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VENEZIA

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#1 · (Edited by Moderator)
Venezia: Archivio 1


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Altino, un nuovo ponte
sul canale S.Maria

L’opera, finanziata dalla Provincia, costerà 1.032.913 €
Un altro punto nero della viabilità provinciale si avvia verso la soluzione. Nei prossimi giorni, infatti, prenderanno il via i lavori di ricostruzione del ponte sul canale S. Maria ad Altino lungo la S.P. n. 41. Si tratta di un’opera importante finanziata dalla Provincia di Venezia.

Il progetto prevede la realizzazione di un nuovo ponte, molto più ampio di quello oggi esistente, di un percorso pedonale e di un impianto di illuminazione pubblica. L’importo complessivo dell’opera è pari a 1.032.913 € (due miliardi di vecchie lire). Il vecchio ponte, a senso unico alternato, rimarrà in funzione fino al completamento della nuova opera; poi verrà demolito.

“E’ un intervento significativo quello che stiamo realizzando – spiega Davide Zoggia, assessore provinciale alla Viabilità -.
Con il nuovo ponte si risolve uno dei principali punti neri del nostro sistema viario, collegando in modo più veloce il comune di Quarto d’Altino con Mestre e Venezia. Al tempo stesso realizziamo un intervento di valorizzazione dell’intera area, con un progetto di forte valenza architettonica”.

Il ponte sorgerà infatti in prossimità dell’area dove si sta costruendo il nuovo museo archeologico di Altino. Per questo la Provincia ha collaborato con la Sovrintendenza archeologica e quella dei Beni ambientali e con il Comune di Quarto d’Altino per trovare la soluzione che meglio si adatta al territorio.
Le rampe di accesso al vecchio ponte, ad esempio, verranno recuperate e trasformate in aree verdi.
I lavori dovrebbero concludersi entro il mese di febbraio del prossimo anno.

Fonte: Provincia di Venezia, Ufficio Stampa

 
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#21 ·
Anche il Mose ha un peccato originale. ...

Anche il Mose ha un peccato originale. Una scelta progettuale che a cascata ha imposto enormi appesantimenti e irrigidimenti dell'intera struttura, facendo lievitare a dismisura costi e tempi di realizzazione e costringendo a complicare, e dunque a rendere meno affidabile, l'architettura dell'intera macchina che dovrebbe difendere Venezia dalle acque alte eccezionali.

«Il risultato sarà un impatto devastante per l'ambiente lagunare», ha denunciato ieri l'ing. Vincenzo Di Tella, che a 4 anni dall'ideazione ha potuto illustrare alla commissione Legge speciale del Comune il suo progetto alternativo, sviluppato allo stadio di preliminare in collaborazione con gli ingegneri Paolo Vielmo e Gaetano Sebastiani: una sorta di Mose riveduto e corretto, che Di Tella ha brevettato.

«Il Mose è nato 30 anni fa e non tiene assolutamente conto dell'evoluzione dell'ingegneria off shore», ha sostenuto Vielmo, ricordando di essere stato incaricato dalla Fiat Impregilo, quand'essa faceva ancora parte della compagine societaria del Consorzio Venezia Nuova, dell'analisi critica del progetto. «Ma tutti i suggerimenti per la sua ottimizzazione - ha ricordato - più che un muro di gomma hanno trovato un muro di cemento armato».

Peccato che le opposizioni abbiano disertato in massa l'audizione: Di Tella, Sebastiani e Vielmo, infatti, non sono scatenati ambientalisti, né tre persone qualunque, ma probabilmente i tre massimi esperti italiani in progettazioni off shore, una vita professionale spesa nella Tecnomare a realizzare piattaforme oceaniche e le più diverse tecnologie marine in giro per il mondo, sopra e sotto l'acqua.

«Il Mose emerge contro corrente», ha spiegato Di Tella, evidenziando come la risultante tra la spinta netta di galleggiamento sulle paratoie, che si innalzano svuotandosi con pompe di aria compressa dei quasi 2 mila metri cubi d'acqua che le tengono a riposo sul fondo, e la spinta del battente di marea si traduca in una inversione dei carichi sui giunti che fissano i portelloni ai loro alloggiamenti. «La paratoia - ha insomma tradotto Di Tella - tende a strappare le sue cerniere, e sono pronto a discuterlo a tutti i livelli».

C'è, insomma, la possibilità di ribaltamento delle paratoie, e ciò ha imposto al progettista, Alberto Scotti, di prevedere delle strutture a collasso determinato che possano rompersi prima che cedano le paratoie, allagando tutto il tunnel di servizio e mettendo in crisi l'intero sistema. «Se Scotti ci facesse avere un suo curriculum - ha polemizzato Di Tella - dimostrandoci quante strutture off shore ha progettato in vita sua, forse capiremmo qualcosa di più».

Secondo Di Tella, il peso delle paratoie, sovradimensionate per evitare problemi di risonanza con le onde del mare, la necessità di enormi e non sperimentati connettori meccanici, il fatto che la loro gestione richieda un continuo e controllato pompaggio d'aria, hanno imposto il tunnel, 12 mila pali in cemento per le fondazioni per evitare cedimenti, ciclopiche spalle di sostegno, l'isola davanti al Bacàn, una centrale elettrica da 10 mila megawatt, i cantieri di costruzione a Malamocco, la conca di navigazione, il dragaggio di milioni di metri cubi di fondali, la demolizione delle dighe foranee. «Tutto - ha sottolineato Di Tella - tranne che graduale, sperimentale, reversibile come richiesto dalla legge».

Nel progetto Di Tella, invece, le paratoie a gravità si innalzano con la marea, restando zavorrate tranne una piccola camera di manovra che, svuotata di appena 50 tonnellate d'acqua con banali compressori, mette il sistema in movimento. «È il livello dell'acqua che fa salire le paratoie - ha spiegato il progettista -, il sistema è intrinsecamente stabile, non serve alcun controllo perché non dobbiamo lottare con la corrente, anche nel peggior dislivello di marea non c'è inversione di carico sulle cerniere». Dunque, tutto più leggero, più agile, adattabile ai fondali esistenti, realizzabile in un normale cantiere navale con tecnologie sperimentate e affidabili, installabile a pezzi.

