GIOIELLI. Il celeberrimo esempio di giardino rinascimentale all’italiana di Veronetta è stato inserito nella lista che sarà sottoposta a una giuria qualificata
Giardino Giusti tra i più belli d’Italia
È fra i 10 finalisti nel concorso in cui sarà scelto il migliore. Il conte Nicolò: «Segnale positivo di una rinnovata attenzione»
Elisa Pasetto
«Una splendida isola di tranquillità», scrive Detken da L’Aia. «Giardini davvero incantevoli», aggiunge Nic da Perth, Australia. «Un luogo fantastico dove trovare pace e tranquillità per riflettere», commentano Gary e Trish, dagli Stati Uniti. E’ il Giardino Giusti: un gioiello rinascimentale incastonato tra Veronetta e le Torricelle, conosciuto oggi forse più dai turisti che dai cittadini veronesi.
Eppure questo celebre esempio di giardino all’italiana, visitato ogni anno da 20mila persone (quasi tutte straniere) e che incantò, tra gli altri, personaggi come Goethe, l’imperatore Francesco II, lo zar Alessandro I e la regina madre d’Inghilterra, è stato scelto anche quest’anno, dopo il 2007, tra i finalisti che ambiscono al titolo (da assegnare a settebre) di «Parco più bello d’Italia».
Il concorso, promosso da Briggs & Stratton, azienda produttrice di motori per macchine da giardino, ha già premiato, attraverso una prestigiosa giuria composta da giornalisti ed esperti di giardini storici, architettura e paesaggio, bellezze del calibro dei giardini Borromeo sull’Isola Bella (nel lago Maggiore) e le celeberrime fontane del giardino di Villa d’Este a Tivoli.
«Il nostro è stato scelto di nuovo come uno dei migliori dieci d’Italia», commenta uno dei proprietari, Nicolò Giusti, che da anni ha intrapreso un’opera di restauro per riportarlo all’originario status cinquecentesco, modificato dai diversi proprietari nel corso dei secoli. «Il riconoscimento non ha una ricaduta immediata dal punto di vista turistico. Ma è comunque un segnale positivo della rinnovata attenzione nei confronti dei giardini, botanici o architettonici che siano». E il parco veronese rappresenta al meglio proprio quest’ultima categoria: un concentrato di bossi, fontane, labirinti, mascheroni, grotte, tutti gli elementi tipici dei giardini all’italiana, mutuati dagli esempi più ammirati del tardo Cinquecento a Roma e a Firenze. «Il nostro giardino nasce nel 1570 da un’ambiziosa intuizione di Agostino Giusti, che sognava un museo in parte all’aperto, in cui raccogliere la sua collezione di epigrafi romane, e in parte al chiuso, dove conservare quadri e bronzetti dell’epoca», continua Nicolò Giusti. «Al pian terreno ospitava un’orchestra - fu infatti tra i fondatori dell’Accademia Filarmonica - che si esibiva nel giardino, animato da rappresentazioni teatrali come l’«Aminta», del Tasso».
Costruito come una sorta di percorso iniziatico per provocare nel visitatore emozioni diverse a seconda delle tappe, stupisce ancora oggi per l’armoniosa alternanza di una parte bassa, costituita da una razionale e geometrica disposizione dei bossi, e una più alta, rappresentata da una rupe contornata da un bosco. A collegare le due parti, una torretta in si snoda un’ampia scala a chiocciola affiancata da un mascherone, che conduce alla terazza belvedere da cui si gode una splendida vista della città.
«Nel dopoguerra era visitato da 600 persone l’anno, per la maggior parte coppie in cerca di intimità», ricorda Giusti. «Oggi i visitatori arrivano da tutto il mondo: ma è un turismo evoluto e culturale, in grado di apprezzare il clima che solo luoghi come questo offrono». Il turismo di massa, quello della Casa di Giulietta, insomma, non abita qui. «Siamo una famiglia moderna, ormai lavoriamo quasi tutti altrove», conclude il conte. «Ma teniamo a conservare questo luogo, rappresentativo della famiglia, con un lavoro culturale che valorizzi il giardino nelle sue architetture e nella componente botanica: dal sottobosco sulla rupe alla storica cedraia».
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