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MANTOVA: impressioni condivise. La città sospesa

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Ecco che finalmente trovo il tempo di scrivere le impressioni suscitate da Mantova, visitata a metà Marzo insieme a Verona in un bellissimo viaggio che ci ha portati anche sulle sponde meridionali del Lago di Garda.

Mantova, città sospesa. Questo mi sembra l'aggettivo più adatto per descriverla. Una bellezza insieme grandiosa e minuta che sembra aver perso i contatti con il tempo in un'atmosfera di sospensione.
Ho letto che dal sacco del 1630 la città fece molta fatica a riprendersi e attraversò una fase di forte decadenza o comunque di stasi. L'impressione, in effetti è proprio questa. Come se tutto si fosse fermato a quel tempo.

Il cuore della città è un capolavoro di equilibrio, magnificenza e dolcezza. Cittadella fortificata-Piazza Sordello- Piazza Broletto-Piazza delle Erbe-Piazza Mantegna e vie limitrofe contengono in uno spazio complessivamente piccolo un impressionante quantità di tesori di arte e architettura.

Via Broletto con i suoi portici sospesi nel tempo e le case antiche tra Piazza Erbe e Piazza Sordello è sicuramente il punto più affascinante della città.

Bellissima Piazza Erbe, perfetta nel suo equilibrio senza essere magnificiente.

Splendida, infine, la cittadella del Palazzo ducale e gonzaghesco nei suoi esterni oltre che nei ricchissimi interni.

Premetto che la nostra visita, purtroppo, è stata viziata e resa meno piacevole da due elementi: le impalcature che ingabbiavano parte dei monumenti più caratteristici (tutto il palazzo della ragione in Piazza erbe e piazza Broletto), la splendida chiesa di Sant'Andrea, dovute ai danni del terremoto del 2012. Quest'ultimo ha comportato inoltre la chiusura di larga parte del Palazzo ducale e delle sue stanze più belle, al momento inaccessibili.
In secondo luogo abbiamo beccato il mercato della seconda Domenica (credo) del mese in Piazza Sordello e trattandosi di un mercato enorme e caotico con tanto di camion e macchine da trasporto oggetti parcheggiate accanto alle bancarelle, tale circostanza rendeva la scenografia della piazza in parte compromessa.

Al netto di questo, siamo comunque riusciti a godere molto dell'area succitata (Cittadella-Piazza Mantegna) che è il cuore storico-artistico e architettonico di Mantova.

Una volta usciti da questa splendida cerchia di bellezze sospesa nel tempo, si percorre una Mantova minuta che (dall'ultima visita che avevo fatto ai tempi del liceo in gita scolastica) non ricordavo.
Case storiche piccole di due-tre piani con impianti decorativi spesso essenziali. Mi aspettavo una maggior espansione dell'area "monumentale" ed invece ho osservato che la Mantova "minuta" appare subito una volta lasciato il cuore della città.
A tratti, ad esser sinceri, tale minuzia appare quasi come dimessa, un po' in abbandono (non perché tenuta male, ma perché fin troppo solitaria). I quartieri occidentali della città sono un continuo di piccole vie minute con edilizia graziosa.
Stessa cosa per l'area dei quartieri orientali, sebbene con forme più eleganti e decorate. Molto carina la zona del ghetto.

Assai negativo invece l'impatto con l'area che si estende verso la stazione ferroviaria, probabilmente oggetto di rilevanti bombardamenti con una ricostruzione davvero pessima di diversi edifici ed una complessiva area di squallore delle vie limitrofe alla stazione (e che portano verso il centro).

Altra cosa da notare è il curioso e fuori luogo direi impianto architettonico in parte di epoca fascista, in parte di epoca post-bellica costituito da enormi palazzi nelle piazze antistanti il centro storico (se non erro Piazza Cavallotti e un'altra di cui non ricordo il nome). Episodio architettonico inatteso che, se da un lato potrebbe dare magnificienza, dall'altro per molti esempi è eccessivamente fuori contesto, fino a risultare sgradevole (con delle eccezioni).

Bella, sempre in un contesto minuto e silenzioso, invece la parte della città sud-ovest (per intenderci il percorso che da San Sebastiano porta verso la stazione passando per San Barnaba).