A materiali e costi unitari analoghi, il Mose2 richiederebbe 2 anni di lavori contro 8 del Mose e costerebbe 1382 milioni di euro contro 2296 (2070 ha precisato Di Tella contro 3440 se venissero applicati i «mai visti» corrispettivi e gli oneri aggiuntivi del 50 per cento calcolati dal Consorzio), ma in acciaio e a gara d'appalto costerebbe 402,5 milioni di euro contro i 753,6 dei lavori in concessione unitaria al Consorzio. «Il Comune chiederà un confronto pubblico tra i due progetti nelle massime sedi», ha concluso la Commissione, ed è curioso che il Magistrato alle Acque, a cui Di Tella ha chiesto a luglio e a dicembre del 2003 di presentare il suo progetto, non abbia mai neppure risposto.
 
#22 ·
Zoggia: «Actv a rischio fallimento»

VENEZIA - Le aziende di trasporto venete, e quindi anche Actv, rischiano il fallimento se dovranno pagare l'Iva sui contributi ottenuti dalla Regione.

L'allarme arriva dal presidente della Provincia, Davide Zoggia, che lancia un appello a difesa delle aziende. Zoggia, di recente nominato responsabile nazionale del settore trasporti per l'Unione delle Province Italiane, chiede al ministro dell'economia Siniscalco e al direttore generale delle entrate Busa di respingere l'interpretazione data dalla Guardia di Finanza del Veneto che prevede il pagamento, da parte delle aziende, dell'Iva sui contributi erogati dalla Regione per il ripiano dei bilanci 1999 - 2000.

«La Guardia di Finanza - spiega Zoggia - utilizzando una formulazione ambigua contenuta nella legge regionale, dopo aver chiesto un parere alla direzione centrale dell'agenzia delle entrate, sta contestando alle aziende del trasporto venete il mancato assoggettamento ad Iva dei contributi erogati dalla Regione Veneto per il ripiano dei bilanci 1999 - 2000. Se dovesse passare questa interpretazione, le aziende del Veneto si troverebbero a dover far fronte ad un contenzioso fiscale per un valore complessivo di 50 milioni di euro (tra Iva, Irpeg/Ires) che comprometterebbe in maniera gravissima gli equilibri finanziari aziendali».

«Da tutto questo - aggiunge Zoggia - ne conseguirebbe l'impossibilità di certificare i bilanci sarebbe bloccata da subito, e per tutta la indefinibile durata della controversia, la possibilità di compiere qualsiasi operazione di carattere straordinario. Per completezza è giusto ricordare come tutta la tesi della Guardia di Finanza si giustifichi formalmente su di una imperfetta formulazione della legge regionale che, in questi giorni, verrà integrata dalla giunta in accordo con i capogruppo di opposizione con un'apposita norma di interpretazione».

«Il problema - conclude Zoggia - è di carattere nazionale. Il caso per ora è scoppiato in Veneto ma potrebbe ripetersi in tutte le regioni italiane assestando tanti colpi mortali al servizio di trasporto pubblico».
 
#23 ·
TURISMO & CRISI
Pochi stranieri, hotel e palazzi sono semivuoti

Venezia

Alberghi semivuoti, meno eventi, meno turisti, persino meno "pendolari" del Carnevale. Insomma, la festa più trasgressiva dell'anno (ma anche quella che nel 2004 aveva portato a Venezia nel primo weekend circa 130.000 visistatori), è iniziata decisamente sottotono: 20.000 turisti sabato, 25.000 domenica. Tanto che anche le feste nei palazzi ne stanno subendo lo scotto. Prenotazioni in calo un po' dappertutto rispetto alla passata edizione (al "Ballo di Casanova" ad esempio, tenutosi sabato scorso a Palazzo Pisani Moretta, hanno partecipato 150 persone su 220), ma gli organizzatori in linea di massima sono fiduciosi che prima della fine della settimana i numeri cominceranno di nuovo a salire. Sarà, ma per il momento la situazione non è certamente rosea. Basti pensare che per il "Ballo del Doge", l'happening più chic, che si svolgerà sabato 5, siamo arrivati a quota 200 su 350 posti disponibili. Madrina d'eccezione quest'anno sarà la stilista Vivienne Westwood che arriverà a Venezia nei panni di Elisabetta I d'Inghilterra.

«E' avvilente parlare di numeri per noi - ha detto l'organizzatrice Antonia Sautter - perché ciò che ci interessa è fare una cosa bella per la città e ogni anno ci mettiamo passione, impegno e soldi. Quest'anno, tra le altre cose, per la prima volta il gran galà si svilupperà all'esterno. Sulla facciata di Palazzo Pisani Moretta, infatti, sarà installata una enorme maschera neutra su cui saranno proiettate le immagini selezionate dal team della Visual Factory. In questo modo una parte del divertimento e della magia potranno essere goduti anche da chi casualmente passa sul Canale o si trova sull'altra riva. Mi piace l'idea di regalare un sogno».

Nessun appuntamento saltato, ma la preoccupazione regna anche nel Circolo culturale italiano, organizzatore di ben 24 eventi nell'ambito dell'edizione 2005 e che nelle prime giornate ha registrato un vistoso calo di presenze. Tra le feste del Circolo c'è anche il "Ballo Tiepolo" firmato dalla baronessa Romana von Sohilgen in programma per giovedì grasso, 3 febbraio, sempre a Palazzo Pisani. Finora i biglietti staccati sono stati 150 su 250.«Il Carnevale di quest'anno - ha sottolineato Fabio Momo - è decisamente sottotono per due motivi fondamentali. Il primo è che negli ultimi anni si sta perdendo la peculiarità della festa,sempre meno gente ha voglia di vestirsi in maschera e in secondo luogo perché l'evento non è adeguatamente pubblicizzato. Le faccio un esempio: alla Fiera internazionale del Turismo non c'era nessuno a parlare del Carnevale, inoltre non esiste un numero di telefono a cui rivolgersi prima che la manifestazione cominci. E allora, come possono fare i turisti a decidere di venire da noi? Ho l'impressione che non si comprendano le potenzialità di una festa sognata da mezzo mondo. E poi, l'offerta è scarsa...».

