da ItaliaInformazioni.com
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Un rumeno ammazzato come un cane giace esanime, una donna urla, i napoletani fuggono. Come siamo diventati?
ieri, 17 giugno 2009 19:20
Abbiamo visto e rivisto più volte il video, è stata una sofferenza ma molti hanno voluto stampare nella memoria l’episodio dal primo all’ultimo fotogramma: l’arrivo delle motociclette con gli assassini, il giovane musicista rumeno che giace a terra, gli attimi che precedono la sua morte. Il poveretto non sa di stare morendo, è stato colpito da un colpo di pistola letale, ma il dolore non deve essere lancinante, si guarda in giro, si appoggia su un banco. Accanto a lui, la compagna: dapprima non capisce, poi si mette le mani ai capelli. Pochi istanti, il ragazzo si accascia e lei urla, chiede aiuto, si affanna disperata. Niente.
E’ l’ingresso della metropolitana o della stazione, la gente ha fretta, inserisce il ticket e va via. Qualcuno getta uno sguardo verso il ragazzo esanime, una donna spinge la propria figlia più lontano possibile, le altre donne attraversano in tutta fretta il varco, qualcuno strattona altri. La povera donna grida, lancia urla disperate. Ma è come se nessuno ascoltasse, nessuno vedesse. La sequenza, infine, ci mostra l'ultimo fotogramma, terribile: accanto a lei non c’è anima viva.
Una solitudine infinita, uno squallore infinito.
E’ Napoli, la città di anema e core, del soldato innamorato, del Grande Caruso, dei meridionali, di Totò ed Eduardo. La capitale del Sud, litigioso ma gentile. Com’è possibile? Siamo diventati proprio così? Senza cuore, senza dignità, senza altro pensiero che salvaguardare se stessi.
Quella donna che si strappa i capelli e urla, disperata, è l’icona del nostro tempo?
Sono tanti, troppi, da qualche tempo a questa parte, le parole d’ordine che giungono dall’alto, che invitano a chiuderci in casa, a curare solo le nostre ferite, a espellere il male che contagia il nostro paese e non può che venire da fuori. Idiozia, insensibilità, egoismo, ignoranza: tutto insieme e ancora di più. Le parole d’ordine hanno un feed back immediato, educano, costruiscono la nuova cultura, fabbricano il razzismo, immaginano l’espulsione come unico deterrente al crimine.
Non abbiamo né memoria né punti di riferimento.
Sono zingari, clandestini, uomini e donne di pelle nera, rumeni coloro che rubano, scippano, stuprano. Dobbiamo tenerli a bada, cacciarli via, alzare le barriere. L’impossibile in un mondo aperto, profondamente ingiusto, diviso fra ricchissimi e poverissimi, dilaniato dalle dispute religiose, dai fondamentalismi. Un mondo in cui l’autorità degli uomini di chiesa è diventata marginale, un sussurro e nulla più.
Il rumeno ammazzato come un cane, colpevole di essersi trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato, giace cadavere in mezzo alla folla che alza lo sguardo, e la storia finisce sui giornali, nel silenzio di ministri, parlamentari e personaggi importanti solitamente lesti nel segnalare la presenza del rumeno, come causa di tutti i nostri guai. Scappano tutti come le brave massaie napoletane che alla vista di quella donna che chiede aiuto si voltano dall’altra parte.
“Ormai a Napoli c’è paura”, qualcuno prova a giustificare. Ma non è solo paura, è ben altro. Un uomo che sta morendo a terra e una donna che urla disperata non possono fare paura. Proviamo ad immaginare una situazione capovolta: un rumeno che ammazza un nostro connazionale. Quali reazioni avrebbe suscitato a Napoli? Che cosa avrebbe detto il Ministro dell’Interno, il leghista Maroni? Quale titolo di prima pagina avremmo letto su Libero?
Editing: Elena Sorci
Ho evitato di postare il video perchè mi sembrava irrispettoso della persona e dei suoi familiari ...