Brutta davvero (ed è un enorme peccato che sia così) l'area di viale Montegrappa e viale Isonzo. Non sarà pieno centro storico, ma è l'asse che separa la città storica da Palazzo Té e la presenza di un'edilizia post-bellica di pessima qualità e forma spacca la città in due isolando il Palazzo e i giardini in una dimensione quasi da "periferia" (davvero un gran peccato). L'ho trovato un dei punti più critici della città che sicuramente potrebbe essere riqualificato in qualche modo!

Palazzo Té bellissimo naturalmente anche se, purtroppo, per problemi di orario non abbiamo potuto visitare l'interno che è il pezzo forte e che mi interessa tantissimo (sarà per la prossima visita!)


Infine un elogio dell'ambiente naturale: lo splendido Mincio che "impaludandosi" forma i laghi che tanto caratterizzano l'ambiente della città. Davvero bellissimo. Credo che in pieno inverno con la bruma e il freddo dia senza dubbio il meglio di sé, ma anche in quel principio di primavera (con le piante già con avanzati germogli) era molto suggestivo. Unico neo la presenza (forse inevitabile, vista la conformazione della città, di strade ad alto scorrimento di automobili che separano la città dal suo fiume-lago. Un peccato perché rompe quello che doveva essere un rapporto perfetto prima dell'avvento delle auto e delle strade ad esse dedicate. Chissà se sono pensabili soluzioni a questo problema?

Altre piccole note: da rimarcare l'assenza quasi totale di chiese romaniche o gotiche (fa eccezione San Francesco, purtroppo bombardata durante la seconda guerra mondiale e molto rimaneggiata e forse altre chiesette minori che non ho visto?). In ogni caso l'edilizia religiosa ha una fortissima prevalenza rinascimentale e barocca.


Detto questo, per concludere, prima di inserire qualche foto, direi che Mantova mi è piaciuta molto e ha suscitato in un certo senso una doppia impressione: cuore della città incantevole, denso, armonioso ed espansione urbana oltre a questo nucleo, grazioso, ma forse eccessivamente minuto e a tratti solitario e dimesso.
In ogni caso una bellissima città italiana che ha arricchito il mio patrimonio di conoscenza del nostro splendido paese.

Sono certo che rivedendola senza impalcature, senza mercato in Piazza Sordello e con la visita completa di Palazzo Té il mio giudizio e la mia esperienza diverranno ancor più completo!

