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Ferrovia Salaria o Dei Due Mari

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https://www.rivieraoggi.it/2017/10/...-salaria-e-ancona-sta-zitta-come-da-176-anni/


Oggi 27 ottobre, presso la Sala Consiliare del Comune di San Benedetto un incontro-dibattito sul tema della Ferrovia dei due Mari. Interverranno il Sindaco Pasqualino Piunti, il Presidente del Comitato “Ferrovia Salaria” ed organizzatore Nazzareno Straccia, il Presidente dell’Associazione Italia Nostra sezione Ascoli Piceno Gaetano Rinaldi ed altre personalità vicine alle istituzioni regionali, universitarie e turistiche. L’incontro avrà inizio alle ore 17 e durerà circa tre ore, in cui si farà un excursus storico sui progetti, che affondano le radici al 19° secolo per la Ferrovia Salaria e si parlerà degli attuali sviluppi per i treni San Benedetto-Roma. Argomento di cui si parla – ma non si fa – addirittura da 176 anni (i dettagli sul prossimo numero del settimanale Riviera Oggi).

Progetti, promesse elettorali tornate alla ribalta ciclicamente di decennio in decennio hanno fatto della Ferrovia dei Due Mari un’odissea sui binari mentre la ripresa post sisma e gli investimenti recentemente annunciati dalle Ferrovie dello Stato gridano di tirare fuori dal cassetto il sogno di un asse ferroviario che unisca il Tirreno all’Adriatico.

FERROVIE: MILIARDI DI INVESTIMENTI, MA NON QUI. Le Ferrovie dello Stato hanno stanziato 94 miliardi di euro nel nuovo piano industriale decennale. Di questi 94, ben 73 saranno dirottati verso la crescita delle reti ferroviarie. Nessuno ha mai calcolato il prezzo effettivo della costruzione della Ferrovia dei due Mari, ma nessuno ha mai ipotizzato una cifra superiore al miliardo. Se a questi normali stanziamenti delle Ferrovie dello Stato, aggiungiamo la proclamata volontà statale di investire in infrastrutture nelle zone terremotate, ed aggiungiamo l’esistenza di progetti per la Ferrovia Salaria da più di un secolo, con i già sopracitati vantaggi, potremmo dire: il dado è tratto. Invece no. Dopo questo lungo intreccio di premesse, siamo finalmente arrivati al dunque.

Il 16 ottobre era sembrato ai più il grande giorno. Il Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Graziano Delrio, il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, quello della Regione Marche, Luca Ceriscioli, e l’Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato Maurizio Gentile: tutti riuniti in un’unica conferenza stampa di presentazione di due grandi progetti, riguardanti il centro Italia dal punto di vista stradale e ferroviario. E proprio quando tutti si aspettavano il compimento dell’incompibile, la storia si è ripetuta. Nessuna traccia di Ferrovia dei due Mari, bensì potenziamento della via Salaria e costituzione di un Anello ferroviario dell’Appennino centrale che si sviluppa per la sua quasi totalità in Abruzzo, nell’Aquilano.

La Salaria sarà potenziata per 354 milioni di euro totali, dei quali solo 83,2 saranno investiti nelle Marche. I soldi destinati alla strada sul versante marchigiano erano inoltre già stati stanziati molto prima dell’emergenza terremoto dall’Anas, addirittura durante il Governo Berlusconi. Possiamo dunque dire che da questo progetto le Marche non guadagneranno nulla che non avessero già in precedenza, se non una lieve riduzione dei tempi di trasporto per raggiungere Roma.

Tralasciando il fatto decisamente grave che le Marche, la regione più colpita dal terremoto non avranno un euro che non fosse già stato stanziato da almeno un lustro, ci domandiamo: nel 2017 conviene davvero investire per il trasporto su gomma quando si sentiva la necessità di investire su ferro già 176 anni fa? Il futuro a detta di tutti gli studiosi non è su gomma. Ce lo insegnano gli altri stati europei, che fanno della capillarità ferroviaria il loro punto di forza, ce lo insegna, volendo guardare nel nostro orticello, il Nord Italia. Era necessario l’investimento per la rete ferroviaria dell’Aquilano, molto più vicino alla capitale rispetto al Piceno, e già ben collegato al Lazio? In quale modo la costituzione di questo Anello Ferroviario (Roma-Rieti-Terni-L’Aquila-Sulmona), escluderebbe la nascita della Ferrovia Salaria? Non sono i due progetti semmai perfettamente complementari?

