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VERONA

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#1 · (Edited by Moderator)
Verona: archivio

VERONA​

"Magna Verona vale, valeas per secula semper, et celebrent gentes nomen in orbe tuum".​
Raterio [890, 974] Vescovo di Verona



Progetti / Projects

Infrastrutture e trasporti / Infrastructures and mobility

Foto / Pictures

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Riporto qui alcune notizie su Verona.
Queste sono un pò vecchie...ma dovrebbero esserci altre novità interessanti a breve (almeno spero!).
Rogers, il Rinascimento della città Verona sud e grandi opere.
L’edificio di 100 metri è destinato a diventare un «simbolo»
«Non si può pensare all’architettura senza le persone»
«Spazi urbani da rivitalizzare per stimolare la gente a viverli»
L’intervento fa parte dei piani di recupero delle aree dimesse

Il celebre architetto inglese autore con Renzo Piano del Beaubourg ha realizzato il progetto di recupero delle ex Officine Adige a Verona Sud.
Seguendo una filosofia che è il suo marchio di fabbrica: al posto dell’area industriale un grattacielo, abitazioni, uffici, negozi e un parco «Non si può pensare all’architettura senza la gente». È da questo punto fermo che parte l’impegno di Richard Rogers, il baronetto di Riverside (ma è nato a Firenze) che guida, nel suo grande studio - un edificio in mattoni rossi - affacciato sul Tamigi, un esercito di giovani collaboratori, addestrati alla sua arte (oggi espressa anche con l’utilizzo dei più
sofisticati mezzi tecnologici e informatici), ma anche al suo modo d’intendere l’architettura.
Del suo «credo». Un «credo» che Rogers aveva diffuso anche tra i professionisti veronesi, l’anno scorso, quando era stato ospite, al Banco Popolare di Verona e Novara in Zai, dei Giovani architetti. Quello era stato un primo approccio con Verona e per Verona Sud (la nuova frontiera della città), denso di attese e di significati. Perché quella di Rogers (inizia l’attività nel 1963, fondando con Norman Foster «Team 4») è una delle grandi firme che stanno contribuendo - affiancando il lavoro «storico» e attuale degli architetti veronesi – a dare un volto nuovo, più internazionale alla Verona del domani.
Mario Bellini con l’ex Foro Boario e Caccia Dominioni con il recupero ad uso residenziale di una grande area in zona Stadio sono altri esempi di quanto il privato sappia oggi affiancare il pubblico (in questo secondo caso la firma più significativa è quella di David Chippperfield per l’Arsenale) per portare nuovi mattoni, anche culturali, quindi non solo materiali, alla costruzione della nuova Verona.
Rogers, tra l’altro, sarà a Venezia per la Biennale, per presentare due suoi progetti: Las Arenas di Barcellona e la 4th Grace di Liverpool. Verona Sud, con il progetto di recupero delle ex Officine Adige, sarà certamente un’opera prestigiosa per la grande firma italo-inglese (la madre era triestina) e diventerà sicuramente una testimonianza, una «firma» nel ridisegnare Verona Sud.
Una riscrittura che passa anche attraverso la realizzazione di un grattacielo, intorno ai 100 metri di altezza, destinato a diventare il simbolo della nuova Verona Sud, come lo è stato il Bauli negli anni ’70, come la Torre dei Lamberti nella storia medioevale o, nel primo dopoguerra, il «grattacielo» di piazza Simoni. Nulla di nuovo, in verità, rispetto a una lettura delle città che vede i periodi storici, quelli dei nuovi «messaggi», caratterizzati da edifici che si proiettano in alto: Milano, ad esempio, con la torre Velasca prima e il grattacielo Pirelli poi e, nel futuro, con tre alti edifici firmati da altrettanti grandi architetti (una irachena, un giapponese e un polacco newyorchese), mentre anche Brescia guarda in alto per il suo nuovo polo commerciale-finanziario.
Quello di Verona Sud è un progetto che si affianca a quelli firmati da Rogers per la sede dei Lloyd’s a Londra, per la Miami Yamashiro School di Kyoto, al nuovo aeroporto Barajas di Madrid o all’Heathrow di Londra o a quello di Marsiglia, al complesso residenziale Daimler Chrysler di Berlino fino alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, al Tribunale di Bordeaux, all’Assemblea del Galles a Cardiff. E poi, per fare mente locale e capire che cosa significhi parlare di Rogers, basterebbe ricordare il Centro Pompidou di Parigi (il celebre Beaubourg progettato insieme a Renzo Piano all’inizio della carriera di entrambi) o il Millennium Dome di Londra.
Anche Rogers, poi, come Bellini e come l’altro grande italiano Rossi (che ha firmato, poco prima di una morte assurda, un complesso al Saval e stava per progettare un grande fabbricato per VeronaFiere) è sensibile alle esigenze del pubblico, delle istituzioni anche se «politicamente trasversale». È così il principale consulente del sindaco di Londra per architettura e urbanistica , e componente dell’Uk Government Task Force, il gruppo di consulenza urbanistica del governo Blair.
La sua Richard Rogers Partnership, con sedi a Londra, Barcellona e Tokio e oltre 130 collaboratori, non conosce frontiere. Progetta stabilimenti industriali, laboratori ad alta tecnologia, centri culturali, uffici, aeroporti (il nuovo terminal di Shanghai è l’ultimo impegno) e lavori di restauro, prevalentemente in Spagna, Olanda, Estremo Oriente e Italia.
Professionista poliedrico, con connotati da artista «razionale», Rogers considera importante anche il suo impegno di Verona, nel recupero delle ex Officine Adige, con spazi per uffici, hotel, spazi residenziali e commerciali, una piazza, una scuola, una chiesa che si affaccia su una grande piazza e un grande parco. Una visione progettuale pensata per una nuova città policentrica e compatta, una città ricca di diversità, dove un’ampia varietà di funzioni sovrapposte crea animazione, ispirazione per i cittadini e dà vita allo spazio pubblico durante il giorno e la notte. Un intervento per la cui definizione urbanistica Rogers ha applicato il suo «credo» dell’architettura pensata per la gente e per una città sostenibile. La riqualificazione delle ex Adige è uno dei piani di recupero di ex aree industriali che la giunta di Palazzo Barbieri deve approvare entro il 23 ottobre. Dare il via libera definitivo toccherà poi al Consiglio comunale.
Rogers contribuirà a rigenerare Verona e, in particolare, Verona Sud, secondo lo spirito già individuato per Barcellona. «La città catalana» ha recentemente raccontato Rogers in un’intervista a Stefano Bucci per il Corriere della Sera - dove si commentava la sua doppia presenza a Venezia - «è secondo me il modello più riuscito di città rigenerata, il miglior esempio di come si possa dare un futuro ai nostri centri storici, per quanto degradati». E Verona, come Barcellona, ha l’acqua, che Rogers considera un elemento fondamentale di rigenerazione.
Privato e istituzionale, quindi, sono i due terminali compatibili del pensiero progettuale di Rogers, che mira a creare, tra l’altro, grandi spazi destinati alla gente (non li chiama pubblici, anche se lo sono) come le piazze e a considerare la città come momento cruciale per ogni possibile sviluppo. «Ma la città», ha ricordato a Bucci, «bisogna ripensarla su tutti i fronti: bisogna potenziare l’efficienza dei mezzi pubblici, bisogna scegliere nuove forme di energia pulita. Bisogna arrivare a tassare chi va a vivere fuori. Così si obbliga a scegliere la città, piuttosto che la periferia, un centro vivo e vitale dove i vecchi negozi riescono a sopravvivere nonostante i grandi shopping centre».
«Una città bella», sostiene Rogers nel presentare il suo progetto a Verona Sud, «in cui arte, architettura e paesaggio stimolano l’immaginazione, una città in cui ci si incontra e ci si sposta facilmente, in cui i cittadini si muovono utilizzando i mezzi pubblici e le informazioni si scambiano incontrandosi faccia a faccia». Una sfida attraverso il Rinascimento urbano che potrà infondere nuova vitalità nella città e ricreare una «città per la gente».
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#101 ·
La città che cambia. Riparte il dibattito sulla trasformazione dell’area dell’ex Mercato ortofrutticolo di fronte alla Fiera
Polo finanziario, resa dei conti in Consiglio
Oggi e domani ultime sedute prima che scada l’ultimatum della Fondazione
Si cerca l’intesa per scorporare la delibera



