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L'eutanasia

8.5K views 205 replies 58 participants last post by  lovemilano  
#1 ·
DIGNITAS - SVIZZERA


Le nostre prestazioni
Dignitas è un’associazione che offre ai suoi soci due servizi.
1)-Il sostegno ad un paziente per evitare, cosa possibile in Svizzera, che la vita di un socio venga protratta con procedimenti medici non desiderati.
2)-Un metodo non rischioso e indolore per un suicidio assistito in Svizzera.
Entrambi i servizi sono aperti a tutte le persone, di tutti i Paesi del mondo. Dignitas non può accettare, per ragioni etiche, che tali servizi siano disponibili solo per le persone che casualmente abitano in Svizzera.

Presupposti

Per poter chiedere il servizio di accompagnamento ad una libera morte è necessario che la persona:
-sia capace di intendere e volere,
-sia socio di Dignitas.

Poiché per ottenene un adeguato medicinale occorre la collaborazione di un medico svizzero, esistono altri presupposti: -una malattia mortale e / o
-una inaccettabile menomazione e/o
-dolori incontrollabili e insopportabili.

Costi

I soci di Dignitas pagano, dopo l’accettazione, un contributo d’ingresso di 100 franchi svizzeri (circa 72 euro). Si deve poi pagare una quota annua, determinata dallo stesso socio in proporzione alle sue condizioni economiche, che parte da un minimo di 50 franchi svizzeri (circa 36 euro). Chi ha scarse entrate può chiedere una riduzione o una dispensa. La necessaria visita di un medico svizzero può costare fino a 500 franchi svizzeri (circa 335 euro). Per la preparazione all’accompagnamento ad una libera morte e la sua esecuzione viene normalmente chiesto un contributo di 1.000 franchi svizzeri (circa 665 euro).

Il suicidio accompagnato

Dopo il suicidio accompagnato comincia un’istruttoria ufficiale ed in seguito, la comunicazione all’ufficio competente. La cremazione in Svizzera, il trasporto del feretro o la spedizione dell’urna con le ceneri alla residenza anche all’estero sono possibili senza problemi. Una cremazione in Svizzera costa circa dai 1.100 ai 1.500 euro. Dignitas può essere d’aiuto per queste procedure. Se verrà a ciò incaricata, si deve calcolare un contributo di 1.000 franchi svizzeri (circa 665 euro).

Finalità di Dignitas

L’associazione Dignitas- vivere e morire con dignità- fu fondata il 17 maggio del 1998 a Forch (Zurigo). Non persegue alcun interesse economico e ha come scopo statutario quello di assicurare ai soci una vita ed una morte dignitose e quello di far beneficiare di questi valori anche altre persone. Dignitas persegue questo obbiettivo fornendo ai soci- caso per caso – un opportuno aiuto con consigli e particolari azioni nell’ambito delle sue possibilità. I soldi in più vengono investiti da Dignitas nel miglioramento dei servizi e nella profilassi del suicidio assistito. Con un contributo d’ingresso di 100 franchi svizzeri (circa 72 euro ed una quota annua di almeno 50 franchi svizzeri (circa 36 euro) – la somma è a discrezione del socio- Dignitas interviene in casi concreti affinché venga rispettato il testamento biologico riguardo al rapporto paziente/ medico e clinica e si mette a disposizione per la preparazione, l’accompagnamento e l’aiuto per una libera morte. L’associazione, nel quadro delle sue possibilità personali, finanziarie e giuridiche, aiuta i suoi soci anche in vita in modo adeguato, caso per caso, laddove la loro dignità umana rischia d’essere minacciata, per esempio in conflitti con le autorità, nella gestione delle case di cura, in cliniche e da medici non scelti liberamente. Per Dignitas è fondamentale la tutela della dignità e dei diritti umani quando essi possono essere minacciati, sia nella vita che nella morte.

Il testamento biologico

Molte persone sono terrorizzate all’idea di dover essere tenute in vita artificialmente, per lungo tempo in ospedale, privi di coscienza, collegati a dei macchinari, in situazioni prive di speranza. Temono operazioni senza senso e terapie farmacologiche inutili. Paventano apparecchiature mediche senz’anima. Per tutelarsi da questo stato di abbandono e per opporsi all’uso della medicina high.tech esiste un solo rimedio: un testamento biologico legalmente eseguibile. Da una parte un testo impegnativo e inequivocabile scritto da specialisti, dall’altra una efficiente organizzazione come Dignitas che si incarica del totale rispetto del testamento biologico, se occorre anche contro possibili resistenze. Riguardo alla fase della loro morte, Dignitas procura ai suoi soci, per tutta la durata della loro permanenza nella società, un testamento biologico che in Svizzera ha efficacia legale, deve essere rispettato dai medici e dagli infermieri negli ospedali. Se necessario Dignitas ricorre anche all’intervento di un avvocato, ma poiché il testamento biologico è contemplato dal diritto locale, questa prestazione è garantita solo in Svizzera.

Accompagnamento al suicidio assistito

Un secondo importante servizio è l’accompagnamento al suicidio. Accanto al socio, nella fase della morte, si troverà un collaboratore o una collaboratrice. Colloqui con il socio malato e, su sua richiesta, con le persone a lui vicine affettivamente, dovrebbero facilitare il momento del congedo. Chi è affetto da una malattia terminale o è colpito da una menomazione inaccettabile o da dolori incontrollabili e insopportabili e quindi vuole liberamente porre fine alla propria vita e alle proprie sofferenze, può –come socio di Dignitas- chiedere all’associazione d’essere aiutato al suicidio.

