È quello che vogliamo fare con il Polo finanziario, tanto più perchè c’è forte competizione fra territori nella creazione di aree di sviluppo finanziario». Il messaggio: se il Polo sfugge a Verona, lo fanno altrove. «È tempo di fare proposte per realizzare il Polo e ottenere la disponibilità per il futuro degli altri immobili».
«C’è l’occasione di creare il secondo polo finanziario italiano», dice Edoardo Tisato (Lista Zanotto). «Possiamo fare trattativa diretta con la Fondazione, grazie al debito da saldare per la Passalacqua: vogliamo correre il rischio, per guadagnare forse qualche milione in più con l’asta pubblica, di rinunciare alla valorizzazione sicura dell’area?»
Sul Polo finanziario intervengono anche i segretari dei partiti dell’Ulivo, Viviani (Ds), Fogliardi (Margherita) e De Robertis (Sdi). «La validità della scelta», dice una nota congiunta, «è dimostrata dall’insolita e diffusa convergenza di pareri positivi da parte delle forze produttive, sociali e culturali. L’unico aspetto negativo è dato dall’incomprensibile atteggiamento del centrodestra in Consiglio comunale. Di fronte all’urgente necessità di realizzare scelte capaci di orientare in termini di sviluppo il territorio, dire sempre no, o allungare a tempi indefiniti la loro approvazione, significa operare contro gli interessi della città e manifestare la profonda inadeguatezza culturale e politica di questa opposizione, che dopo aver governato il Comune per otto anni dovrebbe saper esprimere ben altre idee e responsabilità».
 
#95 ·
- CHE COS’È
Il sindaco spiega sostanza e numeri del progetto da 70mila metri quadri



Cos’è il Polo finanziario? A cinque mesi dalle prime illustrazioni del progetto da parte dei protagonisti - era fine ottobre 2004, Fondazione e Banco Popolare lo spiegarono in commissione - l’altro ieri il sindaco Paolo Zanotto ha tenuto ai capigruppo una relazione sulla city finanziaria di Verona Sud per offrire ulteriori elementi ai consiglieri chiamati al voto in aula.
«Polo finanziario», ha spiegato il sindaco, «significa il luogo nel quale si concentrano, in ambito finanziario, decisioni, elaborazioni e impostazioni di strategie, occupazioni di qualità, attrazione di talenti e di capitali. Da un punto di vista tecnico significa concentrazione di front office di finanza, ovvero della attività di “prima linea” che impattano sulle scelte e sulle evoluzioni dei bisogni finanziari di imprese e famiglie».
In Italia, ha detto Zanotto, «l’unico Polo finanziario è Milano. In altri Paesi a fianco del Polo finanziario principale (New York, Londra) si sono sviluppati Poli secondari (Boston, Connecticut, Edimburgo, Dublino), che hanno fatto leva su elementi competitivi come miglior qualità della vita, vantaggi infrastrutturali, logistici e/o fiscali, costi più contenuti». Gli elementi su cui punta Verona, ovviamente, «che oggi non è Polo finanziario ma ha le carte in regola per poterlo diventare. Significherebbe sviluppo per la città nel terziario avanzato, flussi finanziari, opportunità di lavoro qualificato per nuove generazioni ad elevata scolarizzazione».
Poi la sostanza e i numeri. «Le istituzioni interessate hanno sede amministrativa a Verona ma hanno concentrato a Milano la maggior parte della loro attività qualificata di finanza. Il progetto mira a rilocalizzare a Verona parte di queste attività entro 5 anni e fungere da catalizzatore per eventuali ulteriori insediamenti di altre istituzioni finanziarie. Stimando a titolo indicativo in circa 800 il numero di specialisti che potrebbero trovare collocazione nel Polo finanziario, la rilocalizzazione significherebbe fra l’altro», dice il sindaco, «costruire uffici, far crescere la domanda di case in zone di pregio, aumentare l’offerta scolastica, beneficiare di un giro d’affari aggiuntivo di circa 100 milioni di euro, offrire opportunità di sviluppo a Università e aeroporto».
Questa «rilocalizzazione» ricorda a Zanotto «il modello dell’Ifsc di Dublino e della Defense di Parigi». A Verona Sud «il centro finanziario consisterà in 60 mila metri quadrati di uffici (40 mila per le istituzioni veronesi e 20 mila di uffici di indotto, professionisti e consulenze) più 10 mila metri per ristoranti, bar, palestre, ecc. Nel periodo 2009-2014 va immaginato un ampliamento del centro finanziario per l’attrazione di altre società non veronesi che si può immaginare di dimensioni analoghe (40 mila metri)».
 