Entra nella stretta finale la delibera del Polo finanziario. Oggi, dalle 17 alle 23, e domani dalle 17 a oltranza, continua il dibattito in Consiglio comunale. È il 30 marzo, domani, il termine fissato dall’accordo tra Comune e Fondazione Cariverona sull’operazione immobiliare che prevede la vendita all’istituto di via Forti della parte dell’ex mercato ortofrutticolo dove sorgerà la city di banche e assicurazioni, l’alienazione di Castel San Pietro (che Cariverona trasformerà in un museo) e dei due palazzi del museo di Storia naturale, Pompei e Gobetti.
Il provvedimento che andrà domani in Consiglio, però, probabilmente non sarà quello che alla fine sarà votato. La delibera così com’è non piace infatti all’opposizione, che potrebbe fare in modo che non la si voti. Nei giorni scorsi, dopo le riunioni della commissione urbanistica e dopo le prime sedute consiliari in cui se n’è discusso, il dibattito ha portato un’evoluzione. Si profila la possibilità che la delibera venga spezzata in due parti. Prima l’ex mercato e più avanti i tre contenitori, dalla vendita dei quali il Comune dovrebbe ricavare il denaro necessario per restaurare l’Arsenale, destinato a diventare sede del museo di Storia naturale. Ma questo sarebbe soltanto il risultato finale di un’operazione che, al momento, è soltanto ipoteticamente abbozzata. Da una parte c’è il sindaco Paolo Zanotto con la giunta e la maggioranza di centrosinistra, che ha già ottenuto dalla Fondazione Cariverona la disponibilità a scorporare l’operazione e a votare entro il 30 marzo il Polo e a posticipare di qualche mese l’alienazione dei contenitori. Termine del 30 marzo ribadito dalla Fondazione come un ultimatum, cioè un invito a rispettare i tempi già concordati da Comune e Fondazione stessi e con gli attori della futura city finanziaria, cioè Banco Popolare e Cattolica Assicurazioni.
Dall’altra parte c’è l’opposizione di centrodestra, con visioni diverse. Udc, Lega, An e una parte di Forza Italia hanno chiesto, invano, di rinviare il Consiglio a dopo le elezioni regionali, quindi il 9 o l’11 aprile, ma anche di avere maggiori chiarimenti sul progetto del Polo finanziario che si andrebbe a realizzare all’ex mercato, di cui la delibera non parla. Il gruppo consiliare di Forza Italia (spaccatosi, su questo tema) ha però già presentato un emendamento, chiedendo di scorporare la delibera ma dando un sostanziale parere positivo al Polo. Sulla base di ciò, l’assessore ai Rapporti con il Consiglio, Ivan Zerbato, ha proposto ai gruppi consiliari di creare un gruppo di lavoro in grado di produrre un «maxiemendamento del Consiglio», convidiso dalla forze politiche di maggioranza e di opposizione, che potrebbe portare a scorporare l’operazione, con l’obiettivo di votare in tempo utile almeno il Polo. Ma solo oggi si saprà se le forze di opposizione (la maggioranza di Forza Italia e Paolo Tosato, della Lega, sembrano favorevoli) sono disponibili a realizzare questo maxiemendamento alla delibera. (e.g.)