Domani o nei prossimi giorni inserisco qualche foto!
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Ciao e grazie del tuo intervento. Ci hai ormai abituati ad interventi appassionati, attenti, garbati. Volevo aggiungere alcune spiegazioni, che sicuramente ti aiuteranno a capire meglio quello che hai visto. E aggiungo una mia piccola curiositá. È una cosa che mi stupisce sempre, infatti. Io la chiamo condizionamento estetico. Poi mi spiego. Il mercato è settimanale, ed è in piazza delle Erbe. Quella che hai avuto la sfiga di beccare è una delle manifestazioni mensili di artigianato, cianfrusaglie, gastronomia e chi piú ne ha, piú ne metta, che ammorbano la piazza. In molti vorremmo che si imponessero quanto meno delle regole di decoro estetico. Questo ti ha impedito di notare l'aspetto piú inquietante della piazza. Il suo vuoto metafisico. Non viene vissuta, ci passano solo i turisti. È curioso che tu definisca la reggia Cittadella, in effetti non ci ho mai pensato, perché l'intero centro storico era una cittadella circondata da mura e dall'acqua. Oggi Cittadella è il triste quartiere oltre il lago, verso Verona. Ci sono ancora resti di fortificazioni. Il concetto che piú si attaglia alla reggia, che è un tutt'uno con la piazza, è quello di cittá proibita. Il grande portale che separa la piazza dalla città comunale e mercantile era veramente munito di battenti ed il popolo non era ammesso. Forse questo spiega ancora la cesura delle menti nei confronti della piazza. Si, l'intera area da Cittadella e S. Antonio e la valletta di Belfiore è stata arata dai bombardamenti del 1944. Tra le cose che sono andate perdute vorrei ricordare lo splendido ponte coperto dei Mulini. Una galleria di cinquecento metri affollata di milini alimentati dal salto d'acqua del lago superiore e coperto da capriate lignee. Cercherò foto storico. La decadenza economica postbellica non ha aiutato molto la ricostruzione. Fino alla costruzione delle tangenziali, poi, l'area era percorsa dal traffico di attraversamento. Nessuno investiva in bellezza, lì I Gonzaga avevano in ubbia il gotico ed il romanico. Se è rimasto qualcosa, è un miracolo...ti consiglio S?Maria del Gradaro, in un quartieraccio vicino allo stadio. I palazzoni di epoca fascista sono il frutto degli sventramenti dei quartieri miserabili attorno al Rio, il canale che attraversa la cittá vecchia, Li tollero solo perchè rappresentano un esempio ancora pulito e leggibile della loro epoca. E la prospettiva degli assi di Viale della Repubblica/risorgimento e Isonzo/Montegrappa ci fotografa la voglia di modernitá in salsa anni cinquanta. L'unico recupero possibile sarebbe, assurdamente, la demolizione. Perché quello era un ampio canale, con un unico ponte monumentale a congiungere la Porta Pusterla, accanto a San Sebastiano, e la porta delle Aquile. Sull'isola del Te. Percorrendo con calma le stradine, troverai magnifici palazzi rinascimentali segno di una borghesia militare, creata dai Gonzaga stessi. A te e a tutti sfugge invece lo stile dominante della città, frutto dell'unica stagione di sfarzo dopo la decadenza secentesca. E parlo del neoclassico importato in massa sotto il regno di Maria Theresia. L'accademia virgiliana, il teatro Accademico, il teatro Sociale, la biblioteca Teresiana, la facciata del duomo, la prospettiva del seminario vescovile e la cupola di Sant'Andrea, la Kaffeehaus di Palazzo Ducale e Palazzo D'arco e facciate rifatte un po' ovunque, soprattutto intorno ai giardino di piazza Virgiliana ed i bu türk Sinkiang olduğunugiardini stessi. Oh, con l'idea dei tesori rinascimentali non li nota nessuno!!!! Per la decadenza dimessa ti raccomando Palazzo Cavriani. Severo e consunto. con delle proporzioni che farebbero la loro porca figura a Roma. Per finire...il raporto tra cittá e rive non é mai esistito. Le mura fortificate precipitavano in acqua. I parchi compiono vent'anni l'anno prossimo. Solo i pescatori vivevano il lago, ma entravano di nascosto, attraverso il Rio. A presto.

Scrivo dal telefono in pausa pranzo. Spero di poter intervenire in modo meno frettoloso in futuro.
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Tra le cose che sono andate perdute vorrei ricordare lo splendido ponte coperto dei Mulini. Una galleria di cinquecento metri affollata di milini alimentati dal salto d'acqua del lago superiore e coperto da capriate lignee. Cercherò foto storico.
:cry:



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Ok. Ammetto che è un neoclassico con dentro del barocco. Ma pochino. :)
Come mai non si decise di ricostruire com'era, dov'era?
Come mai non si decise di ricostruire com'era, dov'era?
Nel 45? Gli sfollati vivevano a Palazzo Ducale. L'economia era a brandelli ed il primo segno di ripresa è stata una raffineria aperta coi soldi del piano Marshall. Negli anni succesivi il "bello" era il progresso. Stradoni, palazzoni... I due viali che hanno impressionato Lorenzo sono stati disegnati per avere cinque corsie per senso di marcia. Poi non ce n'è stato bisogno e ci sono rimasti ampi parcheggi vicino a Palazzo Te.

Il Ponte dei Mulini era sulla statale per Verona. Doveva essere libero, grande, il futuro che avanza, dato che l'autostrada sarebbe arrivata anni dopo. Un peccato!
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A Verona i ponti sono stati rifatti quasi tutti negli anni '50. Ponte Pietra inaugurato nel 1958!

