Questi limiti in un città dell'eleganza di Torino (non stiamo parlando di Pescara), credo che siano resi ancora evidenti, per non rendersi conto che qualcosa non va.
Magari di primo acchito uno potrebbe pensare che sia solo una questione economica, perchè non tutti possono permettersi case di lusso, ma ti faccio questo esempio:
la città elegante era ed è rimasta sostanzialmente quella pre-fordista. la città capitale di un regno, ma non solo quello, anche nei decenni successivi fecero cose belle, il liberty ne è solo l'esempio più limpido.
la città brutta è quella dal boom economico in poi, anzi dal razionalismo del periodo fascista in poi. e non solo nel residenziale ma anche negli altri tipi di edificazioni.
stiamo parlando della cosiddetta città "operaia". dove il problema non è solo l'impoverimento economico in una città che passa (tra l'altro in modo violentissimo, sia a livello sociale che urbanistico, perchè avvenuto in pochissimo tempo) dall'essere la capitale di un regno, la piccola parigi, alla versione occidentale di togliattigrad ma anche tutto un insieme di ignoranza e provincialismo e conseguente gusto estremamente grezzo che inevitabilmente pervade la popolazione di una città così strutturata a livello sociale.
...se poi si aggiunge il carico da 90° di 1-2 generazioni di architetti arrogantissimi nella considerazione di sé e delle propria opere, ma impietose a livello di risultati, cresciuti in pieno delirio kulturale di stampo puramente bolscevico, prima, e versione post '68ina, dopo... la frittata è bella che è fatta.
per fortuna, come già scritto, nonostante tutto, stiamo pian piano evolvendo... e l'estinzione della generazione dei boomer, come in tanti altri campi, non potrà che aiutate in questo senso.
ma ad oggi è ancora del tutto normale tirare su certi palazzoni residenziali che nella società contemporanea sono più vicini ad un gusto tipico della sponda sud del mediterraneo che non a quello europeo. certe robe al giorno dìoggi, italia a parte, è più facile che le tirino su a tripoli o bengasi che non in francia o anche solo, ahimè, addirittura in polonia.