Non si lamentano gli organizzatori del "Ballo dei sospiri", la festa a sfondo erotico ma non volgare che per il 2005 propone il sottotitolo "Virgins and vampires", venerdì 4 a Palazzo Contarini dalla Porta di Ferro. «Finora abbiamo registrato una quarantina di partecipanti - fa sapere Michele Serafini - ma noi non abbiamo grosse pretese, perché al massimo possiamo ospitarne 70. Si tratta di molti affezionati che tornano ogni anno e dunque non siamo spaventati». Nessuno crede che a decretare il l'andamento "lento" delle prenotazioni per le feste possa essere il prezzo alto del biglietto (le tre feste citate, per fare soltanto qualche esempio, costano rispettivamente 500, 390 e 420 euro).Ma allora non si spiegherebbe perché invece si sia registrato un boom degli eventi "minori" e più economici. Quasi sempre tutto esaurito, infatti, per pomeriggi cioccolata, cocktail e pranzi dai prezzi decisamente più abbordabili (dai 35 ai 190 euro per quelli più sofisticati e completi). Ma che consentono almeno di "respirare" l'aria del Carnevale. Piangono anche gli albergatori che pure in questo Carnevale non avevano creduto tanto da ridurre drasticamente il loro contributo da 500.000 a 100.000 euro. Quasi tutte le strutture ricettive sono semivuote e anche per la notte di sabato, storicamente la più affollata, ci sono ancora molti posti disponibili. «Un disastro - commenta lapidario Claudio Scarpa, direttore dell'Ava, l'Associazione veneziana albergatori - e per mille motivi. Non voglio entrare in polemica con nessuno, ma mi sembra evidente che la festa sta perdendo la sua vera funzione, bisognerà mettersi attorno a un tavolo a discuterne. Inoltre quest'anno il Carnevale è troppo basso, gli eventi di richiamo sono pochi e la pubblicità è stata fatta troppo tardi. Posso dire che ad oggi le strutture ricettive, soprattutto quelle da tre stelle in su, durante la settimana sono vuote al 70\% e per il weekend abbiamo ancora un buon 30\% di camere libere. Si tratta soprattutto di ospiti italiani e francesi mentre sono calati ad esempio gli americani».

Una ricetta per recuperare i turisti statunitensi la propone Nicolas Arnita che sabato sera, a Ca' Zanardi, ha riunito un centinaio di ospiti per la festa con le Marie. «Bisogna cercare di rendere conveniente il loro soggiorno a Venezia - spiega Arnita - Con l'euro forte sul dollaro è inutile alzare i prezzi. Occorre presentare agli americani tariffe che tengano conto del rapporto un euro uguale a un dollaro. Magari ci si rimette un po', ma si riempiono le stanze».
 
#24 ·
LIDO
Attività internazionali all'ex ospedale al Mare In primavera la ristrutturazione del monoblocco

La conferma che entro primavera verranno avviati i lavori di ristrutturazione al monoblocco che manterrà comunque l'uso di struttura sanitaria. E il rilancio di alcune proposte per riconvertire gli spazi vuoti dell'ex Ospedale al Mare con una funzione che possa essere strategica per il Lido e la città. Questi i due versanti più significativi affrontati ieri pomeriggio dal direttore dell'Usl 12 Antonio Padoan, nel corso di un sopralluogo al Lido. «La prima cosa - spiega Padoan - è quella di sgomberare il campo dagli equivoci: il monoblocco verrà mantenuto come struttura sanitaria per concentrarvi tutti i servizi. Al piano terra verranno collocati tutti i poliambulatori, piscina e radiologia, al secondo troveranno spazio tutte le strutture specialistiche e del distretto mentre al terzo piano ci sarà la divisione di residenza sanitaria assistita, e cioè l'ospedale di distretto. Tutti gli impegni presi verranno mantenuti. Sono stati già appaltati i lavori al piano terra del monoblocco che potranno così partire entro la primavera».

Il direttore generale dell'Azienda Sanitaria Veneziana, individua poi anche un progetto, più a larga scadenza, su quelle che possono essere le funzioni nei contenitori vuoti dell'ex Ospedale Al Mare. Quasi certamente non ci sarà un centro per talassoterapia, come ipotizzato inizialmente. «Anche qui - prosegue il direttore generale - si sentono voci e ipotesi troppo semplici, sarebbero quelle di individuare una funzione per talassoterapia oppure la realizzazione di abitazioni. Ipotesi populistiche e demagogiche».

Per individuare le funzioni future Padoan dice che «occorre trovare anche un po' di fantasia, per dare all'area, che sorge vicino all'aeroporto e che quindi dovrebbe essere centrale per il rilancio dell'isola, la funzione che questa merita». E sul tavolo ci sono alcune proposte: «Ad esempio creare una sede per le attività internazionali, oppure, se si decidesse di puntare sui giovani e su un livello sportivo reale un centro sportivo agonistico in collaborazione col Coni, oppure ancora creare uno spazio universitario dedicato alla ricerca e allo studio con annessa foresteria. I prossimi mesi saranno dedicati non per decidere ma per raccogliere delle proposte e delle ipotesi sulle quali poi decidere la gestione. Scelta che deve avvenire affrontando un ragionamento a 360 gradi e non, invece, relegato a piccoli interessi finora rappresentati. Quello che è certo è che l'area deve essere centrale per il rilancio dell'isola e anche nello sviluppo della città di Venezia».
 
#25 ·
Fanghi, scavo per 400 mila tonnellate
Il materiale anche inquinante sarà depositato all’isola delle Trezze appena allargata

Mestre

(e.t.) Entro un mese saranno scavate 400 mila tonnellate di fanghi dei canali industriali; se tutto va bene i lavori cominciano già questa mattina. In questo modo, entro un mese, si potrà arrivare a 10 metri e mezzo di profondità nei tratti che ormai sono compromessi e le navi rischiano ogni giorno di incagliarsi.

La prima uscita pubblica dell'ingegner Roberto Casarin - segretario regionale all'Ambiente e ai Lavori pubblici, nominato commissario delegato del Governo per fronteggiare l'emergenza ambientale nella laguna di Venezia in relazione alla rimozione dei sedimenti inquinati nei canali portuali di grande navigazione - è stata piuttosto fruttuosa dal punto di vista del porto veneziano. Ieri mattina ha partecipato alla riunione del Comitato portuale e ha annunciato una serie di misure che dovrebbero riportare, nel più breve tempo possibile, i fondali a 11 metri e mezzo o addirittura a 12, che sarebbe la misura ideale per garantire al meglio la navigabilità di accesso al nostro scalo.

Si parte con l'isola delle Trezze nella quale, opportunamente allargata, troveranno posto le prime 400 mila tonnellate di fanghi che saranno scavate nella zona che va da Fusina a Malamocco: ci saranno fanghi poco inquinanti, ma probabilmente anche fanghi di tipo C, ossia inquinatissimi, che però saranno solo parcheggiati lì in attesa di essere inviati a impianti di trattamento autorizzati.

Dopo questo primo scavo "d'emergenza" si tratterà di verificare quale strada percorrere: o proseguire e scavare 10 milioni e mezzo di tonnellate di fanghi di tutti i tipi (da quelli puliti a quelli più sporchi e pericolosi) e riportare tutti i canali industriali alla profondità di 12 metri, oppure accontentarsi di scavare 7 milioni e mezzo di tonnellate per arrivare alla quota di 11 metri e mezzo.