Assistenza legale al suicidio assistito

Dignitas dispone di qualificati collaboratori e collaboratrici che hanno una lunga esperienza nell’accompagnamento e nell’aiuto al suicidio. Chiariscono con il socio abitante in Svizzera, con esaurienti conversazioni, se sussistono i presupposti richiesti da Dignitas per una libera morte e se la richiesta di morire corrisponde alla libera volontà del socio. Durante questi colloqui è importante accertare che la capacità di giudizio del socio non sia limitata in alcun modo e che in ogni caso le persone a lui vicine o altre ancora non sollecitino il socio per una qualsiasi ragione al suicidio . Per i soci residenti all’estero lo scambio di informazioni e opinioni avviene anticipatamente per iscritto o per telefono.
Nel caso di malattie diagnosticate dal medico come terminali ed inguaribili, che causano insopportabili dolori e inaccettabili menomazioni, Dignitas offre ai suoi soci un suicidio accompagnato. Dignitas procura i necessari medicinali letali: si tratta di un barbiturato che agisce rapidamente senza provocare dolore e viene sciolto in semplice acqua potabile. Dopo averlo bevuto, il malato si addormenta nel giro di pochi minuti. Poi dallo stato di sonno passa alla morte assolutamente senza soffrire e tranquillamente. Qualsiasi impiego legale di medicine letali richiede naturalmente una ricetta medica di un medico svizzero: solo così il farmaco può essere procurato legalmente. Chi abita in Svizzera dovrebbe tempestivamente discutere con noi su questo punto, cioè su quale medico deve redigere la ricetta. Oggi sono pronti a farla la maggior parte dei medici di famiglia. Se eccezionalmente ciò non accadesse o riguardasse persone che non risiedono in Svizzera, Dignitas può appoggiarsi a medici che con essa collaborano. In seguito ad un incontro con il socio, durante il quale il medico di Dignitas si convince dell’esistenza dei presupposti riguardanti il desiderio dell’accompagnamento al suicidio, la ricetta viene consegnata a Dignitas. Da questo momento il socio che vuole morire concorda con l’accompagnatore di Dignitas la data del suicidio. Allo svolgersi dell’accompagnamento sono presenti almeno due persone che poi possano testimoniare l’avvenimento. Dignitas giudica importante che la persona che “vuole andarsene” coinvolga tempestivamente nella preparazione i parenti più stretti. L’esperienza insegna che poche persone associate a Dignitas hanno poi fatto ricorso al libero suicidio. Il solo sostegno al paziente, infatti, è così rassicurante che poi la morte avviene naturalmente, senza il ricorso a un inutile prolungamento della vita. Dignitas dà ai suoi soci la sicurezza, nei casi di una lunga sofferenza senza prospettive, di poter dire ;”Ora basta, voglio morire”. Questa sicurezza è straordinariamente importante per le persone maggiorenni. L’articolo 115 del Codice Penale svizzero recita così: “Istigazione e aiuto al suicidio- Chi per proprio interesse istiga qualcuno al suicidio o lo aiuto a questo ed il suicidio avviene, verrà punito con il carcere fino a 5 anni”. In pratica e in chiaro ciò significa: chi senza egoistici motivi presta aiuto al suicidio non può essere punito, è legale. Su questa base del diritto si fonda l’aiuto al suicidio assistito di Dignitas. Poiché gli assistenti sono pagati solo da Dignitas, non si può parlare di motivi egoistici. Dignitas lavora su un ineccepibile fondamento legale.

I dirigenti di Dignitas

Le strutture societarie e organizzative di Dignitas sono deliberatamente scelte in modo tale che possano lavorare senza conflitti e efficientemente al servizio del socio. Di ciò è incaricato il Segretario Generale, che opera affinché l’attività operativa della società funzioni secondo lo Statuto. Egli definisce le necessarie strutture giuridiche e organizzative. In particolare questo è il compito dell’avvocato Ludwig A. Minelli (Forch), il fondatore di Dignitas. Al suo fianco opera un Consiglio di Sorveglianza che si occupa di questioni tecniche. E’ composto, di solito, da almeno un medico e un avvocato. L’attuale composizione è visionabile sul nostro sito internet. La gestione di Dignitas è condotta da L.A. Minelli. E’ a disposizione per tutti i problemi dell’associazione e coordina l’impiego dei collaboratori della squadra di accompagnatori. La squadra è composta da uomini e donne esperti, che esercitano questo compito da tempo. Dignitas provvede alla formazione di nuovi accompagnatori e all’aggiornamento di quelli attuali.

L’associazione

Un piccolo gruppo di soci attivi costituisce l’assemblea generale e la base dell’associazione. Essa ha elaborato gli statuti e definito gli obiettivi della sua attività e vigila che questi vengano realizzati. I soci del consiglio di Sorveglianza hanno il compito di dare le direttive professionali ai dirigenti. Essi sono qualificati nella loro specializzazione. Possono diventare soci di Dignitas in linea di principio tutte le persone maggiorenni, anche se non abitano in Svizzera e possiedono una cittadinanza straniera. Comunque teniamo a precisare che Dignitas, per ragioni giuridiche, può fornire i suoi servizi solo nel territorio svizzero. I soci che desiderano assicurarsi le prestazioni di Dignitas hanno diritto ad un testamento biologico che in Svizzera è giuridicamente efficace, all’accompagnamento alla morte così come all’aiuto ad una morte liberamente scelta. Inoltre hanno diritto ad una consulenza, nell’ambito delle possibilità dell’associazione, se si tratta della loro dignità umana in vita e nel caso di morte. Dignitas dà molta importanza al fatto che mette a disposizione dei soci degli interlocutori di significativa umanità. Il motto “vivere e morire dignitosamente” è per noi un impegno.

L’esperienza di Dignitas

Dignitas confida nella sua lunga esperienza. La fondazione risale al 1998. In questi anni ha aiutato diverse centinaia di persone che hanno scelto autonomamente di morire. Persone che sono giunte per la gran parte dalla Germania, dalla Svizzera, dalla Francia, dalla Spagna, dall’Austria, dall’Italia, dall’Inghilterra, da Israele, dal Libano, dalla Grecia, dagli Usa e da altri Paesi ancora. Non tutti i soci di Dignitas che hanno fatto preparare l’accompagnamento al suicidio sono poi ricorsi ad esso. Alcuni infatti, dopo che Dignitas ha comunicato loro la disponibilità di un medico svizzero a firmare la ricetta che consente il suicidio assistito, hanno lasciato fare alla natura e sorprendentemente sono morti serenamente nelle loro case.