RIFLESSIONE PER SETTE PROGETTI




Questi sono i sette Piru, oltre ai sedici adottati, trasmessi al Consiglio comunale ma ancora oggetto di riflessione.
Benfari a Quinto: si tratta di un intervento residenziale su ex area Peep, oggetto di riflessione per eccessiva volumetria; parere positivo della ottava Circoscrizione.
Bruni-Perina a Golosine: intervento residenziale su un’area a servizi; la perplessità del Comune risiede nell’utilità dell’opera pubblica proposta che potrebbe essere trasformata in quota di alloggi per edilizia residenziale pubblica.
San Massimo, Covesper, recupero di varie aree a servizi; le perplessità riguardano anche in questo caso la quantità di volumetria.
I Piru presentati dalle proprietà Sega e Bonardi riguardanti rispettivamente la trasformazione in residenziale di un’area ex parcheggio e il recupero residenziale di un’area servizi in via Pirandello potrebbero rientrare nel Piano dei servizi senza necessità di Piru.
Il Piru di via Curiel, che prevede il recupero a residenziale di un’area a servizi è oggetto di valutazione perché l’opera pubblica proposta, una scuola materna, probabilmente non serve in quanto la zona sarebbe già servita a sufficienza.
Infine il Piru di Quinzano Agno 2000, anche in questo caso recupera a residenziale di un’ex area a servizi è sotto osservazione per l’utilità dell’opera pubblica proposta.



E QUESTI ATTENDONO FINE ANNO




Sono sette anche i Piru che riguardano grandi arre da trasformare a Verona sud e che, siccome rientrano nel Piano d’area del Quadrante Europa, possono essere valutati e adottati entro il 31 dicembre di quest’anno.
Si tratta dei Piru previsti alle Ex Cartiere di Basso Acquar con sbocco su viale Piave, uno dei nodi più caldi per sicurezza e ordine pubblico; all’Ex Manifattura Tabacchi dove sono in corsa due cordate (l’imprenditore Attilio Lonardi più il Banco Popolare di Verona e Novara e altri operatori locali e la cordata di Pirelli Real Estate); al Megastore della Zimax; alla Lonardi di via del Perlar; alle ex Officine Adige; infine i Piru General Bau e Giuliari a Verona sud, in prossimità di viale delle Nazioni e del casello autostradale. Una zona che per riqualificarsi ha bisogno anche di un vero servizio di trasporto pubblico.


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#102 ·
Polo finanziario, si arena l’ultimo negoziato

Ieri sera interruzione anticipata dei lavori del Consiglio, la seduta decisiva nel pomeriggio di oggi: si andrà avanti a oltranza.
Nulla di fatto anche nella riunione dei capigruppo per discutere un maxi emendamento


È andato a vuoto anche l’ultimo tentativo della maggioranza per arrivare a un accordo con le opposizioni sul Polo finanziario. La seduta dei capigruppo, infatti, convocata durante i lavori del Consiglio comunale e iniziata alle 22.30, si è conclusa dopo un’ora con un nulla di fatto.
«Avevo illustrato ai capigruppo», ha detto all’uscita il sindaco Paolo Zanotto, «un maxi emendamento che recepiva non solo la richiesta di separazione della delibera del Polo finanziario da quella sulle alienazioni dei grandi contenitori, ma inseriva anche la clausola più volte sollecitata sulla restituzione al Comune dell’area dell’ex Mercato ortofrutticolo nel caso il Polo finanziario non fosse realizzato. Da parte di Alleanza nazionale, Lega e Udc c’è stato un netto contrasto a questa proposta di apertura, mentre Forza Italia non era presente. Pur avendo avuto mesi di tempo per studiare le stime economiche date ai nostri immobili, adesso pretestuosamente parlano di “svendita”. Ma il voto è un diritto e un dovere e andremo avanti».
Fino all’interruzione la seduta era stata interlocutoria. Mentre una parte dell’opposizione continuava a fare ostruzionismo senza dichiararlo ufficialmente, lasciando a Luca Darbi, di Oltre le Mura (ma iscritto ad An), il compito di parlare per oltre un’ora e mezzo, e l’altra parte (Forza Italia) cercava una via d’uscita - come è detto nel box qui a fianco -, la maggioranza tentava di scoprire le carte dell’avversario convocando la seduta dei capigruppo. In un primo tempo per le 12 di oggi. Si inseriva a questo punto il consigliere leghista Paolo Tosato, con una mozione d’ordine per la convocazione immediata. Il sindaco si diceva favorevole alla proposta e il presidente Riccardo Caccia la metteva ai voti. Veniva approvata da tutti, con il solo voto contrario del verde Giorgio Bertani, che la riteneva inutile.
Ma anche l’ultima trattativa si è arenata. Ovviamente la contropartita del maxi emendamento avrebbe dovuto essere il ritiro dei 453 emendamenti e dei 203 ordini del giorno, dei quali duecento del consigliere di An Luca Bajona. Ordini del giorno su cui il capogruppo di An ha chiesto il voto uno per uno e propongono duecento diversi nominativi di un museo da istituirsi a Castel San Pietro, da Cansignorio della Scala allo scudetto dell’Hellas Verona, ma passando per la pearà, la cinciallegra, le imprese di Elkjaer, la figura e l’opera di Osvaldo Bagnoli, la pasta e fasoi o le guerre puniche, chiaramente fatti all’unico scopo di bloccare i lavori del Consiglio oltre la data del 30 marzo, termine ultimo per l’approvazione del Polo finanziario, che vede coinvolte la Fondazione Cariverona, il Banco Popolare di Verona e Novara e la Cattolica Assicurazioni.
Il Consiglio riprenderà così alle 17 di oggi e proseguirà probabilmente a oltranza. La maggioranza a questo punto è determinata ad arrivare a un voto, mentre nella minoranza incominciano a manifestarsi delle crepe, con la nuova posizione «possibilista» di Forza Italia.