ANCONA TEME? La Regione Marche, non protesta? Non intavola discussioni progettuali con lo Stato, con le Ferrovie dello Stato, con la Regione Lazio? Perché il Presidente Ceriscioli rimane immobile ad osservare l’ennesima umiliazione del territorio piceno? Perché invece di cogliere l’occasione, lascia che questa gli sfugga dalle mani per andarsi a posare in altri luoghi? La fuga del fantasma della Ferrovia Salaria è avvenuta in un silenzio assordante, evidenziato dalle varie Associazioni, come Italia Nostra, dal Comitato Ferrovia Salaria, di Nazzareno Straccia e dall’interrogazione del consigliere regionale Peppe Giorgini ad Ancona.

Forse qualcuno teme le potenzialità inespresse di San Benedetto? Forse si teme che possa potenziare troppo il suo porto e la sua stazione entrando in concorrenza con il capoluogo? Forse si teme che il centro-sud delle Marche possa indirizzarsi verso gli aeroporti romani e non più verso quello anconetano? Qualcuno, forse, teme che gli investitori puntino sul Piceno ri-trasformandolo in una delle Province più competitive d’Italia? Si teme che sulla scia delle fusioni dei Comuni che stanno avvenendo in questi giorni, la Riviera delle Palme possa diventare un domani un bastone tra le ruote troppo grande per i suoi interessi? In Regione si teme che Ascoli Piceno possa uscire dal suo semi-isolazionismo diventando un centro economico di rilievo?
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Ho capito! Il Piceno è mal collegato con Roma per colpa degli anconetani: maledetti!
https://www.rivieraoggi.it/2017/10/...ro-possibile-se-ne-e-parlato-a-san-benedetto/

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La conferenza-dibattito sulla Ferrovia dei due Mari si è tenuta venerdì 27 ottobre, presso la Sala Consiliare del Comune di San Benedetto. Un incontro durante il quale sono stati discussi pro e contro dell’ambizioso progetto “Ferrovia Salaria”, un tratto che dovrebbe connettere la costa adriatica a quella tirrenica, partendo da San Benedetto per raggiungere Roma.
A causa di impegni pressanti, il sindaco Pasqualino Piunti non è potuto intervenire: tuttavia, ha fatto sapere che il Comune è favorevole al progetto, visto come un’occasione di rilancio per il turismo nella Riviera.
Erano presenti, invece, il Presidente del Comitato “Ferrovia Salaria” Nazzareno Straccia, il Presidente dell’Associazione Italia Nostra sezione Ascoli Piceno Gaetano Rinaldi, l’ingegnere Antonio Saitto, ed altre figure professionali vicine alle istituzioni regionali, universitarie e turistiche, che hanno fornito testimonianze e punti di vista sull’argomento.
Durante il suo intervento, Straccia ha illustrato brevemente le dinamiche della rete dei trasporti in Italia: la regione Marche non possiede grandi metropoli, né poli industriali o infrastrutture importanti a livello internazionale. L’assenza di questi fattori ha fatto sì che gli snodi ferroviari si concentrassero intorno a città come Milano, Bologna, Roma, dalle quali partono tutti i collegamenti verso le città minori.


“A causa di questa condizione – precisa Straccia – è difficile che la nazione accetti di investire in un tratto di ferrovia diretto tra provincia di Ascoli Piceno e Roma, preferendo invece concentrarsi sul potenziamento delle autostrade e delle ferrovie già esistenti”.


