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Ed eccomi finalmente qui,
Sarò sincero. Dopo un'oretta di felice stupore alla Bill Murray appena vede Tokyo in Lost in Translation, fino a quando mi sono addormentato ieri sera ho veramente pensato "Ma chi me l'ha fatto fare?" e "Giuro che non mi lamento più dell'Italia".
Il fatto è che l'India, e con essa Bangalore, non sono solo un altro continente, ma un altro pianeta. E' come essere sbarcati su Marte,
L'immacolato e ultramoderno aeroporto di Bangalore con l megaposter della Accenture a ricordare che si è appena sbarcati nella capitale mondiale dell'outsourcing, ed il moderno autobus che porta in città sono solo una pia illusione. Messo piede fuori dall'edificio ma soprattutto appena scesi dall'autobus, si capisce che la realtà è ben diversa.
La Mahatma Gandhi Road che porta in città nn è che l'anticamera dell'inferno in terra, e se vedere persone che cercano di attraversarla ( come attraversare il raccordo a roma) che camminano ai bordi cariche come facchini, tre persone su una moto senza casco e lo stile di guida da kamikaze dell'autista del bus ( ma di tutti in generale, altro che Napoli ) all'inizio può far ridere e sembrar kitsch, man mano che si avanza verso la città si capisce che sono solo alcune delle tante facce della realtà dell'India e con essa di Bangalore. Le altre sono discariche ai lati delle strade, baraccopoli, cani randagi, cloache scoperte e via dicendo, roba da far sembrare i campi rom delle periferie italiane dei palazzi reali
La camera dove sto non è male. All'inizio Jaspal mi aveva portato ( in moto, con una mano reggevo la valigia con l'altra lo zaino ) in un appartamento bellissimo, dove sarei stato da solo, ma era in culo ai lupi e non avrei saputo tornare verso Jeevan Bhima Nagar dove ha sede l'IBX. Qui invece siamo in cinque in una casa da 50 mq ma la stanza principale è tutta per me, e sto a 100 metri dall'ufficio.
Mi poteva andare molto peggio.
Per il resto il letto è praticamente una tavola di legno con un materasso spesso cinque centimetri e zanzare a tonnellate, ma sopravviverò, almeno spero.
A presto
Sarò sincero. Dopo un'oretta di felice stupore alla Bill Murray appena vede Tokyo in Lost in Translation, fino a quando mi sono addormentato ieri sera ho veramente pensato "Ma chi me l'ha fatto fare?" e "Giuro che non mi lamento più dell'Italia".
Il fatto è che l'India, e con essa Bangalore, non sono solo un altro continente, ma un altro pianeta. E' come essere sbarcati su Marte,
L'immacolato e ultramoderno aeroporto di Bangalore con l megaposter della Accenture a ricordare che si è appena sbarcati nella capitale mondiale dell'outsourcing, ed il moderno autobus che porta in città sono solo una pia illusione. Messo piede fuori dall'edificio ma soprattutto appena scesi dall'autobus, si capisce che la realtà è ben diversa.
La Mahatma Gandhi Road che porta in città nn è che l'anticamera dell'inferno in terra, e se vedere persone che cercano di attraversarla ( come attraversare il raccordo a roma) che camminano ai bordi cariche come facchini, tre persone su una moto senza casco e lo stile di guida da kamikaze dell'autista del bus ( ma di tutti in generale, altro che Napoli ) all'inizio può far ridere e sembrar kitsch, man mano che si avanza verso la città si capisce che sono solo alcune delle tante facce della realtà dell'India e con essa di Bangalore. Le altre sono discariche ai lati delle strade, baraccopoli, cani randagi, cloache scoperte e via dicendo, roba da far sembrare i campi rom delle periferie italiane dei palazzi reali
La camera dove sto non è male. All'inizio Jaspal mi aveva portato ( in moto, con una mano reggevo la valigia con l'altra lo zaino ) in un appartamento bellissimo, dove sarei stato da solo, ma era in culo ai lupi e non avrei saputo tornare verso Jeevan Bhima Nagar dove ha sede l'IBX. Qui invece siamo in cinque in una casa da 50 mq ma la stanza principale è tutta per me, e sto a 100 metri dall'ufficio.
Mi poteva andare molto peggio.
Per il resto il letto è praticamente una tavola di legno con un materasso spesso cinque centimetri e zanzare a tonnellate, ma sopravviverò, almeno spero.
A presto