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CATANIA | Fontane ed arredi urbani

21145 Views 32 Replies 10 Participants Last post by  Euplio
Questa è la prima volta che apro un thread su questo forum.
Credo di violare una mezza dozzina di regolamenti, ma poco fa mi sono accorto che manca una discussione sulle fontane di Catania, elemento di arredo urbano spesso sottovalutato.

Chiedo all'anima pia di Sampei di inserire il thread nell'elenco in prima pagina del thread principale.

A questo proposito, per rendere la discussione ancora più ampia, concedo al titolo la possibilità di altri arredi urbani, non necessariamente fontane (ci si può sbizzarrire ampiamente), ma che come le fontane hanno il prevalente scopo di rendere più piacevole (o no?) spazi altrimenti vuoti. Esistono anche le peschiere o le fontane asciutte, rimanendo in tema, ma si può strizzare l'occhio alle statue o agli spartitraffico artistici. L'argomento è ricco, purché si mantenga il tema dell'arredo urbano, se poi si rimane nell'areale di fontane e sfruttamento dell'acqua è anche meglio.

Lo scopo del thread è ritrovare questi angoli che nascono per la bellezza, ma che talora celano lo spettro del degrado. Ne può uscire una Catania a tinte varie, passando da fontane di elevatissimo valore artistico e storico (Fontana dell'elefante, Fontana dei sette canali, Fontana Lanaria, 'Tapallara etc) a veri mostri dell'abbandono o del ridicolo (la fontana degli uccelli in ferro arruggiato di Villa Bellini etc).

Sarebbe piacevole se non si riducesse a un semplice thread fotografico, ma che si aprisse il dibattito sullo stato delle fontane di Catania (e non solo), problematiche, prospettive, ipotesi per una migliore fruizione, scopi e finalità, valore o potenziale turistico, laddove si conosca un po' di storia (o persino ricostruirla, come in un recente scambio di post sul thread principale), ma ovviamente - e quasi imprescindibilmente - un minimo di descrizione.

Inizio con un sistema di fontane sconosciuto ai più, per via del fatto che si trova in un posto di solo passaggio.







Maps: https://goo.gl/maps/tD8ch

Siamo in piazza Bovio, ex piano di Santa Maria degli Ammalati (quella è la chiesa degli Ammalati, in cui è stato trasferito l'altare di San Berillo, durante lo sventramento dell'omonimo quartiere). La fontana in foto si trova nell'angolo nord della piazza, all'interno di un sistema di arredo urbano costituito da aiuole e panchine disposto in maniera speculare. Anche la fontana in foto ha una sua gemella sul lato sud.
Credo sia l'unica piazza di Catania ad avere una coppia di fontane.

Entrambe identiche, mi limito a descrivere questa.

Si tratta di un sistema piuttosto diffuso e relativamente semplice, di vasca ampia e pilastro centrale da cui sgorga il flusso principale.

Qui abbiamo una vasca poligonale (ottagono) adagiata su uno scalino di pietra lavica che ne segue il disegno, da cui emerge un pilastrino con capitello pseudo-papiriforme (la sezione è la medesima, ma al posto di una simulazione delle foglie della pianta acquatica abbiamo dei semplici ricci) i quali spigoli si trovano ad essere ruotati rispetto all'asse del resto della fontana, creando un piacevole gioco geometrico. Al di sopra di questo è una vasca, ottagonale anch'essa, da cui dovrebbe zampillare il getto primario, il quale riempirebbe la vasca più alta e - per caduta - la vasca maggiore. L'ottagono è ripreso a sua volta dalla disposizione delle aiuole che generano una piazzetta di simile disegno. Il materiale della fontana pare in travertino e granito bianco, non ho controllato.
Altezza complessiva circa 2 metri.

Periodo di costruzione, seconda metà del Novecento. Apparentemente anni '60 o '70, ma non ne conosco la storia di costruzione, mi limito a congetturarlo dalla foggia e dallo stile.

L'acqua ha un suo ristagno e non è clorata, vista la presenza di alghe. Apparentemente inattive, in realtà entrambe hanno un flusso molto debole che permette un minimo di ricambio (si percepisce sul lato nord una cascatella abbastanza debole da aver causato le macchie di umidità e l'alimentazione delle alghe su questa parte della costruzione). Appare evidente un certo interesse a mantenerle pulite: non c'è traccia di spazzatura nella vasca, come non c'è segno di vandalismo (il più comune in questi casi dovuto a pennarelli e bombolette).