Al momento, le Ferrovie dello Stato hanno investito 94 miliardi di euro per il piano di crescita, 73 dei quali saranno spesi in manutenzioni e migliorie delle tratte. Parallelamente, la Salaria sarà potenziata per 354 milioni di euro totali, già stanziati dai precedenti governi.
“Questa scelta però – ritiene Straccia – contrasta con il disegno a lungo termine del governo, che dovrebbe impegnarsi a ridurre il trasporto su ruote a beneficio dell’ambiente. Oltretutto, l’organizzazione dei collegamenti ferroviari nelle Marche è estremamente inefficiente: per arrivare da Ancona a Roma sono necessarie dalle quattro alle sei ore, con almeno un cambio di treno lungo il tragitto. Questo perché non ci sono Frecce che compiono la tratta, il viaggio può essere fatto esclusivamente su treni regionali. Lo stesso discorso può essere fatto più o meno per ogni città marchigiana”.
Stracci ha affermato che “è assolutamente necessario migliorare le connessioni tra i tratti costieri, non solo tramite le reti ferroviarie, ma anche con il potenziamento di altre infrastrutture. Un settore promettente potrebbe essere quello aeroportuale – aggiunge – in più si potrebbe coinvolgere maggiormente San Benedetto nel progetto europeo “Autostrade sul mare”, che al momento è più sviluppato in Ancona. Con “autostrade sul mare” si intende un sistema di trasporto merci che alterna tratte su strada, ad opera dei tir, con traversate via nave – afferma – Un sistema che, oltre ad essere più economico, è anche più ecologico in quanto riduce le emissioni di gas inquinanti. Il porto di San Benedetto sta lentamente perdendo importanza nel settore della pesca, quindi potenziarne l’attività commerciale potrebbe essere un’occasione d’oro per rilanciarne l’economia”.
Ha poi preso la parola l’ingegner Antonio Saitto, che ha sottolineato come la carenza dei trasporti sia un problema che coinvolge tutta Italia, non solo le Marche. “Nei prossimi decenni – afferma – probabilmente non ci sarà interesse a favorire una diffusione capillare dei grandi mezzi di trasporto, piuttosto si cercherà di adottare soluzioni miste. Costruire la ferrovia Salaria sarebbe estremamente dispendioso, e richiederebbe molti anni di lavoro, senza contare che non c’è una precisa strategia economica dietro. Infatti, la sua costruzione potrebbe aumentare il flusso turistico, ma non gli scambi commerciali, quindi servirebbe più che altro per una maggiore comodità nei trasporti”.
“Piuttosto che lanciarci in un progetto trentennale, di cui non si vedrebbero vantaggi nell’immediato – aggiunge – meglio concentrarsi sulla ristrutturazione e l’implementazione degli impianti esistenti, in modo che i cittadini possano usufruirne già adesso.
Diversa è stata l’opinione del professor Rinaldi, che ha parlato a nome di Italia Nostra. Rinaldi ha illustrato come Ascoli Piceno ed i comuni circostanti abbiano sempre più difficoltà nel settore turistico ed economico. Una tutela passiva di monumenti e territorio, da sola, non basta a rilanciare l’economia: occorre un’attiva promozione, per attirare aziende e visitatori. “Ascoli sta morendo per la mancanza di promozione, ha sentenziato, e le autostrade non fanno che accelerare il processo, perché inducono maggiore velocità di movimento e non invogliano la gente a fermarsi lungo il tragitto – ha aggiunto – Una ferrovia invece darebbe un nuovo stimolo al territorio, anche nei comuni terremotati.
Inizialmente si potrebbe collegare Ascoli Piceno ad Amatrice e ai comuni nei dintorni, attraverso una “Ferrovia dei due Parchi”: si potrebbe quindi promuovere da una parte la riscoperta dei centri storici, dall’altra i parchi nazionali dei Monti Sibillini e del Gran Sasso. Con il tempo, la ferrovia dovrebbe estendersi e connettere tutti i piccoli comuni del centro Italia.
Carlo Santulli, docente di architettura di Camerino, ha appoggiato il progetto in virtù della sua esperienza personale; originario di Terni, ha ribadito come i trasporti da e verso Ascoli Piceno siano scarsi, specialmente dopo il terremoto, e che il centro storico ascolano è effettivamente un po’ depresso per la penuria di eventi di richiamo.
Anche il geologo Carlo Bisci, in relazione all’impatto ambientale, approva l’uso di treni e metropolitane di superficie per una migliore connessione tra i centri abitati. Sottolinea però che è indispensabile procedere a piccoli passi. E’ poco realistico che il governo italiano si lanci in un progetto ambizioso come la ferrovia Salaria, i politici vogliono vedere risultati concreti entro la fine del loro mandato.
Inoltre, ci sono molte soluzioni per migliorare i collegamenti e ridurre le emissioni, che non riguardano necessariamente il settore ferroviario. Lo spopolamento dell’entroterra marchigiano è dovuto alla mancanza di infrastrutture in generale, per questo è necessario intervenire al più presto e su più fronti.
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Ho capito! Il Piceno è mal collegato con Roma per colpa degli anconetani: maledetti!
Metterla così è troppo semplice, però c'è da dire che alla conferenza stampa del 17 ottobre, dove Delrio doveva annunciare interventi sulle infrastrutture delle aree terremotate, il Piceno ne è uscito a mani vuote. Di fatto, non c'è nessun intervento nuovo a parte i (pochi) cantieri già in corso sulla SS4 Salaria. Tutto ciò che è stato annunciato riguarda la tratta Rieti-Roma. Quindi fanno bene gli ascolani a chiedere alla loro regione di farsi sentire.
Era necessario l’investimento per la rete ferroviaria dell’Aquilano, molto più vicino alla capitale rispetto al Piceno, e già ben collegato al Lazio?
Che bello quando per giustificare al proprio elettorato il fatto che si è usciti a mani vuoti si deve trovare per forza un nemico...e allora Ancona e L'Aquila sono sempre le migliori indiziate