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#103 ·
Prova di forza, il Polo finanziario passa

La maggioranza applica l’articolo 43. L’opposizione: «Illegittimo, ricorriamo al Tar»
Colpo di scena. Ieri sera in Consiglio comunale esito rapido e imprevisto per la delibera immobiliare, approvata con 23 voti




Finale con colpo di scena per il Polo finanziario. Approvato ieri sera alle 18.45 dal Consiglio comunale dopo soli 45 minuti dall’inizio dell’ultima seduta programmata per la discussione di una delle delibere più impegnative e complesse di quest’amministrazione: la vendita del Comune alla Fondazione Cariverona di parte dell’ex Mercato ortofrutticolo per realizzare la city della finanza con Banco Popolare e Cattolica Assicurazioni, di Castel San Pietro che sarà trasformato in museo, dei palazzi Pompei e Gobetti per ricavare risorse da destinare al restauro dell’Arsenale.
Colpo di scena per la sostanza e per il modo: la delibera è passata con il ricorso all’articolo 43 del regolamento del Consiglio comunale, lo strumento che consente al presidente di chiudere il dibattito e passare al voto in caso di approvazione richiesta entro un termine di legge. A chiedere di utilizzarlo è stato in apertura di seduta, a nome della maggioranza, il capogruppo della Sinistra Europea Remo Zanella. Fra le proteste della minoranza, convinta dell’illegittimità di questo percorso. «Considerata l’importanza di un provvedimento», ha detto in sostanza Zanella, «che ha anche ottenuto ampia convergenza dalle categorie economiche e sociali, accolta la richiesta della minoranza di limitare la delibera al solo Polo finanziario, tenuto conto del fatto che la scadenza del 30 marzo è considerata essenziale dalla Fondazione Cariverona e che il termine contrattuale ha forza di legge tra le parti, chiediamo al presidente di applicare l’articolo 43». Presidente che per l’occasione non era il «titolare», il forzitalista Caccia, ma il vicario: Segattini della Margherita.
Il senso politico della richiesta era chiaro e l’ha spiegato lo stesso sindaco Zanotto a conclusione di seduta: «Ieri sera (martedì, ndr) abbiamo constatato che tre delle quattro forze politiche della minoranza (Lega, Udc e An, ndr) non avrebbero mai consentito che la delibera passasse, nonostante avessimo accolto tutte le loro richieste. Ma questa è un’operazione che interessa tutta la città e ha incontrato favore e grandi aspettative. E con 460 emendamenti sul tavolo, solo con l’articolo 43 si poteva arrivare al voto. Sono contento, ci siamo comportati in modo pienamente responsabile e la disponibilità al confronto resta intatta».
Zanotto s’era speso tutto il giorno nella stesura di un maxiemendamento a sua firma per accogliere le richieste del centrodestra, in primis lo scorporo della delibera: Polo finanziario subito, il resto in un secondo momento. Ma quando sindaco e maggioranza hanno visto che nella minoranza prevaleva la linea dura e il punto dove piantare il paletto dell’accordo a ogni concessione veniva spostato più avanti, è passata l’idea di dare una dimostrazione di grande volontà politica, accettando il rischio di pestare il terreno minato della forzatura giuridica. A quel punto addio scorporo: con l’articolo 43 niente emendamenti.
Il centrodestra è insorto e non ha partecipato al voto. Al solo sentir pronunciare il termine «articolo 43» dai banchi si sono levate parole di protesta. Quelle di Tosi della Lega e Giacino di Forza Italia si richiamavano all’ultima condizione posta dalla minoranza - rinviare la delibera a dopo le elezioni - mentre nel parapiglia in molti se la prendevano con il segretario comunale Francesco Marchi accusato di «reticenza» nel dare un parere tecnico sulla mossa della maggioranza - poi l’avrebbe dato, ammettendo «dubbi sull’applicazione dell’articolo 43». Tosi in aula ha riassunto la posizione della Casa delle Libertà: «Non c’è nessuna legge che pone una scadenza e consente il ricorso all’articolo 43, in questo caso illegittimo. Per la Fondazione il rinvio di qualche giorno non comporta nessun problema, la maggioranza invece cerca di forzare la mano per tornaconto elettorale. Diamoci un termine e facciamo prevalere la mediazione». Milena Tisato (Gruppo Misto) ha ribattuto: «L’accordo si può fare subito. Ma la realtà è che l’opposizione non vuole che la maggioranza governi, non permettendo di far votare quello che non condivide».
Giacino: «Così il Polo finanzario è affossato. E la responsabilità è del sindaco e della maggioranza che non hanno accettato di rinviare la delibera di pochi giorni per sottrarla al clima elettorale. È affossato perchè chiunque faccia ricorso al Tar, è un ricorso vinto». E il ricorso al Tar e al difensore civico regionale è scontato. L’intenzione della minoranza è stata ufficializzata al termine della seduta da Roberto Marchesini dell’Udc, mentre il sindaco commenta: «Chi farà ricorso si assumerà una gravissima responsabilità, considerato che questa delibera è nell’interesse di tutta la città». L’assessore al Patrimonio Gian Gaetano Poli aggiunge: «Abbiamo la coscienza tranquilla. Dall’ottobre scorso abbiamo fatto tutti gli sforzi per avere la condivisione sui punti nodali della delibera».

