Se si nota, del continente asiatico figura solo il Giappone, unico paese allora del continente già industrializzato; il che fu in definitiva la causa dell'entrata in guerra dei nipponici, con quel che ne seguì, visto che le grandi potenze "bianche e cristiane" non potevano digerire l'idea che al loro livello si portassero paesi e popoli considerati in qualche modo"inferiori".Avevo un’idea della produzione negli ultimi 30 anni ma non mi ero incuriosito fino al 1939...incredibile adesso pensare ad una lista senza Cina e India...
Hai ragione: la didascalia conferma "via Bologna". Chiedo scusa!Penso che il tram e il carro con cavallo siano in via Bologna
nel 1931 gualino venne spedito al confino dal regime, la maggior parte delle attività vennero requisite e vendute la venchi a gerardo gobbi e così via, le attività legate ai cavalli fallirono e giovanni agnelli comprò le scuderia all'asta fallimentare.Il caso Brosio della Lancia richiama quello più famoso di Antoniazzi per la Fiat Lingotto; in entrambi i casi, due grandi industriali che per crescere dovevano e volevano fagocitare le piccole "boite" che trovavano sulla loro strada. Alcuni, se non altro per puntiglio, non ci "stavano" e tenevano duro.
Così come la Fiat Mirafiori si "mangiò" le già ricordate scuderie di Gualino.
Comunque sia, è un peccato averle perse, come si vede dalle foto che ho postato!nel 1931 gualino venne spedito al confino dal regime, la maggior parte delle attività vennero requisite e vendute la venchi a gerardo gobbi e così via, le attività legate ai cavalli fallirono e giovanni agnelli comprò le scuderia all'asta fallimentare.
Sulla carta Paravia del 1937, la polveriera, pur non esistendo più, è ancora ricordata nel nome dello slargo#piatto vuoto mi ci butto, sperando di non farmi male#
#questo forum e' in grado ( con Ace, ma anche Canali Torino) di rintracciare l'origine di moltissimi edifici della citta'###soprattutto quelli storici, come il palazzotto di corso Cairoli###ovviamente piu' difficile per quelli non storici come il "ciabotto" di via Renier identificabile pero' come 117 di via S.Paolo, gia' preso in esame tempo fa###avevo la convinzione che la vecchia via S.Paolo (ora assorbita dal nuovo giardino) dividesse nettamente la polveriera dal "ciabotto" in questione, attualmente rimesso in sesto ed adibito ad una qualche attivita' imprecisata#
#incertezza in tre punti :::
1) ipotesi di Ace che sia l'ultimo residuo della polveriera#
2) alcune cartine (ad esempio la Paravia 1806) disegnano la polveriera che esonda e taglia via S.Paolo circondata da uno strano ovale che pero' lascia intravedere un piccolo puntino (quasi sicuramente il "ciabotto")#
3) la Paravia 1957 (o giu' di li') riporta come proprietario del numero civico in questione non la Lancia, come per tutto il resto dell'isolato, ma il signor Brosio Giuseppe fu Alessandro#
# farei alcune osservazioni non so quanto veritiere o condivisibili :::
1) il signor Brosio non volle mai vendere il suo pezzetto alla Lancia###e neanche i suoi eredi all'immobiliare subentrante#
2) l'elenco di tutti i proprietari edilizi della citta' nella guida Paravia risulta preziosissimo###oggi non sarebbe piu' possibile per via della privacy###sarebbe auspicabile che i successori (detentori dei diritti) ripubblicassero tutta la serie o quantomeno un estratto significativo#
3) cos'era lo strano ovale ???
nella mappa paravia del 1912 parte della polveriera risulta già inglobata nello stabilimento Chiribiri che poi a sua volta diventerà Lancia#piatto vuoto mi ci butto, sperando di non farmi male#
#questo forum e' in grado ( con Ace, ma anche Canali Torino) di rintracciare l'origine di moltissimi edifici della citta'###soprattutto quelli storici, come il palazzotto di corso Cairoli###ovviamente piu' difficile per quelli non storici come il "ciabotto" di via Renier identificabile pero' come 117 di via S.Paolo, gia' preso in esame tempo fa###avevo la convinzione che la vecchia via S.Paolo (ora assorbita dal nuovo giardino) dividesse nettamente la polveriera dal "ciabotto" in questione, attualmente rimesso in sesto ed adibito ad una qualche attivita' imprecisata#
#incertezza in tre punti :::
1) ipotesi di Ace che sia l'ultimo residuo della polveriera#
2) alcune cartine (ad esempio la Paravia 1806) disegnano la polveriera che esonda e taglia via S.Paolo circondata da uno strano ovale che pero' lascia intravedere un piccolo puntino (quasi sicuramente il "ciabotto")#
3) la Paravia 1957 (o giu' di li') riporta come proprietario del numero civico in questione non la Lancia, come per tutto il resto dell'isolato, ma il signor Brosio Giuseppe fu Alessandro#
# farei alcune osservazioni non so quanto veritiere o condivisibili :::
1) il signor Brosio non volle mai vendere il suo pezzetto alla Lancia###e neanche i suoi eredi all'immobiliare subentrante#
2) l'elenco di tutti i proprietari edilizi della citta' nella guida Paravia risulta preziosissimo###oggi non sarebbe piu' possibile per via della privacy###sarebbe auspicabile che i successori (detentori dei diritti) ripubblicassero tutta la serie o quantomeno un estratto significativo#
3) cos'era lo strano ovale ???
Polveriera che comunque doveva già essere disattivata; altrimenti il risultato avrebbe potuto essere ... esplosivo!nella mappa paravia del 1912 parte della polveriera risulta già inglobata nello stabilimento Chiribiri che poi a sua volta diventerà Lancia View attachment 830364
Come ho già avuto occasione di dire, io le sidecar le ho sempre viste da un posto solo, e da una sola persona occupate; probabilmente la foto voleva essere un tentativo "esibizionistico", a scopo pubblicitario. Le sidecar presentavano già problemi di stabilità e nelle curve con un solo passeggero, figuriamoci con quattro!1916, cortile di corso Principe Oddone 38.
La sede della FIS - Fabbrica Italiana Sidecar.
In sella alla moto c'è il fondatore, Giovanni Molineris.
Foto di Gianni Chiostri, da: "Calendari Piemontèis",da facebook View attachment 830694
Il Duomo torinese, sorto a cavallo tra il '400 e il '500, costituisce un "unicum" nel panorama delle cattedrali e duomi piemontesi dell' epoca, ancora ispirati al gotico (Asti, Alba, Chieri, ecc.).Diciamo la verità: a Torino e in Piemonte non si sono mai molto amate le pareti "nude", delle chiese come di altri edifici; sempre, si è voluto coprirle con affreschi e più raramente mosaici.
Solo il Duomo lo si volle riportare al primitivo aspetto rinascimentale toscano (che sembrava preferire pareti nude).