Per la cronaca, dal progetto RFI l'aquilano ne esce con circa l'1% degli investimenti previsti, ripeto l'unopercento, ma poi 1. il piceno (precisamente San Benedetto) ha una ferrovia fondamentale che lo attraversa, l'aquilano ha in Roma il suo scalo ferroviario 2. il piceno non ha il tasso di pendolarismo verso Roma che ha l'aquilano, o ancora di più il reatino
Che bello quando per giustificare al proprio elettorato il fatto che si è usciti a mani vuoti si deve trovare per forza un nemico...e allora Ancona e L'Aquila sono sempre le migliori indiziate

Per la cronaca, dal progetto RFI l'aquilano ne esce con circa l'1% degli investimenti previsti, ripeto l'unopercento, ma poi 1. il piceno (precisamente San Benedetto) ha una ferrovia fondamentale che lo attraversa, l'aquilano ha in Roma il suo scalo ferroviario 2. il piceno non ha il tasso di pendolarismo verso Roma che ha l'aquilano, o ancora di più il reatino
Per aquilano comprendi anche la Marsica?
Che bello quando per giustificare al proprio elettorato il fatto che si è usciti a mani vuoti si deve trovare per forza un nemico...e allora Ancona e L'Aquila sono sempre le migliori indiziate

Per la cronaca, dal progetto RFI l'aquilano ne esce con circa l'1% degli investimenti previsti, ripeto l'unopercento, ma poi 1. il piceno (precisamente San Benedetto) ha una ferrovia fondamentale che lo attraversa, l'aquilano ha in Roma il suo scalo ferroviario 2. il piceno non ha il tasso di pendolarismo verso Roma che ha l'aquilano, o ancora di più il reatino
Quello che dici è vero. Ovviamente ti riferisci all'aquilano inteso come conca aquilana (e non in senso largo come provincia aquilana).

Il punto debole del piano presentato da Delrio è che, nonostante sia stato sbandierato e "rivenduto" come piano a favore del cratere sismico 2009/2016, in realtà non è altro che un insieme di interventi già programmati e attesi da molti anni (da ben prima del sisma), che ora vengono ripresi e rilanciati solo per non dare l'impressione che nel post-terremoto non si faccia nulla; interventi che sono stati scelti perché geograficamente sono quelli più vicini all'area terremotata, ma che di certo non sono stati studiati appositamente per il terremoto.

Non a caso quasi tutti interventi sono potenziamenti di infrastrutture esistenti (statale Salaria, ferrovia Terni-L'Aquila, ferrovia Roma-Pescara); l'unica realizzazione nuova è la ferrovia Rieti-Passo Corese che però è anch'essa un'infrastruttura prevista da decenni, che nel 2006 era arrivata a un passo dall'apertura dei cantieri.

Vedremo una grandissima parte degli investimenti sulla Roma-Pescara, che non ha visto terremoti dal 1915, perché la sua velocizzazione era prevista da molto tempo, mentre ad Amatrice e Pescara del Tronto non vedremo un soldo semplicemente perché da quelle parti le ferrovie non ci sono proprio e pertanto non c'erano progetti da rilanciare.

Per cui non è una sorpresa che questi interventi servano male le aree terremotate (sia a L'Aquila che ad Ascoli), dato che la strategia è stata "prendiamo ciò che era già previsto lì intorno" e non c'erano interventi significativi programmati né sulla tratta Ascoli-Roma né sulla L'Aquila-Roma.