Complessivamente si può dire che ricoprono il loro ruolo di decoro urbano, si inseriscono perfettamente nel disegno complessivo della piazza la quale invece - purtroppo - sente i segni del tempo, sono ben tenute, ma sarebbero più valorizzate con una pressione dell'acqua maggiore.
Sarebbe interessante qualche faretto subacqueo per valorizzare i riflessi sulla superficie anche di sera.
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La Fontana dell'Amenano, costruita nel 1867 dal maestro napoletano Tito Angelini in marmo di Carrara, rappresenta il fiume Amenano come un giovane che tiene una cornucopia dalla quale fuoriesce dell'acqua che si versa in una vasca dal bordo bombato. L'acqua, tracimando da questa vasca, produce un effetto cascata che dà la sensazione di un lenzuolo. Da qui la denominazione "acqua o linzolu" per indicare la fontana.
L'acqua che cade dalla vasca si riversa nel fiume sottostante, che scorre ad un livello di circa due metri sotto la piazza.
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La fontana dell'Amenano dopo il restauro
Catania, svelata la Fontana dell'Amenano
«I catanesi siano paladini del patrimonio»

CASSANDRA DI GIACOMO 4 LUGLIO 2015
CRONACA – I lavori di restauro del celebre monumento sono completi. A riconsegnarlo alla città, durante una cerimonia, sono stati il sindaco Enzo Bianco, il direttore dell'Accademia di Belle Arti etnea Virgilio Piccari e la soprintendente ai Beni Culturali Fulvia Caffo. «Il dio Amenano non ne poteva più di essere coperto dal lenzuolo»
http://catania.meridionews.it/artic...ano-i-catanesi-siano-paladini-del-patrimonio/

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La Fontana dell'Amenano, costruita nel 1867 dal maestro napoletano Tito Angelini in marmo di Carrara, rappresenta il fiume Amenano come un giovane che tiene una cornucopia dalla quale fuoriesce dell'acqua che si versa in una vasca dal bordo bombato. L'acqua, tracimando da questa vasca, produce un effetto cascata che dà la sensazione di un lenzuolo. Da qui la denominazione "acqua o linzolu" per indicare la fontana.
L'acqua che cade dalla vasca si riversa nel fiume sottostante, che scorre ad un livello di circa due metri sotto la piazza.

Ci tengo a regalarVi una sorta di cronistoria fotografica:

2010:







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2011:





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2014:





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2015:









Chi vuole, può cimentarsi a fare un "trova le differenze"! :)

Aggiungo, chi avesse un programma di morphing potrebbe ricavarne una bella gif animata...
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Fontana del Centro cittadino

Perdonate, questo thread "di nicchia" mi obbliga a doppi post.


Maps: https://goo.gl/maps/geVuT
Bizzarra nelle forme e nel titolo, per alcuni si chiama pure Fontana dell'Amenano, omonima all'opera di Angelini e aiuti, poiché da esso sarebbe alimentata. Opera dello scultore Dino Caruso (Caltagirone, 1921-1985) venne inaugurata nel 1956.

L'opera si trova al centro della scalinata di largo Paisiello, dividendola a metà, creando un insolito spartiacque sfruttato nel film La Matassa (2009):


[nel medesimo film si vedono anche altre fontane, tra cui quella scomparsa, poiché svenduta, dei quattro canti di Paternò... :eek:hno:]

Si tratta di un complesso monumentale costituito da una cascata artificiale condotta su una parete di roccia lavica lavorata al naturale che conclude in una vasca (molto più simile ad una piscina, in realtà) in cui sono adagiati diversi pannelli forati rivestiti di ceramica variopinta.
La tettoia che la copre non riesce ad evitare il formarsi di alghe sul fondo della stessa.







Personalmente trovo questa struttura interessante, nel suo anticipare l'edilizia del decennio seguente, a metà tra spirito modernista e orridi mostri di fine Novecento.

Posta in un complesso edilizio fatto realizzare tra gli anni '50 e '60 dalla INA assicurazioni (la stessa che fece fare il Grattacielo, Palazzo Generali), la fontana vuole in un certo senso riprendere concettualmente l'idea del Lago di Nicito, alimentato dal fiume Amenano e coperto dalle lave dell'eruzione del 1669. Si inserisce alle sue spalle una piccola galleria che, insieme al grande spiazzo chiamato in gergo Squib dai ragazzi-ini che lo frequentano, appare oggi vittima di degrado e di vandalismi (vetri rotti, sporcizia, orine etc).



L'intero sistema architettonico sostituisce le arene Pacini e Gangi, edilizia certamente preferibile, ma all'epoca la INA preferì sostituire tutto con un aspetto freddo, moderno e ordinatamente confuso. Di questa fontana amo l'effetto cascata sulla roccia lavica e la sensazione insolita che crea il riflesso della luce sulla superficie dell'acqua nella piscina. La cascata mi ricorda qualcosa della Quarara di Manganelli, sul Simeto.

Nel 2011 ha ricevuto un'opera di pulizia, chiaramente durata poco, mancando i controlli.
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Provocato da MadeinFrance, ho pubblicato altre tre fontane sul thread delle fontane contemporanee:

Sì, ce ne sono tantissime di fontane contemporanee a Catania, ma ancora non ho pubblicato un granché su quel thread. Anzi, mi pare poco frequentato.

Già che ne hai chieste di migliori, ecco un paio di foto:



Fontana di Proserpna (1904), ricorda la tradizione che vuole l'accesso agli inferi presso la collina di Cibali, dov'erano una grotta indicata come androne dell'Ade e un tempio con dei famosissimi cani ammaestrati (secondo alcuni, antenati del cirneco).



