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Scozia al voto, in gioco l'indipendenza da Sua Maestà

505 Views 28 Replies 11 Participants Last post by  Nicux
Giovedì 3 maggio potrebbe essere un giorno storico per la geografia politica europea. Si terranno, infatti, le elezioni politiche per il giovane parlamento scozzese e, se come previsto dai sondaggi, dovesse prevalere lo Scottish National Party (SNP), ci sarà l’ipotesi concreta di un referendum per l’indipendenza dalla Gran Bretagna che potrebbe porre fine a 300 anni di un'unione non sempre lieta.

Paradossalmente, il supporto all’indipendenza scozzese è maggiore in Inghilterra che in Scozia. Questo è dovuto al fatto che la Scozia è vista dagli inglesi come un paese culturalmente distante che attrae risorse per bilanciare il suo gap economico con la più ricca Inghilterra. Inoltre c’è una questione politica. Da quando il governo New Labour di Tony Blair, insediandosi nel 1997, con una politica di forte devolution ha concesso il parlamento a Glascow, accade che oggi gli scozzesi dispongano di propri deputati e di un proprio esecutivo ma, nello stesso tempo, partecipino alle elezioni del Regno Unito eleggendo i propri rappresentanti anche a Westminster. L’Inghilterra, al contrario, non disponendo di un proprio esclusivo parlamento, vede il suo organo legislativo nella stessa Camera dei Comuni alla cui elezione partecipano quindi anche gli scozzesi. Difatti il premier britannico è anche il premier inglese.

Una situazione simile si verifica in Galles, dove parallelamente alla costituzione del parlamento in Scozia è nata un’Assemblea nazionale, ma in quel lembo di Gran Bretagna, che pure presenta caratteri etnici, culturali e linguistici differenti dal resto del paese, le spinte separatiste sono meno forti che oltre il vallo di Adriano.

Gli scienziati scozzesi, secondo un recente sondaggio, sono in maggioranza contrari all’indipendenza, temendo che questa porti ad un taglio dei fondi alla ricerca che sinora sono stati generosi da parte di Londra.

I nazionalisti così vedono nel loro desiderio di indipendenza un fattore chiave del loro successo, sebbene gli scozzesi contrari alla separazione da Londra rappresentino quasi la metà degli elettori. La loro campagna sinora non è stata faziosa, godendo già dei favori dei sondaggi.

Le altre forze politiche in corsa per i seggi per Holyrood (il parlamento di Glasgow) sono il Labour Party, fermamente contrario ad un referendum sull’indipendenza. Tra i suoi punti chiave, che come in Inghilterra, l’istruzione, intesa anche come strategia di lotta alla disoccupazione. Il calo di popolarità del leader Tony Blair, tuttavia, potrebbe avere riflessi negativi sul risultato finale del partito della rosa, che anche per questo, da Glasgow, auspicava un passaggio di consegne a Gordon Brown antecedente alle elezioni di giovedì.
Un altra forza politica che chiede maggiore visibilità è quella dei Liberal-Democratici, oscurati dalla principale battaglia tra Laburisti e Nazionalisti.
Anche i conservatori scozzesi (alter ego dei Tory di Westminster) hanno ammesso di essere fuori dai giochi per la guida del governo, ma la popolarità della leader locale, Annabel Goldie, sembra in crescita. Per i Tory pesa ancora, dopo oltre 10 anni, la pesante eredità lasciata dall’ex premier Britannico Margaret Thatcher, le cui politiche ultraliberali costarono molto, in termini economici, alla nazione scozzese.
In corsa per qualche seggio anche forze minori nello scenario politico inglese, come i Verdi, dati intorno al 6%, con progetti rivolti soprattutto alla produzione energetica da fonti rinnovabili; Solidarity di estrema sinistra, che ambisce a liberare il paese da centrali nucleari e armi, i Socialisti (che oltremanica sono davvero socialisti, a differenza del resto d’Europa), che propongono trasporto gratuito per tutti, la lista degli anziani (si badi, non dei pensionati!) per i quali una delle maggiori preoccupazioni è l’aumento della pensione minima, infine è in corsa anche una lista indipendente.

Una delle ragioni secondo cui la Scozia rivendica l’indipendenza risiederebbe, secondo alcuni, anche nella gestione delle risorse energetiche. Difatti, le basi off-shore di estrazione petrolifera nel mare del Nord risulterebbero in una ghiotta fonte di ricchezza ghiotta per un ipotetico governo indipendente di Glasgow.

