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PIEMONTE | Castello di Lucento, Torino

4862 Views 1 Reply 2 Participants Last post by  Andrea87
da www.museotorino.it

Il castello di Lucento, insieme a quello più noto del Valentino, è la sola residenza sabauda ancora esistente ubicata nella parte piana dell’area urbana torinese.

La prima attestazione documentaria in cui viene segnalata la presenza di questa costruzione nel territorio di Lucento è del 1335. Se incerta è la sua data di costruzione, anche se i recenti restauri sembrano datare la casaforte al XIV secolo, certa è invece la sua funzione difensiva.
La famiglia Beccuti, la cui proprietà del castello è attestata dal 1363, si impegnava, in un atto comunale del 1397, a mantenere costantemente un custode sulla torre con funzioni di avvistamento e di allarme in caso di pericolo per la città.
Nel 1574 il duca Emanuele Filiberto di Savoia rilevò i beni della famiglia Beccuti a Lucento, in realtà lasciati in eredità alla Compagnia di Gesù, applicando la norma dello statuto della città di Torino che imponeva agli ordini religiosi di alienare a favore di laici i beni ricevuti in lascito.
Il duca avviò un processo di accorpamento dei terreni della zona in cui è situato il castello al fine di realizzare un parco per la sua attività venatoria, e la struttura venne trasformata in una prestigiosa e pacifica residenza di campagna che da allora in poi fu una delle mete preferite e maggiormente frequentate dal duca.
Egli creò un imponente parco cintato, vi insediò gli animali selvatici necessari alle sue battute di caccia e provò a introdurre nuove colture, tra cui quella del gelso. La cronaca dell’epoca riferisce che, durante il viaggio di trasferimento della Santa Sindone da Chambéry a Torino voluto dal duca di Savoia per abbreviare il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo, allora vescovo di Milano, il sacro lino fece tappa nel castello di Lucento dove fu accolto dal duca in persona e da tutta la corte il 5 settembre 1578, e qui rimase sino al 14 settembre quando fu trasportato processionalmente con grande solennità a Torino nella nuova cappella ducale di San Lorenzo.
Nel 1586 Carlo Emanuele I di Savoia, succeduto al duca Emanuele Filiberto morto nel 1580, non manifestò interesse nei confronti del castello e della sua tenuta e ne cedette la proprietà al cognato Filippo d’Este marchese di Lanzo in cambio dei possedimenti e della residenza del Valentino, mantenendo però i privilegi sulle sue acque e sui canali.
Il feudo di Lucento rimase ufficialmente appannaggio degli Este fino al 1654, quando fu donato da Carlo Emanuele II di Savoia alla madre Cristina di Francia, la quale successivamente lo cedette al marchese Federico Tana d’Entracque.
In realtà, però, i Savoia goderono dell’usufrutto della tenuta almeno sino al 1619 confermandone la funzione attribuitale dal duca Emanuele Filiberto, vale a dire di centro per le battute di caccia.
Nei primi anni del Settecento nel castello, sul lato verso la Dora, sorse un filatoio di seta. Acquistato nel 1834 dall’Ospedale San Giovanni, nel 1848 vide sorgere un’altra manifattura, la tintoria di cotone stampato di Felice Bosio, che subentrò al filatoio sfruttandone il movimento dei mulini; nel 1879 il complesso architettonico venne acquistato dalla Città di Torino per adempiere al lascito di Carlo Alfonso Bonafous e istituire una scuola per la formazione all’attività agricola di giovani poveri. Infine, divenne sede degli uffici della ditta Teksid.



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Conoscere il Castello di Lucento, aspettando la variante 221

10-02-2012
Castello di Lucento: un luogo della città conosciuto da pochi. Un peccato, dato che l’edificio, tutelato dalla Sopraintendenza sin dal 1910, è antichissimo.
Già dal 1300 esisteva come avamposto militare, abitato successivamente da famiglie di nobili, nel 1400 comincia a svolgere la funzione di castello ricetto, forse l’unico del torinese, dove si rifugiavano in caso di pericolo gli abitanti delle cascine circostanti. Dal 1534 diventa residenza sabauda. Nel 1706, durante l’assedio francese, è stato uno dei punti di forza della difesa della città.
In tempi più recenti è stato sede dell’Istituto agrario Bonafous, che da metà degli anni ’50 è stato trasferito a Chieri.
Attualmente è di proprietà della fondazione Castello di Lucento. Il Comune ne sta trattando l’acquisizione.
A raccontare questo pezzo di storia sono i rappresentanti del comitato “Salviamo il castello di Lucento” venuti in Comune per chiederne la valorizzazione alla commissione ambiente, presieduta da Marco Grimaldi e alla commissione Urbanistica, presieduta da Domenico Carretta, presente anche l’assessore all’urbanistica Ilda Curti.
Curti ha confermato che il suo assessorato sta lavorando ad una variante urbanistica che dovrebbe interessare l’area degli stabilimenti ex Thyssen Krupp, lungo il corso Regina Margherita, nelle cui adiacenze si trova il castello, l’area Abbadia di Stura, e l’area strada del Drosso. Per le ultime due si pensa ad un ampliamento e valorizzazione delle aree verdi che dovrebbe spostare diritti edificatori da fare atterrare proprio nella zona degli stabilimenti ex Thyssen.
L’ipotesi di variante a cui si lavora, ha spiegato Curti, prevede tuttavia il recupero di aree a verde che dovrebbero ampliare il parco del Castello di Lucento e le sponde della Stura, valorizzandolo e dandogli maggiore visibilità. Esiste anche un’ipotesi di collegamento diretto dell’area con il parco della Pellerina, mediante l’interramento di parte di corso Regina Margherita.
La definizione ultima dei progetti è però ancora lontana, ha spiegato Curti. Tra gli aspetti ancora indefiniti c’è la proprietà delle aree occupate dallo stabilimento di cui il Comune, costituendosi parte civile nel processo Thyssen Krupp, ha chiesto di entrare in possesso a titolo risarcitorio.
Il comitato, pur considerando migliorativa l’ipotesi di variante in studio, non la ritiene sufficiente a valorizzare il castello e le sponde della Stura, che vorrebbe trasformare, assieme a quel tratto di fiume, in parco fluviale. L’intento del comitato è dare al complesso il rilievo e l’accessibilità delle altre residenze sabaude che formavano la cosiddetta corona di delizie realizzata nei secoli per la dinastia piemontese.
La richiesta di un sopralluogo assieme ai consiglieri è stata accolta da Marco Grimaldi che presiedeva l’audizione.

http://www.comune.torino.it/cittagora/article_10491.shtml
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