Comunque se la Rieti-Passo Corese diventerà realtà confido che i tempi di percorrenza tra L'Aquila e Roma potrebbero essere accettabili, intorno alle due ore!
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Quello che dici è vero. Ovviamente ti riferisci all'aquilano inteso come conca aquilana (e non in senso largo come provincia aquilana).

Il punto debole del piano presentato da Delrio è che, nonostante sia stato sbandierato e "rivenduto" come piano a favore del cratere sismico 2009/2016, in realtà non è altro che un insieme di interventi già programmati e attesi da molti anni (da ben prima del sisma), che ora vengono ripresi e rilanciati solo per non dare l'impressione che nel post-terremoto non si faccia nulla; interventi che sono stati scelti perché geograficamente sono quelli più vicini all'area terremotata, ma che di certo non sono stati studiati appositamente per il terremoto.

Non a caso quasi tutti interventi sono potenziamenti di infrastrutture esistenti (statale Salaria, ferrovia Terni-L'Aquila, ferrovia Roma-Pescara); l'unica realizzazione nuova è la ferrovia Rieti-Passo Corese che però è anch'essa un'infrastruttura prevista da decenni, che nel 2006 era arrivata a un passo dall'apertura dei cantieri.

Vedremo una grandissima parte degli investimenti sulla Roma-Pescara, che non ha visto terremoti dal 1915, perché la sua velocizzazione era prevista da molto tempo, mentre ad Amatrice e Pescara del Tronto non vedremo un soldo semplicemente perché da quelle parti le ferrovie non ci sono proprio e pertanto non c'erano progetti da rilanciare.

Per cui non è una sorpresa che questi interventi servano male le aree terremotate (sia a L'Aquila che ad Ascoli), dato che la strategia è stata "prendiamo ciò che era già previsto lì intorno" e non c'erano interventi significativi programmati né sulla tratta Ascoli-Roma né sulla L'Aquila-Roma.

Comunque se la Rieti-Passo Corese diventerà realtà confido che i tempi di percorrenza tra L'Aquila e Roma potrebbero essere accettabili, intorno alle due ore!
Non è accettabile, l'autobus impiega di meno. Se poi avessero l'intenzione di attestare tutto a Tiburtina e basta, che lascino perdere proprio.
Se non sbaglio anche ad Avezzano l'autobus impiega di meno e i treni non sono vuoti.

Inoltre due 2h / 2h 15 è il tempo che si ottiene con la Rieti-Fara senza velocizzazione della Rieti-Aquila, che andrà a ridurlo non so di quanto.
Se non sbaglio anche ad Avezzano l'autobus impiega di meno e i treni non sono vuoti.

Inoltre due 2h / 2h 15 è il tempo che si ottiene con la Rieti-Fara senza velocizzazione della Rieti-Aquila, che andrà a ridurlo non so di quanto.
Da Avezzano i treni si riempiono solo al mattino, negli altri orari carica giusto Tagliacozzo che non ha altri collegamenti con Roma se non la ferrovia. Negli ultimi anni l'utenza del treno è diminuita parecchio (a causa di orari di merda) e non è quello il modello a cui mi ispirerei.
Comunque finchè non ci saranno dettagli maggiori, possiam parlare solo per congetture.
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Progetti, promesse elettorali tornate alla ribalta ciclicamente di decennio in decennio hanno fatto della Ferrovia dei Due Mari un’odissea sui binari mentre la ripresa post sisma e gli investimenti recentemente annunciati dalle Ferrovie dello Stato gridano di tirare fuori dal cassetto il sogno di un asse ferroviario che unisca il Tirreno all’Adriatico.


FERROVIE: MILIARDI DI INVESTIMENTI, MA NON QUI. Le Ferrovie dello Stato hanno stanziato 94 miliardi di euro nel nuovo piano industriale decennale. Di questi 94, ben 73 saranno dirottati verso la crescita delle reti ferroviarie. Nessuno ha mai calcolato il prezzo effettivo della costruzione della Ferrovia dei due Mari, ma nessuno ha mai ipotizzato una cifra superiore al miliardo. Se a questi normali stanziamenti delle Ferrovie dello Stato, aggiungiamo la proclamata volontà statale di investire in infrastrutture nelle zone terremotate, ed aggiungiamo l’esistenza di progetti per la Ferrovia Salaria da più di un secolo, con i già sopracitati vantaggi, potremmo dire: il dado è tratto. Invece no. Dopo questo lungo intreccio di premesse, siamo finalmente arrivati al dunque.