Fontana delle Conchiglie (primi anni '50), sita in piazza Cutelli dove sostituisce una precedente ottocentesca. Pare che nel cambio - leggendo le cronache del tempo - ci abbiamo perso.



Fontana dei Malavoglia (1956). Opera che molti giudicano bellissima, a me fa schifo.
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La Fontana dei Malavoglia, quand'è pienamente in funzione, trasmette un pathos straordinario. Una volta rimasi a contemplarla e, estraniato da tutto il resto e dai rumori della città, mi sono davvero emozionato.
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La Fontana dei Malavoglia, quand'è pienamente in funzione, trasmette un pathos straordinario. Una volta rimasi a contemplarla e, estraniato da tutto il resto e dai rumori della città, mi sono davvero emozionato.
La prima volta che la vidi ero un bambino piccolo piccolo...mi ci portò il mio caro nonno il quale mi raccontò la storia dei "Malavoglia"...e rimasi anch'io a contemplarla...mi colpì moltissimo...e da quel giorno, ogni volta che da bambino uscivo con mio nonno, gli chiedevo di portarmi lì...negli ultimi anni avevo notato, con mio enorme rammarico, che il getto d'acqua era "diverso"... e si perdeva buona parte di quel fascino...adesso non so com'è la situazione...dovrei tornare a Catania per Ferragosto...spero di ritrovarla come quando la ammiravo da bambino...
Bah. A me non è mai piaciuta. Non mi piace la fontana, non mi piace il tema, non mi piace lo scenario della piazza. Ma De gustibus non est disputandum.


Questa è una bella fontana:


Coordinate: 37°30'15.6"N 15°05'04.0"E
A proposito, boicottiamo GoogleMaps, sempre più idiota e rincoglionente: hanno tolto le funzioni più importanti e utili, tra cui la condivisione delle coordinate, per sostituirle con le bimbominkiate bestia. :eek:hno:

Siamo all'interno del primo chiostro dell'ex Collegio dei Gesuiti, l'area scholarum, ossia la parte preposta alla schola nel collegio, quella usata per l'insegnamento (gli studi erano fondamentalmente quelli teologici, ma non mancavano altre discipline).

Questa magnifica opera risale al 1750, opera dello scultore catanese Giovanni Battista Marino, omonimo dello scrittore napoletano vissuto il secolo precedente, autore tra l'altro di quella magnifica processione plastica sulla facciata del San Sebastiano di Acireale. Di lui in realtà non sappiamo un granché se non che fu anche architetto.

L'opera fortunatamente è ben documentata (Archivio di Stato, Palermo, Ex case gesuitiche, volume 45 MM, folio 98, 30 giugno 1750), tuttavia ne viene descritta un'altra posizione. Riporta infatti il testo d'archivio che essa si trovava "nella prospettiva del nuovo corridore", ossia il corridoio nord al primo piano, che connetteva lo scalone monumentale alla prima rustica o corte dei carri. Verosimilmente cioè si trovava all'apice della medesima scalinata (realizzata in marmo di Trapani nel 1721; vedi: Archivio di Stato, Catania, 2° vers. not., notaio Vincenzo Russo di Catania, busta 1263, 8 giugno 1721, carta 665), poiché a lato dell'ingresso al corridoio vi è ancora un incavo attraversato da una tubatura metallica il quale evidentemente dovette alloggiare qualcosa.

La cosa singolare è che pur essendo in piena vista, tale fontana viene data per dispersa (Giuseppe Dato, Il Collegio dei Gesuiti nella struttura urbana settecentesca, in G. Dato-Giuseppe Pagnano, L'architettura dei Gesuiti a Catania, Milano 1991, p. 46) sebbene la descrizione fornita palesa si tratti della medesima opera: "Contemporaneamente comincia a montarsi una fontana di marmo di Taormina con un puttino e pesci in pietra di Siracusa".

Passiamo alla descrizione.

La fontana è alloggiata in una sorta di nicchia monumentale, culminante con una finestra che si presenta murata. Appare evidente un suo ricollocamento per via dell'adattamento della struttura al disegno della nicchia, che presenta vistose incongruenze formali, nonché per la presenza di malta legante a vista.
La fontana vera e propria è costituita da un corpo centrale a due vasche rette da un pilastrino attorniato da un sistema di tre gradoni rococò in marmo rosso. Il pilastrino si presenta con estrosi e voluttuosi disegni ad andamenti curvilinei tipici del barocco, i quali celano nella parte bombata centrale il tubo di scolo, perfettamente a piombo. La muratura che sorregge la facciata del pilastrino e la vasca grande segue esattamente il profilo delle volute.
Al pilastrino si appoggia direttamente una vasca dal profilo mistilineo, la maggiore delle due costituenti la fontana, realizzata in marmo chiaro ma molto sporco, forse un tempo fu rosato (stando alle fonti d'archivio, proverrebbe da Taormina). Questa era la "peschiera", la vasca che raccoglie il gioco d'acqua prima del suo deflusso. All'interno il fondo è vistosamente logorato dall'attività dell'acqua. Da questa vasca emerge, sul lato addossato alla parete, il putto realizzato dal Marino, vistosamente monco degli arti e delle ali: mancano anche i pesci, segno che l'opera subì un pesante danneggiamento (vedi sotto).
Il puttino regge il peso della vasca più piccola, a guisa di telamone, piegando le gambe nello sforzo. La vasca che regge non sporge di molto dalla superficie che occupa la piccola statua e si presenta in una elegante curva ellittica avente per bordo due tori che stringono una scozia. Sulla superficie della vaschetta si aprono tre fori da cui fuoriuscivano i tre zampilli della fontana, di cui quello centrale è posto più in alto dei due laterali i quali sono invece allineati. I fori erano rivestiti da bocche credo in piombo, visto che l'ossidazione parrebbe sul bianco.

