Sulla Gazzetta del Mezzogiorno di oggi un ampissimo reportage sullo stato dei lavori al Patruzzelli. Il messaggio è chiaro: Bari come emblema di un Sud che funziona e che produce cultura
VIAGGIO NEL PETRUZZELLI
Visita al cantiere: a marzo sarà pronta la cupola
Rinasce il Petruzzelli: pronta la rete di protezione anti-fuoco
l I decori dei palchi di proscenio sono riemersi, il sistema di protezione dal fuoco per almeno due ore è pronto, i mascheroni dorati scintillano: «E’ strepitoso», dice il direttore regionale dei Beni Culturali Ruggero Martines, all’ingresso del cantiere del Petruzzelli. Ieri nuovo sopralluogo per valutare lo stato dei lavori e cominciano ad emergere altre novità sul fronte del futuro del teatro. Anzitutto sembrano confermati i tempi di riapertura: «Il 30% dei lavori è stato portato a termine e si trattava degli interventi più complessi. Credo proprio che riusciremo a rispettare gli impegni e il Petruzzelli riaprirà, speriamo, il 6 dicembre 2008», ha annunciato il sindaco Michele Emiliano. Una notizia per i baresi incuriositi dai lavori è la possibile riapertura del teatro al pubblico - forse - per la giornata Fai di primavera: potrebbe essere deciso a marzo di permettere ai cittadini di visitare il cantiere. Del resto, per quella data, la cupola del teatro dovrebbe essere pronta. Nel frattempo, raccontiamo come si
presenta al momento il lavoro all’interno del Petruzzelli, a 11 mesi dalla data fissata per la riapertura.
IL CANTIERE - Gli operai al lavoro sono 140 e tra le tante impalcature che occupano l’intera area del teatro emergono i caschi, si sentono i rumori, si vedono i primi palchi completati. In Tutta la platea è occupata dai tubi delle impalcature e guardare in alto fino alla cupola è impossibile. Saliamo per le scale (tutte complete) verso i palchi di primo ordine ed ecco che cominciano a vedersi i vecchi decori del proscenio, sugli unici palchi rimasti intatti nonostante le fiamme di 16 anni fa. I motivi floreali in gesso che furono il vanto del teatro inaugurato nel 1903 vengono ricalcati pezzo dopo pezzo da tre restauratrici e un restauratore: pare che per completare solo questo lavoro certosino serva un mese per ogni palco. Tra gesso e collante, ieri il teatro si è popolato di gente. Oltre ai tanti giornalisti e fotografi, c’erano rappresentanti di tutte le istituzioni, dal sindaco al presidente della Provincia Vincenzo Divella, dal sovrintendente Giandomenico Vaccari al vicepresidente della Provincia e della Fondazione
Onofrio Sisto all’assessore all’Urbanistica Ludovico Abbaticchio. Tutti con pass e caschetto, tutti interessati agli sviluppi dei lavori. A far da Cicerone, oltre all’architetto Martines, uno dei direttori dei lavori Nunzio Tomaiuoli (già soprintendente a Bari) e il direttore tecnico Giovanni Vincenti.
LA CUPOLA - Salendo tra le impalcature, sembra di seguire la luce, che entra forte dal «buco» del cupolone: eccoci in cima, ad almeno 40 metri dalla platea. Il legno di abete dei lavori portati a termine con il precedente lotto di lavori è ancora visibile su quasi tutta la cupola, ma la «controcupola» è in dirittura d’arrivo. Le «unghiature» ossia le aperture a forma di unghia vengono lavorate, mentre si ricopre con l’intonaco fono-assorbente ogni punto. «L’acustica – spiega Tomaiuoli - è uno degli aspetti più importanti». E’ qui che finiranno i grandi stucchi (di cui riferiamo nell’articolo a fianco) che vengono preparati in laboratorio. Ed è anche qui che sarà montato il sistema di sicurezza antincendio,la cosiddetta rete Inniver che protegge dal fuoco per almeno due ore, così come ci sarà lo strato di «acustical plastic» per abbattere gli echi. «Tutto torna com’era», spiega l’arch. Vincenti mostrando sul balcone esterno l’opera di intonaco e malte, la finta pietra e gli stucchi, al di sotto della grande gru, l’unica cosa visibile a tutti, l’unico segnale per la città del teatro che rinasce.
