A me tutta la faccenda pare sia andata in modo estremamente lineare.
Lottizzazione delle prime tre cariche dello stato: dopo la terza a Rifondazione, la seconda alla Margherita, la prima doveva andare
per forza ai Ds. Una delle più consolidate pratiche della nostra democrazia, nulla di nuovo sotto il sole. Il problema era chi sarebbe dovuto andare.
Si propone ufficialmente D'Alema, che a Berlusconi nell'ottica inciucione sarebbe andato benissimo: sa esserlo una persona seria, di garanzia, che avrebbe rispettato gli impegni presi; sa che avrebbe confermato nel migliore dei modi la sua personalissima teoria dell'utile idiota. Prodi ed ampie parti dell'Unione avrebbero fatto buon viso a cattivo gioco, e seppure con la morte nel cuore non avrebbero osato trombarlo.
Però c'è un però: Berlusconi non si accontenta, e come al solito tenta di strafare. Va a destra e a manca a paventare regimi rossi, parla di candidati irricevibili, di cuori a sinistra e tutto il resto che abbiamo sentito. Risultato: chi troppo vuole nulla stringe. L'Unione infatti coglie la palla al balzo, costringe D'Alema a ritirarsi e propone un nuovo candidato stavolta non-rifiutabile, più che non-ricevibile. Doppio colpo: camuffa alla perfezione i malumori interni che avrebbe provocato una eventuale elezione di D'Alema e dà l'idea di aver improntato la candidatura su una linea di dialogo.
Il signor B., ovviamente, non ci sta e batte i piedi. Ragion di stato e tentativo di costruire un'ampio consenso attorno ad un nome di tale levatura? Ma neanche per sogno, ovviamente: tanto Prodi non dura, la parola ragion di stato non esiste nel lessico del mio partito, chi me lo fa fare? Non parliamo nemmeno della Lega: giù a pesce nel muro contro muro. Fini e Casini, che di ragion di stato ne sanno qualcosa di più, tentano timidamente di smarcarsi dal capo-padrone, ma troppo timidamente (come del resto sempre hanno fatto negli ultimi cinque anni). Rimane un'assordante contraddizione che meritava di essere sottolineata meglio: gli ultimi due parlano di un nome indubitabilmente ottimo ma di un pessimo metodo (Casini), del fatto (Fini questa mattina) che nessuno può giudicare un uomo politico di tale livello dal suo passato (Bondi ed Adornato: siete salvi). Fi e Lega invece continuano ad oltranza sulla linea dei comunisti, del regime, dell'occupazione del potere.
Comunque... già stavo piangendo lacrime preventive pensando a D'Alema al Colle. Adesso con Giorgio 'o sicco sono sollevato come non mai.

Sull'intransigenza morale e la levatura del nome già si sa.
Oltre a quello, a me piace anche ricordare che:
a) finalmente avremo un presidente che sa parlare bene inglese.
b) finalmente avremo un presidente che solleva il cappello e fa il baciamano.
c) finalmente avremo un presidente alto 1,80 m, che non guarderà Chirac dal basso in alto.
d) finalmente Mastella capirà che cosa vuol dire "gentiluomo meridionale". Qualcuno lo ha chiamato Lord Carrington, qualcuno ha osservato che ha l'aplomb di un britannico: niente di più sbagliato, ha l'aplomb di un napoletano. I napoletani, intesi come categoria, sono tra gli ultimi in questo paese che ancora sanno come si sta al mondo. Dopo Tremonti, Calderoli e Berlusconi ne avevamo bisogno.
Vai Giorgio!