Altri hanno convissuto con le loro sofferenze per settimane, mesi ed anni, assumendo però un nuovo atteggiamento : sapevano che “l’uscita d’emergenza” era aperta. Ciò li rilassava dalla tensione del dilemma, cioè se bere fino in fondo l’amaro calice del dolore o prevedere un rischioso suicidio con metodi non sicuri. Dignitas ha con ciò ottenuto il risultato di prolungare la vita in un contesto che inizialmente pareva poco possibile.

Un caso tipico è quello di un socio che ai tempi aveva 34 anni ed era un malato di Aids. Si è fatto visitare in Svizzera da un medico che poi gli ha redatto la ricetta, consegnata a Dignitas. Il socio è poi rientrato in patria, tempo dopo ha scritto a Dignitas di aver dovuto farsi visitare da uno psichiatra, infatti al suo ritorno è improvvisamente migliorato e gli esami del laboratorio erano così positivi da poter prevedere anni di vita e non più solo mesi o settimane. Una previsione inizialmente terribile che gli aveva prospettato dei problemi che da solo non poteva risolvere… Le persone che vengono in Dignitas in cerca d’aiuto sono spesso protagonisti di storie molto diverse fra loro, di conseguenza Dignitas agisce in modo diverso, valutando caso per caso.
1-Chi è così gravemente malato da pensare di morire assai presto si attende un aiuto decisamente rapido.
2-Chi, prospettando la sua “uscita d’emergenza” , vorrebbe prepararsi ad essa comprende che Dignitas ha bisogno di tempi più lunghi.
In entrambi i casi Dignitas esamina attentamente con un medico se sussistono i presupposti di un accompagnamento ad un suicidio assistito. Dopo un primo esame fondato sulla documentazione scritta, si svolgono i colloqui tra il socio ed il medico, colloqui ai quali vengono spesso invitati anche i parenti del socio. Dignitas ritiene molto importante il loro coinvolgimento: i parenti, essendo anche loro coinvolti , possono prendere posizione fin dall’inizio dei contatti.

La preparazione

1) E’ necessario diventare soci di Dignitas.
2) Dignitas conferma per iscritto l’accettazione del socio ed invia un formulario detto “testamento biologico”.
3) Con questa lettera il socio riceve le istruzioni del pagamento dell’iscrizione e della quota annua.
4) Il pagamento avviene via bancaria o in contanti.
5) Il socio compila il formulario, cioè il “testamento biologico” e invia una copia a Dignitas.
6) Dignitas registra e archivia il documento originale e spedisce al socio la fotocopia necessaria. Con quest’ultimo passaggio termina la pratica di accettazione.
7) Se il socio desidera l’accompagnamento al suicidio manda una corrispondente richiesta scritta a Dignitas che può essere consegnata anche con i documenti dell’iscrizione. Alla richiesta vanno allegate le dichiarazioni più significative delle diagnosi mediche (non le lastre!). La data del rapporto più recente non dovrebbe essere più vecchia di 4 mesi. I rapporti medici devono essere ben leggibili e devono fornire una chiara informazione sulla diagnosi dei medici. Inoltre è preferibile inviare anche un “curriculum vitae” con il quale Dignitas e i medici possono farsi un’idea della personalità del socio e dei suoi rapporti famigliari. Ciò è necessario per esprimere un giudizio.
8) E’ Anche importante che il paziente , nel corso della sua malattia, richieda alle cliniche e ai medici che lo hanno curato una copia dei loro rapporti – una sorta di “cartella clinica” – per il suo archivio personale. Se tale documentazione dovesse essere procurata all’ultimo momento, si avrebbero difficoltà ed inutili perdite di tempo. La documentazione dovrebbe essere redatta in tedesco, o francese, o inglese. O comunque è bene allegare una traduzione.
9) Dignitas consegna quindi la documentazione ad un medico.
10) Se questo medico è d’accordo, Dignitas lo comunica al socio come una sorta di “luce verde provvisoria”.
11) Il socio a questo punto ha due possibilità:
- O concorda con Dignitas un appuntamento con il medico. Dopo la visita il socio torna a casa. Il medico consegna la Ricetta a Dignitas. Solo più tardi, se ancora lo desidera, il socio stabilisce una data
con Dignitas per l’accompagnamento al suicidio.
- Oppure concorda con Dignitas sia la data della visita medica sia quella dell’accompagnamento al suicidio.
Questa procedura è consigliabile soprattutto quando la malattia del socio è molto grave e avanzata e si rivelerebbe impossibile un secondo viaggio in Svizzera.

Regole speciali per i residenti in Svizzera

I soci residenti in Svizzera per la preparazione al suicidio seguono esattamente la stessa procedura prima elencata fino al punto 8. Dignitas si metterà poi in contatto con loro. Di solito il socio viene visitato nella sua abitazione da un componente della squadra di accompagnamento. Una visita che serve per chiarire se il medico di famiglia o un altro medico è disposto a firmare la ricetta necessaria. Se ciò non sarà possibile, allora si seguirà la procedura secondo i punti 9 , 10 e 11.