Il 16 ottobre era sembrato ai più il grande giorno. Il Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Graziano Delrio, il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, quello della Regione Marche, Luca Ceriscioli, e l’Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato Maurizio Gentile: tutti riuniti in un’unica conferenza stampa di presentazione di due grandi progetti, riguardanti il centro Italia dal punto di vista stradale e ferroviario. E proprio quando tutti si aspettavano il compimento dell’incompibile, la storia si è ripetuta. Nessuna traccia di Ferrovia dei due Mari, bensì potenziamento della via Salaria e costituzione di un Anello ferroviario dell’Appennino centrale che si sviluppa per la sua quasi totalità in Abruzzo, nell’Aquilano.


La Salaria sarà potenziata per 354 milioni di euro totali, dei quali solo 83,2 saranno investiti nelle Marche. I soldi destinati alla strada sul versante marchigiano erano inoltre già stati stanziati molto prima dell’emergenza terremoto dall’Anas, addirittura durante il Governo Berlusconi. Possiamo dunque dire che da questo progetto le Marche non guadagneranno nulla che non avessero già in precedenza, se non una lieve riduzione dei tempi di trasporto per raggiungere Roma.


Tralasciando il fatto decisamente grave che le Marche, la regione più colpita dal terremoto non avranno un euro che non fosse già stato stanziato da almeno un lustro, ci domandiamo: nel 2017 conviene davvero investire per il trasporto su gomma quando si sentiva la necessità di investire su ferro già 176 anni fa? Il futuro a detta di tutti gli studiosi non è su gomma. Ce lo insegnano gli altri stati europei, che fanno della capillarità ferroviaria il loro punto di forza, ce lo insegna, volendo guardare nel nostro orticello, il Nord Italia. Era necessario l’investimento per la rete ferroviaria dell’Aquilano, molto più vicino alla capitale rispetto al Piceno, e già ben collegato al Lazio? In quale modo la costituzione di questo Anello Ferroviario (Roma-Rieti-Terni-L’Aquila-Sulmona), escluderebbe la nascita della Ferrovia Salaria? Non sono i due progetti semmai perfettamente complementari?


ANCONA TEME? La Regione Marche, non protesta? Non intavola discussioni progettuali con lo Stato, con le Ferrovie dello Stato, con la Regione Lazio? Perché il Presidente Ceriscioli rimane immobile ad osservare l’ennesima umiliazione del territorio piceno? Perché invece di cogliere l’occasione, lascia che questa gli sfugga dalle mani per andarsi a posare in altri luoghi? La fuga del fantasma della Ferrovia Salaria è avvenuta in un silenzio assordante, evidenziato dalle varie Associazioni, come Italia Nostra, dal Comitato Ferrovia Salaria, di Nazzareno Straccia e dall’interrogazione del consigliere regionale Peppe Giorgini ad Ancona.


Forse qualcuno teme le potenzialità inespresse di San Benedetto? Forse si teme che possa potenziare troppo il suo porto e la sua stazione entrando in concorrenza con il capoluogo? Forse si teme che il centro-sud delle Marche possa indirizzarsi verso gli aeroporti romani e non più verso quello anconetano? Qualcuno, forse, teme che gli investitori puntino sul Piceno ri-trasformandolo in una delle Province più competitive d’Italia? Si teme che sulla scia delle fusioni dei Comuni che stanno avvenendo in questi giorni, la Riviera delle Palme possa diventare un domani un bastone tra le ruote troppo grande per i suoi interessi? In Regione si teme che Ascoli Piceno possa uscire dal suo semi-isolazionismo diventando un centro economico di rilievo?
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Ferrovia dei due Mari, un’occasione per rilanciare l’economia del Piceno?

https://www.picenooggi.it/2017/11/2...ccasione-per-rilanciare-leconomia-del-piceno/