Chiude la composizione un elemento di riutilizzo, posizionato qui senza apparente motivo: esso stona vistosamente con il resto della composizione. Si tratta di una bella formella marmorea in gusto tardo-manierista o proto-barocca, verosimilmente appartenuta al vecchio collegio, quello cinquecentesco abbandonato a partire dal 1621 per va del trasloco dei padri presso la Strata Luminaria. Rappresenta il monogramma dell'Ave Maria circondato da ricci e cartigli di gusto di primo Seicento. Realizzato in marmo trasparente quasi quarzato, venne ricoperto in periodo non risaputo da una orribile patina di vernice ocra che ne altera la percezione cromatica originale della bella superficie. In genere questo orripilante colore lo troviamo diffusissimo nella Catania tra Otto e Novecento.

Ipotesi plausibile in merito alla ricollocazione e alle pessime condizioni della statuina: il sisma del 1818, che danneggiò in varie parti il Collegio (al tempo "delle Arti", essendo i Gesuiti già espulsi dalla Sicilia), tra cui la vecchia cantina cui fu necessario rifare la copertura, per un totale di danno ammontante a 500 onze (Dante Mariotti e Cecilia Ciuccarelli, § 6. Catania nell'Ottocento: i terremoti del 20 febbraio, 1 marzo 1818 e 11 gennaio 1848, sez. "Edifici danneggiati a Catania - Edifici civili", in Enzo Boschi-Emanuela Guidoboni, Catania terremoti e lave - dal mondo antico alla fine del Novecento, Bologna 2001, p. 199), dovette abbattere la fontana settecentesca e farla ruzzolare per la scalinata; il putto perse le braccia e i pesci furono irrecuperabili, il restauro venne ad essere troppo oneroso per la "casa di istruzione per la bassa gente" e si limitarono a rimontare i pezzi principali nella loro collocazione attuale.

La fontana è liberamente accessibile e visibile ogni giorno, negli orari stabiliti, a seguito dell'intelligente apertura del chiostro operata dalla Soprintendenza, per effettuare le visite alla chiesa di San Francesco Borgia attraverso il portale di accesso che utilizzavano gli studenti del Collegio nel Settecento.
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Fontana dei Delfini - piazza Vincenzo Bellini

Come scrivevo in precedenza, questo thread è piuttosto di nicchia e costringe a doppi post.
Mi spiace.

Ecco una fontana nota, di cui abbiamo parlato già in precedenza:







Maps: https://goo.gl/maps/bNK4n6zt9XB2 (ebbene sì, la funzione genera link c'è ancora, è nel menù a scomparsa)

Come già avevamo detto si tratta di una fontana settecentesca originariamente situata nell'ex convento della Trinità (dove è oggi una copia), spostata presso la Stazione (come testimoniano diverse foto d'epoca) e quindi nella sua sede attuale. O meglio, era un po' più spostata verso la facciata del Teatro, ma a seguito della pedonalizzazione e della ripavimentazione della piazza è stata definita la collocazione odierna, attorniata da panchine e fioriere. Una riqualificazione che tutto sommato funziona.

La fontana era anche il soggetto principale della foto che venne scelta come banner del forum nell'ormai lontano 16 aprile 2013: http://xl.skyscrapercity.com/?page=banner&bannerday=20130416

Chissà se dopodomani, in occasione del 180° anniversario di Bellini verrà rispolverato e riproposto? :nuts:

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Ma ad ogni modo, pochi sanno dell'esistenza in passato di un'altra fontana a pochissimi metri di distanza, nel primissimo Ottocento:



Maps: https://goo.gl/maps/5i8isWi1VHr

Della fontana non resta che questo basamento sporgente dalla facciata e il tubo metallico - opportunamente tappato - da cui presumo scaricava l'acqua.

Siamo in via Leonardi, dove una volta c'era l'Iguana Pub e ora c'è un albergo.

Che tipo di fontana fosse non è facilissimo da dire, in assenza di tracce concrete.

Mi limito a supporre che si dovette trattare di una fontana a vasca, disposta lungo la parete. Forse l'aspetto era quello di una conchiglia, retta da quella sorta di parallelepipedo che sporge appena, giusto sotto il tubo (la curvatura che questo subisce potrebbe indicare una vaschetta a conca).