Il procedimento all’accompagnamento al suicidio

Per chi abita in Svizzera, di solito l’accompagnamento avviene nell’abitazione del socio. I soci che invece abitano in altri Paesi, dopo aver concordato con Dignitas la data, devono venire in Svizzera. L’accompagnamento avverrà in locali a questo predisposti. E’ il socio che desidera morire a decidere il momento dell’inizio della procedura. Le persone messe a disposizione da Dignitas sono responsabili del procedimento e che questo avvenga correttamente. Dopo l’assunzione di un medicamento antiemetico (antivomito), il paziente dovrà bere un bicchiere d’acqua (circa 1 dl) nel quale verranno sciolti solitamente 15 grammi di pentobarbital di sodio. Si tratta di un noto narcotico che procura il sonno. Poiché è alcalino e non gradevole al gusto è meglio mangiare o bere subito dopo qualcosa di dolce. I soci che devono essere nutriti attraverso sonde gastriche, prenderanno loro stessi la medicina con la sonda. Chi non può mangiare né alimentarsi con la sonda, può assumere il prodotto con un’endovena già predisposta in precedenza. In questo caso è importante che il paziente inizi il viaggio e arrivi con un ago endovenoso già funzionante. Per ragioni giuridiche lo stesso socio dovrà compiere l’ultimo atto (ad esempio, aprire l’ago). Se ciò non fosse possibile, Dignitas non può essere d’aiuto. Al termine di queste procedure, il socio si addormenta ed entro due, tre minuti entra in un coma profondo, dopo poco tempo ancora la medicina paralizza la respirazione ed il paziente muore.

Procedimento indolore e non rischioso

Un socio deceduto in questo modo, pochi attimi prima ha detto a sua moglie “Mi sento così bene, tutto è così facile…”. Anche i parenti percepiscono il procedimento come dignitoso e amichevole e quindi lo affrontano bene. Su questo punto influisce molto il comportamento comprensivo e professionale del personale di Dignitas.

Problemi affrontati da Dignitas

E’ comprensibile che l’attività di una organizzazione che si impegna per una morte liberamente scelta da una persona non sia senza contestazioni. Secondo i vari punti di vista questa attività viene accettata o condannata. Anzitutto Dignitas sostiene il rispetto della libertà dell’essere umano e con questo il diritto all’autodecisione delle singole persone. Però ciò non basta ancora per un univoco posizionamento dell’organizzazione. E’ anche necessaria una chiara presa di posizione sui problemi tra loro correlati. I quali sostanzialmente sono tre.
1) Se una tale prestazione possa essere offerta solo agli abitanti della Svizzera o anche agli stranieri.
2) Se abbiano diritto ad una libera e non rischiosa morte anche le persone con malattie mentali (per esempio la schizofrenia o la depressione pluriennale) o quelle che pensano: “Ho vissuto abbastanza”.
3) La prevenzione (profilassi) al suicidio.

Sul problema dell’accompagnamento di stranieri, Dignitas è convinta che per ragioni etiche non sia ammissibile che in caso di persone affette da gravi sofferenze si faccia una distinzione di cittadinanza. Ciò sarebbe un’inaccettabile discriminazione e quindi una violazione dell’articolo 14 della Convenzione europea sui diritti dell’Uomo. La Svizzera dovrebbe aver tratto insegnamento dall’aver respinto dai suoi confini i fuggiaschi durante la seconda guerra mondiale. Le persone con malattie mentali sono normalmente in grado di giudicare se preferiscono vivere o morire. Quindi anche loro hanno il diritto di essere accompagnati al suicidio, escludendo ogni rischio. Ma questo diritto deve ancora essere conquistato. Lo stesso vale per le persone sane le quali, per ragioni di età avanzata, vogliono porre fine alla loro vita. Non esiste alcuna ragionevole base per metterle sotto la tutela di uno Stato invadente e paternalistico. Dignitas si occupa intensamente del problema della prevenzione al suicidio. E’ un tema molto importante. In Svizzera ogni anno circa 66.650 persone tentano il suicidio (in Germania addirittura 588.000). Ciò avviene con gravi e permanenti danni fisici e spesso psichici, con pesantissimi oneri finanziari per le persone e le loro famiglie, oltre che alla sanità e all’economia. Occorre discutere sul suicidio, al di fuori dei tabù che lo circondano. Come per l’aborto, non esiste una soluzione ottimale. Dignitas esamina ogni singolo caso e cioè se sia meglio aiutare un uomo a vivere o a morire.

Parenti e amici

Nella lunga esperienza avuta, Dignitas ha visto che le persone che desiderano morire nelle loro ultime ore sono spesso rilassate, serene e perfino scherzose: sono liete di separarsi finalmente dal loro corpo che spesso ha dato loro indicibili dolori e sofferenze. Invece, per i loro parenti e amici questo passo non è così semplice. Essi devono adattarsi all’idea che il loro caro esca dalla loro vita. Con la ragione comprendono la sua decisione, al cuore invece fa ancora male.
A volte il socio pensa che sia meglio non informare i parenti e gli amici della sua intenzione, questo per non coinvolgerli. E’ sbagliato. Il vero colpo per chi gli sta vicino è proprio quello di apprendere che lui se ne è andato inaspettatamente e senza prendere congedo da loro.
In un primo momento si incontra una sorta di resistenza, ma questo è del tutto normale. Poi si discute ed infine si arriva alla conclusione di quanto sia sensato e ragionevole porre fine ad inevitabili e insopportabili sofferenze. La comprensione aumenta.
In altre parole, si deve parlare tempestivamente con i parenti più intimi su questa possibilità in modo tale che abbiano il tempo di adattarsi all’idea. E’ quindi logico che parenti ed amici siano presenti all’accompagnamento al suicidio.
Il procedimento non è certo spettacolare. La persona che vuole andarsene beve un bicchiere con dentro una medicina, poi si addormenta serenamente e poco dopo cessa di respirare. Se invece una persona se ne va senza averne prima parlato con i propri parenti ed amici, senza aver dato loro la possibilità di congedarsi, così come si fa in occasione di un lungo viaggio, allora può nascere in chi rimane una indicibile rabbia. Tutto ciò si può ritorcere anche contro Dignitas. I soci che condividono le idee di Dignitas trovano oltretutto scorretto esporre l’associazione a un tale rischio. In base alla nostra esperienza sappiamo che spesso si sviluppano lunghe amicizie tra i parenti e i componenti della squadra di accompagnamento al suicidio. Dignitas è a disposizione dei parenti per dar loro consigli ed intervenire anche dopo l’evento.
 
