A Riobasco e agli altri di Lucento: sapete che ci fu un momento in cui sembrava che il grande ospedale Policlinico del San Giovanni, poi sorto alle Molinette, dovesse sorgere proprio in quel quartiere?
Fin dalla fine dell'800, il San Giovanni Vecchio si rivelava ormai insufficiente alle esigenze della città, e si parlava di ampliarlo o trasferirlo fuori dal centro; nè l'amministrazione del San Giovanni, nè il Comune avevano però i mezzi per dar corso a un'opera così imponente. Nel 1901 si rimediò temporaneamente, con la costruzione della nuova ala di via Cavour (che oggi ospita Oncologia); ma l'esigenza di realizzare un nuovo grande ospedale era ormai inderogabile. Il problema maggiore era trovare una località salubre, ricca di aria fresca e benefica, in posizione elevata; scartata l'ipotesi del territorio collinare, per le difficoltà viarie, la scelta era sembrata cadere proprio su Lucento, per la sua posizione relativamente elevata rispetto al resto della città, sullo "sperone" della Dora; rimaneva il problema dell'acquisizione del terreno:
Nel 1909, a sparigliare le carte, venne però la donazione dell'industriale svizzero August Abegg, allora proprietario del Cotonificio Valle Susa; nell'intento di "compensare" la città e il territorio che gli avevano permesso notevoli profitti, stanziò la cifra per allora enorme di 10 milioni di lire per l'acquisto dei terreni delle Molinette, da destinare alla costruzione del nuovo grande ospedale. All'inizio Comune e San Giovanni furono restii nell'accettare, ritenendo l'area delle Molinette insalubre, con un terreno inadatto perchè umido, sabbioso, di riporto. Venne poi la Grande Guerra a bloccare ogni progetto; però proprio la guerra, coi suoi feriti e mutilati, e ancor più la successiva terribile epidemia della "spagnola", dimostrarono l'esigenza ormai irrinunciabile di dotare Torino di un ospedale adeguato per dimensioni e modernità. A sei mesi dalla fine del conflitto, il 8/3/1919, il Comune deliberò finalmente la costruzione del nuovo ospedale, ma da allora all'inizio dei lavori dovevano passare ben nove anni! Solo il 21/7/1928, infatti, venne firmata la convenzione per avviare i lavori del nuovo Policlinico delle Molinette, lavori che durarono altri sette anni; infine, il 9/11/1935, l'inaugurazione alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, della Regina Elena (la "regina crocerossina"), delle autorità cittadine e dell'arcivescovo card. Fossati. Le perplessità sulla salubrità della zona furono fugate dal prof. Azzo Azzi, titolare della cattedra universitaria di Igiene, che dichiarò la zona salubre per la vicinanza del Po e della collina, e sgombra di abitazioni. Le difficoltà maggiori nella costruzione vennero dal terreno, in pendenza notevole verso il fiume, che richiese lavori notevoli di riporto e consolidamento.
Fin dalla fine dell'800, il San Giovanni Vecchio si rivelava ormai insufficiente alle esigenze della città, e si parlava di ampliarlo o trasferirlo fuori dal centro; nè l'amministrazione del San Giovanni, nè il Comune avevano però i mezzi per dar corso a un'opera così imponente. Nel 1901 si rimediò temporaneamente, con la costruzione della nuova ala di via Cavour (che oggi ospita Oncologia); ma l'esigenza di realizzare un nuovo grande ospedale era ormai inderogabile. Il problema maggiore era trovare una località salubre, ricca di aria fresca e benefica, in posizione elevata; scartata l'ipotesi del territorio collinare, per le difficoltà viarie, la scelta era sembrata cadere proprio su Lucento, per la sua posizione relativamente elevata rispetto al resto della città, sullo "sperone" della Dora; rimaneva il problema dell'acquisizione del terreno:
Nel 1909, a sparigliare le carte, venne però la donazione dell'industriale svizzero August Abegg, allora proprietario del Cotonificio Valle Susa; nell'intento di "compensare" la città e il territorio che gli avevano permesso notevoli profitti, stanziò la cifra per allora enorme di 10 milioni di lire per l'acquisto dei terreni delle Molinette, da destinare alla costruzione del nuovo grande ospedale. All'inizio Comune e San Giovanni furono restii nell'accettare, ritenendo l'area delle Molinette insalubre, con un terreno inadatto perchè umido, sabbioso, di riporto. Venne poi la Grande Guerra a bloccare ogni progetto; però proprio la guerra, coi suoi feriti e mutilati, e ancor più la successiva terribile epidemia della "spagnola", dimostrarono l'esigenza ormai irrinunciabile di dotare Torino di un ospedale adeguato per dimensioni e modernità. A sei mesi dalla fine del conflitto, il 8/3/1919, il Comune deliberò finalmente la costruzione del nuovo ospedale, ma da allora all'inizio dei lavori dovevano passare ben nove anni! Solo il 21/7/1928, infatti, venne firmata la convenzione per avviare i lavori del nuovo Policlinico delle Molinette, lavori che durarono altri sette anni; infine, il 9/11/1935, l'inaugurazione alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, della Regina Elena (la "regina crocerossina"), delle autorità cittadine e dell'arcivescovo card. Fossati. Le perplessità sulla salubrità della zona furono fugate dal prof. Azzo Azzi, titolare della cattedra universitaria di Igiene, che dichiarò la zona salubre per la vicinanza del Po e della collina, e sgombra di abitazioni. Le difficoltà maggiori nella costruzione vennero dal terreno, in pendenza notevole verso il fiume, che richiese lavori notevoli di riporto e consolidamento.