Spero che esistano foto o illustrazioni d'epoca dello stabile, che possano restituire l'aspetto originale della fontana.

Non è un granché, non rimane pressoché nulla, ma è un intrigante mistero per gli amanti di Catania: la fontana sparita. Il nostro Hermann1871 sicuramente apprezzerebbe e si metterebbe subito alla ricerca di documenti d'archivio che la riguardino.

Sul periodo di realizzazione mi baso analizzando il palazzo su cui si addossava, databile certamente al XIX secolo e, essendo palesemente nobiliare (da notare la cornice marcapiano), quasi certamente realizzato nel primo decennio.
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A proposito della Fontana dei Delfini, so che ques'estate era stata ripulita, quindi spero che la scritta che l'imbratta sia solo in foto "di repertorio".

Aggiungo un paio di foto in cui è in funzione:


Fonte: http://www.siciliamia.net/MATERIALE/catania/immagini_turistiche/catania_storica/bellini_005.jpg


Fonte: http://static.panoramio.com/photos/large/33744143.jpg

Circa il 180° anniversario di Bellini, è stato avvisato Jan per suggerirgli di riproporlo come banner celebrativo?
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Fontane settecentesche Palazzo della Cultura - Fontana piazza Jolanda

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A proposito della Fontana dei Delfini, so che ques'estate era stata ripulita, quindi spero che la scritta che l'imbratta sia solo in foto "di repertorio".
Assolutamente sì. Devo chiedere perdono per essermi dimenticato di specificare che la foto è vecchiotta (2013, due anni fa).

Per farmi perdonare, ecco un paio di bellissime fontane settecentesche, situate dentro il Palazzo della Cultura, già convento benedettino di San Placido, già Palazzo Platamone:





Maps: https://goo.gl/maps/XCNTWH9seJP2
Questa elegante fontanella, costituita da un pilastrino a riccio che fa da base ad una vasca concava, si integra magnificamente all'intera balaustra, costituendone il centro esatto sul lato est.
In realtà è probabile che la definizione di fontana sia impropria, dacché apparentemente l'acqua non veniva portata in alcun modo. Il sistema di scolo - integrato con maestria ad una delle gargolle (una sorta di maialino dalle lunghe orecchie, il cui naso fa da scarico) che scola nel cortile - palesa il fatto che comunque la vasca venisse allagata e pertanto ne esclude l'uso quale, per esempio, fioriera. Allora, che tipo di fontana fu?
Probabilmente, e qui i condizionali sono d'obbligo, abbiamo due scenari possibili:
la vasca serviva alla madre superiora per lavare le mani con una brocca che portava al seguito (ma tale ipotesi è piuttosto instabile: a cosa serve lavare le mani all'aperto?);
la vasca serviva da abbeveratoio per gli uccelletti che qui trovavano ristoro.

Una ultima ipotesi è che l'acqua venisse portata da un tubo di piombo andato perduto, ma l'assenza di elementi che potessero mascherarlo (di conseguenza avere una bruttura a vista sarebbe illogica) induce a concludere sulla inconsistenza di tale ipotesi. Un altro mistero quindi per gli amanti di Catania.

Lo stesso edificio offre un'altra ben più complessa fontana, decisamente uno dei capolavori qui presenti:





Maps: https://goo.gl/maps/NUFVufyuT1M2
Fontana in pietra calcarea costituita da tre vasche sporgenti dalla parete e sovrastate da un timpano baroccheggiante.
L'ubicazione quasi certamente non è quella originaria, considerata la maestosità della fontana che appare penalizzata dalla posizione e dalla vicinanza alla porta.
Tra l'altro l'aspetto è da fontana da esterno, utile a riempire otri e abbeverare cavalli, mentre l'aula in cui si trova oggi fu nel Settecento "cappella di casa". Una fontana in una cappella non è molto funzionale.

Tre mensoloni mistilinei reggono la grande peschiera che capta l'acqua dalle vasche soprastanti. Questa poggia su una elegante cornice che suggerisce l'idea di una tavola e presenta spioventi interni molto obliqui, un bordo bombato la chiude. Da questa vasca si diparte il vistoso tubo di scolo mascherato dalla muratura, forse un tempo a perdere sul pavimento (il che incrementa l'ipotesi che la fontana fosse un tempo esterna). Al di sopra sono incassate sulla parete due eleganti vasche gemelle mistilinee e lunghe la metà della vasca sottostante. Alla base, lungo la bombatura della conca, su entrambe si aprono due fori da cui uscivano altrettanti tubicini metallici (dall'ossidazione parrebbe ferro). Chiude la composizione un elemento triangolare con cornice a doppia voluta sulla cui apice sporge una calotta retta da un parallelepipedo.