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#107 ·
Polo finanziario, ora è scontro frontale

Il giorno dopo il clamoroso voto dell’operazione Comune-Cariverona, il centrodestra conferma che si appellerà al Tar
Zanotto: «Il ricorso è contro l’interesse della città». La replica: «Delibera inutile»
Giacino (Fi): «Forzatura per arrivare a un risultato che non c’è»

«Per Verona l’approvazione del Polo finanziario rappresenta una svolta. È la dimostrazione che se un progetto è supportato da partners affidabili, da idee e dalla condivisione di più soggetti, può essere portato avanti. La città ritrova fiducia».
Il sindaco Paolo Zanotto, il giorno dopo la clamorosa approvazione della delibera con cui il Comune cede alla Fondazione Cariverona parte dell’ex Mercato ortofrutticolo - per la city finanziaria -, Castel San Pietro e i palazzi Pompei e Gobetti, vuole scacciare i fantasmi che si addensano sul provvedimento per effetto del ricorso annunciato dal centrodestra. La Casa delle Libertà comferma che si appellerà al Tar e al difensore civico regionale contestando il ricorso all’articolo 43 del regolamento da parte della maggioranza per sbloccare il voto entro il termine (30 marzo) fissato dal contratto Comune-Fondazione.
IL RICORSO. Ieri Zanotto e l’assessore al patrimonio Gian Gaetano Poli hanno invitato la minoranza a riflettere, scegliendo la via politica e non quella giudiziaria. «Un eventuale ricorso sarebbe contro gli interessi di Verona, così lo percepirebbero i cittadini dopo l’ampia condivisione riscontrata dal progetto. Credo che chi sta pensando al ricorso sarà indotto a fare questa riflessione e non lo farà, consapevole che dopo tanti anni Castel San Pietro e Arsenale possono trovare una destinazione e che il valore dell’ex Mercato è sancito da una perizia». Aggiunge Poli: «Se almeno sul Polo finanziario era d’accordo anche la minoranza, come motiverà il ricorso? Che voleva votare una settimana più tardi, dopo le elezioni?»
Tutto il tempo necessario è stato concesso, hanno ribadito ieri sindaco e assessore. «Il termine del 30 marzo era stato fissato», dice Zanotto, «ancor prima di conoscere la data delle elezioni. La disponibilità ad accogliere lo scorporo del Polo dal resto dell’operazione, come chiesto dalla minoranza, risale al 22-23 marzo. Quindi si poteva chiudere prima di finire in settimana elettorale. Senza ragione di rinviare».
LA MINORANZA. La decisione di forzare i tempi con l’articolo 43 era maturata fin da martedì sera. «Nell’ultima riunione dei capigruppo», racconta Zanotto, «Lega, An e Udc hanno detto: questa delibera non la fate. Hanno rimesso in discussione il prezzo dell’area dell’ex mercato, chiesto di nuovo di fare un’asta e di eliminare i contenitori. Chiaro: per far saltare tutto». Massimo Mariotti, capogruppo di An, ieri confermava: «Martedì ho detto che del maxiemendamento non me ne importava niente. Mancava la credibilità dell’interlocutore principale, cioè il sindaco. Se c’erano problemi, Biasi avrebbe dovuto parlare con noi, perchè Zanotto non li risolve. La delibera sarà impugnata al Tar, e sarà un buco nell’acqua. Se ne renderanno conto anche le categorie produttive». Vito Giacino di Forza Italia: «Se c’erano spiragli per un accordo, sono stati sacrificati per poter comunicare un risultato che non c’è. La democrazia dovrebbe essere mediazione, invece questa è democrazia da Truman Show».
L’IMPORTANZA DELLA DELIBERA. Ieri il sindaco ha ricordato i benefici «collaterali» legati alla delibera: il parcheggio scambiatore della Genovesa, il raddoppio dell’asta di ingresso su via Morgagni e via Belgio, lo svincolo da Basso Acquar a viale Piave a servizio di Fiera e Prusst. «È anche per questo che le categorie sono rimaste bene impressionate», dice il sindaco. «E poi ci sono le opportunità offerte dalla caserma Passalacqua e dalla possibilità di restaurare Castel San Pietro e Arsenale, dall’indotto in trasporti, servizi, infrastrutture. Sono scenari che vanno molto al di là dell’aspetto immobiliare, riduttivo rispetto al livello dell’operazione e alle sue ricadute. Per questo mi sarei aspettato un’adesione più convinta della Camera di Commercio e soprattutto della Regione Veneto».
E ADESSO? Ci sarà da tener d’occhio gli sviluppi giuridici della delibera. L’amministrazione vuol pensare (anche) ad altro. «Ho sentito la Fondazione», dice Zanotto, «è molto soddisfatta e ha apprezzato la determinazione del Consiglio. Non ho avvertito timori per eventuali ricorsi». Un incontro con i soggetti attuatori del Polo sarà fissato per la settimana prossima, per quanto riguarda l’area il Comune pensa già ai primi interventi: l’abbattimento delle due gallerie sud dell’ex Mercato, la progettazione di infrastrutture e sottoservizi. «Il contratto? La Fondazione ha facoltà di attendere l’approvazione del piano particolareggiato», spiega Poli, «per il quale è prevista la scadenza del 30 giugno».
CASTEL SAN PIETRO. Per quanto riguarda Castel San Pietro, bisogna modificare l’attuale destinazione dell’immobile (religiosa). «Poi, fatto il passaggio di proprietà», spiega Poli, «la Fondazione è impegnata a iniziare subito il restauro per la trasformazione in museo. Che tipo di museo? Ci sarà tempo di approfondirlo». Il Comune vuole che il cantiere della Fondazione vada di pari passo con il progetto di riqualificazione dell’intero colle, a partire dal ripristino della funicolare.
CACCIA. Dov’era il presidente del Consiglio comunale, il forzitalista Riccardo Caccia, mercoledì sera? Avrebbe potuto, se presente, far prendere una piega diversa alla seduta? Ieri lui stesso ha spiegato: «Avevo detto, in fase di programmazione delle sedute, che ritenevo inopportuna la convocazione del Consiglio a pochi giorni dalle elezioni per l’esame di un provvedimento così importante. E per coerenza, quando la maggioranza ha deciso di fissare le sedute del 29 e 30 marzo, ho annunciato che non sarei stato presente. Quanto alla seduta di mercoledì, credo che non vi fossero i presupposti per l’applicazione dell’articolo 43, uno strumento per casi eccezionali e in presenza di termini di legge».