#97 ·
Sonic from Padova said:
falcon hai per caso dei rendering delle 2 torri da 100 mt e passa per caso?

I progetti saranno presentati all' EIRE di Milano, presso lo stand del CIS.
Se qualcuno di voi riesce ad andarci e...a scattare qualche foto... :) :

^^^"A Expo Real Italia Estate Milano Cis Presenta Tre Progetti Firmati Bellini, Fuksas, Rogers…

...Richard Rogers, nella sua ottica di un'architettura pensata per la gente, ha sviluppato un progetto legato al recupero delle ex officine Adige, nelle vicinanze del casello autostradale Verona sud dove ha studiato un grattacielo di oltre 150 metri d'altezza chiamato a divenire il simbolo della Nuova Verona, punto di riferimento di un progetto che prevede ampie aree verdi, spazi per uffici, un hotel e sistemazioni residenziali e commerciali."
 
#100 ·
Sono sette anche i Piru che riguardano grandi arre da trasformare a Verona sud e che, siccome rientrano nel Piano d’area del Quadrante Europa, possono essere valutati e adottati entro il 31 dicembre di quest’anno.
Si tratta dei Piru previsti alle Ex Cartiere di Basso Acquar con sbocco su viale Piave, uno dei nodi più caldi per sicurezza e ordine pubblico; all’Ex Manifattura Tabacchi dove sono in corsa due cordate (l’imprenditore Attilio Lonardi più il Banco Popolare di Verona e Novara e altri operatori locali e la cordata di Pirelli Real Estate); al Megastore della Zimax; alla Lonardi di via del Perlar; alle ex Officine Adige; infine i Piru General Bau e Giuliari a Verona sud, in prossimità di viale delle Nazioni e del casello autostradale. Una zona che per riqualificarsi ha bisogno anche di un vero servizio di trasporto pubblico.


E poi arriveranno Pat, Piru e Prusst di Verona sud

Metrò sotterraneo, trasporto di superficie o monorotaia sospesa sono le proposte da valutare. «E’ pronto anche il piano di recupero di Foro Boario»