Ma immagino che a differenza di un ponte Scaligero o di un ponte Pietra il Ponte dei Mulini andasse ricostruito subito per motivi viabilistic, non bastava la passerella, e come dici tu si approfittò dell'occasione per costruire finalmente una strada larga.
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A Verona i ponti sono stati rifatti quasi tutti negli anni '50. Ponte Pietra inaugurato nel 1958! Ma immagino che a differenza di un ponte Scaligero o di un ponte Pietra il Ponte dei Mulini andasse ricostruito subito per motivi viabilistic, non bastava la passerella, e come dici tu si approfittò dell'occasione per costruire finalmente una strada larga.
a malapena ingentilito, oggi, dalle strisce erbose e dalle ciclabili.
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Ciao e grazie del tuo intervento. Ci hai ormai abituati ad interventi appassionati, attenti, garbati. Volevo aggiungere alcune spiegazioni, che sicuramente ti aiuteranno a capire meglio quello che hai visto. E aggiungo una mia piccola curiositá. È una cosa che mi stupisce sempre, infatti. Io la chiamo condizionamento estetico. Poi mi spiego. Il mercato è settimanale, ed è in piazza delle Erbe. Quella che hai avuto la sfiga di beccare è una delle manifestazioni mensili di artigianato, cianfrusaglie, gastronomia e chi piú ne ha, piú ne metta, che ammorbano la piazza. In molti vorremmo che si imponessero quanto meno delle regole di decoro estetico. Questo ti ha impedito di notare l'aspetto piú inquietante della piazza. Il suo vuoto metafisico. Non viene vissuta, ci passano solo i turisti. È curioso che tu definisca la reggia Cittadella, in effetti non ci ho mai pensato, perché l'intero centro storico era una cittadella circondata da mura e dall'acqua. Oggi Cittadella è il triste quartiere oltre il lago, verso Verona. Ci sono ancora resti di fortificazioni. Il concetto che piú si attaglia alla reggia, che è un tutt'uno con la piazza, è quello di cittá proibita. Il grande portale che separa la piazza dalla città comunale e mercantile era veramente munito di battenti ed il popolo non era ammesso. Forse questo spiega ancora la cesura delle menti nei confronti della piazza. Si, l'intera area da Cittadella e S. Antonio e la valletta di Belfiore è stata arata dai bombardamenti del 1944. Tra le cose che sono andate perdute vorrei ricordare lo splendido ponte coperto dei Mulini. Una galleria di cinquecento metri affollata di milini alimentati dal salto d'acqua del lago superiore e coperto da capriate lignee. Cercherò foto storico. La decadenza economica postbellica non ha aiutato molto la ricostruzione. Fino alla costruzione delle tangenziali, poi, l'area era percorsa dal traffico di attraversamento. Nessuno investiva in bellezza, lì I Gonzaga avevano in ubbia il gotico ed il romanico. Se è rimasto qualcosa, è un miracolo...ti consiglio S?Maria del Gradaro, in un quartieraccio vicino allo stadio. I palazzoni di epoca fascista sono il frutto degli sventramenti dei quartieri miserabili attorno al Rio, il canale che attraversa la cittá vecchia, Li tollero solo perchè rappresentano un esempio ancora pulito e leggibile della loro epoca. E la prospettiva degli assi di Viale della Repubblica/risorgimento e Isonzo/Montegrappa ci fotografa la voglia di modernitá in salsa anni cinquanta. L'unico recupero possibile sarebbe, assurdamente, la demolizione. Perché quello era un ampio canale, con un unico ponte monumentale a congiungere la Porta Pusterla, accanto a San Sebastiano, e la porta delle Aquile. Sull'isola del Te. Percorrendo con calma le stradine, troverai magnifici palazzi rinascimentali segno di una borghesia militare, creata dai Gonzaga stessi. A te e a tutti sfugge invece lo stile dominante della città, frutto dell'unica stagione di sfarzo dopo la decadenza secentesca. E parlo del neoclassico importato in massa sotto il regno di Maria Theresia. L'accademia virgiliana, il teatro Accademico, il teatro Sociale, la biblioteca Teresiana, la facciata del duomo, la prospettiva del seminario vescovile e la cupola di Sant'Andrea, la Kaffeehaus di Palazzo Ducale e Palazzo D'arco e facciate rifatte un po' ovunque, soprattutto intorno ai giardino di piazza Virgiliana ed i bu türk Sinkiang olduğunugiardini stessi. Oh, con l'idea dei tesori rinascimentali non li nota nessuno!!!! Per la decadenza dimessa ti raccomando Palazzo Cavriani. Severo e consunto. con delle proporzioni che farebbero la loro porca figura a Roma. Per finire...il raporto tra cittá e rive non é mai esistito. Le mura fortificate precipitavano in acqua. I parchi compiono vent'anni l'anno prossimo. Solo i pescatori vivevano il lago, ma entravano di nascosto, attraverso il Rio. A presto.