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#108 ·
«Il Veneto avrà le opere strategiche»
«Dobbiamo completare le infrastrutture». «Verona città leader regionale»



di Enrico Giardini



Dopo il due, Giancarlo Galan tenta il tre. Padovano, 48 anni, eletto deputato alla Camera nel 1994 per il neonato partito di Forza Italia, è stato 10 anni presidente della Regione, in due legislature quinquennali. Ed è ancora lui il candidato alla poltrona di governatore, alla guida di una coalizione di centrodestra che corre sotto l’insegna «Veneto» ed è formata da Forza Italia, Alleanza nazionale, Udc, Lega Nord - Liga Veneta e Nuovo Psi.
Perché si ricandida?
«Perché ho governato benissimo e penso di farlo ancora meglio nei prossimi cinque anni».
Esempi di quello che lei definisce buongoverno regionale?
«Le infrastrutture progettate e iniziate. Fra 1.130 giorni il Passante di Mestre si potrà percorrere; la Pedemontana sarà pronta entro il 2008; poi c’è la Valdastico Sud. Sono opere strategiche per lo sviluppo della nostra regione. Farò di tutto affinché le forze avversarie non impediscano di realizzare i progetti avviati, che hanno cercato di fermare in ogni modo. Mi riferisco a Rifondazione comunista, ai Comunisti italiani, al ’’correntone’’ interno ai Ds e anche alla Margherita».
Rapporto tra Verona e Regione. È vero o no che gli scaligeri soffrono un po’ la distanza?
«Verona è il fulcro di un sistema veneto ed è collegata naturalmente con Brescia, Mantova, Bergamo, Trento e Bolzano: ha quindi un alleato naturale per definizione, cioè la Regione. Ricordo però che è proprio la sinistra a voler creare in Veneto un’area metropolitana a Venezia e non a Verona. Se così fosse, Venezia farebbe svuotare di senso il suo rapporto con la Regione, e creerebbe un danno a Verona».
Quale dovrebbe essere il ruolo della Fiera di Verona?
«Basti dire che il sistema fieristico veneto è imperniato su Verona».
La sanità è stato uno dei temi clou di questa campagna elettorale, visto il peso che ha nel bilancio regionale. Le arrivano dai suoi avversari politici critiche per come la Regione ha gestito questo settore. Come replica?
«Ho difeso un sistema sanitario di cui il Veneto può andare orgoglioso, costruito con fatica nel dopoguerra. Un sistema che a livello mondiale è indicato al primo posto in Italia, per qualità, e al quarto in Europa. E nei primi 10 ospedali italiani, tre sono veneti. È un sistema di eccellente qualità, a disposizione di tutti visto che per il 93 per cento la sanità veneta è pubblica, ed è in equilibrio finanziario».
Gli imprenditori veneti hanno da temere per la concorrenza estera, particolarmente dalla Cina e dall’Est asiatico?
«Gli imprenditori veneti sono i più fantasiosi, innovatori e flessibili di tutti e quindi non hanno nulla da temere. L’importante, però, è che siano messi nelle condizioni di competere a pari livello degli altri. Bisogna, quindi, potenziare la ricerca e l’innovazione per le imprese, ma è necessario prima di tutto che chi compete rispetti le norme di tutela dei lavoratori, non inquini l’ambiente e non sfrutti il lavoro minorile. I nostri produttori le regole le rispettano, mentre non si può dire così di tutti. Ma mi chiedo che cosa ha fatto l’Europa di Prodi per difendere gli imprenditori veneti da chi compie concorrenza sleale».
Programmi per il sociale e l’assistenza?
«Continuare nella strada virtuosa già imboccata in questi anni. Più 84 per cento di fondi per la disabilità, 4.700 nuovi posti letto per anziani creati nelle residenze sanitarie assistenziali, più 19mila anziani assistiti a casa. Siamo passati, inoltre, da 174 a 710 asili nido, abbiamo introdotto il prestito d’onore e dato la possibilità alle giovani coppie di accendere un mutuo a tasso zero per acquistare la prima casa. Sono risultati concreti, verificabili e quindi non si può dire che il centrodestra non sia attento al sociale».
È favorevole alla devoluzione?
«Di fatto il Veneto ha già un proprio modello di gestione decentrata efficiente delle risorse statali. Basti pensare alla sanità, ma anche alla costruzione di infrastrutture: noi abbiamo Venetostrade che mi pare stia funzionando molto bene. Quanto alla gestione della scuola, è un’opportunità da sfruttare».
Le piacerebbe che in una scuola veneta si insegnasse il dialetto?
«No, ma il punto non è questo. Penso sia importante, innanzitutto, che nelle scuole si insegni la storia tenendo conto di tutto. Bisognerebbe parlare, per esempio, proprio in Veneto, delle tragedia delle foibe, ignorata per 60 anni dai libri di storia, ma anche spiegare agli studenti che la dominazione nazista è stata sì sconfitta dalla guerra partigiana, ma anche con la morte di centinaia di soldati americani ee neozelandesi che sono caduti in battaglia per difenderci. Poi, all’interno del 10 per cento di materie addizionali, si potrà raccontare bene la storia della Repubblica Serenissima, i suoi valori e le sue tradizioni e la grande apertura verso l’Oriente. È un’opportunità in più di conoscenza per i ragazzi».
Da Forza Italia ad An, passando per la Lega Nord e l’Udc. Chi tiene in mano la barra della coalizione?
«Il sottoscritto. Comunque in questi cinque anni abbiamo dimostrato solidità».
Una parola sui suoi avversari, Carraro, Panto e Bussinello.
«Non mi suscitano alcuna reazione. Comunque, di solito non parlo male degli avversari».
 
