Il Mao invita gli immigrati a scoprire
la propria storia tra le vestigia d'Oriente
Un'idea originale per aumentare il pubblico ma anche per aiutare gli stranieri a recuperare origini e cultura, con lezioni d´arte e concerti Il direttore Ricca: "Arrivano in Italia un po´ intimiditi e si sentono inferiori nel confronto con i torinesi: invitandoli qui li aiutiamo a inserirsi in città"
di ERICA DI BLASI
Il Museo d´Arte Orientale non si limita a esporre i tesori di Cina e Giappone. «Siamo anche un ponte importante per l´integrazione - sottolinea orgoglioso il direttore del Mao, Franco Ricca - Certo, abbiamo reperti di grande valore e
raggiungiamo in un anno otto volte il numero di visitatori del Museo d´Arte Orientale di Roma, ma la nostra mission continua anche al di fuori di queste pareti». Ogni settimana le sale di via San Domenico sono riempite sì dai turisti di routine, ma anche dalla gente del quartiere. «Da un lato - spiega il direttore - invitiamo i torinesi a visitare il museo per mostrar loro la cultura dei paesi orientali, dall´altro coinvolgiamo nelle nostre visite anche gli immigrati asiatici che vivono nel capoluogo subalpino. Li andiamo a cercare nei loro punti di ritrovo o in occasione di quegli eventi, organizzati dagli enti locali, e dedicati agli stranieri».
Come le lezioni di italiano a Porta Palazzo. La scelta del luogo non è casuale: attorno al mercato multietnico il Comune ha infatti registrato la più alta concentrazione di asiatici, 2.737 per la precisione. «Parliamo con loro - racconta Ricca - e, tra una battuta e l´altra, li invitiamo al museo. Diventa un´occasione importante: una parte degli stranieri che arrivano a Torino non è infatti a conoscenza della storia della loro cultura. Arrivano in Italia un po´ intimiditi, magari hanno difficoltà a imparare l´italiano e a relazionarsi con una città nuova, e di conseguenza si sentono inferiori al confronto con i torinesi. Sbagliano: durante le visite dedicate cerchiamo proprio di far scoprire loro il mondo, la storia che li caratterizza. Così da poter essere orgogliosi delle loro origini e cancellare la paura di non reggere il confronto».
Gli scambi culturali non si limitano alle visite in senso stretto.
Attorno al Mao ruotano anche tutta una serie di eventi incentrati sull´Oriente. «Spesso organizziamo concerti - dice il direttore - a cui invitiamo sia gli italiani che gli stranieri. Non mancano lezioni di lingua, d´arte e convegni dedicati a questi paesi, lontani alla fine solo sulla carta.
Il 5 dicembre festeggeremo i nostri primi due anni: speriamo di organizzare anche per il compleanno un evento che sottolinei l´abbraccio fra queste due culture». Intanto
i turisti premiano il museo: il 3 per cento dei visitatori, su un totale nel 2009 di 80mila, arriva da fuori Europa. «Una percentuale - conclude Ricca - che speriamo di veder crescere per il futuro. Il Mao
non è un semplice museo: vogliamo mostrare ai torinesi non solo il passato e la storia di queste popolazioni, ma anche le tradizioni che le accompagnano ancora oggi».
Da qualche mese il Mao propone anche
percorsi tematici con delle guide d´eccezione. A introdurre i visitatori nelle varie sale di via San Domenico sono infatti gli stessi cittadini originari delle aree geografiche a cui sono dedicate le collezioni. Nell´ordine, si tratta di Asia Meridionale, Cina, Giappone, regione himalayana e Paesi islamici dell´Asia. Info 011/4429704-02,
www.maotorino.it
(17 novembre 2010)
http://torino.repubblica.it/cronaca...ria_storia_tra_le_vestigia_d_oriente-9209721/