Aeroporto di Pontecagnano: futuro incerto per lo scalo
Metropoli: Londra, Barcellona, Parigi, Milano, Berlino. Aeroporti: Stansted, Girona, Beauvais, Orio, Shoenefeld. Le città sono conosciute, gli aeroporti un po’ meno. Sono i cosiddetti “scali di prossimità”, l’ossigeno per la crescita del trasporto aereo e dello sviluppo turistico delle metropoli cui si riferiscono.
Distando tutti 50 e più chilometri dai centri urbani sono gli aeroporti nati, cresciuti e strutturati per ospitare la prima silenziosa rivoluzione del XXI secolo: le compagnie “low cost”, quelle ormai note e accreditate presso il pubblico per la politica di tariffe competitive e costi per passeggero ridotti al minimo grazie ad economie di scala rigorose.
Per intenderci, sono gli unici vettori che in questi anni di tracolli e continue amministrazioni controllate non solo non hanno accusato difficoltà, ma addirittura hanno vantato tassi di crescita a due zeri, macinando utili e arrivando, come nel caso di Ryanair, a trasportare quasi 30 milioni di passeggeri l’anno e capitalizzando più del colosso europeo British Airways. Analogo discorso vale per altri importanti attori di questo mercato, da Easyjet a Virgin a Germanwings.
Uno degli aspetti più d’impatto è l’altissima percentuale della popolazione che si è accostata per la prima volta ai viaggi di piacere, anche per pochi giorni, un tempo disincentivati dalle tariffe proibitive delle compagnie di bandiera: il 70% di nuovi consumatori non si sarebbe neanche mosso da casa se non avesse scoperto che al prezzo di una cena poteva arrivare a Londra. Il tasso di ripetitività dei voli non strettamente necessari, poi, è triplo rispetto a chi viaggiava con i vettori tradizionali.
Le conseguenze di questa effervescenza sono evidenti. Permettere di raggiungere con un volo diretto le grandi città d’Europa a poche decine di euro ha dato il via a fenomeni di crescita, innovazione e sviluppo territoriale in tempi brevi, impensabili per altri settori, creando una coscienza turistica e contribuendo a modernizzare aree che da sempre hanno vissuto ai margini dei grandi agglomerati urbani, senza intercettarne i flussi turistici. In casa nostra ovviamente la situazione non è così rosea: l’aeroporto di Napoli è al limite della saturazione, e non solo perché deve servire 3 regioni e 5 milioni di abitanti.
Negli anni ha assunto anche il ruolo di terminale aeroportuale delle low cost, ospitando Easyjet, Transavia, Hapag Lloyd, Thomsonfly e Myair, proprio le compagnie che chiedono unicamente di lavorare in scali decongestionati, con costi di handling ridotti e procedure di imbarco e sbarco celeri. E’ evidente che una tale situazione non può essere vincente per il trasporto aereo campano. Quello che per noi salernitani può rappresentare una svolta e che interessa più da vicino la nostra economia è il ruolo che la Regione vorrà dare al nostro aeroporto di Pontecagnano, perennemente alla ricerca di un business model.
Se tutte le grandi città europee hanno affidato agli scali cittadini la funzione di city airport, destinando risorse a quelli regionali per il traffico intercontinentale e a basso costo, a maggior ragione questo vale per Napoli. Il ruolo di scalo urbano per Capodichino è già segnato, innanzitutto dalla geografia del territorio, con la pista 24 delimitata da aree semindustriali e la pista 06 addirittura contigua al centro urbano. Così come è evidente che se Stansted dista da Londra 70 Km e Girona 80 da Barcellona, la distanza tra Pontecagnano e Napoli appare ideale per il modello di collegamenti aerei a basso costo.
Probabilmente all’inizio avrà fatto storcere il naso ai locali leggere sui display e le locandine pubblicitarie Parigi Beauvais, Bruxelles Charleroi e Milano Orio, ma è altrettanto vero che con la pioggia di finanziamenti diretti degli Enti locali, delle compagnie aeree e dei primi passeggeri curiosi di visitare nuove realtà, le apparenze campanilistiche si sono subito dissipate. Senza contare la straordinaria forza dell’indotto, i cui servizi per accogliere i viaggiatori, dai parcheggi agli alberghi alla ristorazione, hanno contribuito in modo determinante a rilanciare zone apatiche di numerosi paesi dell’Unione Europea.
Con una politica che realmente creda nel progetto e che crei i seri presupposti per uno scalo “Napoli Pontecagnano”, imprenditori audaci e concreti come Michael O’Leary e Stelios Haji-Ioannou, i guru di Ryanair e Easyjet, non aspetterebbero altro che aggiungere il nostro aeroporto al network europeo che con tenacia stanno creando. Alla società di gestione è garantito, tra l’altro, un autofinanziamento costante dovuto alle cospicue entrate delle tasse aeroportuali, che in questi vettori rappresentano una parte consistente della tariffa finale pagata dal passeggero ed in molti casi il costo maggiore del volo.
Non è difficile immaginare il seguito: oltre a servire Napoli il nuovo scalo schiuderà porte enormi ai gioielli della nostra provincia. Le due coste e la città di Salerno completeranno l’offerta di un turismo archeologico, congressuale, balneare ed enogastronomico che altrove hanno dovuto inventare e che noi abbiamo in casa, senza contare il sollievo alla fame di aeroporti che da sempre affligge la Lucania e la Calabria. Un vero aeroporto avrebbe poi effetti benefici sull’europeizzazione delle imprese locali e sulla rinnovata attrattività delle nostre aree industriali, penalizzate anche da un isolamento di fatto che nessuna legge obiettivo è riuscito a scongiurare.
Basta chiedere agli abitanti di Charleroi, di Skavsta o di Beauvais che effetti hanno riscontrato sulla loro economia. Quello che invece manca a Pontecagnano per raggiungere criteri di efficienza necessari è un’adeguata rete di infrastrutture. Il prolungamento del raccordo autostradale è indispensabile, così come un sottopasso per il flusso veicolare. Finora non si è andati oltre studi di fattibilità. Ma anche qui ciò che già c’è corre in soccorso. Mentre altrove ci si deve solo affidare a servizi di navetta o costruire apposite linee ferroviarie, la strada ferrata che attraversa perpendicolare l’aerostazione è adatta al collegamento veloce con la stazione di Napoli e il previsto prolungamento della metropolitana provvederà a servire quella di Salerno.
Come proposto dall’On. De Luca il finanziamento delle opere necessarie può essere stanziato dal Programma Operativo Nazionale dei Trasporti e accedendo alle risorse previste a livello regionale. Sul nostro aeroporto si sono spesi decenni di parole. E’ ora il momento di cogliere l’ opportunità di un’economia di settore che sembra realmente disegnata su misura. Questo treno, pardon, aereo potrebbe non tornare più.
Ma come saggiamente diceva Orazio “Verba movent, exempla trahunt”, più che le parole convincono gli esempi.
Elio De Meo - Vice Presidente Vicario Giovani Imprenditori Assindustria
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