#109 ·
Ieri mattina l’incontro con Giovannucci, la richiesta di mediazione nasce dal «caso» del concerto rock dei Coldplay
«L’Arena non può essere gestita così»
In polemica con il Comune per l’utilizzo del teatro, la Fondazione si rivolge al prefetto



La concessione dell’Arena al gruppo rock dei Coldplay, o meglio, più direttamente la gestione dell’attività musicale in Arena, sta diventando un vero casus belli, tra il Comune e la Fondazione Arena, visto che ieri mattina una delegazione direttiva della stessa si è recata dal Prefetto per chiedere un intervento di mediazione. L’incontro, programmato da giorni, aveva lo scopo di illustrare a Giovannucci tutte le problematiche sorte attorno al caso e manifestargli il dissenso per le ultime decisioni comunali.
«Abbiamo sostenuto le discrepanze esistenti tra noi ed il Comune - ci ha dichiarato il vice presidente della Fondazione Arena, Lino Venturini - alla luce delle disposizioni legislative che invece attribuiscono al Comune, non solo l’obbligo di metterci a disposizione il teatro, ma anche di provvederne direttamente alla gestione per il perseguimento dei nostri fini istituzionali».
Il Prefetto Giovannucci cosa vi ha risposto ?
«Ha ascoltato molto attentamente la nostra relazione, dimostrando anche una certa sorpresa perché non era direttamente al corrente della vicenda, né della delibera comunale del 31 dicembre 2004, che ci è stata poi recapitata solamente ieri, 30 marzo».
Che cosa dice praticamente questa delibera?
«Che il Comune, d’intesa col Ministero dei Beni Culturali, si sarebbe riservato la disponibilità dell’anfiteatro per altre dieci serate, oltre alle 4 che già ha, (per l’accordo sottoscritto il 5 luglio 2002) ed alle 50 assegnate alla Fondazione per la lirica. Tutto questo a fronte di una minore occupazione degli spazi nei valli areniani».
Ma la sottoscrizione del luglio 2002 per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali non era stato fatta a tre, tra il Ministero dei Beni Culturali, Comune e Fondazione? Ora perché questo nuovo accordo e solo a due?
«In Fondazione ne siamo totalmente all’oscuro, come non sappiamo più nulla di altri spazi che ci erano stati promessi (vedi Scuole Segala) nella convenzione siglata col Comune e che scade il prossimo 31 dicembre».
Che ripercussioni avrà tutto questo sulla vostra attività?
«Per primo, saremo costretti quotidianamente a trasferire le nostre scenografie nei magazzini, con un maggior onere di trasporto di circa un miliardo delle vecchie lire. Secondo, è la maggior tutela del monumento che si cerca di perseguire, a scapito dell’attività culturale, come un bene fosse prevalente sull’altro e non avessero invece tutti e due l’identico valore. Dove però il Comune sta sbagliando, è nel giudicare l’Arena un monumento di sua proprietà esclusiva e non un teatro per consentire la diffusione dell’arte musicale. La qualifica di teatro è insita già negli accordi, quando si parla di montaggio e smontaggio del palcoscenico e della platea. E ribadito ancora quest’anno, con una lettera che ci costringe a provvedere direttamente per metterli in funzione. Insomma è l’uso privatistico di un bene che invece è pubblico».
Cosa farà ora il Prefetto?
«Ci ha garantito che porterà personalmente il caso, con tutta la documentazione allegata, al Ministero dei Beni Culturali e che cointeresserà subito il Ministro per una sua mediazione».
Lapidarie invece le dichiarazioni del sovrintendente Orazi, che insieme a Venturini ed al dirigente operativo, Raffaello Vinco, ha rappresentato la Fondazione dal Prefetto. "La decisione di un incontro col Prefetto fa parte di una delibera consigliare del 18 marzo u.s. al fine di compiere una ricognizione complessiva sulla necessità di utilizzare l’anfiteatro Arena, gli spazi adiacenti e le strutture atte al ricovero ed alla conservazione dei materiali scenici. La richiesta al Prefetto è di una mediazione per far fronte alle esigenze della Fondazione nello svolgimento della propria attività istituzionale e per le stesse esigenze di tutela del monumento. Ringrazio Giovannucci per l’attenzione prestataci e per il suo interessamento al caso».
I tempi per dirimere la questione sono brevissimi: la stagione lirica ormai è alle porte.
Gianni Villani
 