Scrivo dal telefono in pausa pranzo. Spero di poter intervenire in modo meno frettoloso in futuro.
Scrivi come al solito da dio, però



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C'avevo pure il mal di stomaco.
Ciao e grazie del tuo intervento. Ci hai ormai abituati ad interventi appassionati, attenti, garbati. Volevo aggiungere alcune spiegazioni, che sicuramente ti aiuteranno a capire meglio quello che hai visto. E aggiungo una mia piccola curiositá. È una cosa che mi stupisce sempre, infatti. Io la chiamo condizionamento estetico. Poi mi spiego. Il mercato è settimanale, ed è in piazza delle Erbe. Quella che hai avuto la sfiga di beccare è una delle manifestazioni mensili di artigianato, cianfrusaglie, gastronomia e chi piú ne ha, piú ne metta, che ammorbano la piazza. In molti vorremmo che si imponessero quanto meno delle regole di decoro estetico. Questo ti ha impedito di notare l'aspetto piú inquietante della piazza. Il suo vuoto metafisico. Non viene vissuta, ci passano solo i turisti. È curioso che tu definisca la reggia Cittadella, in effetti non ci ho mai pensato, perché l'intero centro storico era una cittadella circondata da mura e dall'acqua. Oggi Cittadella è il triste quartiere oltre il lago, verso Verona. Ci sono ancora resti di fortificazioni. Il concetto che piú si attaglia alla reggia, che è un tutt'uno con la piazza, è quello di cittá proibita. Il grande portale che separa la piazza dalla città comunale e mercantile era veramente munito di battenti ed il popolo non era ammesso. Forse questo spiega ancora la cesura delle menti nei confronti della piazza. Si, l'intera area da Cittadella e S. Antonio e la valletta di Belfiore è stata arata dai bombardamenti del 1944. Tra le cose che sono andate perdute vorrei ricordare lo splendido ponte coperto dei Mulini. Una galleria di cinquecento metri affollata di milini alimentati dal salto d'acqua del lago superiore e coperto da capriate lignee. Cercherò foto storico. La decadenza economica postbellica non ha aiutato molto la ricostruzione. Fino alla costruzione delle tangenziali, poi, l'area era percorsa dal traffico di attraversamento. Nessuno investiva in bellezza, lì I Gonzaga avevano in ubbia il gotico ed il romanico. Se è rimasto qualcosa, è un miracolo...ti consiglio S?Maria del Gradaro, in un quartieraccio vicino allo stadio. I palazzoni di epoca fascista sono il frutto degli sventramenti dei quartieri miserabili attorno al Rio, il canale che attraversa la cittá vecchia, Li tollero solo perchè rappresentano un esempio ancora pulito e leggibile della loro epoca. E la prospettiva degli assi di Viale della Repubblica/risorgimento e Isonzo/Montegrappa ci fotografa la voglia di modernitá in salsa anni cinquanta. L'unico recupero possibile sarebbe, assurdamente, la demolizione. Perché quello era un ampio canale, con un unico ponte monumentale a congiungere la Porta Pusterla, accanto a San Sebastiano, e la porta delle Aquile. Sull'isola del Te. Percorrendo con calma le stradine, troverai magnifici palazzi rinascimentali segno di una borghesia militare, creata dai Gonzaga stessi. A te e a tutti sfugge invece lo stile dominante della città, frutto dell'unica stagione di sfarzo dopo la decadenza secentesca. E parlo del neoclassico importato in massa sotto il regno di Maria Theresia. L'accademia virgiliana, il teatro Accademico, il teatro Sociale, la biblioteca Teresiana, la facciata del duomo, la prospettiva del seminario vescovile e la cupola di Sant'Andrea, la Kaffeehaus di Palazzo Ducale e Palazzo D'arco e facciate rifatte un po' ovunque, soprattutto intorno ai giardino di piazza Virgiliana ed i bu türk Sinkiang olduğunugiardini stessi. Oh, con l'idea dei tesori rinascimentali non li nota nessuno!!!! Per la decadenza dimessa ti raccomando Palazzo Cavriani. Severo e consunto. con delle proporzioni che farebbero la loro porca figura a Roma. Per finire...il raporto tra cittá e rive non é mai esistito. Le mura fortificate precipitavano in acqua. I parchi compiono vent'anni l'anno prossimo. Solo i pescatori vivevano il lago, ma entravano di nascosto, attraverso il Rio. A presto.