#2 ·
Purtroppo in Italia un associazione cosi utile sono sicuro che non vedra mai la luce del sole. :eek:hno: La bella notizia pero' per i vecchietti del forum e che gli stranieri possono recarsi in Svizzera liberamente nel momento in cui decidiate di eutanasiarvi :)
 
#6 ·
...e in australia la voglia di sintetizzare
 
#17 · (Edited)
Possono bannarmi quando vogliono. La mia pazienza e' infinita, tanto ci vogliono 2 minuti per registarmi di nuovo :lol: comunque sono sicuro al 100% che e' stato un mod americano a bannarmi perche una volta mi ha detto che se scrivo nel loro forum mi bannava


Comunque sono contento perche ieri mi hanno aumentato lo stipendio :D

Tornando al forum , nessuno ha letto tutto l'articolo?
 
#9 ·
^^
Non sono io che lo banno (anche perchè sul forum italiano non ha fatto nulla di grave); è che va in giro per il forum internazionale, e ogni tanto ci va giù pesante...

E i moderatori dei forum internazionali non sono poi così tanto 'comprensivi' quanto quello del forum italiano :|
 
#10 ·
Thor perchè Pallo è bannato? che ha fatto? non possiamo creare una seziona chiamata PUBBLICA GOGNA
 
#15 ·
Genius, lo so, infatti non mi riferivo a te, ma evidentemente ti fischiavano le orecchie.......:D


no scherzo, comunque, Pallo effettivamente è diciamo, uno molto veemente, che non si fa remore per dire la sua.

Ha collezionato ban dai Mod polacchi, russi, forse australiani...^^

certo è che, più che poco tolleranti, ho visto che ci sono certi Mod davvero stronzi.
 
#22 ·
per chi non abbia manifestato in maniera palese il suo rifiuto per la religione, e il suo desiderio di togliersi la vita, si prende in considerazione l'eventualità che il gesto sia stato compiuto in un momento di incapacità d'intendere, e che quindi non ci sia piena consapevolezza e dunque piena responsabilità nell'atto.

se poi intendevi il paragone con welby, direi che primo non era cattolico, secondo proabilmente si voleva evitare che anche il funerale venisse strumentalizzato.
 
#23 ·
Il Messaggero said:
Welby, prosciolto il medico che lo aiutò a morire

ROMA (23 luglio) - L'anestesista Mario Riccio, il medico che interruppe la ventilazione meccanica aiutando Piergiorgio Welby a morire, è stato prosciolto dall'accusa di "omicidio del consenziente". La decisione è stata presa dal gup di Roma Zaira Secchi con la formula "non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato".

In pratica, il giudice ha stabilito che Welby aveva il diritto di chiedere di interrompere il trattamento medico cui era sottoposto, e l'anestesista che interruppe la ventilazione artificiale aveva il dovere di assecondare questo diritto.

Welby, affetto da una grave forma di distrofia muscolare, morì a Roma nel dicembre scorso. L'8 giugno il gup di Roma Renato Laviola respinse la richiesta di archiviazione della posizione di Riccio, chiedendo alla procura di Roma di formulare un "capo di imputazione coatto" e chiedere il rinvio a giudizio del medico per il reato di "omicidio del consenziente".

Il procuratore Giovanni Ferrara e il sostituto Gustavo De Marinis, titolari dell'inchiesta, preannunciarono che, in sede di esame della richiesta di rinvio a giudizio, la loro posizione sarebbe stata la stessa. Oggi, infatti, il pm Francesca Loy ha sostenuto davanti al gup che con l'interruzione della ventilazione meccanica a Welby praticata da Riccio è stato attuato un diritto del paziente che «trova la sua fonte nella Costituzione e in disposizioni internazionali recepite dall'ordinamento italiano e ribadito in fonte di grado secondario dal codice di deontologia medica», sollecitando il proscioglimento dell'indagato.

«Era un dovere di Riccio - ha detto a conclusione dell'udienza l'avvocato Giuseppe Rossodivita, difensore dell'anestesista - staccare il respiratore perché così aveva chiesto il paziente. È una sentenza molto importante - ha aggiunto - che riconosce il diritto del malato di rifiutare la terapia o la prosecuzione di terapie non volute».

«Oggi è stato ribadito tutto quello che già sapevamo, ovvero che il paziente può rifiutare le terapie, anche quelle salvavita. E soprattutto, che questo suo
diritto può anche essere delegato a un'altra persona», ha commentato Riccio, raggiunto telefonicamente dall'agenzia Ansa in Grecia. Secondo Riccio il caso Welby è simile anche ad altri, come «quello di Giovanni Nuvoli, l'ex rappresentante algherese di 53 anni affetto da sclerosi laterale amiotrofica. La sentenza che verrà su Welby, farà un po' da riferimento al cosiddetto "testamento di vita"».

Per quanto riguarda l'aspetto personale, Riccio ha detto: «Ho appreso con soddisfazione la notizia del mio proscioglimento. Si chiude così una vicenda che aveva preso un decorso pericoloso per me, rischiavo 15 anni di carcere».
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=5708&sez=HOME_INITALIA

Corriere della Sera said:
La decisione è del gup di Roma Zaira Secchi
Welby, prosciolto medico che staccò la spina
L'anestesista Mario Riccio, che interruppe la ventilazione meccanica sollevato dall'accusa di «omicidio del consenziente»