Una volta superato lo scoglio del Polo finanziario, in Consiglio comunale arriverà una raffica di provvedimenti urbanistici. Dal Prusst al Piano di assetto del territorio, per non dimenticare i 16 Piru già adottati dalla Giunta la cui discussione è stata già prevista alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva.
Prima dei Piru, infatti, andrà in Consiglio comunale il Pat (che una volta si chiamava Prg) che proprio in questi giorni viene inviato alle Circoscrizioni. Nel frattempo all’Urban Center allestito alla Gran Guardia verrà aperta una mostra per illustrare al grande pubblico, con l’ausilio di pannelli e cartografie giganti, i 16 Progetti di riqualificazione urbana di cui L’Arena si è occupata recentemente con quattro puntate.
A dettare i tempi è l’assessore all’Urbanistica, Roberto Uboldi, che dirige il traffico dei molti provvedimenti urbanistici che stanno arrivando al nodo cruciale: il passaggio in aula.
Assessore Uboldi, la Giunta ha adottato 16 Piru su 120 presentati. Gli altri 100 che fine hanno fatto?
«Sono stati divisi in due grandi categorie. Quelli che non hanno le caratteristiche per essere approvati perché o sono stati proposti su aree al di fuori del perimetro urbanizzato o all’interno di aree che il Pat mette sotto tutela, come la Spianà. E quelli che invece potranno diventare interessanti ed essere recuperati nel Piano degli interventi dopo l’approvazione del Pat che conterrà ugualmente il meccanismo della perequazione. Quindi il primo piano degli interventi successivo all’approvazione del Pat potrà andare a recuperare alcuni Piru esclusi».
I criteri di selezione sono stati tecnici o anche politici?
«La selezione è stata prevalentemente tecnica: ci siamo rivolti verso quei Piru che andavano a migliorare gli standard urbanistici delle zone interessare. Esistono infatti in città dei quartieri che sono sottodotati soprattutto per le aree verdi pubbliche e sportive. Tutti questi 16 Piru invece presentano standard molto elevati: a norma di legge il verde offerto da questi progetti, in totale, poteva essere di 31 mila metri quadrati; invece sarà di 106 mila metri quadrati: una dotazione tripla che ci consente di alzare la media complessiva»
Perequazione: parola magica che ha sbloccato molte situazioni difficili...
«Sì. Il concetto della perequazione, introdotto con i Piru, è quel meccanismo che prevede la cessione, da parte dei privati che propongono il progetto, di una quota di opere pubbliche e di residenziale».
E voi siete sicuri di aver chiesto una giusta proporzione di beni pubblici?
«Credo di sì. Del resto, a Padova dove l’amministrazione comunale chiedeva ai privati che proponevano i Piru una quota ben maggiore (l’80 per cento dell’area rimaneva pubblica), il Tar con una recente sentenza ha cassato tutto affermando che non si trattava più di una perequazione, ma di una riproposizione dei vincoli urbanistici».
E il Prusst di Verona sud quando andrà in Consiglio?
«Prima del Piano di assetto del territorio. Su Verona sud infatti ci sono due grandi interventi ormai pronti e maturi per il Consiglio comunale: il Prusst, che è pubblico, e il recupero di Foro Boario, di iniziativa privata e predisposto dall’architetto Bellini di Milano. Non è arrivata infatti, alcuna osservazione al progetto».
Ci sono poi i Piru rinviati al 31 dicembre. Che fine fanno?
«Si tratta di sette Progetti di riqualificazione che insistono sull’asse principale di Verona sud (tra i quali le ex Cartiere Verona, le ex Officine Adige, vedi box) e rientrano nel Piano d’area del Quadrante Europa, per cui la normativa ci consente di esaminarli in modo approfondito per tutto l’anno. È chiaro però che se vogliamo arrivare ad un’approvazione entro l’anno, le decisioni sui volumi e la viabilità devono essere prese prima dell’estate perché poi ci vogliono un paio di mesi per l’istruttoria e l’approvazione in Consiglio».
Se mettete tutta questa carne al fuoco a Verona sud, tra Piru e Prusst, nel giro di pochi anni in questa zona ci sarà bisogno come minimo di un nuovo piano della viabilità e del trasporto pubblico, per servire tutti i nuovi insediamenti. Come pensate di muovervi, viste anche le ultime vicende legate alla tramvia?
«Tutti i nostri consulenti hanno convenuto che la nuova Verona sud starà in piedi se ci sarà un trasporto pubblico efficiente tra il casello di Verona sud e piazza Bra. A maggior ragione starà in piedi il parcheggio scambiatore previsto all’uscita dell’autostrada: da lì dovrà esserci un servizio di trasporto, frequente ed efficiente, per andare in Fiera, al Polo finanziario, agli uffici, agli alberghi. Questa tratta, da Sud verso il centro lungo l’asta di viale del Lavoro è diventata prioritaria per lo sviluppo urbanistico cittadino».
L’abbandono del vecchio progetto della tramvia può aprire nuove prospettive?
«Se si dovesse procedere a una nuova gara e a un nuovo progetto, il che è molto probabile, i tecnici ci propongono la realizzazione di una metropolitana sotterranea; noi vogliamo verificare quale può essere il sistema più sostenibile per l’amministrazione comunale. È chiaro che se entro l’anno approveremo tutti i piani urbanistici per Verona sud (dal Polo finanziario all’ampliamento già approvato della Fiera, dal Prusst ai Piru) entro tre quattro anni bisogna attrezzare il viale principale con un trasporto pubblico nuovo».
Le ipotesi?
«Potrebbero essere tre, tutte da valutare sulla base dei costi: la metropolitana sotterranea, la tramvia di superficie, la monorotaia sospesa che è stata proposta da alcuni privati. La prima e la seconda soluzione hanno il vantaggio di viaggiare in automatico, la tramvia ha bisogno di personale».
Un parcheggio scambiatore a Verona sud per poi imbucarsi tutti nel sottopasso?
«Quel sottopasso davanti al casello di Verona sud va eliminato. Più di uno dei nostri consulenti ha proposto di tombarlo: è pericoloso sia in ingresso che in uscita dalla città, non risolve nulla, complica la viabilità di superficie. Potrebbe servire solo come scavo per un eventuale metropolitana sotterranea».



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