Scrivo dal telefono in pausa pranzo. Spero di poter intervenire in modo meno frettoloso in futuro.

Grazie mille del tuo intervento di spiegazione e chiarimento di molti aspetti. Ho letto con grande piacere.

Riprendo alcuni punti che hai toccato.
Il neo-classico, in effetti, emerge eccome nel tessuto urbano. Non l'ho sottolineato nel mio breve "racconto" della città, poiché probabilmente non è l'aspetto che mi ha colpito maggiormente come primissima impressione, ma ti confermo di averlo percepito e con una certa ricorsività!

Purtroppo la visita di Mantova è stata piuttosto frettolosa. Siamo arrivati la mattina alle 10:30 e andati via alle 18:00. Considera pranzo, un paio d'ore di visita di Palazzo Ducale...rimaneva una finestra relativamente ristretta.

Mi sono ripromesso di tornarci in tempi ragionevoli per scoprire meglio i lati più nascosti e rivisitare con occhio più vigile e rinnovata i tratti più chiari. Vorrei poi non ritrovarmi le ingombranti impalcature post-terremoto (a proposito, sai per caso che tempi sono previsti per la fine dei lavori?).

Il mercato di per sé non era neanche male (ho visto mercati ben più squallidi). Il problema è che consentire la sosta massiccia di auto e camion mi sembra veramente eccessivo. Il quadro della piazza ne esce stravolto. Già senza veicoli sarebbe molto molto più accettabile (essendo una volta al mese ci può stare!)

Sul rapporto città/fiume forse non mi sono spiegato bene. Non volevo dire rapporto inteso come contiguità e fruibilità storica (come può essere per fiumi totalmente integrati storicamente nella vita cittadini, Roma, Firenze, Verona, Pisa etc etc). Intendevo rapporto estetico integrato, seppur nella sua distanza e divisione.
Immagino come doveva essere bella (e lo è ancora oggi!!... del resto rimane ancora una classica icona della città) la visione di Mantova dalle rive del Mincio nella sua compattezza solitaria e austera. Ebbene oggi, il flusso di traffico della strada che separa la città dal fiume compromette quell'immagine e quel rapporto! Un vero peccato (probabilmente la soluzione è molto difficile da trovare).

Per il ponte dei Mulini, infine, poco da dire: un grande dolore per un'enorme perdita!!
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Ciao, Lorenzo.

Preferisco aspettare le tue opinioni sulla riviera del Garda ma...se questo angolo di mondo ti è piaciuto posso solo consigliarti un soggiorno piú lungo, magari in un B&B equidistante sulle colline, in modo da esplorare angoli inaspettati del triangolo.


Anzi...diciamo quadrato e infilaci anche Brescia. So bene che non sono mete primarie, ma riservano sorprese al visitatore che non corre.

Ti diró, la creazione della striscia di parco intorno al lago crea una tale differenza, rispetto, al prima, da non farmi praticamente notare le auto. "Purtroppo" la riva nord è protetta dal parco naturale, per cui non esiste modo di deviare il percorso attorno alle mura. Diciamo che ancora uno o due parcheggi in struttura e potremo almeno liberarci del traffico di quelli che orbitano all'infinito in cerca di un posto. Da anni non si può piú attraversare il centro storico, per cui il traffico gira intorno.

E la struttura peninsulare riduce di molto i punti di accesso. Non so da che parte sei arrivato, ma tieni presente che oltre il fiume, il lago, insomma oltre l'acqua ( sono bonifiche artificiale del XII secolo, create per addomesticare la palude :lol: ) le quinte di alberi che vedi sono proprio quinte di alberi dietro si stende una vasta villettopoli che partorisce e attira traffico.