Come ogni anno Italia Nostra commemora il comizio organizzato dalla provincia di Ascoli Piceno il 26 novembre del 1903 in cui si annunciava l’avvio dei lavori della ferrovia che avrebbe collegato Ascoli e tutta la vallata a Roma ed al mar Tirreno. Nel 2017 la commemorazione avverrà venerdì 24 novembre alle 17.30 presso la libreria Rinascita di Ascoli Piceno e vedrà la partecipazione di autorità, esperti e rappresentanti delle associazioni che ancora credono nel sogno della Ferrovia dei due mari.
Il presidente della sezione ascolana di Italia Nostra Gaetano Rinaldi è tra i più appassionati promotori della manifestazione: “Anche quest’anno vogliamo commemorare il comizio del 26 novembre 1903 svoltosi per festeggiare l’imminente avvio dei lavori della Ferrovia dei due mari. Pare fosse tutto pronto per installare le prime traversine a Porta Romana, alcuni problemi fiscali e burocratici bloccarono però i lavori. Poi venne la Prima guerra mondiale e il progetto finì nel dimenticatoio. Non vogliamo però solo ricordare tanto per ricordare, il nostro impegno è proiettato anche sulla situazione attuale ed alle sue problematiche. Quest’anno vogliamo porre l’enfasi sull’importanza dei comitati e di come grazie alla loro presenza si ottengano risultati. A San Benedetto esiste il comitato “Ferrovia Salaria” che ha organizzato diverse manifestazioni ed è stato promotore dell’elettrificazione della ferrovia tra Ascoli e Porto d’Ascoli”.
Il presidente crede fermamente nell’attualità e l’importanza che avrebbe la realizzazione di tale progetto: “Basterebbe collegare Ascoli con Antrodoco con un costo irrisorio rispetto a tante altre opere. Farebbe uscire dall’isolamento le aree interne devastate dal terremoto. Voglio ricordare che la morte dei paesi interni equivale alla morte dell’Italia. Il sisma ha causato un autentico massacro, ma non fare niente è ancora più grave. Non si riesce ad intervenire neanche per mettere in sicurezza i tantissimi affreschi che adornano le chiese dei paesi colpiti dal sisma, non parlo nemmeno di quelli andati distrutti. Salvare la memoria vuol dire anche far conoscere le cose, noi ci impegniamo per un tutela attiva affinché le risorse che abbiamo nel territorio creino ricchezza e portino attività. Bisogna valorizzare l’area adriatica, altrimenti è destinata a diventare un’area periferica ed abbandonata. Gli amministratori locali dovrebbero essere più sensibili alle attività che porterebbe uno sviluppo intelligente al territorio”.
Ad Ascoli sta nascendo un comitato, “Un treno per Roma”, per sostenere il progetto della Ferrovia dei due mari e di cui Roberto Di Natale ne è uno dei coordinatori: “Il comitato nascente serve per dare una speranza a questo territorio. Dopo la crisi profonda c’è stata la mazzata finale rappresentata dal terremoto. Mancano le infrastrutture, e già i romani ci insegnarono che dove ci sono infrastrutture c’è sviluppo. Bisogna ripopolare Ascoli, Arquata, Acquasanta e le città della vallata, bisogna lavorare tutti insieme; abbiamo coinvolto altre realtà dell’Abbruzzo, del reatino e del fermano e tutti ci hanno chiesto di andare avanti, la ferrovia sarebbe un’occasione unica anche per i territori confinanti. Lo scopo del nascente comitato è di far realizzare quest’opera che sarebbe fondamentale a livello industriale, commerciale e soprattutto turistico, porterebbe uno sviluppo impressionante. L’Unione Europea vuole che entro il 2050 almeno il 50 per centro delle merci viaggi su rotaia, per tre motivi: ridurre l’inquinamento, diminuire gli incidenti mortali e portare sviluppo nelle aree più disagiate. Ci vorranno anni? Noi non ci arrenderemo”.
Anche Guido Benigni fa parte del nascente comitato ed è l’organizzatore del “Progetto Via Salaria”: “In tutti i paesi del mondo il trasporto si sta spostando sulla ferrovia. Sono 90 i miliardi che lo Stato ha stanziato per le grandi opere e la Ferrovia dei due mari ne costerebbe al massimo uno. Purtroppo non c’è dietro una strategia, devono volerlo anche i cittadini e gli amministratori. Per realizzare queste importanti opere strategiche servono i numeri, bisogna andare oltre i campanilismi e fare rete, creare sinergie. La Ferrovia deve partire dal basso, non deve essere vista come qualcosa calata dall’alto. Quant’è importante la memoria? Grazie a chi l’ha tenuta in vita: resti la memoria ma diventi anche futuro”.
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Intervento del Consigliere del Movimento Stelle Peppino Giorgini sulla "ferrovia dei due mari".


https://www.youtube.com/watch?v=KdLguQ4XqQk
Stazione San Filippo said:
“In tutti i paesi del mondo il trasporto si sta spostando sulla ferrovia”.
Ma quando mai? Eccetto l'alta velocità e i trasporti pendolari nelle regioni metropolitane, le ferrovie di ogni ordine e grado sono in declino ovunque, a vantaggio della gomma.