ROMA - L'anestesista Mario Riccio che interruppe la ventilazione meccanica aiutando Piergiorgio Welby a morire è stato prosciolto dall'accusa di «omicidio del consenziente». La decisione è del gup di Roma Zaira Secchi, la quale, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Francesca Loi e del difensore di Riccio, Giuseppe Rossodivita, ha dichiarato il non luogo a procedere contro il medico perchè il fatto non costituisce reato.
«IL FATTO NON COSTIUISCE REATO» - Non luogo a procedere perchè il fatto non costituisce reato. È la formula utilizzata dal gup Secchi per sentenziare il proscioglimento di Mario Riccio. In pratica, il giudice ha stabilito che Piergiorgio Welby aveva il diritto di chiedere di interrompere il trattamento medico cui era sottoposto, e l'anestesista che interruppe la ventilazione artificiale aveva il dovere di assecondare questo diritto. Piergiorgio Welby, affetto da una grave forma di distrofia muscolare, morì a Roma nel dicembre scorso.
«UN DIRITTO LA RICHIESTA DI STACCARE LA SPINA» - L'8 giugno il gup di Roma Renato Laviola respinse la richiesta di archiviazione della posizione di Riccio, chiedendo alla procura di Roma di formulare un «capo di imputazione coatto» e chiedere il rinvio a giudizio del medico per il reato di «omicidio del consenziente». Il procuratore Giovanni Ferrara ed il sostituto Gustavo De Marinis, titolari dell'inchiesta, preannunciarono che, in sede di esame della richiesta di rinvio a giudizio, la loro posizione sarebbe stata la stessa. Lunedì infatti, il pm Francesca Loy ha sostenuto davanti al gup che con l'interruzione della ventilazione meccanica a Piergiorgio Welby praticata da Riccio è stato attuato un diritto del paziente che «trova la sua fonte nella Costituzione e in disposizioni internazionali recepite dall'ordinamento italiano e ribadito in fonte di grado secondario dal codice di deontologia medica», sollecitando il proscioglimento dell'indagato.
«SENTENZA IMPORTANTE» - «Era un dovere di Riccio - ha detto a conclusione dell'udienza l'avvocato Giuseppe RossoDivita, difensore dell'anestesista - staccare il respiratore perchè così aveva chiesto il paziente. È una sentenza molto importante che riconosce il diritto del malato di rifiutare la terapia o la prosecuzione di terapie non volute».
«ADESSO SI DECIDA SU TESTAMENTO BIOLOGICO» - «Spero che adesso il Parlamento riesca a fare qualcosa per il testamento biologico. Lo chiedo con forza a nome di Piergiorgio». Così la moglie di Welby, Mina, al termine dell'udienza preliminare che ha prosciolto l'anestesista Riccio.
23 luglio 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/07_Luglio/23/welby_anestesista_prosciolto.shtml
 
#25 ·
Cronaca
EUTANASIA/ VIAGGI MORTE, EXIT: 15 ITALIANI IN SVIZZERA NEL 2007
La Dignitas di Zurigo offre assistenza al suicidio

Roma, 20 mar. (Apcom) - E' difficile parlare di eutanasia, perché è difficile parlare della morte e di tutto quello che si lascia, "ma la vita non è bella quando si è malati, si soffre e non ti frega più niente di niente", dice Emilio Coveri presidente di Exit Italia, l'associazione che da dieci anni si batte per il diritto all'eutanasia e al testamento biologico.

E' difficile parlare della morte e del voler morire ma ieri Chantal Sébire, la donna francese colpita da un terribile e doloroso tumore che le aveva deformato il viso si è spenta, aveva chiesto invano al Tribunale di Digione di ottenere il suicidio assistito e pensava di andare in Svizzera a "morire con dignità". E ieri ha scelto di morire per eutanasia Hugo Claus, lo scrittore belga in lingua fiamminga colpito dall'Alzheimer che si è spento nell'ospedale di Anversa. Il Belgio è uno dei tre paesi dell'Unione Europea ad aver legalizzato l'eutanasia insieme a Olanda e Lussemburgo (qui il progetto di legge, approvato una prima volta dal Parlamento, attende una seconda lettura per l'approvazione completa). In Svizzera è previsto il suicidio medicalmente assistito, e il malato, pur con un medico accanto, deve fare da solo. In Italia chi aiuta qualcuno a morire è punito dal codice penale per omicidio del consenziente, reclusione da 6 a 15 anni, o aiuto e istigazione al suicidio, da 5 a 12 anni di carcere.

Così, racconta Coveri, "l'anno scorso 15 italiani sono andati a morire in Svizzera". Quindici persone, si sono rivolte alla Dignitas, l'associazione, riconosciuta dalle attività elvetiche che accompagna la scelta di chi vuole scegliere come e quando morire. Ambienti accoglienti, una cameretta, un'iniezione di sodio pentobarbital e un sonno profondo, che passa alla "dolce morte".

"Non erano nostri iscritti - spiega Coveri - noi abbiamo 1316 iscrizioni e circa 400-500 aderenti simpatizzanti, ma finora nessuno ha fatto richiesta di suicidio assistito in Svizzera". L'associazione, come è scritto sul sito internet, www.exit-italia.it, ha fatto un accordo con l'associazione Dignitas di Zurigo perché, se e quando venisse il momento, "potremmo rivolgerci a loro con la sicurezza di poter essere accettati ed aiutai a lasciare la vita umanamente e dignitosamente", "anche se dovremmo morire in esilio". L'avvertenza inoltre è di andare da soli, perchè i familiari che ritornano in Italia potrebbero essere incriminati, come accadde qualche anno fa ad una ragazza di Monza che aveva accompagnata in Svizzera la madre gravemente malata.

Exit Italia è impegnata in Italia per l'approvazione del testamento biologico - "per non finire come Eluana Englaro" - ed è stata anche ascoltata in Commissione dal senatore Ignazio Marino, e Coveri sottolinea: "Noi non pratichiamo nessun tipo di assistenza, non violiamo la legge italiana, non avrebbe senso, siamo impegnati affinchè la legge italiana riconosca il diritto al testamento biologico. Ma abbiamo fatto un accordo con la Dignitas di cui abbiamo informato i nostri iscritti".

La Dignitas, come la Exit International, fa solo da intermediario per chi svizzero o meno, faccia richiesta di suicidio assistito, ma la procedura è rigidamente stabilita e disciplinata dalla legge. Innanzitutto - spiega Coveri - è la volontà della persona il punto cardine, una volontà che deve essere verificata costantemente, reiteratamente dal medico e fino all'ultimo gesto. La cartella clinica del malato deve provare una malattia talmente grave da giustificare la richiesta di assistenza al suicidio, che deve essere riconosciuta e approvata da una commissione di medici esterni, prevista dalla legge svizzera. Se c'è l'autorizzazione la person sceglie il giorno in cui ha deciso di morire e un medico fa una ricetta alla farmacia di pentobarbital nella dose necessaria alla morte. Nei giorni seguenti il medico chiede più volte al paziente se è sicuro di voler proseguire. "Alla Dignitas ad esempio su 480 richieste fatte, 265 sono state accolte e solo 125 sono state eseguite", dice Coveri.