Da Londra al laboratorio di Japigia il gesso speciale usato a Buckingham Palace
Il gesso non è più quello del secolo scorso: è un gesso speciale, leggerissimo, un brevetto inglese utilizzato anche per i restauri a Buckingham Palace. E da Londra questo gesso approda a Japigia, nel laboratorio in cui stanno rinascendo i decori del teatro Petruzzelli. Il grande capannone è la fucina del politeama rinato: dall’esterno nessuno immaginerebbe che qui risorgono le teste dorate dei poeti tragici dell’antichità, quei volti di Omero, Eschilo, Plauto e Terenzio che erano alla base del grande cupolone distrutto dall’incendio insieme a tutto
il resto.Il procedimento della ricostruzione è tecnicamente molto complesso ed è sorprendente
vedere quanto siano leggeri i calchi che vengono riprodotti. Ecco i decori delpalco centrale, il frontone dorato del palcoscenico, ecco le decorazioni dei parapetti, le basi dorate dei capitelli, il fogliame (per ora in creta) poggiato sui tavoli dei decoratori. Ed ecco le cariatidi porta-lampada, gli arabeschi, i festoni, le lire. Ogni pezzo dell’ex Petruzzelli viene rifatto nei minimi particolari: si crea il calco, si mette il gesso, si blocca la struttura già con la curvatura del palco e poi si va ad applicare direttamente in teatro. «Alcuni pezzi , spiega l’architetto Fusaro, stanno rinascendo in un laboratorio di Roma ma il grosso si fa qui». L’architetto veneziano Elisabetta Fabbri , che fa parte del gruppo di progettazione e che ha portato a termine lavori
analoghi anche alla Fenice e al teatro della Scala, mostra i decori e valuta il lavoro portato
a termine da maestranze solo locali. «A me piace molto il Petruzzelli - spiega l’arch. Fabbri - nella tradizione dei teatri storici moderni è un punto di riferimento, dato che per l’epoca era un teatro che guardava al futuro e aveva elementi di modernità, come la grande cupola, che segnavano la metamorfosi del teatro all’italiana, la citazione del passato e il passaggio al futuro». Purtroppo, il Petruzzelli non ha avuto la sorte di passare al futuro così com’era. Ma
gli esperti assicurano che i materiali pregiatissimi e l’uso delle tecnologie (saranno proiettati con speciali proiettori offerti dalla ditta appaltatrice i vecchi affreschi dell’Armenise andati distrutti, come spiegato dalla «Gazzetta» nell’edizione di ieri) faranno del Petruzzelli un teatro molto all’avanguardia. I medaglioni del sottocupola sono la struttura più sorprendente: i bagliori delle foglie in oro vero (lamine sottilissime che vengono
incollate) sono forti e lo stesso vale per l’«orone», il «simil oro» che viene passato sui decori. E guardandoli, sembra di sognare il teatro scintillante, ieri bruciato e oggi invece molto impolverato. [e. sim.]
Emiliano: si farà la «fabbrica» del teatro
Il primo paragone è calcistico: nella giornata in cui si celebrano i cento anni del Bari Calcio, Michele Emiliano dice che «a Bari ci sono 100 cantieri aperti e mi piace pensare ad ogni
operaio che lavora in questi cantieri come ad un giocatore del Bari, simbolo di una città che vuole tornare in serie A». Il sindaco è orgoglioso che tutto proceda: «Sembra impossibile... anche quando si parlava di Punta Perotti sembrava impossibile», sottolinea.
E mentre il Sud è sotto i riflettori del mondo come se fosse una enorme cisterna di immondizia, il paragone con la terribile situazione dei rifiuti in Campania spinge il sindaco a dire che «in un momento in cui sembra si parli solo di quanto non funziona al Sud, Bari offre a tutti i meridionali un momento di gioia collettiva, dimostrando che quando vi sono obiettivi chiari e si tiene lontana la cattiva politica, è possibile lottare contro l’inefficienza e l'irresponsabilità. Il lavoro è l’unico modo per fare passi in avanti». Emiliano parla spesso della sicurezza e spiega di tenere molto alla sicurezza degli operai che sono al lavoro in cantiere. Ma, soprattutto, tiene all’idea che dal Petruzzelli nasca una«fabbrica del teatro»: lo spiega chiaramente sottolineando la necessità che dal laboratorio di Japigia dove si sono formate maestranze baresi, nasca «una sorta di fabbrica del Petruzzleli, con la produzione di merchandising, di gadget legati al teatro, così come avviene in altre città. Del resto, il
laboratorio servirà anche alla manutenzione e faremo di tutto per farne una scuola di formazione». [e. sim.]