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Infine, come da titolo, una grande peschiera semplice che decora il giardinetto di piazza Iolanda:



Maps: https://goo.gl/maps/PRJf7G1o7tp
Non è un granché, si tratta giusto di una vasca circolare dal robusto e massiccio bordo bombato, al cui centro svetta uno "sghiccio" verticale.
In realtà il gioco d'acqua dovrebbe essere più complesso di così, guardando bene infatti si notano i tubicini radiali lungo il bordo che dovrebbero spruzzare verso il centro, creando un gioco d'acqua valorizzato dal faretto presente.
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Assolutamente sì. Devo chiedere perdono per essermi dimenticato di specificare che la foto è vecchiotta (2013, due anni fa).

Per farmi perdonare…

Perdonato! :D

La vasca semplice di piazza Iolanda ha il suo perché, è gradevole.
Mi ha fatto pensare a quella di piazza Europa (intendo quella all'interno della rotatoria al termine di corso Italia) e alla "Vela" di Ognina.
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Fontana di Giardino Pacini

Perdonato! :D

La vasca semplice di piazza Iolanda ha il suo perché, è gradevole.
Mi ha fatto pensare a quella di piazza Europa (intendo quella all'interno della rotatoria al termine di corso Italia) e alla "Vela" di Ognina.
Ma sì, ma sì.
Dico solo che si tratta di un semplicissimo cerchio da cui spruzzano i giochi d'acqua, a differenza delle altre fontane fin lì descritte, che presentano un aspetto più decisamente complesso.
Questo genere - vasca circolare e giochi d'acqua - è molto pratico, relativamente economico e non vuole molta manutenzione. Solo così mi spiego l'evidente successo della tipologia. Così accade per i principali giardini pubblici, per esempio.







Maps: https://goo.gl/maps/dzRLfWWeJZD2
Qui siamo nel Giardino Pacini, dove venne realizzata una vasca ovale semplice, al centro di un giardinetto discutibilmente razionalista (sorto in sostituzione del precedente giardino alla marina, dall'incantevole fascino ottocentesco).
In anni recenti è stato rimesso in luce l'Amenano, scelta che però non restituisce quel fascino originario. I ponticelli, le grate di sicurezza e le paratie cementizie stonano vistosamente e sembrano suggerire l'immagine di una cloaca a cielo aperto, piuttosto che il letto di un fiume da ammirare in un giardinetto pubblico.
Questa fontana, comunque, è visibile nelle foto d'epoca precedenti gli anni '30:


https://www.facebook.com/lostcatani...5387915658576/204128119784555/?type=3&theater

In un angolo, verso est, sembra vi fosse anche qui un ricovero per le anitre o i cigni, come nel caso del Giardino Bellini (e in effetti in un'altra cartolina ci sono i cigni e il recinto che li proteggeva).

Sotto l'arco del viadotto ferroviario che funge da ingresso al Giardino, inoltre, sono presenti due fontanelle di acqua potabile, che per l'inusuale foggia mi pare doveroso citare:



Maps: https://goo.gl/maps/nB25og4oRXT2
Un bacino concavo sorretto da un pilastrino a palma. Il tutto in pietra lavica. Si tratta di due fontanelle gemelle.

Il bicchiere in plastica dev'essere in dotazione. :D

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Già che ci sono, concludo con la più antica fontana di Catania, Fontana dei Sette Canali:





Maps: https://goo.gl/maps/DMSKehiCfxw
Si tratta di una fontana di gusto rinascimentale, costituita da una vasca a peschiera con lavatoio alimentata da sette bocche in bronzo - i "canali", che a Catania prendono nome di cannola o canneddi - aperte su altrettante formelle strette da coppie di triglifi. In sintesi, è una modanatura di tipo dorico, di buona fattura. Sovrasta la fontana una grande lapide marmorea incisa, sostenuta da un basamento rettangolare e a scozia, che riporta il nome del re, del viceré, del senato catanese e la data di creazione: 1612.

D. O. M./
Philippo III Hispaniarum et Siciliae Rege invictissimo/
D. Petro Giron Ossunae Dvce Pro rege/
D. Carolvs Gravina Patritivs, Don Matthevs De Alagona/
D. Hieronymus Paterno, Fabritivs Tornambeni, Hercvles Tvdiscvs/
Joannes Baptista Scammacca et Don Ioseph Fimia Vrbis Senatores/
canales aquae vetustate pene collapsos opere marmoreo magnificentiore/
forma reficiendos publica impensa curaverunt/
Anno Salutis MDCXII
Intorno all'incisione vari ricci suggeriscono l'aspetto di un cartiglio.

La fontana era pubblica e forniva acqua potabile, almeno fino al XIX secolo, quando analizzando le acque si stabilì la loro non potabilità per sostanze di natura fecale che inquinano la falda. Forse fu questa fontana uno dei principali veicoli di trasmissione del colera nel 1837.
La ritroviamo in un dettaglio della planimetria di Filippo Negro, insieme alla vicina (e più grande) Fontana dei 36 canali (1621) con cui vagamente doveva condividere l'aspetto estetico, ripreso anche dalla Porta delli Canali, oggi Porta di Carlo V.