#110 ·
TROPPO DI PORTATA EPOCALE PER NON POSTARLA:



SANITA’: INTESA A ROMA; AL VENETO MAGGIORI FONDI PER 674 MLN €
COMUNICATO STAMPA N. 528 DEL 24/03/2005

(AVN) Venezia, 24 mar. – La Regione Veneto, per finanziare il suo sistema sanitario nel 2005, potrà contare su maggiori risorse rispetto al 2004 pari a 674 milioni di Euro. Il Fondo Sanitario Regionale passerà quindi da 6 miliardi 083 milioni di Euro nel 2004 a 6 miliardi 757 milioni di Euro nel 2005. L’aumento è uno degli effetti che derivano dalla sigla, avvenuta ieri sera a Roma, di un’Intesa tra Governo Nazionale e Regioni italiane, che indica una serie di reciproci impegni sulle politiche sanitarie e sull’andamento della spesa nel triennio 2005-2007. L’aumento di fondi per il Veneto deriva dai maggiori finanziamenti alla sanità italiana inseriti dal Governo nella Legge Finanziaria 2005. L’Intesa firmata ieri affronta anche il tema dei posti letto ospedalieri, rispetto ai quali le Regioni italiane si sono impegnate a raggiungere entro il 31 dicembre 2007 un tasso di 4,5 posti letto per mille abitanti, con la possibilità di uno sforamento del 5%. Nel Veneto, la situazione attuale presenta 21.067 posti letto, pari ad un tasso del 4,6 per mille che, considerata la possibilità di “sforamento” del 5%, è in linea con gli obbiettivi nazionali del prossimo triennio
 
#111 ·
Ecco alcune immagini da un depliant preso in fiera l'altro giorno

Adige City Richard Rogers
La "firma" di Rogers sarà legata al recupero delle ex officine adige, ad un passo dal casello autostradale di Verona Sud, punto chiave per la riscrittura dell'intero comprensorio. Un grattacielo di oltre 100 metri d'altezza sarà chiamato a diventare il simbolo della nuova Verona. E' previsto inoltre un grande parco, spazi residenziali e commerciali, un hotel, una scuola e una chiesa che si affaccerà su una grande piazza


La Città del Vino e del Cibo Massimiliano Fuksas
Un parco a tema sul vino e sul cibo "made in Italy" aperto tutto l'anno. Un luogo di sensibilizzazione al cibo italiano per i nuovi turismi internazionali. Il progetto di fuksas si concretizza in una spettacolare costruzione, caratterizzata da una grande pergola dal significato simbolico, da una copertura a vetro che diventa collante tra i vari edifici, dal rispetto del suolo grazie all'utilizzo della ghiaia a vista.


Verona Forum Mario Bellini
La sua idea di riqualificazione urbana dell'area "Ex Foro Boario" è quella di costruire un fronte strada compatto e caratterizzato da una composizione ritmata di pieni e vuoti, che incornici un'area di dimensioni cospicue dedicata al verde pubblico, che rappresenti il "Cuore Verde" del progetto, visibile dalle strade che circondano il lotto, incorniciato dagli edifici e utilizzabile dagli abitanti dei vicini quartieri residenziali
 
#112 ·
wow grazie genius!! Sul polo finanziario non c'era niente?
Quella specie di "rete" che si intravede nella città del vino e del cibo è una copertura stile "nuova fiera di Milano" secondo te? non si capisce molto.
Speravo che il grattacielo fosse più alto di 150 metri..invece...nada.
 
#113 ·
Prego Falcon :)

Purtroppo non sono entrato direttamente all'esposizione: queste cose si trovavano all'EIRE dove per entrare bisognava pagare 150 €
Vitruvio all'ultima ora dell'ultimo giorno è riuscito a trovare un pass per uno: gli ho consegnato la mia macchina digitale ed ha fatto un po' di foto (quelle dei vari plastici che ho postato nel forum principale); poi ha portato fuori anche un po' di depliant e da questi ho ricavato le img ed i dati sopra...
Quindi non saprei dirti se c'era esposto anche il polo finanziario :dunno:

Per quanto riguarda la copertura di Fuksas: c'è scritto che sarà in vetro, ma non credo che farà le forti "curve" della vela di Milano se l'intenzione è quella di richiamare un pergolato

Per quel che riguarda il grattacielo di Rogers, io di piani ne conto 34: quindi dovrebbe essere superiore ai 130 o forse ai 140 metri
Però è ancora un progetto di massima suscettibile a variazioni a guardarlo così :)
 
#117 ·
GENIUS LOCI said:
Prego Falcon :)


Per quel che riguarda il grattacielo di Rogers, io di piani ne conto 34: quindi dovrebbe essere superiore ai 130 o forse ai 140 metri
mica tanto! Considera 2,70 metri di luce + 0,30 metri di soletta e son 3 metri.
Son poco più di 100 metri genius! Comunque come hai detto tu è ancora un progetto in alto mare.
 
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