Ma dove metteranno tutti questo materiale? Le soluzioni prospettate dal commissario sono più o meno tutte già note: si va dal riempimento dei nuovi spazi reperiti nell'isola delle Trezze, alla rettifica del molo Sali (vicino alla Fincantieri nel canale industriale Nord), dai 43 ettari di terreno comprati dal Comune a Fusina, ad una parte della cassa di colmata A dove dovrebbero trovare posto i fanghi meno inquinati, che sarebbero utilizzati per rifare le barene.

Cosa resta da fare? Ieri pomeriggio si è riunito il comitato tecnico costituito da esperti di Comune, Provincia, regione, ministero dell'Ambiente e dei Lavori Pubblici, e Autorità portuale; già questa mattina le draghe riprendono a lavorare.
 
#26 ·
Il nuovo CineStar ha chiuso i battenti

MESTRE - (e.t.) Il CineStar ha chiuso i battenti. La nuova multisala di Marghera non ha fatto nemmeno il giro di boa dei primi 12 mesi. Cos'è successo? Non si sa, perché i responsabili della società, che ha sede a Brescia, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. L'unica cosa certa è che ieri il grande edificio sulla Romea, a fianco di Leroy Merlin e della Metro, era irrimediabilmente chiuso, nonostante il sito internet continui a illustrare la programmazione dei film, mentre il numero di telefono per le prenotazioni fa scattare una segreteria telefonica. Che le cose non andassero per il meglio era risaputo da tempo. Si può solo ipotizzare che il mercato non abbia premiato l'imvestimento a Marghera: nel 2004, anno di buoni risultati per i cinema in Italia, il CineStar ha registrato circa 300 mila presenze, mentre il Warner di Marcon (12 sale come quello di Marghera e stessa capienza, 2500 spettatori), ne ha registrati 520 mila e il CineCity di Silea (della famiglia Furlan) ne ha contati 950 mila; i cinema dei Furlan in centro a Mestre, nonostante abbiamo risentito pesantemente della concorrenza dei due multisala vicini, hanno registrato circa 420 mila presenze. Per una struttura grande come il CineStar, insomma, 300 mila spettatori sarebbero insufficienti a raggiungere la soglia di convenienza.

Inaugurata in grande stile sabato 6 marzo 2004, la multisala ha puntato subito ad attirare pubblico dalla Riviera del Brenta e da Chioggia, oltre che da Marghera, spingendo molto sulle promozioni, con tessere e biglietti scontati durante la settimana. Il giorno della presentazione ufficiale della struttura i vertici di CineStar - imprenditori che prevalentemente si occupano di iniziative immobiliari nei settori del commercio innovativo e del tempo libero, e hanno accolto due società italiane che operano nella gestione di cinematografi (una per il centro-sud e una per il Nord) - dissero che puntavano a 700 mila spettatori l'anno, e l'amministratore delegato Giuseppe Taini, a chi gli obiettava che il settore a Mestre era ormai saturo, citò Toni Furlan: «È un vero imprenditore e ha già dichiarato che il mercato è di chi sa farlo».
 
#27 ·
Il tram non può passare sopra i tubi del gas
Il parere dei Vigili del Fuoco è all’esame della Pmv. L’Assessore Corsini: «Verifichiamo e comunque deve pagare Italgas»

Un tram chiamato desiderio. È sempre più forte il rischio che le nostre due linee di tram si trasformino in una esercitazione artistica, come appunto il capolavoro di Tennessee Williams, insomma c'è la possibilità che non saranno mai in grado di trasportare passeggeri.

Già i lavori non sono praticamente mai partiti - a parte il cantiere sperimentale di via Monte Celo - ora l'ultimo scoglio buttato di traverso al percorso della tranvia è il parere dei Vigili del Fuoco, richiesto dopo il via libera rilasciato dal ministero delle Infrastrutture: pare che per i pompieri il tubo del gas sotto il tram non ci possa stare.

Questo può significare non solo che la data del 2007, per l'inaugurazione, si allontana, ma che si rischia di non vederlo proprio in funzione. Perché spostare tutti i sottoservizi - Vesta aveva già messo in conto di spostare i tubi dell'acqua, ma a suo carico - e metterli di fianco alla tranvia comporterebbe un costo complessivo di 40 milioni d'euro - oltre i 150 previsti per l'opera.«Non ho ancora avuto modo di leggere approfonditamente quel che hanno scritto i Vigili del Fuoco, so che hanno espresso forti perplessità sul fatto di mantenere il tubo del gas sotto il tram. Venerdì avremo un incontro con Pmv, la società di Actv che costruisce la tranvia, per analizzare la questione e decidere cosa fare. Certo che se davvero bisogna spostare il gas, noi non metteremo un centesimo, perché dovrà pagare Italgas» - spiega l'assessore ai Lavori Pubblici Marco Corsini che da tempo è impegnato in prima persona per risolvere tutti i problemi, anche tecnici che fino ad oggi si sono presentati sulla strada del tram e che sicuramente dovevano essere fatti presenti per tempo, prima di partire con i lavori.

Il fatto è che Italgas sarà anche obbligata a fare i lavori, ma bisogna vedere quando li farà e che ritardi comporterà per il compimento dell'opera. Non bisogna dimenticare che il contratto prevede forti penali per le aziende impegnate nei lavori se dovessero ritardare per colpa loro, ma prevede anche forti penali per Pmv se la colpa, invece, fosse sua. Rischia di innescarsi, insomma, un contenzioso infinito e costosissimo che Pmv e lo stesso Comune non sarebbero in grado di reggere. Colpa di Pmv? In questo caso chi aveva il compito di dire che i tubi del gas non possono stare sotto ad un tram? Di questa faccenda si discute già da mesi perché il problema è saltato fuori non appena sono partiti i primi lavori in via Monte Celo a Favaro. A novembre l'ingegner Gianmaria De Stavola, vicepresidente dell'Actv e amministratore delegato di Pmv - oltre che titolare di una società che si occupa della direzione dei lavori per la tramvia di Padova, uguale alla nostra - aveva assicurato che «la colpa non è di nessuno», che «con il tram su gomma si scava solo per 60 centimetri e quindi si può lasciare tutto dove sta», che la storia del gas «è una bolla di sapone» e che, infine, al massimo «si tratta di fare pochi aggiustamenti a qualche porzione di pozzetto o altre piccole cose».