Apparentemente, dunque, è sempre stata su quella parete, celata da una arcata o, perlomeno, lo è dalla prima metà del XVII secolo.
Oggi è seminascosta dalle bancherelle, non ha un cartello turistico che la segnali, è pressoché sconosciuta dagli stessi catanesi che sembra abbiano dimenticato anche il modo di dire "ni viremu e' setti canneddi!" (basta che si vantino di "Catania ndo cori"...), un po' alla stregua della Matapallara do' Buggu.
Pare che una copia delle chiavi del lucchetto della cancellata ce le abbia uno dei venditori della Pescheria, il quale sfrutterebbe la fontana per lavare la sua bancarella.
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Perdonato! :D

La vasca semplice di piazza Iolanda ha il suo perché, è gradevole.
Mi ha fatto pensare a quella di piazza Europa (intendo quella all'interno della rotatoria al termine di corso Italia) e alla "Vela" di Ognina.
Anche quella all'ingresso di Villa Bellini volendo...:)


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Fontana di piazza Santa Maria di Gesù

Anche quella all'ingresso di Villa Bellini volendo...:)
Come scrivevo, ce n'è molte a Catania di questo tipo. :)
In particolare tra giardini e piazze.





Maps: https://goo.gl/maps/7TWRfAyFox52
In piazza Santa Maria di Gesù, quasi nascosta dai possenti rami dei ficus, si apre questa fontana che costituisce forse la più complessa delle fontane a vasca nelle piazze catanesi.
Al centro della grande vasca si erge una struttura composita che decora la fontana e nel contempo funge da potenziale rifugio per i palmipedi che tempo addietro popolavano questo genere di vasche. Suddivisa in tre parti, la struttura centrale è composta da otto nicchie, quattro delle quali presentano scivoli per agevolare i palmipedi, chiuse da una copertura circolare; quindi un pilastro a sezione quadrata che nasconde la tubatura principale che alimenta la parte conclusiva; in apice una vaschetta a fiore di loto aperto a otto petali, retto da una fascia decorata a palmette, da cui sgorga lo spruzzo principale. Dalla grande vasca basale si dipartono quattro coppie di spruzzi orientati verso il centro.
L'aspetto estetico è prossimo alle fontane gemelle di piazza Bovio che ho già pubblicato in precedenza, non è impensabile quindi una mano comune.
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Mi ha fatto pensare a quella di piazza Europa (intendo quella all'interno della rotatoria al termine di corso Italia) e alla "Vela" di Ognina.
Qui quella di piazza Europa:



e qui la "Vela" di Ognina:



Entrambe sorte in seguito alla riorganizzazione viaria della zona.
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Piazza Palestro...

Qui quella di piazza Europa:

Non viene visualizzata.
Ma non è pubblicità impropria? ;)

___

Vi ricordate il sistema di fontane di piazza Palestro?
Era stato sin dal suo nascere pieno di problematiche. L'idea era carina, ma se prima non si sana il quartiere in cui si trova la piazza, che senso ha buttare via - enormi - quantità di denaro pubblico?







Maps: https://goo.gl/maps/rKWgLLZTYxw
Si trattava di una doppia fila di spruzzi (una trentina per lato) che fungeva da ingresso artistico alla città. L'acqua partiva direttamente a quota strada bagnando il basolato, mentre una grande vasca con tre spruzzi riempiva una metà della grande rotonda ubicata di fronte alla chiesa del Sacro Cuore di Gesù al Fortino.

Già l'indomani dall'inaugurazione, i rom della zona sfruttavano gli zampilli per farsi il bidet, mentre più di recente veniva immortalato un giovane del quartiere con materassino e costume, farsi il bagno come se fosse in piscina.



Oggi le fontane (il viale d'acqua e la vasca) sono spente e la piazza sembra tornata ad essere quel parcheggio abusivo che era prima della nuova pavimentazione e della riqualificazione.



A mio giudizio non è tanto il fatto di aver spento le fontane il problema, ma l'averle create senza criterio, con costi elevati e senza un preciso piano di risanamento del quartiere. Non c'è nemmeno un presidio delle forze dell'ordine in zona. Diciamo che è ovvio aspettarsi di tutto e di più in un'area che di leggi ne ha poche. :eek:hno:

[Tutte le foto sono tratte dal web, i diritti sono dei rispettivi proprietari]
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Come dicevo, un thread così scarsamente frequentato mi costringe ai post multipli.

Mi piacerebbe una maggiore presenza di contributori, vista l'ampia scelta che abbiamo in merito al tema in una città come Catania.

In questo post illustrerò brevemente l'abbeveratoio di Largo Barriera del Bosco.









Maps: https://goo.gl/maps/pJdiTuojU6Q2

Si tratta di un elemento che abbiamo visionato tempo fa sul thread della Catania sparita, puntualmente riportata nel pregevole profilo omonimo curato dal nostro Hermann1871.



Piange il cuore a fare i confronti tra ieri e oggi, quando Barriera del Bosco era ancora una barriera del bosco...