Se il malato è convinto, si arriva al giorno prescelto e un medico assiste, ma il bicchiere con il pentobarbital deve berlo da solo, per chi non è in grado di essere autonomo i medici svizzeri "non possono e non fanno nulla". Il medico continuerà a chiedere fino alla fine alla persona se è davvero decisa morire, poi dopo due pasticche di antivomito, arriva il bicchiere, un minuto e mezzo dopo, un sonno profondissimo, poi dopo cinque minuti, il nulla: fa effetto il cloruro di potassio e arriva l'arresto cardio-circolatorio.

In certi casi, il medico richiede la documentazione, video o testimoni, ma non sono necessari spiega Coveri. L'associazione svizzera 'Dignitas' negli ultimi tempi, però è ricorsa anche ai sacchetti di plastica con l'elio per aiutare i malati a morire per soffocamento. Video documenti trasmessi alla giustizia dimostrano che l'atto è stato volontario e che quindi Dignitas non ha commesso alcun crimine. Ma il procuratore di Zurigo Andreas Brunner, viste le immagini, le ha qualificate come "insostenibili", anche se ha sottolineato di essere favorevole al suicidio per avvelenamento utilizzato finora da Dignitas. Ma diversamente dal natrium pentobarbital, l'elio non ha bisogno di prescrizione medica. E la legge svizzera è diventata più severa sulla materia: i medici che prescrivono le sostanze letali devono avere svariati incontri pre-suicidio con il paziente, particolare che complica la pratica per chi viene dall'estero.

"Io non lo farei mai così - spiega il presidente di Exit Italia - ma chiediamo di morire con dolcezza e dignità, è difficle lasciare le cose che hai, i ricordi, gliamori soprattutto, ma quando soffri davvero non valgono le parole di chi si ostina a dire 'la vita è bella'. Ogni settimana almeno 25 persone ci telefonano chiedendo di aiutarle perché non ce la fanno più - dice Coveri - io posso solo dir loro 'non posso aiutarvi, se la legge me lo permetesse lo farei, ma non posso far nulla'. Ma posso spiegare cosa sono Dignitas ed Exit international".

Coveri è retinopatico, sta diventando cieco, "mi arrabatto, ma no, non chiederei il suicidio assistito, se non vedessi più niente, ci mancherebbe. Ma ho visto come sono morti mio padre e mio zio, malati di tumore e sofferenti"; e si commuove pensando al familiare che pochi giorni prima di morire non riuscendo a fare più nulla gli chiese di aprire la finestra: 'così mi butto giù'.

http://notizie.alice.it/notizie/cro...o/20/eutanasia_viaggi_morte_exit_15_italiani_in_svizzera_nel_2007,14347197.html
 
#26 ·
Eluana, autorizzato lo stop
all'alimentazione forzata

La decisione dei giudici sul caso della giovane in coma dal 1992 dopo un incidente stradale


MILANO - Dal 1992 vive in uno stato vegetativo. E per anni il padre si è battuto per interrompere l'alimentazione forzata che la tiene in vita. Adesso, il caso di Eluana Englaro è a una svolta: dopo una lunga battaglia legale, infatti, la Corte d'appello civile di Milano ha autorizzato il padre, in qualità di tutore, ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione forzato. Fino alla sua morte. Il provvedimento è immediatamente efficace, secondo quanto appreso da fonti giudiziarie, e può essere attuato.

L'INCIDENTE - Eluana, a causa di un incidente stradale, è in stato vegetativo permanente dal 18 gennaio 1992. Il padre della ragazza, Beppino Englaro, dal '99 chiede la sospensione del trattamento. Al telefono, avvertito della notizia, è incredulo: «Non ci credo ancora, voglio leggere la sentenza. Dolore? Mia figlia è morta 16 anni fa».

LE MOTIVAZIONI - Per i giudici della prima sezione civile della Corte d'Appello milanese è stato «inevitabile» giungere alla decisione di autorizzare lo stop del trattamento di alimentazione a Eluana Englaro, «accertata la straordinaria durata del suo stato vegetativo permanente, l'altrettanto straordinaria tensione del suo carattere verso la libertà e la sua visione della vita». Una concezione della vita - spiega il giudice estensore del provvedimento, consigliere Filippo Lamanna - «inconciliabile» con la perdita totale e irreversibile delle proprie facoltà psichiche e la sopravvivenza «solo biologica del suo corpo, in uno stato di assoluta soggezione passiva all'altrui volere». Una conclusione cui i magistrati sono giunti, facendosi forti anche della valutazione del curatore speciale di Eluana Englaro, l'avvocato Franca Alessio, nominata proprio per «controllare la mancanza di interessi egoistici del tutore in potenziale conflitto con quelli di Eluana». La curatrice ha infatti «pienamente condiviso la scelta del tutore orientata al rifiuto del trattamento di alimentazione forzata». Visto quindi il «definitivo accertamento nelle precedenti fasi processuali» dello stato vegetativo permanente, e le altre prove acquisite, tra cui le testimonianze di alcune amiche di Eluana, i giudici hanno deciso di autorizzare il tutore in accordo col personale sanitario a procedere all'interruzione del trattamento di sostegno vitale con tutte le cautele del caso.

http://www.corriere.it/cronache/08_...09/eluana_stop_alimentazione_giudici_377f5824-4da0-11dd-8808-00144f02aabc.shtml
 
#28 ·
Lezioni di stile...