Già all'epoca l'assessore Marco Corsini ebbe a dire - piuttosto seccato - che «un anno fa, quando è stata fatta la conferenza dei servizi, con tutti i soggetti interessati, nessuno si è sognato di alzare la mano per dire che i suoi tubi andavano spostati. Si era scritto nero su bianco che si spostava solo lo stretto necessario».

Poi, invece, arrivò Italgas a dire che non era sicuro tenerli sotto la linea del tram. Il ministero delle Infrastrutture, su richiesta dell'assessore Corsini, certificò che non si tratta di un vero e proprio tram, ma di un mezzo su gomma, e che di conseguenza non servono le misure di sicurezza richieste per il primo.

Il "bello" è che se bisogna spostare i tubi del gas a Mestre, non si capisce perché invece possano restare tranquillamente sotto al tram di Padova, dove i lavori sono già quasi finiti. A Padova il problema era stato risolto alla base perché la società del gas è del Comune, quindi siccome è il Comune a volere il tram, si sono trovati tutti d'accordo.

«Se è un problema di progetto, sono i Vigili del Fuoco che si devono attivare, anche senza essere chiamati, per verificare la sicurezza. A Padova lo hanno fatto? - si chiede l'assessore Corsini. - Se davvero non si può lasciare il gas sotto ai mezzi, per noi saranno problemi enormi, ma non oso immaginare quel che potrebbe succedere a Padova».
 
#30 ·
ALLA QUERINI STAMPALIA
In mostra il "people mover" nuova era per Piazzale Roma

Alla Querini Stampalia inaugurata la mostra "People Mover": la funicolare terrestre per il trasporto pubblico di collegamento tra Piazzale Roma e Tronchetto con una stazione intermedia a Marittima. L'innovativo e sistema di trasporto, definito dal presidente della Querini Stampalia, Marino Cortese, "un'innovazione strategica per la città", è stato illustrato dall'ass. Roberto D'Agostino.

"La città -ricorda D'Agostino - è viva, cresce e si espande grazie al recupero e valorizzazione delle aree un tempo considerate di poco pregio e, oggi, di grande valore per la crescita urbanistica". "Abbiamo deciso - sottolinea - di riorganizzare tutta la principale porta d'accesso alla città e rendere facilmente accessibile dal centro storico l'area del Tronchetto, sede di insediamenti direzionali, commerciali e servizi". Enrico Mingardi, presidente dell'Azienda servizi mobilità, afferma "che dal prossimo anno si vedranno i primi interventi, mentre i risultati si avranno nel 2007".

Nel corso dell'inaugurazione è stato proiettato un video, nel quale, l'architetto e progettista Francesco Cocco spiega le caratteristiche del progetto. "Il sistema è completamente automatico - afferma Cocco - ed è costituito da due convogli di vetture fissati simmetricamente alle due estremità della fune ad anello mossa dai motori elettrici posti nella stazione del Tronchetto". Ogni convoglio è formato da quattro veicoli, ognuno dei quali ha una portata massima di 50 persone, mentre il tempo di percorrenza tra le due stazioni terminali, P. Roma e Tronchetto, è valutato in poco più di tre minuti".

La mostra, con ingresso libero, sarà aperta al pubblico dal 3 al 27 febbraio, e rispetta il seguente orario: da martedì a sabato dalle 10 alle 24; domenica e festivi dalle 10 alle 19. Chiusura il lunedì.
 
#31 ·
PER FORZA ITALIA
«Questo tram è uno scandalo e per il 2007 non sarà mai pronto»

«Questo tram uno scandalo! È dallo scorso agosto che Forza Italia denuncia l'incompatibilità dei sottoservizi con la realizzazione della linea tranviaria» scrivono i consiglieri comunali Paolo Dall'Agnola e Renato Boraso.

«E invece i lavori partiti il 10 agosto non sono stati preceduti da una attenta valutazione tecnica preliminare: un fatto grave e vergognoso. Oltre che lo spostamento delle condotte dell'acqua a carico di Vesta, oggi il parere dei Vigili del Fuoco impone pure lo spostamento dei tubi del gas, e deve essere rispettato, con conseguenti costi aggiuntivi per decine di milioni di euro che alla fine si ripercuoteranno sui cittadini».

Date? Stendiamo un velo pietoso, dicono quelli di Forza Italia: «Per ottobre 2004 dovevano essere pronti i progetti esecutivi delle altre tratte tramviarie, e a Gennaio 2005 dovevano essere aperti altri cantieri ma, invece, i lavori sono ancora bloccati a Favaro Veneto. La fine dei lavori prevista nel 2007 è un'ipotesi falsa perché irrealizzabile».

Ma la cosa più grave - secondo i due di Forza Italia - è che «l'assessore Corsini ed i tecnici continuano ad insistere su un percorso tramviario dove, per esempio, il fondamentale incrocio con la 14 bis e via San Donà tra Favaro Veneto e Carpenedo sarà, da Veneto Strade, messo a norma solo agli inizi del 2009. Inoltre ci chiediamo cosa succederà quando si dovrà scavare il tunnel sotto la Ferrovia, in via Piave, per arrivare a Marghera».

Eppure, sempre per Forza Italia, alternative ce ne sarebbero, come ad esempio «l'ipotesi della via Vallenari bis, una strada da trent'anni sulla carta e che basterebbe realizzare ex novo, con un progetto esclusivo per il tram. Lo diciamo da due anni e mezzo, ma evidentemente più di qualcuno è sordo».
 
#32 ·
INTERVIENE TIOZZO
«Centrale a Cantarana? La Regione blocchi l'iter di autorizzazione»

Chioggia

Una serie di iniziative per bloccare, almeno per il momento, qualsiasi operazione che avvii il progetto per la realizzazione di una centrale a turbogas prevista a Cantarana di Cona. I primi a scendere in campo sono stati i consiglieri di Rc, che hanno presentato un ordine del giorno, ora all'attenzione della commissione ambiente e quasi di sicuro inserito nell'ordine dei lavori della prossima seduta del Consiglio comunale. La continguità territoriale tra Chioggia e l'area prescelta per l'intervento in parola, è secondo i consiglieri di Rc, un elemento da non trascurare. L'ordine del giorno impegna il sindaco a seguire tutte le misure del caso e per consentire una puntuale informazione sulle eventuali iniziative che dovessero concretizzarsi.

