ANKARA - Mercati in fibrillazione lunedì 30 aprile in una Turchia spaccata a metà, tra sostenitori laici e filo-islamici, in una giornata forse decisiva per il braccio di ferro istituzionale, che vede non solo le forze politiche di opposizione (Chp in prima fila), ma anche i vertici delle Forze Armate e gran parte dell'opinione pubblica (dopo la marcia di protesta ad Ankara e poi a Istanbul) in rotta di collisione con il Governo filo-islamico sulla nomina del nuovo presidente della Repubblica.
Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan si è rivolto alla Nazione in diretta televisiva, per chiedere «unita e solidarietà tra le forze politiche» in un tentativo di abbassare i toni della crisi che sta spaccando il Paese. Ma i mercati hanno reagito con molto nervosismo alle tensioni politiche. Già mattinata si era registrata un'apertura in netto ribasso per i mercati valutari e finanziari, come conseguenza dei timori legati alla possibilità di un golpe dei militari per bloccare la candidatura alle presidenziali di Abdullah Gul, ministro degli Affari Esteri nel Governo filoislamico o del ricorso a elezioni anticipate.
La lira turca è arretrata del 4% rispetto all'euro e al dollaro, quotati rispettivamente 1,8976 (1,82) e 1,3932 (1,3350), per poi dimezzare le perdite dopo interventi di sostegno della Banca centrale turca mentre l'indice di riferimento Ise del mercato azionario ha aperto in calo dell'8% a 43.116,1 punti per poi recuperare e chiudere a -4 per cento. Sul mercato obbligazionario si è avuta una forte risalita dei rendimenti, conseguenza a sua volta della caduta dei prezzi dei bond; segnale evidente di sfiducia degli investitori internazionale.
La Turchia, dal punto di vista economico, è in momento positivo con qualche elemento di fragilità: lo scorso anno ha attirato investimenti esteri per la cifra-record di 19,8 miliardi di dollari, mentre altri undici miliardi di flussi di capitale straniero sono entrati nel Paese nei primi tre mesi del 2007, ma questo processo positivo deve continuare per poter ripianare il deficit delle partite correnti pari al 7,2% del Pil. Il tasso d'inflazione turco è di poco meno dell'11%, un obiettivo straordinario rispetto all'80% di partenza ma quasi sei volte quello medio dell'Unione europea. La banca centrale, che ha alzato i tassi di interesse al 17,5% per contenere un crollo della lira a maggio 2006, si è posta l'obiettivo di centrare un tasso del 4% entro la fine dell'anno. La crescita dell'economia è stata mediamente del 7% annuo dal 2002 ma ora le tensioni tra l'esercito e il Governo, secondo gli analisti, rischiano di raffreddare l'interesse degli investitori stranieri.
Domenica la Tusiad (la Confindustria turca) ha in un comunicato criticato il Governo e l'Akp per la sua linea oltranzista ed ha chiesto le elezioni anticipate, così come indicato nei giorni scorsi dai partiti di opposizione e da parte della stampa. Anche Guler Sabanci, amministratore delegato della Sabanci Holding, una delle donne più potenti del mondo, bandiera della Turchia laica e moderna, ha commentato la manifestazione di domenica che a Istanbul ha portato in piazza oltre un milione di persone.Intervistata dalla Ntv la Sabanci ha detto di aver seguito la manifestazione in diretta televisiva: «Ho visto una manifestazione democratica e molto dignitosa alla quale hanno partecipato tante donne e bambini». La donna d'affari ha poi aggiunto che adesso aspetta con ansia il verdetto della Corte Costituzionale circa la votazione di venerdì scorso in Parlamento.
Qualche mese fa, in un'intervista a un settimanale britannico, Guler Sabanci aveva sconsigliato a Tayyip Erdogan di candidarsi alla presidenza della Repubblica. «È ancora giovane - aveva detto - può rimanere alla politica attiva». Un modo garbato per invitarlo a non superare i limiti in cui in democrazia si entra nella sfera della "dittatura della maggioranza".Ora non resta che attendere il verdetto della la Corte Costituzionale di Ankara che dovrà decidere sulla validità del ricorso, presentato dagli avversari del premier, per chiedere la sospensione delle elezioni presidenziali in Parlamento a causa della mancanza del numero legale; qualora fosse accolto, diverrebbero inevitabili lo scioglimento dell'assemblea mocamerale e la convocazione di elezioni anticipate entro un termine minimo di 45 giorni e non superiore ai novanta.