Nell’immaginario di noi europei non cambierebbe nulla, dato che siamo abituati a vedere le singole nazioni britanniche giocare indipendentemente nelle competizioni sportive internazionali. Per la scozia, infatti, che già ha un proprio campionato e proprie rappresentative nazionali con tanto di bandiera e inno nazionale diversi dai rispettivi inglesi o gallesi, dopo aver ottenuto anche il parlamento l’indipendenza sarebbe un’ulteriore formalità da espletare. Economicamente parlando, invece, si prevedono ripercussioni indiscutibili sui bilanci nazionali di Glasgow e Londra.
ci son appena stato e le spinte indipendentiste sono molto forti e molto sentite. anche con qualche preoccupazione.
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Netta rimonta dell'ultimo minuto del Labour in Scozia che minaccia così di impedire agli indipendentisti dello Scottish national party (Snp) una chiara vittoria alle elezioni di domani per il rinnovo del Parlamento.

Secondo un sondaggio di Icm per il Guardian, il Labour ha guadagnato ben cinque punti, portandosi al 32% delle intenzioni di voto. Grazie a questa nuova rimonta, solo due punti dividono attualmente il Labour dal Snp che ottiene altri due punti e si attesta al 34% delle preferenze.

Secondo il Guardian, dal rilevamento, l'ultimo prima del voto, emerge che il gap fra i due partiti si è più che dimezzato grazie ad un mese di intensa campagna dei pesi massimi del Labour che hanno indefessamente avvertito gli elettori scozzesi dei rischi di una indipendenza.

"Disastrosa nelle sue conseguenze e reazionaria nell'anima", l'ha definita ieri il primo ministro Tony Blair.
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Sul campo, questa volta non per allenare, ma per fare il tifo, sono scesi il coach del Manchester United, Alex Ferguson, e 15 fuoriclasse scozzesi del calcio, sostenendo che «il vero patriottismo è restare nel Regno Unito». Dall'altra parte, a tessere le lodi dell'indipendenza da Londra, c'è il divo scozzese di Hollywood più famoso al mondo, Sean Connery. La partita è ancora aperta, ma le elezioni del 3 maggio in Scozia potrebbero rivelarsi un match di quelli destinati a entrare nella storia della politica inglese. Nel giorno in cui si deciderà per il rinnovo dell'Assemblea nazionale in Galles e per alcune amministrazioni locali in Inghilterra, nella terra di Braveheart si voterà infatti per il rinnovo di Holyrood, il Parlamento nato nel 1999 in seguito alla devolution fortemente voluta da Tony Blair. Eppure proprio da qui potrebbe emergere un voto che, per la prima volta dopo cinquant'anni di potere incontrastato, vedrà il Labour perdere la pole position nella terra delle miniere, in quella che da mezzo secolo è la roccaforte della working class. A insidiare il primato è lo Scottish national party, il partito nazionalista, che anche grazie all'influente carisma del suo leader, Alex Salmond, potrebbe diventare la formazione numero uno nella consultazione di maggio in Scozia e avviarsi verso il governo della Provincia, che dalla sua nascita, otto anni fa, è sotto la doppia guida di una coalizione formata da laburisti e liberaldemocratici.
Le armi dei nazionalisti scozzesi? Indipendenza, petrolio e politiche sociali. Sì, perché nonostante la devolution e una spesa pubblica a persona che supera di 1.500 sterline quella di cui beneficiano gli inglesi e nonostante i giacimenti petroliferi che contengono le più ampie riserve dell'Unione europea, la Scozia registra la peggiore crescita di lungo termine in Europa e il più alto tasso di disoccupazione del Regno Unito. Segno che la devolution non ha funzionato come doveva.
Così Alex Salmond chiede pieni poteri, indipendenza da Londra, nonostante lui stesso avesse appoggiato - con struggimento - la devolution nel 1999. Allora si pensava che quella fosse la tomba dei nazionalisti, ma Salmond intuì che poteva divenire il suo cavallo di Troia per l'indipendenza. Probabilmente non aveva torto. In una terra dove i conservatori sono storicamente deboli, l'alternativa al Labour potrebbe essere proprio quella formazione che ha nel suo Dna la scissione dal Regno Unito.
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Lo Scottish National Party punta al "colpaccio"

E' tempo di elezioni non solo in Francia, perchè dopodomani saranno chiamati alle urne cinque milioni di scozzesi per rinnovare il parlamento nazionale.

La "questione scozzese" non è seguitissima dai media eppure è tutt'altro che priva di interesse e colpi di scena. Durante gli anni novanta furono i leghisti a guardarla da vicino, perchè speravano di trovarvi delle affinità con le loro rivendicazioni; poi, quando videro che gli scozzesi non parlavano di fondi ma solo di una gestione politica preferirono allontanarsi dalla questione.