Parlando di restauri e impalcature...è stata una scelta obbligata. A quaranta km dall'epicentro il patrimonio edilizio civile non ha subito danni, ma i monumenti hanno sofferto molto.


È quasi un miracolo se il Palazzo del Podestá ed il contiguo Palazzo della Ragione non sono crollati. Il primo è stato salvato dalle tramezzature realizzate per impieghi civili nel novecento e che stavano per essere demolite per un restauro programmato. La fiancata gotica del Palazzo della Ragione si è staccata dai muri portanti e inclinata verso Piazza Concordia e la Rotonda. L'Unione Europea ha messo sul tavolo i fondi a patto che i lavori iniziassero entro pochi giorni e fossero completati per una percentuale elevata entro maggio 2014.

Hanno quindi cominciato a montare ponteggi a settembre scorso in mezzo ai turisti inviperiti del Festivaletteratura. Non so in quale weekend sei venuto, e non vado in centro da un paio di settimane, ma posso darti qualche aggiornamento recente. Hanno liberato la lanterna della cupola di S.Andrea (per effetto delle scosse ha ruotato sul suo asse, spezzando le colonnine). Il resto della Basilica Concattedrale era in restauro per i fatti suoi.

Liberate la rotonda di San Lorenzo e la torre dell'Orologio del Palazzo della Ragione. Imgabbiata invece la facciata di S.Andrea per la pulitura










Chiedo venia per gli immondi led, credo volessero solo celebrare il ritorno alla luce. Stanno lavorando al Palazzo Ducale e pare abbiano trovato i fondi per il torrione della Basilica Palatina di S.Barbara.

Il primo autunno è sicuramente la stagione piú suggestiva per questi luoghi. Le brume a Mantova, il sole ancora caldo a Verona, meno turisti sul Garda. E poi potresti infilarci, ad ottobre, la riapertura dopo i restauri del complesso dell'Abbazia benedettina di S. benedetto Po. In questi giorni si può visitare qualcosina fra le impalcature, ma vedi poco. Lo fanno solo per raccogliere fondi.







Laggiú verso il Po ha picchiato veramente duro, ti posto una foto di una piccola, insignificante parrocchiale settecentesca. Stanno tenendo assieme i cocci, cercando di mettere assieme anche i soldi.



A dopo.

P.s. Prova un giro in battello sul lago, il rapporto cambia ancora, la prospettiva, i colori, persino la temperatura!
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E mettiamoci un mercatino piú gradevole, come dicevi prima.




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Da qualche parte conservo delle foto scattate in piazza Sordello all'età di 5 anni, con dietro questo mercatino dei fiori. Il mio primo ricordo legato a Mantova. All'epoca sinonimo di scomodità per me, visto che i miei associavano Mantova a lunghissime escursioni in bici, più tardi per fortuna trasformate in oziosi pomeriggi a bordo del lago superiore.

I miei furono precursori forse di quel cicloturismo che oggi viene considerato una risorsa per Mantova. All'epoca (primissimi anni 90) era già possibile raggiungere Mantova da Peschiera su percorsi dedicati?
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Era sicuramente in costruzione, ma con ampi tratti promiscui. Hanno aperto nuove varianti di recente. A sud di Goito è noiosissima. I tuoi non avevano il rimorchio portapupo?
No, un banale seggiolino prima, poi mi hanno messo ben presto ai pedali della mia biciclettina.

Ovviamente con me piccolo non la facevamo mai tutta (Peschiera-Mantova and back) ma solo dei pezzettini partendo a volte da Mantova a volte da Valeggio.

Ricordoc he quando arrivavo a Pozzolo non ne potevo già più!
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È sempre affollata nei weekend. Veri ingorghi. Appena possibile esploro quella verso la Secchia. Promette bene.
E le foto? :)
Hai ragione!! Nei prossimi giorni mi ci metto (ho avuto pochissimo tempo questa settimana).
Purtroppo le ho scattate con il telefono (poiché quel giorno mi si è scaricata da subito la macchinetta fotografica buona), quindi la qualità è assai inferiore rispetto a quelle di Verona, ma comunque accettabile.

Vediamo se domani riesco ad inserirne qualcuna!
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