Sul tema si registra un intervento anche del consigliere regionale diessino Lucio Tiozzo. "La Regione - chiede Tiozzo - blocchi l'iter autorizzativo per la centrale elettrica di Cantarana fino a quando non sarà pronto il piano energetico regionale". Lo stesso Tiozzo ha presentato lo scorso ottobre una mozione contenente la richiesta di moratoria di qualsiasi autorizzazione che non possa essere riferita ad un quadro definito dalla pianificazione regionale. "Non si possono programmare insediamenti per la produzione di energia - sostiene infatti Tiozzo - se non si ha una stima credibile del fabbisogno e una programmazione del tipo di impianti e dei siti in cui questi potranno essere realizzati". Per questo Tiozzo invita la Giunta a bloccare prima di tutto la procedura autorizzativa in corso presso il ministero della attività produttive e, appena possibile, a definire il piano energetico.

"Le tensioni sociali avvertite nell'area di Cona-Cantarana - secondo Tiozzo - sono una diretta conseguenza della mancata programmazione: questo favorisce l'aumento delle richieste dei privati, senza nessuna garanzia sul funzionamento e sulla reale utilità degli impianti proposti".

"Strumentale", sempre secondo Tiozzo, è poi l'atteggiamento di An che "in Regione chiede notizie sull'iter autorizzativo della centrale di Cantarana. Meglio avrebbe fatto An ad operare in passato per far preparare il piano energetico in tempo utile".
 
#33 ·
Catene e Villabona insorgono
Impianto di rifiuti in mezzo alla gente
Trattamento di tossico-nocivi

Parola d'ordine: fermare quell'impianto. E impedire che il trattamento di rifiuti tossico nocivi avvenga in area residenziale. Se il progetto definitivo del sistema integrato per la gestione dei rifiuti liquidi, con una piattaforma di trattamento da realizzare tra Catene e Villabona sotto il cavalcavia di Chirignago, non esistesse sul serio e non fosse stato presentato un mese fa allo sportello unico del Comune di Venezia, la vicenda sembrerebbe irreale.

Invece gli incartamenti, che entro marzo dovranno ottenere il parere della commissione regionale di Valutazione di impatto ambientale (Via), esistono. E faranno esplodere - è facile prevederlo - la protesta tra i cittadini di Catene e Villabona. Intanto hanno suscitato le contestazioni, per non dire le ire, della delegazione di zona di Catene-Villabona e della Municipalità di Marghera, messe a conoscenza dall'assessore provinciale all'Ambiente, Ezio Da Villa. "Simili progetti - sottolinea Da Villa - non si avanzano neppure nelle zone industriali: l'impianto risponde solo marginalmente ad un'esigenza di Trenitalia. L'azienda, aprendo a terzi, punta invece a creare un business sui rifiuti, malgrado il sistema del veneziano sia sovrabbondante di altri impianti simili (come quello di Salzano), tratti già 70mila tonnellate l'anno e potrebbe trattarne 180mila." Le giornate precedenti la fine del mandato della Giunta Turetta, alla guida della Municipalità, si preannunciano accese proprio a causa dell'apertura del fronte-rifiuti. "Il nostro intento - annuncia il presidente di Marghera - è quello di fermare quell'impianto a ridosso delle case: a Catene abbiamo sempre lavorato allo scopo di allontanare le ditte di autotrasporto, attive da decenni, e ora, mentre si sta prospettando la delocalizzazione della Cointra di via Bottenigo, non siamo disposti ad accettare nuovo traffico pesante, carico per di più di sostanze pericolose". Sulla strada della mobilitazione campeggiano due date: quella di martedì 15 febbraio, alle 20.30, quando il portavoce della delegazione di zona di Catene Villabona, Valdino Marangon, ha convocato una delegazione sull'argomento cui invitare anche i responsabili della società Wisco, che ha elaborato il progetto (presentato dieci giorni fa a Chirignago e non a Marghera), e quella di mercoledì 16 febbraio quando l'ultimo consiglio di Municipalità utile approverà un ordine del giorno. Intanto è già partita la sensibilizzazione di settori comunali: sull'impianto, che dovrebbe essere realizzato al posto di un mini-impianto di trattamento ad uso ferroviario, dovranno esprimere un parere, infatti, anche le commissioni Via di Comune e Provincia. "Sebbene il progetto interessi il parco ferroviario - sottolinea il delegato all'Ambiente di Marghera, Andrea Ballin, affiancato dal presidente di commissione, Piero Spano, - non può essere contrabbandato per un servizio di Trenitalia. Senza contare l'impatto sulla viabilità di Catene e su via Parco Ferroviario, area occupata anche da scuole e per la quale è prossima un'opera di riqualificazione". Per renderla a misura di cittadini, piccoli e grandi, e non certo di autocisterne di rifiuti pericolosi.
 
