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ONIFERI (NU) | Centro didattico ambientale e Laboratorio territoriale di Infurcau/Iffurcau



La Nuova Sardegna said:Il nuraghe monumento allo spreco
Oniferi, incompiuto il Centro ambientale: il governo vuole indietro i soldi
ONIFERI. Lo si vede da lontano, lungo la Statale 129, quasi fosse il Sacrario militare del Leiten, nell’altopiano di Asiago. Ma del “ Centro ambientale” da realizzare con i fondi del Progetto sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno, c’è solo lo scheletro: tre piani, 5mila metri quadri, un unicum architettonico con un finto nuraghe. Di quei progetti, circa settecento in Italia per il Pon 2000-2006, è l’unico incomputo. Un ecomostro costato 600mila euro di denari pubblici.
E se si aggiungono i 400mila euro - ma provenienti dalla legge regionale 37 - del finto nuraghe, si arriva a un milione. Affastellati cemento su ferro in una collinetta nel mezzo del nulla, a sei chilometri da Oniferi. Verso S’Iffurcau, il crocevia dei delitti della faida del paese, tra gli anni ’80 e ’90.
A guardia dell’ecomostro c’è una malinconica gru mobile. E ora, su questa incompiuta da primato italico (qualche altro progetto non è andato in porto, ma si tratta di episodi marginali e comunque non con un impegno di spesa così elevato), incombe anche la scure della Direzione centrale per i servizi di ragioneria del Ministero dell’I nterno. Che, con una comunicazione protocollata dal Comune di Oniferi il 4 febbraio 2010, ha ufficializzato l’avvio della procedura di recupero per “Irregolarità convenzione del 26 luglio 2006 siglata tra il Comune di Oniferi e il Ministero dell’Interno”.
In parole semplici, il Ministero dell’Interno batte cassa: e chiede la restituzione delle quote di finanziamento, pari a 597mila 172,39 euro. Ai quali, in quota interessi legali, si aggiungono 39mila 836,08 euro, per un totale di 638mila 47 euro.
Fa graziosamente sapere, il Ministero, che il Comune potrà appoggiare le somme “per la quota comunitaria (50 per cento) sul conto corrente di Tesoreria n. 23211 del Servizio di Tesoreria centrale dello Stato, e per la quota nazionale (il rimanente 50 per cento), sul conto corrente n. 23209”. E mentre il Ministero resta in attesa di “ricevere copia delle quietanze dei versamenti”, il sindaco Mario Piras ha sotto la poltrona una bomba ad orologeria. «Se dovessimo davvero pagare, per Oniferi si tratterebbe del dissesto finanziario».
E pensare che per entrare in questo Pon, Oniferi si era pure autocertificato “area a forte densità criminale”. Ma la patente di area a rischio serviva per entrare tra i destinatari di un intervento pensato dal Ministero dell’Interno, per diffondere la legalità, e costituito da fondi comunitari e statali.
E infatti il Pon riguardava le regioni nell’Obiettivo 1: Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, e appunto Sardegna. Progetti utilizzati per diffondere, soprattutto tra i giovani, la cultura della legalità, creare reddito, combattere la dispersione scolastica, uscire dal sottosviluppo che fa da humus alla delinquenza. E come non pensare all’importanza dello siluppo della legalità in una zona simbolo, Oniferi e S’Iffurcau, da far rinascere a nuova vita e a nuova prospettiva di legalità? Il Pon, d’altronde, è stato un successo quasi ovunque. Quasi, appunto.
Il 26 luglio 2006 l’allora sindaco Giampiero Casula e il prefetto di Nuoro Antonio Pitea, in rappresentanza del Ministero dell’I nterno, stipularono la convenzione “per le attività di diffusione della legalità degli interventi del Pon Sicurezza”. Nella scheda di fattibilità inviata al Ministero, si legge che “il Centro didattico ambientale e il Laboratorio territoriale a S’Iffurcau consentirà di dotare la zona di aree tematiche destinate ad accogliere esposizioni campionarie, animali e piante. Si prevede infine l’i ndividuazione di una superficie per la realizzazione di un orto botanico. Dal Centro verranno realizzate delle piste di collegamento con i principali siti archeologici e forestali della zona. Particolare collaborazione sarà attivata con l’Università di Scienze forestali e ambientali di Nuoro, distante 20 Km”.
Per fare tutto questo, il palazzone con nuraghe (finto) annesso in mezzo a campi popolati da pecore, deve essere sembrato congruo. E la richiesta di 600mila euro sufficiente. Serviti appena per realizzare la struttura. E ora da restituire. Nella scheda di fattibilità avevano avuto il coraggio di scrivere: “Il progetto non può che migliorare il paesaggio”.