Come sappiamo la Gran Bretagna comprende tre stati indipendenti: l'Inghilterra, la Scozia e il Galles. Tra i tre è Londra a gestire la maggior parte dei fondi e dei poteri, cosa non gradita principalmente agli scozzesi.
Per ripercorrere qualche tappa politico-istituzionale dobbiamo partire dalla fine dell'800, quando la Scozia inizia a chiedere con decisione il decentramento dei poteri. Dopo la prima guerra mondiale viene isitituito lo Scottish Office, organo istituzionale con sede a Londra, ovviamente dai poteri limitati. Nel 1945, però, le istanze indipendentiste si rafforzano con la nascita dello SNP (Scottish National Party). Il partito si dichiara nazionalista e fortemente avverso allo scenario di europeizzazione di quei tempi. Intanto nel 1964 la sede dello Scottish Office viene spostata da Londra ad Edinburgo e le vengono garantite competenze sulla sanità, l'istruzione, l'agricoltura.

La Scozia è stata da sempre roccaforte laburista, perchè questi erano molto più disponibili alle concessioni di potere rispetto ai conservatori. Gli anni dei governi Tatcher rafforzarono l'avversione nei confronti di Londra. Con il passare degli anni lo SNP è divenuto un partito solido, con quote tra il 30 e il 35%.

Nonostante la maggior parte della popolazione non sia indipendetista il sentimento di identità scozzese è molto forte: guai a dire ad uno scozzese che è simile agli inglesi! Non a caso il referendum sulla devolution del febbraio 1997 ha riscosso il 70% di consensi in Scozia, mentre in Galles è stata superata di poco la soglia (50,3 % di favorevoli).

Ed è proprio su questo orgoglio nazionale che punta Alex Salmond, leader attuale dello SNP, quotato nei sondaggi addirittura al 38%. Salmond ha impostato la campagna sulla critica a Blair e alle sue politiche "specone" in Iraq e nei confronti degli Usa. Il suo modello di stato è quello irlandese: un paese piccolo che però ha saputo modernizzarsi in fretta.

Staremo a vedere, la parola passa agli elettori.
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Esagerazioni pure qui. :D
Succederà prima che l'Inghilterra si dichiarerà indipendente dalla Scozia che viceversa (invece i giornali italiani devono sempre fare a gara a chi la spara più grossa, ma questo è un altro discorso).
ma Cesco com'è che sei sempre così interessato alla Scozia, vai sempre in Scozia, avatar scozzese...ma non è che qui gatta ci cova..........:D
Ma secondo me agli scozzesi conviene stare nell'UK..
@federicoft:

mi spiace ma questa volta dal tuo pulpito non mi freghi perchè sono informato e ho toccato con mano la situazione non più di tre settimane fa.

il programma dello SNP (scottish national party) prevede proprio la secessione dopo referendum popolare. e la popolazione scozzese si divide tra i favorevoli e gli scandalizzati dalla proposta.

oltretutto sono antieuropeisti e dnq proporrebbero anche l'uscita dall'unione europea (grande boutade elettorale, questa si, almeno per me).

e cmq non ci sono poche possibilità che vinca l'SNP, anzi, sono molte e piuttosto alte.

@tohr:
non ci cova nessuna gatta. ho parenti in scozia.
per quel che pensi tu dovresti abbassare la bussola molto più a sud. :D
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@federicoft:

mi spiace ma questa volta dal tuo pulpito non mi freghi perchè sono informato e ho toccato con mano la situazione non più di tre settimane fa.

il programma dello SNP (scottish national party) prevede proprio la secessione dopo referendum popolare. e la popolazione scozzese si divide tra i favorevoli e gli scandalizzati dalla proposta.
Ah non lo metto in dubbio.
Favorevoli: 0,00...

Gli 8 miliardi di sterline della Barnett formula pesano un bel po' (e non mettono in discussione la secessione).
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Ah non lo metto in dubbio.
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Gli 8 miliardi di sterline della Barnett formula pesano un bel po' (e non mettono in discussione la secessione).
Che sarebbe la società che gestisce le estrazioni di greggio nel Mare del Nord? Perché se divenisse indipendendente sarebbe nelle acque territoriali scozzesi... c'è proprio un bel articolo tradotto dal settimanale "Internazionale" dove si valuta seriamente l'ipotesi di un disgregamento del Regno Unito. Infatti con l'entrata di molti paesi piccoli con addirittura meno abitanti della stessa Scozia, quest'ultima s'è resa conto che coi dindini del petrolio ed una buona gestione potrebbe divernire una nuova Irlanda. Vedremo :cheers:
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nell'intervista al leader del partito indipendentista, credo Corriere di 3 o 4 giorni fa, egli affermava che NON voleva uscire dall'UE, ma ritardare l'entrata nell'Euro, che tra l'altro nemmeno gli Inglesi bramano così tanto.
Che sarebbe la società che gestisce le estrazioni di greggio nel Mare del Nord? Perché se divenisse indipendendente sarebbe nelle acque territoriali scozzesi... c'è proprio un bel articolo tradotto dal settimanale "Internazionale" dove si valuta seriamente l'ipotesi di un disgregamento del Regno Unito. Infatti con l'entrata di molti paesi piccoli con addirittura meno abitanti della stessa Scozia, quest'ultima s'è resa conto che coi dindini del petrolio ed una buona gestione potrebbe divernire una nuova Irlanda. Vedremo :cheers:
I ricavi petroliferi in Scozia ammontano a circa 8 miliardi di sterline all'anno.
Questi ricavi allo stato attuale vanno al governo britannico di Londra. Esiste però una forma di compensazione (simile a quella delle nostre regioni a statuto speciale), la Barnett formula, che rende indietro alla Scozia e ai suoi enti territoriali gli stessi otto miliardi di sterline all'anno. Quindi la secessione sarebbe un gioco a somma zero, anzi a somma negativa perché poi bisognerà provvedere da sé a governo, difesa, diplomazia, politiche comunitarie e altro.
Non solo: tra quindici o venti anni le riserve petrolifere saranno esaurite.
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sono stai finora assegnati 122 seggi su 129:

SNP: 45 (+20)
LAB: 43 (-5)
LD: 16 (-1)
CON: 15 (-1)
Altri: 3 (-13)

NB: le operazioni di scrutinio sono andate molto per le lunghe per gravi problemi in tantissime sedi di voto.
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che invidia per la Scozia, beati loro. Se dovesse mai raggiungere l'indipendenza spero che anche altri paesi (uno a caso) si adeguino allo stare decisis.
SNP +20 47
LAB -4 46
CON -1 17
LD -1 16
Others -14 3

scrutini terminati
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e guardate in inghilterra (x i consigli locali):
(legenda: [le prime due colonne si riferiscono al numero di consiglieri, le seconde due riguardo ai consigli]

CON 846 4947 37 157
LAB -467 1784 -8 33
LD -242 2040 -5 22
OTH -129 1052 0 5
NOC - - -24 80

i conservatori schiacciano di brutto i laburisti
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^^
Sarà interessante vedere un governo scozzese laburisti-conservatori :)

The big coalition

Ad ogni modo senza il 50+1 niente maggioranza, bisogna accordarsi con gli altri per governare... figurati per dichiarare l'indipendenza
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^^ certo su quello hai ragione

però SNP ha fatto il colpaccio!
Le elezioni per il parlamento di Edimburgo
Scozia, vittoria al fotofinish per i nazionalisti
La Bbc: «Lo Scottish National Party ha ottenuto 47 seggi». Uno in più dei laburisti, al potere da 50 anni


EDIMBURGO (SCOZIA) - Il partito nazionalista Scottish National Party avrebbe vinto le elezioni in Scozia, battendo di un solo seggio, 47 a 46, i laburisti. Lo afferma la Bbc, che sul suo sito online ha assegnato tutti i 129 seggi del parlamento di Edimburgo. La stessa notizia viene data anche da Sky TV, che cita fonti dell'Snp.

SVOLTA STORICA - Se i risultati fossero confermati, l'avanzata degli indipendentisti sarebbe meno dirompente del previsto ma comunque storica. Il partito di Alex Salmond, che ha promesso un refererendum per l'indipendenza della Scozia, diventerebbe il partito di maggioranza relativa dopo mezzo secolo di predominio Labour. I conservatori hanno conquistato 17 parlamentari, i liberal democratici 16 e altri tre seggi sono andati a formazioni più piccole. I dati, che non sono ancora stati confermati ufficialmente, sono arrivati dopo ritardi e interruzioni delle operazioni di voto dovuti a problemi con il nuovo sistema di scrutinio elettronico.

GALLES - Per quel che riguarda il Galles, la stessa Bbc segnala che, con i 60 seggi assegnati, i laburisti mantengono la maggioranza relativa con 26 seggi (-3), mentre i nazionalisti del Plaid Cymru passano a 15 seggi (+3). È ancora in corso lo scrutinio del voto amministrativo in Inghilterra, dove i laburisti hanno finora perso 8 consigli locali (ne hanno 33) contro un avanzamento di 37 consigli locali dei conservatori, che ora ne governerebbero 157.

GORDON BROWN - «Il partito laburista che era dato per spacciato ha reagito, e anche se i risultati non sono ancora definitivi, la vasta maggioranza degli elettori si è espressa per una Scozia che mantenga il suo posto di diritto in Gran Bretagna»: così il cancelliere dello Scacchiere e successore di Tony Blair alla guida del governo, Gordon Brown, ha commentato il risultato delle elezioni scozzesi. «La nostra missione come partito laburista - ha aggiunto parlando da Fife, in Scozia - sarà non solo mantenere ma rafforzare l'unità della Gran Bretagna, nell'interesse di tutti».

04 maggio 2007
corriere.it
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