#35 ·
7/2/2005
Venezia: al via il cantiere delle grandi gallerie dell'Accademia


Venezia - Con la posa della prima pietra il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giuliano Urbani, ha dato avvio ai lavori destinati a restaurare e raddoppiare le Gallerie dell'Accademia. Il cantiere renderà disponibile l'intero Complesso della Carità per l'esposizione permanente di arte veneta più importante del mondo, oggi sistemata ai due piani superiori. Il piano terreno, infatti, è stato utilizzato dal 1807 al 2003 dall'Accademia di Belle Arti che ha ormai trasferito i suoi corsi nelle più ampie e moderne strutture dell'ex Ospedale degli Incurabili, alle Zattere.
Occorreranno 1.100 giorni e quasi 20 milioni di euro (provenienti dai fondi Lotto) per un restauro che interesserà anche il Convento dei Canonici Lateranensi, costruito da Andrea Palladio fra il 1551 e il 1560 e la quattrocentesca Chiesa della Carità, dotata di un ingresso indipendente per consentire l'accesso alla sala dedicata a mostre temporanee e convegni.
Obiettivo del progetto è dotare la pinacoteca di spazi, strutture e servizi adeguati. In tutto circa 12 mila metri quadrati, 6 mila in più rispetto all'estensione attuale. L'83 per cento della superficie sarà dedicata all'esposizione e porterà il numero di opere esibite dalle 400 di oggi ad almeno 650. Troveranno posto in sala autori e opere mai esposte: tra queste, i capolavori di Cima da Conegliano, Carpaccio, Tintoretto, Tiziano, Bonifacio Veronese e Paolo Caliari detto il Veronese, Iacopo Bassano, Giambattista Pittoni, Sebastiano Ricci e Giandomenico Tiepolo.
La stima dei flussi di visita lascia prevedere un incremento del 40 per cento degli attuali 400.000 visitatori annuali. Questi troveranno una nuova caffetteria affacciata sul cortile dove prospetta la splendida facciata realizzata da Andrea Palladio nel 1561-1563, finora sottratta al pubblico godimento. Al bookshop del primo piano se ne aggiungerà un secondo al piano terra, nella sala di ingresso, con entrata separata dal museo.
Il nuovo percorso di visita si avvierà ancora dall'ingresso principale nella sala al piano terra e, superata la bussola di Carlo Scarpa, si accederà al museo. Dallo spazio guadagnato con l'abbattimento della parete che separa l'ingresso dall'ex aula magna, si procederà attraverso l'ala nuovissima (1845-1857) e il corpo doppio sottostante i saloni gemelli del Lazzari (1828-1834), che potrà accogliere grandi tele provenienti dai depositi. Segue il corpo palladiano con varie sale espositive e l'antistante galleria destinata alla gipsoteca. Sono quindi visibili il tablinum e la famosa scala ovata palladiana. Il percorso, dopo aver raggiunto il gruppo di ascensori e scala ideato da Tobia Scarpa e inserito senza toccare le strutture storiche, salirà al piano superiore. Qui il tragitto sarà indirizzato in senso orario, inverso rispetto a quello odierno; dall'attuale sala XVIII si raggiungerà la I e da qui la XXIV, che conclude la visita col telero di Tiziano e il trittico di Antonio Vivarini e Giovanni d'Alemagna, ricollocato nella posizione originaria sulla parete di fondo, con lo splendido reliquiario del Cardinale Bessarione. Quindi attraverso il doppio scalone si guadagna l'uscita, oltrepassando il piccolo cortile e la loggia che davano ingresso all'Accademia.
La progettazione, ultimata in 15 mesi dai soprintendenti Renata Codello (per la parte architettonica) e Giovanna Nepi Sciré (per l'allestimento museale) con la determinante collaborazione di Tobia Scarpa, è riuscita a conciliare il massimo rispetto del contesto storico e architettonico con la realizzazione di complessi sistemi impiantistici. Uno sforzo progettuale particolare e risorse pari al 7 per cento dell'importo dei lavori sono state dedicate alla riduzione delle barriere architettoniche. La disponibilità di spazio permetterà, inoltre, di aprire un gabinetto fotografico e di separare il laboratorio di restauro della carta da quello dei dipinti. Una sala di regia, dotata di strumentazioni tecnologiche avanzate, permetterà il controllo centralizzato dell'illuminazione, della temperatura e dei complessi sistemi di sicurezza in tutte le sale. Per le Gallerie, infine, è stato scelto il più efficace e rapido sistema anti incendio. “Il cantiere delle Grandi Gallerie dell'Accademia – ha dichiarato il ministro Urbani – è il primo passo del Progetto Rinascimento dei Grandi Musei Italiani. Le maggiori istituzioni museali italiane verranno significativamente ampliate per potenziare l'offerta di arte e accrescere ulteriormente il turismo culturale. A questo cantiere seguiranno presto quelli degli Uffizi a Firenze, della Pinacoteca di Brera a Milano, del Museo Egizio a Torino e del polo museale romano”.
“Nei nuovi spazi della Galleria dell'Accademia – ha proseguito il ministro Urbani - verranno esposte opere importantissime, capolavori ora visibili solo a pochi storici dell'arte perché conservate nei depositi. Verranno migliorati i servizi per i visitatori e i turisti, con un accoglienza sempre più di livello per un pubblico sempre più attento ed esigente. Venezia, autentica vetrina culturale d'Italia, avrà un museo innovativo e moderno nella concezione e nell'allestimento”.
 
#36 ·
PORTO MARGHERA Il prosindaco risponde così al direttore generale del Ministero dell’Ambiente
Sui rifiuti radioattivi a Marghera ora Bettin querela Corrado Clini

Mestre

«Il Governo venga in Parlamento a spiegare la vicenda della Jolly Rosso, la motonave inviata nel 1989 dal governo italiano a Beirut per recuperare circa 2 mila tonnellate di rifiuti tossico nocivi, poi bruciati dalla società Monteco nell'impianto Sg31 di Porto Marghera». La deputata Verde Luana Zanella interpella il Governo dopo il servizio uscito sul settimanale l'Espresso e la lunga intervista al dottor Clini, direttore generale del ministero dell'Ambiente e all'epoca dei fatti direttore del servizio dell'Igiene pubblica dell'Ulss 36 (oggi Ulss 12) pubblicata dal Gazzettino. Intanto il prosindaco di Mestre e consigliere regionale Gianfranco Bettin annuncia querela contro Clini: «Nel 1989/90 il dottor Clini ci querelò per tapparci la bocca sui rischi derivanti dalla presenza a Marghera dei rifiuti tossici della Jolly Rosso, ora ci riprova, accusano anche coloro che sollevano questi problemi di favorire le ecomafie».
 
#37 ·
MOTO ONDOSO Primi ricorsi contro l’ordinanza del commissario al traffico e moto ondoso Paolo Costa
L'Ascom si appella al Tar
Altra opposizione da parte di 24 aziende che effettuano trasporto per conto proprio

Come previsto dal sindaco Costa, iniziano ad arrivare i primi ricorsi a Tar contro la proroga dell'ordinanza contro il moto ondoso.

Due quelli presentati ieri al Tribunale amministrativo del Veneto, uno da parte dell'Ascom Venezia, il secondo da parte di 24 aziende che operano trasporto in conto proprio, redatti rispettivamente dagli avvocati Monica Volpato e Francesco Curato. Per entrambi i ricorsi è stata richiesta la sospensiva, che verrà discussa il prossimo 16 febbraio.

«Giudicherà il giudice la situazione - spiega il presidente di Ascom Venezia, Roberto Magliocco -. L'ordinanza è poco ragionevole, anche perchè non potrà mai dare i risultati per i quali è stata emanata. In realtà è una limitazione del traffico e non del moto ondoso e si stanno sbagliando se pensano di poter chiudere la città. Venezia deve continuare a vivere, e un commerciante ha il diritto di ricevere la merce alle 11 anzichè alle 8: ne va della sua sopravvivenza. L'ordinanza di Costa purtroppo mette in crisi i rifornimenti ai veneziani, a tutti i consumatori e alle categorie, commercianti in primis, rendendo loro la vita ancora più difficile: vi sono attività ultracentenarie che rischierebbero di chiudere i battenti con i nuovi orari».

Oltre che i danni le 24 aziende ricorrenti contestano alcuni vizi specifici del provvedimento, non giustificati dopo l'intervento di proroga al 30 giugno. Secondo il ricorso infatti la proroga tardiva non può sanare l'incompetenza e l'impossibilità del commissario delegato ad intervenire per disciplinare la materia del traffico acqueo.

