proseguiamo nel mio viaggio in Italia...tra i luoghi che ho visitato nella mia vita.
Agrigentino
Il territorio dell’agrigentino, approcciato da ovest appare fin da subito nei suoi spaventosi contrasti. Bellezze maestose alternate a scempi edilizi. Paesaggi incantati alternati a secchi e bruciati campi incolti. Luogo sospeso tra l’assoluto dell’antichità greca e la devastazione moderna ostile, tra gli antichi respiri barocchi di Naro e le oscene periferie di Sciacca e di Agrigento, passando per la meraviglia naturale della Scala dei Turchi.
Sciacca: città con contrasti impressionanti. Periferia spaventosa, direi quasi crudele per chi giunge dalla città da ovest. Palazzoni informi che soffocano l’antico porto e l’antica città. Luogo che appare desolato, depresso, vinto dalla speculazione…ma poi....inserendosi con enorme pazienza tra le vie antiche della città, si respirano scampoli notevoli di autenticità: la piazza centrale, belle chiese antiche, scorci di mare cristallino.
Heracela Minoa e la Riserva naturale del fiume Platani: oasi di bellezza, pace e rigoglio. Bello il parco archeologico (peccato per le orrende coperture moderne di protezione del teatro). Notevole l’adiacente riserva naturale del Platani. Mare cristallino nei pressi.
Scala dei Turchi: La banchisa polare sul mare. Un vero paradiso naturale che appare d’improvviso, come costa di in un territorio interno secco, brullo e desolato, oggetto di pesanti speculazioni edilizie (con cattedrali nel deserto, edifici incompiuti e desolazione, ho il ricordo del passaggio per il paese di Siculiana, espressione del nulla edilizio).
Agrigento e la Valle dei Templi: la città non l’ho visitato da dentro (peccato perché sono certo che il suo centro medioevale stramerita). Vista da fuori è il noto scempio edilizio che sovrasta la valle dei templi (di cui poco, purtroppo c’è da dire, più di quanto già se ne sappia).
La Valle dei Templi sorge nella sua solitaria e assoluta bellezza tra i mandorli e la vegetazione mediterranea. Luogo ovviamente imperdibile. La canicola estiva del mezzogiorno anziché impedirne la visione, l’ha resa ancora più affascinante, sebbene faticosa.
Favara: nell’immediato entroterra di Agrigento sorge Favara; cittadina con bellissimo centro storico, fatto di vicoletti impenetrabili dove c’è il serio rischio di perdersi. Bella Piazza principale. Periferia orribile che sovrasta la città soffocandone il suo bell’aspetto.
Il paesaggio dei dintorni incredibilmente brullo e desolato, almeno nella stagione estiva. Verso Naro si passa per non luoghi surreali come Villaggio Mosé. Ovunque campi bruciati.
Naro: piccola perla poco nota del barocco siciliano. Cittadina arrampicata su un colle, ben conservata nella sua dimensione storica. Dominata dal bianco e l’ocra, come molte città siciliane. Viuzze, chiese barocche, cortiletti, strade arrampicate. Bel ricordo!
Da Naro a Piazza Armerina, per Caltanissetta.
Luoghi remoti, lande arse dal sole, vegetazione scarsa, quasi desertica che d’improvviso diviene boscosa e rigogliosa in prossimità di Piazza Armerina!!
In questo paesaggio estremo e solitario, la strada che da Naro per Canicattì e poi Caltanissetta conduce verso la provincia di Enna, porta infine a Piazza Armerina.
Piazza Armerina
Città compatta nel suo centro arrampicato tra i boschi e le colline. Anche qui, come in gran parte della Sicilia, dominano l’ocra, il bianco, il giallino, il color tufo.
Chiese e palazzi maestosi, strade eleganti, piazze areose.
Qui, in questo angolo d’Italia vi è un ottavo delle mie origini.