Semisconosciuto, questo abbeveratoio-fontana è balzato ogni tanto sulle pagine del quotidiano locale e su testate on line per via dell'incuria in cui verte; un esempio del 2013: http://www.cataniatoday.it/cronaca/barriera-due-obelischi-abbeveratoio-900-diventa-pattumiera-.html

Le condizioni odierne sono ancora pietose, ma direi che tutta l'area fa letteralmente schifo.
Due monumenti del passato - la fontana-abbeveratoio e i due obelischi commemorativi - che hanno un elevato valore architettonico, storico, culturale e che rappresentano un notevole potenziale per il turismo tanto catanese quanto di Battiati, si trovano all'incuria e perdono ogni giorno un pezzo della loro esistenza.
In particolare mi soffermo sulle condizioni dei Due Obelischi, penalizzati dal discutibilissimo ponte che venne realizzato due amministrazioni fa, il quale soffoca e pone a lato il monumento, senza valorizzarlo, quanto piuttosto denigrarlo più di quanto non abbia già fatto il tempo.

Ma vediamo un po' in cosa consiste la nostra fontana.
Essa appare presente in una foto del 1928, pertanto è antecedente a tale data. Non più di un decennio, a dire della foggia.

Si addossa alla parete di un edificio tardo ottocentesco, riempiendola quasi per l'intera larghezza. A giudicare dalla foto d'epoca, l'accostamento alla parete è successivo, quindi nasce in un secondo momento rispetto al caseggiato di due piani su cui si apre.
Si tratta di un lungo abbeveratoio costituito da lastre in lava poste in verticale, tenute insieme da poca malta e rivestite da intonaco idraulico. L'acqua giunge(va) alla vasca mediante due canalette in metallo (ferro) che si aprono da altrettanti pilastrini che serrano la composizione ai lati. I pilastrini erano originariamente rivestiti con pietra lavica, mentre oggi sono semplicemente intonacati e reggono una cornice in lava che prosegue formando un timpano triangolare verso il centro della parete; al di sopra due calotte in marmo impreziosivano la composizione, oggi però si presentano vistosamente spaccate. All'interno del timpano trovano posto due epigrafi, di cui la maggiore posta esattamente al centro, è parecchio lesionata e necessiterebbe di un serio restauro (questa epigrafe era presente nella foto del '28 e lo studio del carattere può fornire altri utili elementi per una corretta datazione dell'abbeveratoio, a momenti secolare). Ai quattro angoli vi erano altrettante borchie ornamentali, di cui una (angolo destro in basso) è andata perduta. Essa recita semplicemente:

è proibito/
attingere acqua con botti/
i contravventori sono puniti/
--- dalla legge​
Alla destra si legge una seconda epigrafe, fissata nella malta senza borchie:

amministrazione provinciale/
Catania/
_____
Abbeveratoio Barriera del Bosco
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Post multiplo.
Di nuovo.
Mi spiace.

Oggi parliamo di un'altra fontana insolita.
Tanto insolita quanto famosa. E sconosciuta.

Ecco qua:



Esatto, il Monumento al Cardinale Dusmet.
Forse non tutti sanno che alle sue spalle si cela una delle fontane a spruzzo più singolari di Catania.

Eccoci di dietro:



Maps: https://goo.gl/maps/5hv1d8qFQpm
La lunga epigrafe recita:

Sin quando avremo un panettello/
noi lo divideremo col povero/
la nostra porta per ogni misero/
che soffra sarà sempre aperta/
l'orario che ordineremo affiggersi/
all'ingresso dell'episcopio sarà/
che gli ingenti a preferenza/
entrino in tutte l'ore/
un soccorso ed ove i mezzi ci manchino
un conforto una parola di affetto/
l'avranno tutti e sempre/

AF Anno Domini MCMXXXV

* R. Leone arch. progettò e diresse * scult. S. Cuffaro modellò la statua * scult. M. Lazzaro modellò gli altorilievi *​


All'interno di una esedra ricavata nel grande basamento per la statua del cardinale, vi sono due bassi gradini dal profilo curvo che anticipano una vasca ad anello che raccoglie lo scolo della vasca principale, la quale si alza dal centro della prima. Questa vasca è un tronco di cono capovolto nel cui centro si alza una colonnina in pietre grezze tenute da malta, che cela il tubo dello spruzzo della fontana. L'intera struttura è in pietra lavica lavorata.

Come funzionava?
Si tratta di uno spruzzo centrale che doveva decorare questa esedra, creando una decorazione urbana che non siamo abituati a vedere. L'acqua, per caduta, riempiva la vasca fino ad un certo livello.


Sulla parte alta del fianco della vasca principale vi sono due fori in cui sono alloggiati altrettanti tubicini di bronzo.
Dai tubicini l'acqua superflua, per caduta, creava un ulteriore gioco, mantenendo pulita quella della vasca e al livello voluto.



Infine, la vaschetta anulare raccoglie e fa defluire il quanto.

Che aspetto doveva avere?
Mi sono passato un po' di tempo e ho simulato il gioco d'acqua:



Al tempo doveva essere bella.
A mio parere non ci dovrebbe volere molto per ripristinarla, piuttosto che vederla insozzata da acqua piovana e spazzatura varia che, in casi di fontane abbandonate, non manca mai...
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