E venerdì è in arrivo una manifestazione pacifica di protesta delle categorie per far cambiare l'ordinanza.
 
#38 ·
La Regione, prima di decidere sulla Variante urbanistica, vuole risolvere i contrasti tra Comune e Save
Stadio, blocco alla viabilità
Entro una settimana l’assessore Padoin convocherà una riunione con gli interessati

(e.t.) Non si può dire ufficialmente che la Regione ha bloccato la nuova viabilità per lo stadio di Tessera. Ma, nella realtà dei fatti, accade proprio questo. Il ragionamento dell'assessore regionale all'Urbanistica, Antonio Padoin, del resto non fa una grinza: non è possibile approvare una Variante urbanistica di questo peso prima che i diretti interessati, Comune di Venezia e Save dell'aeroporto, non si siano messi d'accordo: «D'altro canto il nuovo stadio è un'opera importante per Venezia, ma l'aeroporto è un'attività fondamentale per l'intero Veneto». E, da quanto è successo fino ad oggi - con le polemiche infuocate della Save che ha accusato più volte il Comune di permettere lo sviluppo nel terreno Aeroterminal di attività uguali a quelle che l'aeroporto ha previsto altrove - non sarà così semplice, nemmeno per Padoin, trovare un'intesa.

Questo significa che la Variante urbanistica presentata dal Comune di Venezia, quella che prevede appunto la nuova viabilità per il famoso "Quadrante Tessera", non sarà approvata fino a che non si troverà questo accordo. «La settimana prossima convocherò Comune e Save attorno ad un tavolo e cercheremo di risolvere la cosa».

Ma le elezioni si avvicinano e se non si approva la Variante entro qualche giorno si rischia di andare alle calende greche. «Abbiamo tempo, l'approvazione di questa Variante si può fare anche dopo il 16 febbraio, quando la Regione entrerà in amministrazione ordinaria in vista delle elezioni, quindi io conto di riuscire ad approvare il documento ben prima della fine della legislatura» spiega ancora Padoin.

Il contrasto tra Comune e società di gestione dell'aeroporto Marco Polo è di vecchia data ed è ben noto: la Save sostiene che le opere previste dal Comune interferiscono con gli spazi destinati dal Piano d'area regionale (bloccato dal Comune di Venezia) alla seconda pista per gli aerei e allo sviluppo aeroportuale in genere. «Ma soprattutto sostengono che interferisce con la stessa viabilità di accesso all'aeroporto - sostiene ancora Padoin: - Per questo la settimana prossima ci dovremo incontrare, anche perché vogliamo verificare che la nuova viabilità prevista per lo stadio si coordini con il Sistema ferroviario metropolitano regionale (Sfmr) che passerà di lì e non influisca negativamente sulla viabilità locale di Tessera.
 
#39 ·
I sindacati dei chimici alla Regione
«Approvate subito il Cloro Soda»
Si rischia la chiusura dell’Evc

La regione è spaccata, l'Evc minaccia di chiudere le fabbriche e di andarsene, i lavoratori temono di perdere il posto di lavoro. La Regione avrebbe dovuto approvare già lo scorso 15 gennaio il progetto di bilanciamento dell'impianto Cloro Soda dell'Evc, progetto già approvato dalla Commissione Via regionale (Valutazione di impatto ambientale). L'ultimo ostacolo è proprio nella giunta regionale dove ci sono due anime: una che fa capo al presidente Galan, che non ha mai nascosto di voler chiudere la chimica di Porto Marghera, l'altra invece che sostiene una chimica ridotta e controllata, ma non chiusa, almeno non subito. È così, in mancanza di un accordo, che la data del 15 gennaio è passata invano, e che sono passate invano anche un altro paio di riunioni. Ora hanno promesso che venerdì prossimo metteranno all'ordine del giorno la cosa. «Ma a noi serve che ci assicurino di approvarla, altrimenti non serve a nulla, anche perché dal 16 gennaio la Regione va in amministrazione ordinaria in vista delle elezioni e tutto diventa più difficile, poi passeranno mesi prima che la nuova amministrazione possa prendere in mano l'argomento., Troppo tempo. se l'approvano questi giorni e la inviano subito alla Via nazionale, da Roma ci hanno assicurato che non vi saranno più problemi» sostiene Franco Baldan della Filcea-Cgil che, ieri, assieme ai colleghi dio Femca-Cisl e Uilcem, ha diffuso un volantino di protesta, e ha spiegato che nei prossimi giorni decideranno per forme di protesta sempre più dure: «Quello della Regione, e del presidente in particolare, è un atteggiamento attendistico e strumentale. È inaccettabile che, nonostante il pronunciamento positivo del Comune, della Provincia e della stessa Commissione di Valutazione Impatto Ambientale, la Giunta Regionale non deliberi in merito. Non è possibile bloccare tale autorizzazione, utilizzandola magari per meri scopi elettorali, senza tenere conto delle migliaia di lavoratori direttamente coinvolti che rischiano il posto di lavoro».
 
#40 ·
SPERANZON
«È stato un fallimento economico»

Venezia

«Con la regia di Peres e Cortese, maschere tristi, il Carnevale non poteva che fallire». Il capogruppo di An e candidato sindaco Raffaele Speranzon non risparmia le critiche all'amministrazione per le scelte effettuate nell'organizzazione della kermesse.

In primo luogo il programma. «È stato stampato in ritardo e distribuito dopo due giorni dall'inizio delle manifestazioni. Un assurdo, visto che leggendolo si capisce che poteva essere fatto almeno un mese prima, non ci sono eventi di particolare importanza».

Altra pecca la programmazione. «Come è possibile che venga effettuata a gennaio? - si chiede Speranzon - Doveva essere fatta per tempo, a giugno, perchè non si può pensare di promuovere Venezia nel mondo con la sua sola immagine. Non basta più, c'è troppa concorrenza». E anzi, sottolinea ancora il capogruppo di An, nei mass media si parla molto di più degli altri carnevali: Cento, Viareggio, Ivrea e persino Fano. «Il Carnevale lo scorso anno ha avuto un indotto di 40 milioni di euro - continua Speranzon -; quest'anno la cifra sarà sicuramente dimezzata. La città si impoverisce e blocca la propria economia, il fallimento è totale, così come è totale l'impoverimento delle radici del Carnevale. L'unica soluzione è quella di affidare l'organizzazione della kermesse a una grande azienda specializzata che abbia la possibilità di promuoverla nel mondo. Già oggi tutte le categorie devono fare un passo indietro rispetto ai propri egoismi e il Comune deve effettuare un tavolo di coordinamento per affidare il Carnevale».
 
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