Declinano le linee già esistenti, figuriamoci costruirne ex novo che pazzia che può essere!
Non è del tutto corretto. In alcuni settori industriali il declino sta venendo invertito, vedi ad esempio la creazione di nuove rotte commerciali sostitutive del trasporto marittimo (http://www.ferrovie.it/portale/articoli/6879), la progettazione di nuove ferrovie transcontinentali (https://www.swissinfo.ch/ita/econom...cnica-ferroviaria-alpina-per-le-ande/43755430) ed il vicinissimo ritorno all'utile di imprese storicamente in passivo (http://www.ilsole24ore.com/art/impr...-spinge-mercitalia-160041.shtml?uuid=AEwaCO9C).

La situazione non è certamente esplosiva in favore della ferrovia ma siamo ben lontani dal continuo trend di dismissione degli anni 1950-2000.
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Esatto, volevo scrivere la stessa cosa. Anche sul fronte del trasporto passeggeri qualcosa si muove, si veda ad esempio la ripresa dei lavori sulla Matera-Ferrandina o i consistenti lavori su molte linee non AV.

Inoltre non è che le linee esistenti siano per forza più importanti di quelle da costruire ex novo: nel caso della Ascoli-Rieti-Roma è addirittura il contrario, dato che le uniche linee esistenti in quei territori (Ascoli-mare, Terni-L'Aquila, Teramo-mare) sono linee di importanza nettamente minore, che hanno iniziato a declinare fin quasi da subito proprio per l'assenza del prolungamento verso Passo Corese / Roma, che era previsto fin dall'inizio ma non è mai arrivato per intoppi e imprevisti vari.

Nelle Marche fanno bene a discuterne perché penso che se non si ottiene qualcosa ora, sull'onda degli interventi pro-aree terremotate, sarà molto difficile riuscirlo ad ottenere in futuro visto lo scarso peso demografico dell'alta valle del Velino / Tronto e il grosso investimento necessario.
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Ma quando mai? Eccetto l'alta velocitÃ* e i trasporti pendolari nelle regioni metropolitane, le ferrovie di ogni ordine e grado sono in declino ovunque, a vantaggio della gomma.

Declinano le linee giÃ* esistenti, figuriamoci costruirne ex novo che pazzia che può essere!
Una nazione seria, che tiene ai cittadini e al loro futuro dovrebbe incentivare il trasporto pubblico, particolarmente quello su rotaia.
I danni dei combustibili fossili sono sotto gli occhi di tutti, e le politiche comunitarie vanno in questo senso per limitare la perdita dei ghiacciai, l’innalzamento della temperatura, disastri idrogeologici ecc.
Emissioni, risparmio energetico, risparmio di vite umane, di tempo e di denaro, riduzione dei costi sanitari, sviluppo e ripopolazione dell’entroterra, delle zone interessate dal sisma, fanno si che l’Ascoli- Antrodoco e la Rieti - Passo Corese, si rendano indifferibili. Non a caso se ne parla dal 1840, di conseguenza un motivo ci sarà.
L'investimento ammonterebbe complessivamente a un miliardo di euro, ovviamente spalmato in più anni e collegherebbe un'utenza di circa un milione di abitanti alla capitale.
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Sì, come no.
Mi fai il nome di "una nazione seria" che nel 2017 costruisce ex novo una ferrovia di montagna? Non me ne viene in mente neanche una.

In tutta Europa le reti ferroviarie sono in contrazione, quasi tutti i settori del trasporto ferroviario sono in declino, mentre le reti autostradali si espandono continuamente.

Piaccia o no, questa è la realtà nel 2017. Quindi piantatela di raccontare balle che non stanno né in cielo né in terra.
Di sicuro la svizzera, e se mi mettessi a cercare ne troverei molte altre.
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