ELUANA: PADRE, 'RISPETTO VATICANO, ORA NON LOTTO PIU''

"Quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano, quello che diceva mia figlia vale per mia figlia". Ha risposto cosi' alle critiche della Santa Sede Beppino Englaro, il padre di Eluana intervenuto a 'Viva Voce' su Radio 24. "Massimo rispetto per quello che dice il Vaticano - ha aggiunto -, ma per noi vale quello che ci diceva nostra figlia". Englaro ha poi commentato le parole scritte nel catechismo della Chiesa cattolica dall'allora cardinal Ratzinger: "L'interruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie, o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti puo' essere legittima'. Secondo voi questo non corrisponde alla situazione di Eluana? La verita' - ha aggiunto - e' che loro alle volte dicono tutto e il contrario di tutto. Si spingono in avanti, poi tornano indietro e non ho mai capito questo alternarsi". Dopo anni di battaglia in prima linea, ieri Beppino Englaro non ha voluto partecipare a una trasmissione televisiva: "Ora devo tutelare le mie forze per quello che mi aspetta - ha spiegato - . Ho lottato fino a ieri per arrivare alla sentenza, ora non e' piu' necessario, e' tutto chiaro. La vicenda umana deve rientrare nel privato a questo punto. E li' rientrera'. Ora tutto verra' fatto con Eluana".

http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/2006/rep_nazionale_n_3209589.html?ref=hpsbdx1
 
#29 ·
#31 ·
Il papà di Eluana replica a Bagnasco
"Non si sta consumando la vita"

La delicata vicenda arriva anche in Parlamento
Cossiga e Quagliariello presentano una mozione al Senato


MILANO - "Qui non si tratta di una consumazione di una vita, ma di fare in modo che la natura riprenda il suo corso che è stato interrotto". Con queste parole, Beppino Englaro, padre di Eluana, risponde alle critiche del cardinal Bagnasco.

"Io non voglio insegnare niente a Bagnasco - ha precisato papà Beppino - perché come tutte le persone ha il diritto di esprimere la propria posizione che, in questo caso, ricalca il magistero della Chiesa. Ci mancherebbe altro". Il padre ha sottolineato che "nella situazione venutasi a creare la cosa più naturale è quella di lasciarla morire, e quindi di sospendere i sostegni vitali perchè lei si era espressa in questo senso".

Da Sydney, dove si trova per la giornata mondiale della gioventù, il cardinal Bagnasco aveva espresso tutta la sua preoccupazione sulla vicenda: "Togliere idratazione e nutrimento è come togliere da mangiare e da bere a una persona che ne ha bisogno". Il presidente della Cei aveva anche aggiunto che "non possiamo tacere, questo è un momento molto delicato, persino drammatico se si dovesse arrivare a consumare una vita per una sentenza".

Intanto sulla vicenda comincia a muoversi anche il Parlamento. Gaetano Quagliariello e Francesco Cossiga hanno presentato una mozione per promuovere un conflitto di attribuzione tra poteri dello stato in relazione alla sentenza che autorizza la sospensione del trattamento di idratazione e alimentazione nei confronti di Eluana. I due senatori hanno sottolineato che "il tema dell'eutanasia e del cosiddetto testamento biologico è da tempo al centro dell'attenzione del parlamento, nel cui ambito si sono manifestate sensibilità e visioni politiche assai articolate, in modo anche trasversale". "Inoltre - hanno aggiunto - sino ad oggi non è stato possibile, proprio in relazione alla vivacità della dialettica politica, giungere all'approvazione di una legge che affronti in modo organico al materia". La mozione è stata sottoscritta da 23 senatori, tutti del Pdl.

http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/eluana-eutanasia/bagnasco-eutan/bagnasco-eutan.html
 
#32 ·
Il "problema" di molti utenti, e chi se la sente se la sente, è quello di ricorrere ai paragoni - interni ed esterni - per affrontare tematiche e discussioni di interesse collettivo. La svizzera fa questo e noi no (poveri VOI italiani, ovvero il Bue che dice cornuto all'asino), il Veneto è così la Calabria figuriamoci, la Francia ha adottato questa misura, l'Italia manco pe-nniente.
Individuare un paragone, il più delle volte intriso di un atteggiamento snobbone, lo trovo un ottimo modo per affrontare una discussione in maniera superficiale. E' lamentite fine a se stessa. Ragion per cui non avviene mai il contrario.
 
#37 ·
Notizia passata sostanzialmente inosservata:

ELUANA:MOZIONE SENATO,CONFLITTO ATTRIBUZIONE CONTRO CASSAZIONE
(AGI) - Roma, 11 lug. - “Primo firmatario il Presidente Cossiga, ho presentato oggi con altri venti colleghi del Popolo della Liberta’, a cominciare dalla vicecapogruppo Bianconi e dai presidenti Cursi e Tomassini, una mozione per chiedere che venga sollevato di fronte alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzione tra il Senato della Repubblica e la Corte di Cassazione in merito alla sentenza della Suprema Corte sul caso di Eluana Englaro, dalla quale e’ derivato il recente pronunciamento della Corte d’Appello di Milano”. Lo dichiara Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori PdL. “Nella mozione - prosegue -, al di la’ di cio’ che si puo’ pensare del merito delle sentenze, e personalmente ne penso molto male, non viene messo in discussione il contenuto dei pronunciamenti giudiziari, ma viene duramente stigmatizzata l’indebita e gravissima invasione nel campo che la Costituzione assegna al legislatore. Il problema, dunque, oltrepassa la divisione tra destra e sinistra, e ovviamente cio’ che si pensa in tema di eutanasia. Se simili iniziative vengono lasciate senza risposte istituzionali, il Parlamento non potra’ piu’ lamentarsi di fronte all’invadenza del potere giudiziario ai danni del potere legislativo. Per questa ragione - conclude Quagliariello -, mi auguro che nei prossimi giorni la mozione possa essere sottoscritta dal numero piu’ alto possibile di senatori, sia della maggioranza che dell’opposizione, perche’ le prerogative del Parlamento non hanno colore politico”. (AGI)
 
#41 ·
A te è passato inosservato il mio post? :| Perché lì veniva riportata anche la tua notizia passata inosservata.